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La politica ambientale dell’Unione Europea: il Quinto Piano d’Azione “Per uno Sviluppo Durevole e Sostenibile” (1992 – 2002).

La situazione attuale dello sviluppo sostenibile: da Johannesburg a Copenhagen.

2.3 La politica ambientale dell’Unione Europea: il Quinto Piano d’Azione “Per uno Sviluppo Durevole e Sostenibile” (1992 – 2002).

43 Kemal Dervis è stato amministratore delegato dell’ “United Nations Development Programme” dal 15 agosto 2005 al

Le prime azioni dell’Unione Europea nel settore ambientale risalgono al Vertice Europeo di Parigi del 1972 che ha dato il via al Primo Programma d’Azione a favore dell’ambiente e alle prime direttive relative alle sostanze chimiche, alla qualità dell’acqua ed all’inquinamento dell’aria.

Nel 1987, con l’entrata in vigore dell’Atto Unico Europeo, viene definita una prima chiara base giuridica per un intervento comunitario nel settore ambientale, ma è con il successivo Trattato di Amsterdam del 1997, che la Comunità Europea adotta ufficialmente il concetto di sviluppo sostenibile nelle sue azioni politiche, ponendo tra le sue priorità assolute il raggiungimento di un elevato livello di protezione ambientale.

In realtà, alcuni anni prima dell’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, la Comunità Europea si era già ispirata al principio della sostenibilità ambientale con l’adozione, nel 1992, del Quinto Piano d’Azione per l’Ambiente intitolato “Per uno sviluppo durevole sostenibile”44 redatto parallelamente alla Conferenza di Rio di cui ha assunto integralmente i principi e gli intenti, impegnandosi ad elaborare nuove politiche capaci di indirizzare la nostra società verso forme di sviluppo sostenibile. Nell’ottica della sostenibilità, il Quinto Programma ha accentuato l’importanza degli approcci globali ai problemi ambientali attraverso l’introduzione dell’analisi del ciclo di vita dei prodotti (Life Cycle Analysis/LCA) ed un’accentuata attenzione per l’insieme delle risorse naturali, raccomandando un piano d’azione globale per le foreste basato sui concetti di conservazione e protezione della biodiversità.

È interessante rilevare che gli interventi del Quinto programma di azione a favore dell’ambiente sono riconducibili a cinque obiettivi prioritari:

1. adozione di strategie per sette temi ambientali prioritari (cambiamento climatico, acidificazione, biodiversità, acqua, ambiente urbano, zone costiere e rifiuti) e per la gestione dei rischi e degli incidenti;

2. individuazione di alcuni settori di riferimento strategici (industria, energia, trasporti, agricoltura e turismo) in cui integrare la dimensione ambientale;

3. ampliamento della gamma degli strumenti cui fare ricorso per dare attuazione alle politiche ambientali: normazione, strumenti di mercato, supporti all’impresa (ricerca, assistenza tecnica, ecc.) e finanziamenti nel quadro di specifici programmi comunitari;

4. informazione, trasparenza di approccio e sviluppo del concetto di responsabilità condivisa;

5. rafforzamento della dimensione internazionale con riferimento alle questioni ambientali e agli obiettivi e principi fissati nella Conferenza di Rio.

Nel 1998 il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno adottato una decisione45 sul riesame del Quinto Programma d’Azione che impegnava la Commissione a presentare un resoconto sullo stato di attuazione del programma, formulando, se del caso, eventuali proposte ed obiettivi ritenuti necessari per il futuro.

Un anno dopo, la Commissione ha risposto a questa richiesta con la presentazione di una Valutazione Globale del Quinto Piano d’Azione,46 che a sua volta si basava su una cospicua relazione dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sullo stato dell’ambiente. Da questa Valutazione emergeva un quadro variegato dell’efficacia della politica ambientale dell’UE che aveva compiuto importanti progressi con l’istituzione di nuovi e più efficaci strumenti volti a proteggere l’ambiente e a garantire la sicurezza e la qualità di vita dei cittadini europei. Fra questi, ad esempio, nuovi strumenti finanziari e, soprattutto, una migliore definizione delle misure da adottare grazie a studi scientifici ed economici e al dialogo con i soggetti interessati. Con l’introduzione di questi nuovi strumenti, le politiche comunitarie hanno prodotto risultati positivi sul piano della tutela ambientale contribuendo, ad esempio, alla riduzione dell’inquinamento transfrontaliero dell’aria, ad una migliore qualità dell’acqua ed alla soppressione graduale delle sostanze che riducono l’ozono.

Tuttavia, nonostante questi miglioramenti, dalla Valutazione emergeva che il Quinto Programma non era riuscito a raggiungere i suoi obiettivi e ciò a causa di una

45 Articolo 1 della Decisione n. 2179/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 24/09/1998, relativa al riesame

del programma comunitario di politica ed azione a favore dell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile “Per uno sviluppo durevole e sostenibile”.

lacunosa attuazione delle politiche comunitarie e di una scarsa sensibilizzazione delle parti interessate alle problematiche ambientali. Come affermato nella Valutazione, i modelli di consumo e di produzione dei paesi occidentali costituiscono il principale ostacolo al raggiungimento degli obiettivi ambientali e, conseguentemente, alla realizzazione di un ambiente pulito, sicuro e protetto.

Lo sviluppo economico e la natura delle attività umane si riflettono in un crescente consumo di prodotti e servizi che comporta un maggiore uso di risorse naturali ed ulteriori sollecitazioni a carico dell’ambiente. Alcuni settori, già evidenziati nel Quinto Programma, destano particolare preoccupazione: trasporti stradali, produzione e uso di energia, turismo, produzione e uso di beni di consumo, agricoltura intensiva. In questi campi, infatti, la crescita della domanda aggregata è più veloce degli interventi legislativi e dei miglioramenti che si possono ottenere con una tecnologia più efficiente e con dei controlli ambientali più rigorosi.

È possibile affermare che, nonostante le carenze nell’attuazione del Quinto Programma, esso ha posto l’accento su almeno due concetti chiave nel percorso verso uno sviluppo sostenibile. Anzitutto la necessità di una maggiore integrazione della dimensione ambientale in altre politiche, e ciò significa che la politica ambientale dovrebbe mirare al perseguimento di obiettivi ambientali, sociali ed economici in maniera coordinata e reciprocamente compatibili. Questa integrazione, però, non può funzionare senza l’altro elemento chiave ovvero una maggiore partecipazione, impegno e responsabilità da parte dei cittadini e dei soggetti interessati che devono essere adeguatamente informati poiché spesso hanno una visione limitata di quanto possono effettivamente fare, anche nella loro vita quotidiana, per proteggere l’ambiente.

Con queste considerazioni conclusive, la Valutazione mirava a suscitare un dibattito su un approccio globale per la politica ambientale e per lo sviluppo sostenibile, in vista della preparazione del Sesto Programma d’Azione europeo da presentare nel 2000 che, in primo luogo, avrebbe dovuto trattare le carenze nell’attuazione del

Quinto Programma di cui comunque restano confermati l’approccio generale e i principi che lo hanno ispirato.

2.4 Il VI Programma d’Azione per l’Ambiente della Comunità Europea