La situazione attuale dello sviluppo sostenibile: da Johannesburg a Copenhagen.
2.5 La strategia comunitaria su energia e clima e il pacchetto 20-20-20 della Commissione.
Nell’arco degli ultimi anni, la Comunità Europea si è mostrata particolarmente sensibile ed attenta ai problemi causati dai cambiamenti climatici, assumendo un ruolo chiave attraverso una politica ambientale decisa e determinata nella lotta al cambiamento climatico.
Nel marzo 2007, il Consiglio europeo56 ha sottolineato la necessità di raggiungere l’obiettivo strategico di limitare l’aumento della temperatura media globale al massimo a 2°C rispetto ai livelli preindustriali e, in vista della 13° Conferenza internazionale delle Parti dell’UNFCCC sui cambiamenti climatici (la Cop 13 che si sarebbe tenuta a Bali, Indonesia, nel dicembre dello stesso anno), ha invitato la Commissione a delineare una “nuova politica energetica” per l’Europa, al fine di combattere gli effetti dannosi dei cambiamenti climatici e di rafforzare la sicurezza energetica e la competitività dell’Unione Europea.
56 Consiglio Europeo di Bruxelles, 8-9 marzo 2007, 7224/1/07. Conclusioni della Presidenza:
Circa un anno dopo, il 23 gennaio 2008, la Commissione ha risposto a questo invito adottando un pacchetto di proposte su “energia e clima”, conosciuto anche come strategia “20-20-20”57 poiché prevede di raggiungere entro il 2020:
1) una riduzione dei gas ad effetto serra di almeno il 20% rispetto ai livelli del 1990; 2) un incremento nell’uso delle energie rinnovabili (eolica, solare, biomassa), giungendo ad una quota del 20% delle energie rinnovabili sul totale dei consumi di energia;
3) una diminuzione del consumo di energia del 20% rispetto ai livelli previsti per il 2020, attraverso una migliore efficienza energetica.
Il pacchetto comprende una serie di importanti proposte politiche strettamente legate tra di loro, e in particolare:
1) una proposta di modifica della direttiva 2003/87/CE sul sistema comunitario di
scambio delle emissioni (ETS). 58
Il Parlamento, con la direttiva 2008/101/CE di modifica della Direttiva 2003/87/CE, ha inteso perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra (Emission Trading System, ETS), attraverso la previsione di un sistema di aste, in vigore a partire dal 2013, per l’acquisto di quote di emissione. Gli introiti così ottenuti sono destinati a finanziare attività di ricerca e sviluppo di strumenti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, per l’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici e, in generale, per migliorare l’efficienza energetica attraverso lo sviluppo delle energie rinnovabili.
Prima dell’adozione della Direttiva, il sistema di scambio delle emissioni ha riguardato solamente alcune categorie di industrie, tra cui: centrali elettriche, raffinerie, cementifici, vetrerie, cartiere, industrie della ceramica. Con la nuova direttiva, che verrà applicata dal 2013 al 2020, la Comunità europea ha previsto l’estensione del sistema emission trading anche alle industrie dell’alluminio,
57 Per maggiori approfondimenti consulta la pagina web del parlamento europeo:
http://europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?language=IT&Type=IM-PRESS&reference=20081208BKG44004
58 COM (2008) 16 DEF. Il testo approvato è consultabile al sito ufficiale del parlamento europeo
dell’ammoniaca, petrolchimiche e alle industrie che emettono protossido di azoto ed idrocarburi perfluorati.
Per i settori industriali che non rientrano nel sistema di scambio Emission Trading e che coprono il 60% delle emissioni dell’UE, come l’edilizia, i consumi domestici, l’agricoltura e i rifiuti, è stata prevista una riduzione delle emissioni del 10% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020, attraverso obiettivi nazionali vincolanti, commisurati alla ricchezza dei diversi paesi (per l’Italia il 13%),59 secondo il principio della “responsabilità comune ma differenziata” che consente di fissare obiettivi nazionali di riduzione.60
Gli Stati membri il cui reddito pro capite risulta sensibilmente inferiore alla media comunitaria e le cui economie stanno recuperando un ritardo rispetto a quelli più prosperi, potranno beneficiare di maggiori quote da poter scambiare: il 10% del totale sarà ridistribuito tra 19 Stati membri (“vecchi” e “nuovi”), mentre il 2% sarà attribuito a 9 “nuovi” Stati membri.
È stata prevista anche la possibilità per gli Stati membri di ricorrere a parte delle emissioni consentite per l’anno successivo o di scambiarsi diritti di emissione. Inoltre, gli Stati potranno “compensare” le loro emissioni, ossia acquistare dei crediti di emissione, attraverso il meccanismo di sviluppo pulito delle Nazioni Unite (Clean Development Mechanism, CDM), che consente ai paesi industrializzati di realizzare nei paesi in via di sviluppo progetti c.d “verdi”, cioè in grado di apportare nel paese ospite benefici ambientali soprattutto in termini di riduzione delle emissioni di gas serra.
2) Una proposta relativa alla disciplina giuridica della cattura e dello stoccaggio
del biossido di carbonio.61
Il Parlamento ha modificato la direttiva 2004/35/CE, relativa allo stoccaggio ecologico del biossido di carbonio (CO2), con l’istituzione di un quadro giuridico per
59Cfr. tabella sugli obiettivi vincolanti per gli Stati membri nel 2020 alla pagina web:
http://ec.europa.eu/italia/documents/attualità/trasporti_energia/direttiva_ets.pdf
60 COM (2008) 17 DEF. Il testo approvato è consultabile al sito ufficiale del parlamento europeo:
http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&reference=P6-TA-2008-0611&language=IT
61 COM (2008) 18 DEF. Il testo approvato è consultabile al sito ufficiale del parlamento europeo:
la promozione delle tecnologie di cattura e stoccaggio ecosostenibile di CO2. La direttiva ha previsto l’impiego di circa 300 milioni di euro, attinti dal sistema di scambio delle emissioni, per finanziare 12 progetti dimostrativi, mentre le grandi centrali elettriche dovranno dotarsi di impianti di stoccaggio sotterraneo.
Sulla base di un compromesso negoziato con il Consiglio dal relatore italiano Guido Sacconi (PSE), il Parlamento ha anche approvato un regolamento che fissa il livello medio di emissioni di CO2 delle auto nuove a 130 g CO2/km a partire dal 2012, da ottenere con miglioramenti tecnologici dei motori. Una riduzione di ulteriori 10 g dovrà essere ricercata attraverso tecnologie di altra natura e un maggiore uso dei biocarburanti. Il compromesso stabilisce anche un obiettivo di lungo termine per il 2020 che fissa il livello medio delle emissioni per il nuovo parco macchine a 95 g CO2/km. Inoltre, sono previste “multe” progressive per ogni grammo di CO2 in eccesso, ma anche agevolazioni per i costruttori che sfruttano tecnologie innovative e per i piccoli produttori.
3) Una proposta di direttiva sulla promozione delle energie rinnovabili.62
Infine, un altro importante accordo è stato raggiunto sulle energie rinnovabili. La proposta, infatti, intende introdurre degli obiettivi nazionali obbligatori per garantire che, nel 2020, una media del 20% del consumo di energia dell’UE provenga da fonti rinnovabili. Tre sono i settori interessati dalle energie rinnovabili: l’energia elettrica, il riscaldamento e il raffreddamento, e i trasporti. Spetta agli Stati membri decidere in quale misura ciascuno di questi settori debba contribuire al conseguimento dell’obiettivo nazionale, scegliendo i mezzi più adatti alla situazione nazionale. Gli Stati avranno anche la possibilità di conseguire i loro obiettivi promovendo lo sviluppo delle energie rinnovabili in altri Stati membri e in paesi terzi.
La proposta fissa poi al 10% la quota di energia “verde”, ovvero i criteri di sostenibilità ambientale per i biocarburanti da impiegare nel settore dei trasporti e che possono rappresentare una soluzione al problema della dipendenza dei trasporti dal petrolio. Il riesame delle misure, previsto nel 2014, non dovrà intaccare gli obiettivi
62 COM (2008) 19 DEF. Il testo della proposta è consultabile al sito ufficiale del parlamento europeo:
generali. La proposta, inoltre, detta norme relative a progetti comuni tra Stati membri, dalla semplificazione delle procedure amministrative per lo sviluppo di nuove fonti, all’informazione e alla formazione, nonché alle connessioni alla rete elettrica relative all’energia da fonti rinnovabili.
Il percorso che ha portato l’UE ad adottare queste misure per contrastare gli effetti dannosi del cambiamento climatico, va inquadrato nell’ambito della 13° Conferenza internazionale delle parti dell’UNFCCC sui cambiamenti climatici63 (Cop 13), tenutasi a Bali dal 3 al 17 dicembre 2007, il cui obiettivo principale era di costruire un quadro di negoziazione e una roadmap (Bali Road Map)64 per raggiungere un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici che sostituisse e andasse oltre il Protocollo di Kyoto i cui impegni, come è noto, resteranno in vigore fino al 2012.
In quel contesto, l’UE aveva assunto una posizione precisa in merito alla necessità di ridurre le emissioni di gas serra, proponendo una riduzione del 30% al 2020 rispetto ai livelli del ’90 (a patto che anche gli altri Paesi sviluppati sottoscrivessero un obiettivo comparabile, e che le Economie in rapido sviluppo, come Cina e India, contribuissero adeguatamente in relazione alle loro responsabilità e capacità), ed impegnandosi a portare avanti, anche in maniera unilaterale e a prescindere dagli esiti della Conferenza, un obiettivo generale di riduzione delle emissioni di gas serra del 20% entro il 2020, secondo quanto previsto con la strategia “20-20-20.”
La Conferenza delle parti di Bali si è conclusa con l’adozione, da parte di tutti gli Stati partecipanti, compresi gli USA, l’India e la Cina, di un documento che dovrebbe garantire una transizione senza soluzione di continuità tra il regime climatico attuale e quello futuro, ma che in realtà non contiene impegni vincolanti o targets per la riduzione dei gas ad effetto serra, come auspicato dall’Unione europea. Il testo della roadmap sancisce semplicemente che le parti si accorderanno “per azioni o impegni di mitigazione appropriata misurabili, verificabili e quantificabili a livello nazionale,
63 Per maggiori informazioni consulta il sito ufficiale della 13° Conferenza delle Parti di Bali:
http://unfccc.int/meetings/cop_13/items/4049.php
64 Il Bali Action Plan è consultabile in versione pdf alla pagina web:
incluse limitazioni quantitative delle emissioni e obiettivi di riduzione, da parte di tutti i paesi sviluppati, assicurando contemporaneamente la corrispondenza degli sforzi tra loro, tenendo conto delle differenze tra i diversi paesi”.65
Subito dopo la COP di Bali, dato che l’esito generico e di tipo interlocutorio della conferenza non ha pregiudicato la validità della strategia europea, la Commissione ha comunque portato avanti il suo impegno per la riduzione delle emissioni di gas serra al 20%, mentre le speranze per una più efficace e condivisa strategia internazionale contro i cambiamenti climatici sono state riposte nella recente Conferenza delle Parti di Copehagen.