L’evoluzione concettuale della sostenibilità locale
3.1 La dimensione locale dello sviluppo sostenibile
La documentazione internazionale finora prodotta sulla sostenibilità ha contribuito a definire questo concetto alla luce di alcuni principi universali che costituiscono una guida generale e valida per l’intero pianeta. Lo sviluppo sostenibile è certamente un concetto globale, ma la sua concretizzazione richiede un impegno locale da parte di ciascun singolo Stato ad assumere questi principi generali e a declinarli operativamente nel proprio territorio. Anche sotto questo profilo, la sostenibilità ambientale si configura come una risposta rivoluzionaria rispetto ai tradizionali
modelli di sviluppo economico occidentale basati su una forte globalizzazione indifferente ai caratteri delle culture, delle società e delle economie locali. Allo stesso modo, lo sviluppo moderno dell’occidente è stato indifferente ai caratteri locali di un dato territorio che richiede invece interventi compatibili con le proprie specifiche esigenze ed integrati con i fattori sociali, economici ed istituzionali che lo contraddistinguono.
Anche gli organismi internazionali e sovranazionali hanno riconosciuto nella dimensione locale una opportunità per avviare forme di sviluppo sostenibile e differenziato, capaci di superare i limiti e di riparare ai danni di una globalizzazione cieca rispetto ad ogni differenza di cultura e di luogo.81
In quest’ottica, i governi locali assumono un ruolo determinante, come dimostrano le numerose iniziative che le istituzioni di livello superiore (ONU, UE, governi nazionali) hanno promosso per favorire forme di partecipazione e di concertazione fra diversi attori locali.
Nel corso di questo capitolo verranno presi in considerazione i documenti internazionali che hanno contribuito a realizzare la dimensione locale della sostenibilità ambientale, nella convinzione che uno sviluppo sostenibile diffuso a livello globale, è pensabile e possibile solo a partire da un concreto intervento dal basso, ovvero a partire dalle diverse realtà locali.
3.2 L’Agenda 21
L’Agenda 21 rappresenta il documento programmatico internazionale più importante prodotto finora sulla sostenibilità. Letteralmente “Programma di azioni per il 21° secolo”, l’Agenda 21 è il Documento di Indirizzo delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile nel XXI secolo, sottoscritto al Vertice di Rio da oltre 180 paesi, Italia
81 Cfr. G. Bollini, G. Bologna, A. Calori e M. Merola (a cura di), Un’introduzione all’agenda 21 locale, in Attenzione,
compresa, e nel quale viene esposto un vasto programma di azioni che include 40 capitoli suddivisi in 4 sezioni:82
● Dimensioni economiche e sociali: in questa sezione si analizzano i problemi dello sviluppo e i fattori umani che lo determinano, insieme ad aspetti chiave del commercio e della presa di decisioni politiche.
● Conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo: è la sezione più consistente dell’Agenda e presenta il ventaglio di risorse che debbono essere considerate per potere raggiungere uno sviluppo sostenibile a livello locale, nazionale e globale.
● Rafforzamento del ruolo della società civile: in questa sezione si riconosce la necessità di potenziare la partecipazione delle comunità locali, attraverso i suoi differenti gruppi, per riuscire laddove i governi nazionali non possono agire da soli. L’Agenda 21 sottolinea che la componente essenziale per il raggiungimento dei suoi obiettivi è la partecipazione massiva e responsabile a livello locale, nazionale e mondiale, dei giovani, delle donne e dei popoli indigeni, delle ONG, dei contadini, delle autorità locali, dei sindacati, del mondo degli affari e dell’industria, della comunità scientifica e tecnologica.
● Mezzi di esecuzione: questa sezione si occupa dei mezzi per raggiungere un futuro ecologicamente sostenibile ed include aspetti tecnici, finanziari, educativi e legali. Il Documento Agenda 21 individua più di 100 aree di intervento che hanno una significativa relazione con la sostenibilità locale, tra cui: l’insostenibilità degli attuali stili di vita, di produzione e di consumo (Capitolo 4); la gravità delle condizioni ambientali nelle grandi città, specialmente nelle metropoli dei paesi in via di sviluppo (Capitolo 7); la necessità di integrare le questioni ambientali, economiche e sociali nel processo decisionale e nel quadro legislativo, regolamentativo e pianificatorio, nonché nel mercato e nei sistemi di contabilità nazionale (Capitolo 8); il deterioramento di risorse come l’aria (Capitolo 9), il suolo (Capitolo 10), l’acqua (Capitolo18); il problema dei rifiuti (Capitolo 21); l’importanza per il raggiungimento degli obiettivi dell’educazione, della formazione e della sensibilizzazione (Capitoli
82 Il testo di Agenda 21 è consultabile in inglese, dal sito delle Nazioni unite, all’indirizzo:
36 e 40), il coinvolgimento di tutti i principali gruppi di interesse, con una particolare attenzione per le attività delle Organizzazioni non Governative (ONG) (Capitolo 27). Per ciascuna area di intervento, l’Agenda 21 cerca di formulare criteri validi per l’intero pianeta attraverso la definizione di principi, obiettivi, azioni e strumenti che, sebbene non vincolanti sul piano giuridico, hanno un elevato valore politico poiché rappresentano la più alta espressione di consenso in ambito internazionale sui temi dello sviluppo e dell’ambiente. Questo consenso va verso un modello di sviluppo sostenibile ed equilibrato che tenga conto di tutti gli aspetti sociali ed economici presenti in un territorio e che sia capace di mantenere un equilibrio stabile e duraturo tra l’uomo e l’ecosistema. In questa direzione, l’Agenda 21 si configura come uno strumento volontario di democrazia partecipativa che può essere utilizzato per sperimentare ed attuare nuove forme di dialogo sociale e di concertazione locale in stretta connessione con le tematiche ambientali. Con l’Agenda 21, dunque, lo sviluppo sostenibile viene assunto in un quadro di amministrazione locale che vede nel protagonismo delle autorità locali la possibilità di perseguire uno sviluppo sostenibile che tenga conto delle specificità proprie di ciascuna realtà territoriale. Perseguire uno sviluppo sostenibile locale richiede, infatti, strategie oculate e definite caso per caso poiché ogni realtà territoriale è diversa per dimensione, cultura, risorse e deve quindi trovare autonomamente le soluzioni ai problemi specifici del proprio contesto, attingendo alla propria storia e dotandosi di strumenti adeguati. A tal fine, al Capitolo 28 della terza sezione del Documento di Agenda 21 (che si occupa proprio del rafforzamento del ruolo della società civile), si riconosce agli Enti locali un ruolo fondamentale e li si invita a dotarsi, mediante un attivo coinvolgimento delle comunità, di una propria “Agenda 21 Locale” (A21L) che traduca gli obiettivi generali di Agenda 21 in programmi ed interventi concreti, specifici per ogni realtà territoriale: “Dal momento che molti dei problemi e delle strategie delineate in Agenda 21 hanno origine dalle attività locali, la partecipazione e la cooperazione delle autorità locali sarà un fattore determinante nel perseguimento degli obiettivi di Agenda 21. Ogni autorità locale dovrebbe dialogare con i cittadini, le organizzazioni
locali e le imprese private ed adottare una propria Agenda 21 Locale. Attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le autorità locali dovrebbero apprendere ed acquisire dalla comunità locale e dal settore industriale, le informazioni necessarie per formulare migliori strategie”.83
In seguito alla Conferenza di Rio sono stati adottati alcuni documenti di particolare importanza che hanno contribuito alla realizzazione di Agenda 21 Locale. Il primo passo in questa direzione è certamente rappresentato dalla “Carta di Aalborg”, come sarà di seguito illustrato.
3.3 La Prima Conferenza Europea delle Città Sostenibili: la Carta di Aalborg