• Non ci sono risultati.

e. PAbA*, A. GIOffRÈ*

* Inail - Dipartimento medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale.

ATTIVITÀ lAVORATIVe Preparazione del terreno

Trattamento del terreno Insemenzamento Irrigazione Nursery Trapianto Raccolta Eradicazione Confezionamento

Vangatura e dissodamento

Utilizzo di pesticidi biologici mediante mezzi meccanici e/o manuali Posa dei semi nel compost (potting) (*)

Annaffiamento automatizzato

Controllo crescita delle colture giovani (**) Trasferimento a terra delle colture giovani (***) Raccolta del frutto (***)

Rimozione delle piante senescenti (***) Selezione e confezionamento del prodotto (*)

(*) Attività generalmente svolta in ambienti chiusi e semi-automatizzata.

(**) Attività generalmente svolta in serre di vetro (nursery), a temperatura e umidità controllata.

(***) Attività svolta manualmente

3. fOnTI DI PeRICOlO bIOlOGICO

L’ambiente “serra”, per le peculiari condizioni microclimatiche (elevati valori di temperatura e umidità relativa), intenzionalmente volute per velocizzare il metabo-lismo delle colture ed aumentarne in tal modo la produzione, nonché per la scarsa capacità di scambio dell’aria con l’esterno, può favorire l’accumulo di polvere orga-nica e il conseguente sviluppo di agenti biologici sulle diverse matrici ambientali (aria, acqua e superfici).

La continua manipolazione di materiale organico può generare alte concentrazioni di bioaerosol (inteso come materiale particellare aerodisperso di origine biologica), potenzialmente contaminato da microrganismi e loro prodotti/componenti che possono rappresentare un rischio per la salute degli operatori.

Alcuni studi di settore hanno recentemente dimostrato che anche la superficie delle foglie rappresenta un’importante fonte di accumulo e di rilascio di agenti biologici poi-ché la polvere organica aerodispersa vi si deposita durante la crescita della pianta [1, 2].

L’acqua ad uso irriguo contaminata costituisce un ulteriore fonte di pericolo biolo-gico. Infatti, all’interno dei sistemi di irrigazione, utilizzati per l’annaffiamento delle colture, ristagni di acqua e formazione di biofilm (inteso come aggregato di cellule microbiche associate ad una superficie), possono favorire la proliferazione di “water-borne pathogens” (es. Pseudomonas aeruginosa, Legionella spp.).

Superfici e strumenti di lavoro possono rappresentare anch’essi una sorgente di peri-colo biologico.

4. AGenTI bIOlOGICI POTenzIAlMenTe PReSenTI nelle SeRRe Le molteplici attività svolte in serra, pur non comportando la deliberata intenzione di operare con agenti biologici, possono implicare un rischio di esposizione dei lavo-ratori a tali agenti e determinare lo sviluppo di patologie ad essi correlate (allegato XLIV-d.lgs 81/2008).

La tipologia degli agenti biologici potenzialmente presenti in questo settore lavora-tivo (Tabella 2) è molto variabile e strettamente associata alla stagionalità e alle caratteristiche strutturali e produttive delle singole aziende.

Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall’introduzione della tutela assicurativa

192

5. VIe DI eSPOSIzIOne

In questo settore lavorativo, la modalità di trasmissione principale degli agenti bio-logici è quella inalatoria. Tuttavia, anche il contatto accidentale delle mucose di occhi, naso e bocca con schizzi/strumenti contaminati nonché l’ingestione fortuita, principalmente attraverso le mani sporche, costituiscono ulteriori vie di esposizione a microrganismi.

6. effeTTI SullA SAluTe

Nell’ambiente serra il rischio biologico è rappresentato, oltre che dalle infezioni tra-smissibili direttamente o indirettamente dagli animali (zoonosi occupazionali), anche da patologie di tipo infettivo veicolate da microrganismi (batteri e funghi filamentosi), tossico ad opera di loro metaboliti o derivati (micotossine, endotossi-ne) e da sindromi allergiche derivanti dall’esposizione ad agenti fungini, prodotti cellulari di origine vegetale e animale, artropodi.

Patologie di tipo infettivo

L’inalazione di spore fungine può causare molteplici patologie infettive, soprattutto a carico dell’apparato respiratorio. Il genere Aspergillus, con specifico riferimento alla specie patogena A. fumigatus (2° gruppo di rischio-allegato XLVI, d.lgs. 81/2008), può causare, soprattutto in soggetti immuno-compromessi, una grave forma di infe-zione diffusa del parenchima polmonare, definita come aspergillosi polmonare.

Un’ulteriore azione infettiva può essere svolta ad opera di batteri Gram-negativi (Pseudomonas spp, Acinetobacter spp.) la cui presenza e proliferazione in questi ambienti è particolarmente favorita dalle condizioni microclimatiche e dalla mani-polazione di grandi quantità di materiale organico.

Tabella 2: Elenco dei principali agenti biologici potenzialmente presenti nell’ambiente serra batteri

funghi

endotossine

Micotossine Allergeni

Gram-negativi: Enterobatteri, Pseudomonas spp., Acinetobacter spp., Legionella spp., Flavobacterium spp.

Gram-positivi: Bacillus spp., Staphylococcus spp., Streptomyces spp. Enterococcus spp., Streptococcus spp.

Cladosporium spp., Aspergillus spp, Penicillium spp, Alternaria spp, Epicoccum spp., Fusarium spp., Trichoderma spp, Botrytis spp., Mucor spp., Geotricum spp.

Macromolecole rilasciate da batteri Gram-negativi (Enterobacteriaceae, Pseudomonadaceae e Rhodospirillaceae)

Aflatossine, Ocratossine, Fusarine, Fumosine (B1, B2, B3), Zearalenone, Patulina.

Artropodi (acari della polvere e acari vegetali), parassiti delle piante (Tetranychus urticae, Amblyseius cucumeris, ecc) proteine vegetali (frumento, polline, lattice, ecc), proteine animali (ratto, topo, ecc), proteine di invertebrati (cavallette, ragni, ecc)

Patologie di tipo tossico

Nell’ambito delle patologie attribuibili alla contaminazione microbiologica ambien-tale si annoverano anche quelle derivanti dall’azione tossica del microrganismo nei confronti dell’ospite prevalentemente ad opera di funghi, metaboliti e componenti microbici.

L’inalazione di elevate concentrazioni di polveri organiche contaminate da alcune specie fungine (Aspergillus candidus, A. niger, A. terreus, Penicillium spinolosum) può determinare una sindrome simil-influenzale, inizialmente simile a un raffreddore, nota come Sindrome tossica da polveri organiche (ODTS), che provoca un’infiam-mazione del tratto respiratorio inferiore, tosse, febbre, dolori muscolari, attivazione dei macrofagi alveolari e del complemento.

Anche le micotossine, prodotte dal metabolismo secondario di alcune specie fun-gine, appartenenti principalmente ai generi Aspergillus, Penicillium e Fusarium, a seguito di stress della pianta (es. estrema aridità del terreno) e fattori microclima-tici, sono dotate di elevata tossicità per l’uomo con caratteristiche di genotossici-tà, immunotossicità e nefrotossicità. Alcune micotossine, quali l’aflatossina B1 prodotta prevalentemente dalle specie Aspergillus flavus e parassiticus, e alcune fumosine, prodotte da funghi del genere Fusarium, sono state classificate dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro rispettivamente nel Gruppo 1 (“agente cancerogeno per l’uomo”) e nel Gruppo 2 (“possibile agente canceroge-no per l’uomo”). In realtà le micotossine socanceroge-no relativamente canceroge-non volatili, pertan-to l’esposizione per via inalapertan-toria è limitata. Le esigue manifestazioni papertan-tologiche conseguenti all’inalazione di tali prodotti sono di natura essenzialmente tossica (OTDS) e infiammatoria.

L’esposizione ad alte concentrazioni di polveri organiche contaminate da batteri Gram-negativi (Enterobacteriaceae, Pseudomonadaceae e Rhodospirillaceae) può indurre reazioni infiammatorie e tossiche conseguenti all’inalazione di endotossi-ne, componenti integrali della loro parete batterica, che vengono rilasciate nel-l’ambiente durante la crescita batterica e/o la loro lisi. Un’esposizione prolungata può determinare una diminuzione cronica delle funzioni polmonari (effetti a lungo termine).

Patologie allergiche

In questo settore il rischio allergico scaturisce dall’inalazione e/o contatto di sostan-ze aeriformi che sono in grado di sensibilizzare l’organismo e determinare l’insor-genza di patologie a carico delle vie respiratorie e della cute (asma bronchiale, der-matite, orticaria). Alcuni agenti fungini, spesso riscontrati in questi ambienti e appartenenti ai generi Aspergillus, Alternaria e Penicillium, possono essere forte-mente allergizzanti. In particolare, il principale allergene della specie Alternaria alternata (Alt a1) è responsabile di gravi forme di asma bronchiale. Effetti allergiz-zanti, in soggetti predisposti, possono scaturire anche dalla presenza di allergeni di origine vegetale, animale e di artropodi (acari della polvere).

Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall’introduzione della tutela assicurativa

194

7. RISChIO DI eSPOSIzIOne OCCuPAzIOnAle

Come per la zootecnia anche per l’agricoltura, con particolare riferimento alle serre, la variabilità dei processi produttivi, il loro andamento stagionale e la sovente sovrapposizione di alcuni compiti lavorativi, rendono difficoltoso stabilire quale possa essere il potenziale rischio biologico legato alle singole attività.

Tuttavia, in linea generale, possono essere individuate alcune mansioni e/o fasi lavo-rative che presentano maggiori probabilità di contatto con agenti patogeni.

Irrigazione

L’irrigazione delle colture, soprattutto in ambienti confinati quali le nursery, rap-presenta una fase critica per quanto concerne la potenziale esposizione ad agenti patogeni. L’acqua ad uso irriguo, spesso proveniente da pozzi e consorzi di bonifi-ca, viene nebulizzata e il rischio espositivo è correlato all’inalazione di bioaerosol generato da tali sistemi che, se non adeguatamente sottoposti a manutenzione, pos-sono essere contaminati da agenti patogeni (Pseudomonsas spp., Legionella spp.- 2°

gruppo di rischio - allegato XLVI, d.lgs. 81/2008).

fase di raccolta e di eradicazione

È stato dimostrato che le colture senescenti, soprattutto quelle a foglia larga (lattu-ga, cetrioli, spinaci, ecc.), accumulano e rilasciano concentrazioni di endotossine batteriche significativamente maggiori rispetto alle piante giovani a foglia piccola (2). Pertanto, le relative attività di raccolta e di rimozione possono aumentare il rischio di esposizione a tali componenti per gli operatori addetti.

Trattamento del terreno con pesticidi biologici

Sebbene gli studi epidemiologici siano ancora esigui, la fase di trattamento del ter-reno con biopesticidi, spesso espletata manualmente, può comportare un rischio di esposizione occupazionale. Sono state segnalate patologie, a carico delle mucose degli occhi, riconducibili all’inalazione di spore di Bacillus thuringiensis, specie bat-terica impiegata per il controllo di insetti dannosi per le colture [3].

8. MISuRe DI PReVenzIOne e PROTezIOne

La normativa italiana di riferimento in tema di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008) impone, in qualsiasi ambiente lavorativo, l’e-liminazione del rischio di esposizione ad agenti nocivi o la sua riduzione al più basso livello possibile.

Misure tecniche/procedurali e organizzative quali la riduzione al minimo della dura-ta e dell’intensità dell’esposizione, del numero di lavoratori potenzialmente esposti, la programmazione di interventi di manutenzione degli impianti di irrigazione uni-tamente al rispetto di norme igieniche generali, possono ridurre significativamente i livelli di esposizione ad agenti biologici in questo settore occupazionale.

Quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti, di fonda-mentale importanza l’individuazione e adozione di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) nel contesto delle mansioni e/o fasi lavorative ritenute maggior-mente critiche.

bIblIOGRAfIA

[1] Madsen AM, Hansen VM, Nielsen SH et al., 2009. Exposure to dust and endo-toxin of employees in cucumber and tomato nurseries. Ann Occup Hyg; 53: 129-38.

[2] Gioffrè A., Marramao A., Di Gesu I., Samele P., Paba E, Marcelloni A.M., Chiominto A. and Iavicoli S. Exposure to airborne endotoxin in italian greenhous-es: a preliminary study. Journal of Agricultural Safety and Health, 22(2), 2016.

DOI 10.13031/jash.22.11317 1.

[3] Anne Mette Madsen, Athanasios Zervas, Kira Tendal, Christoffer B.

Matthiesen, Ismo Kalevi Koponen Erik Wind Hansen. Exposure and Preventive Measure to Reduce High and Daily Exposure to Bacillus thuringiensis in Potted Plant Production. The Annals of Occupational Hygiene, 2014, 58(6): 664-676.

Agricoltura: salute e sicurezza sul lavoro a 100 anni dall’introduzione della tutela assicurativa

196

1. lA nuOVA DIReTTIVA SullA COlTIVAzIOne DeGlI OGM La direttiva 2001/18/CE, sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi gene-ticamente modificati (OGM) e il regolamento (CE) n. 1829/2003, relativo agli ali-menti e ai mangimi geneticamente modificati, definiscono un quadro normativo completo per l’autorizzazione all’immissione in commercio degli OGM, inclusa la coltivazione, con l’obiettivo di garantire un elevato livello di tutela della salute umana e animale, dell’ambiente e degli interessi dei consumatori, assicurando al contempo l’efficace funzionamento del mercato interno.

Nell’Unione europea infatti un OGM può essere autorizzato all’immissione in commercio, come alimento, mangime o per la coltivazione, soltanto dopo aver superato una rigorosa procedura di valutazione del rischio in modo da evitare qual-siasi effetto negativo, diretto o indiretto, sulla salute umana e animale e sull’am-biente.

I principi e la metodologia per la valutazione del rischio e le procedure da seguire per giungere all’autorizzazione sono definiti nella direttiva 2001/18/CE e si appli-cano anche agli alimenti e mangimi geneticamente modificati secondo quanto pre-visto dal regolamento (CE) n. 1829/2003.

In Italia la direttiva 2001/18/CE è stata recepita con il decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, che stabilisce, nel rispetto del principio di precauzione, le misure utili a proteggere la salute umana, animale e l’ambiente nel caso di (a) emissione delibe-rata nell’ambiente di OGM per scopi diversi dall’immissione sul mercato, ovvero ai fini sperimentali, e (b) immissione sul mercato di OGM come tali o contenuti in prodotti.

Il MATTM esercita il ruolo di Autorità nazionale competente (ANC) ai sensi del decreto legislativo n. 224/2003, di attuazione della direttiva 2001/18/CE concer-nente l’emissione deliberata nell’ambiente di OGM, attraverso il coordinamento delle attività amministrative e tecnico-scientifiche, d’intesa, secondo le rispettive

AGGIORnAMenTO In TeMA DI ORGAnISMI