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Il ruolo delle rimesse nell'economia albanese

L'impatto economico dei flussi migrator

3.3 Il ruolo delle rimesse nell'economia albanese

Negli ultimi venticinque anni il popolo albanese ha visto mutare radicalmente il proprio paese e i propri orizzonti occupazionali, sociali ed economici grazie soprattutto all'introduzione dell'economia di mercato e alle profonde riforme strutturali e sociali attuate dai governi democraticamente eletti. Ma, uno dei fattori di maggior cambiamento per l'Albania è stato il coinvolgimento diretto di circa un terzo della popolazione nel fenomeno migratorio e il fatto che, di conseguenza, in modo diretto e indiretto l'intera popolazione albanese sia stata fortemente influenzata, dalle prospettive di sviluppo, e dalle dinamiche economiche e culturali connesse a tale fenomeno.

Lo spostamento dalle aree rurali verso i principali centri urbani già nei primi anni '90, ha causato il crollo economico delle aree rurali che si reggevano principalmente sulla presenza delle cooperative sociali amministrate direttamente da figure interne al regime, ma altrettanto importante è stato il conseguente e definitivo abbandono delle campagne connesso al fenomeno migratorio internazionale207.

L'introduzione dell'economica di mercato in concomitanza con il collasso delle istituzioni e dell'apparato di controllo del regime, ha garantito alle élite locali di poter operare in un'area grigia, momentaneamente (o apparentemente), priva di regole, in modo da ricavare vere e proprie fortune grazie alla speculazione e alla privatizzazione dei beni di stato. In questo senso, l'emigrazione si è presentata sotto molti aspetti come un efficace contrappeso alla prospettiva che gli antichi privilegi si ripresentassero sotto

nuove forme, continuando ad aumentare il divario tra gli ex appartenenti alla élite e la gente comune, diventando, attraverso il circuito delle rimesse, una fonte di sostentamento pressoché indipendente dalle dinamiche economiche locali e dagli avvenimenti politici e divenendo un'economica parallela e alternativa ai proventi derivanti dalla ripartizione delle risorse appartenute allo stato, a quelli derivanti dalle attività illegali e alle nuove occasioni di investimento createsi grazie al burrascoso passaggio all'economia di mercato208.

Analizzando le prime fasi del fenomeno migratorio degli anni '90, diventa evidente che l'ingresso degli albanesi in Grecia, l'esperimento migratorio più facile sotto molti aspetti (prossimità, affinità culturale, etc.) è stato alla base della nascita di un'economia di rimesse finalizzate al finanziamento di flussi migratori di raggio sempre maggiore, rivolti ad esempio verso l'Italia o, come messo in evidenza dai dati presentati nel paragrafo precedente, anche verso gli Stati Uniti e il Canada, progetti migratori per i quali, in un primo momento, non era possibile disporre di sufficienti risorse209.

Il reimpiego delle rimesse in termini di potenziale migratorio (si emigra in un Paese “intermedio” con la prospettiva di poterne raggiungere un altro in modo definitivo) non è però un fenomeno relativo soltanto alle prime fasi dell'esperienza migratoria albanese. Si tratta di una pratica tuttora in atto e costantemente in evoluzione, fortemente legata alle vicende politiche internazionali e al mutare delle regole d'ingresso sancite di volta in volta dai singoli Paesi, oltre che dall'evolversi del quadro economico internazionale210. In questo senso è facile verificare come i dati relativi alla riduzione del numero degli ingressi albanesi in Grecia sia direttamente proporzionale al

208 Ivi, p. 197 209 Ivi, p. 198

peggioramento della crisi greca.

Ma il fenomeno migratorio e il flusso di rimesse costantemente in aumento, non hanno influito soltanto sulla liquidità circolante e sulle nuove prospettive di allontanamento dal Paese, infatti, se si rivolge lo sguardo alle aree rurali del paese, il potenziale derivante dalla riconversione dei terreni agricoli occupati fino al 1992 dalle colture estensive di tipo industriale (ad esempio tabacco e zucchero) è stato limitato dal ricorso, quasi esclusivo, alla coltivazione di foraggio, così da causare anche la scomparsa di filiere locali di trasformazione di prodotti agricoli211.

Dunque, indipendentemente dalla diffusione, seppure con forti limiti, dell'allevamento intensivo e dal fatto che ampie aree siano state riconvertite per la coltivazione di ortaggi e frutta (principalmente mele) per il mercato interno, l'impossibilità di reggere la concorrenza sui mercati internazionali ha congelato l'agricoltura albanese a livelli di sussistenza che poco si discostano (con le dovute proporzioni) da quelli precedenti al crollo del regime, rendendo di fatto l'agricoltura un settore con un potenziale d'attrazione praticamente nullo per i giovani albanesi212.

Quindi, nonostante circa il 60% della forza lavoro albanese sia tuttora impiegata nelle campagne, la situazione attuale e le prospettive sul medio/lungo periodo non fanno che confermare e alimentare il divario economico e sociale tra le aree a vocazione agricola e quelle urbane, in costante crescita da oramai un quarto di secolo.

Una delle cause principali di questa polarizzazione, se si escludono i fattori già ricordati a proposito dell'esodo del 1991, va rintracciata nell'andamento del flusso di investimento derivanti dalle rimesse dei migranti impiegate in gran parte nel comparto

211 Ivi, p. 199 212 Ivi, p. 202

edilizio in aree urbane ad alta intensità abitativa213.

In termini più generali “to make a list of the items remittances were spent on, it would include many of those highlighted in the literature (e.g. Gedeshi et al. 2003; King & Vullnetari 2003: 48; Nikas & King 2005) as follows:

 Basic survival needs of households such as food and clothing

 Improving the quality of life by enlarging or refurbishing the dwellings through repairs; replacements of roofs, windows and doors; installing a system for indoor running water; moving the toilet indoors; purchasing furniture and key domestic appliances

 Maintenance of life-stage cultural traditions such as weddings, funerals and births, as well as participation in such events in the kinship networks, thus ensuring the social respectability of the family

 Purchase of urban land and/or construction of new houses  Financing the education of young family members

 Investment in farming and non-agricultural businesses

 Saving, often informally and intended for use in emergencies, often related to ill health.

Indeed, as I visited migrant families in the villages during my fieldwork, I observed how major investments were made in repairing, refurbishing and extending existing dwellings.214

Questo fenomeno è stato particolarmente evidente in alcune aree del paese, infatti, contestualmente all'impoverimento delle aree rurali, le aree urbane, e in

213 Ibidem

particolare la capitale, hanno vissuto un'esplosione demografica che ha significato causato una sempre maggiore concentrazione delle risorse, sia materiali che umane, sia interne che di rientro, che, attraverso il reinvestimento dei capitali di rimessa, hanno generato quello che in albanese viene chiamato: l'effetto mattone e cemento215.

Ad alimentare ulteriormente questa tendenza, caratterizzata soprattutto fino alla fine degli anni '90 da incredibili operazioni di 'abusivismo in piena vista', sono subentrate radicali e caotiche operazioni di riordino edilizio regolate (in modo non proprio trasparente) dalle amministrazioni locali216. E questo giustifica appieno il dato di uno studio del 2005 secondo cui circa il 25% sul totale degli edifici dell'intera Albania sia stato costruito nel periodo successivo al 1990217.

Se da un lato, il fatto che la maggioranza dei migranti, se non quasi la totalità, abbia fatto esperienza migratoria all'estero in ambito urbano maturando delle competenze su cui ha basato l'esperienza di rientro, ha avuto sicuramente un influsso notevole sul processo di accentramento delle risorse umane nelle città218, nel caso specifico dell'edilizia, i migranti tornati in modo definitivo o impegnati in percorsi di circolarità, o semplicemente in visita, hanno avuto un ruolo fondamentale nella diffusione di nuove tecniche costruttive, competenze sui materiali e le tecnologie in uso nei paesi stranieri, divenendo un importante fattore di sviluppo (non sempre armonico) del settore delle costruzioni, motivo per cui, ad esempio, gran parte della terminologia tecnica usata nell'Albania meridionale sia di origine greca e di recente introduzione219.

I dati relativi alla dimensione economica delle rimesse era stimata per il 2004 in

215 Cfr., ivi, pp. 202-205 216 Cfr., ibidem

217 Ivi, p. 222 218 Ibidem 219 Ivi, p. 212

una cifra intorno al miliardo di dollari, ossia circa il 13,5% del PIL albanese, l'equivalente di un intero settore economico e tre volte superiori agli investimenti diretti provenienti dall'estero, il doppio degli aiuti economici internazionali per lo sviluppo ricevuti dall'Albania e in grado di coprire il 50% del deficit commerciale220.

Nonostante le dimensioni del fenomeno però, fattori come la scelta di modelli di investimento come il già citato 'mattone e cemento' hanno contribuito a disinnescare il potenziale di sviluppo connesso ai capitali generati dall'emigrazione, ad esempio, in termini di produzione di beni e servizi221. Questo ha fatto sì, com'era d'altronde prevedibile, che un fattore di cambiamento potenziale così rilevante abbia agito più da volano per la piccola imprenditoria locale, che per reali progetti di sviluppo strutturale e sociale.

Questa sorta di doppia economia, creata dalla sovrapposizione dei capitali di rientro alla, comunque, fragile economia interna, ha garantito livelli minimi di sussistenza che hanno consentito alla classe politica albanese di rallentare in modo colpevole, ma non particolarmente evidente, il percorso di riforme sociali e strutturali fondamentali per le fasce più deboli della popolazione.

Di fatto, questo atteggiamento ha finito per influenzare ulteriormente l'andamento del fenomeno migratorio, impedendo che le spinte all'espatrio si esaurissero in modo direttamente proporzionale al miglioramento delle condizioni generali del Paese, lasciando che le condizioni di vita di grosse fette della popolazione rimanessero inalterate e diventassero un serbatoio apparentemente inesauribile di migranti sul medio

220 R. Black, I. Gedeshi, From brain drain to brain gain: Mobilising Albania's skilled diaspora, UNDP, Tirana, 2006, p. 3

e lungo periodo222.