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Le relazioni internazionali e il ruolo dell'Unione europea

Le relazioni internazionali e il ruolo dell'Italia

4.1 Le relazioni internazionali e il ruolo dell'Unione europea

Le prime tappe del percorso di normalizzazione dei rapporti tra Albania e comunità internazionale, si devono all'atteggiamento di apertura di Alia, il successore di Hoxha, che, già prima delle elezioni democratiche, dimostrando di voler interrompere l'isolazionismo, “visitò gli Stati Uniti, dove, oltre a fare un discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite incontrò a New York e Boston degli emigrati albanesi, quasi tutti esuli anticomunisti appartenuti ai movimenti di Balli kombëtar e di Legaliteti, fuggiti durante e dopo la guerra di liberazione del 1944. […] Con il medesimo spirito di apertura al mondo esterno l'Albania cominciò a partecipare alle riunioni del OSCE; vennero poi avviati dei contatti diplomatici con le Nazioni Unite.”246 Mentre era in carica il governo di unità nazionale e già durante gli ultimi mesi della presidenza Alia “le relazioni internazionali erano comunque caotiche. I conservatori all'interno del ministero degli Esteri tentavano di tener fede agli accordi presi con i governi del Terzo Mondo molti anni prima, mentre i paesi occidentali cercavano di stabilire dei normali rapporti con Tirana. L'Italia fu la prima a farlo, e dopo che navi e ambasciate furono prese d'assalto nel luglio e nell'agosto del 1991, la Comunità europea affidò proprio a questo Stato il compito di seguire il programma di assistenza alimentare che era stato avviato. Il governo Craxi strinse stretti rapporti con alcuni dei comunisti riformisti e per questo più tardi si attirò aspre critiche e accuse –

in particolare da parte del partito democratico – di corruzione e di aver tentato di sostenere il sistema comunista.”247

L'influenza italiana fu molto forte tra il luglio del 1991 e il marzo del 1992, ma con l'insediamento del governo Berisha venne rapidamente soppiantata “dall'incontrastato ascendente degli Stati Uniti sul presidente e sui membri più autorevoli del PD”248

Nel momento in cui la popolazione albanese uscì dai propri confini come un'ondata pressoché incontrollabile, la comunità internazionale, che fino a quel momento aveva avuto, perlomeno apparentemente, un ruolo relativamente marginale nello sviluppo delle trame locali, venne investita da un senso di urgenza che divenne sempre più evidente con l'aumentare della copertura mediatica di quanto andava accadendo. Questo senso di urgenza, dunque, contribuì notevolmente all'apertura di una fase caratterizzata da un forte interesse internazionale soprattutto sulle questioni relative alla “costruzione della società civile nell'ottica di una 'strategia di assistenza alla democrazia' che permetta di aggirare quei problemi e dilemmi democratici che possono portare alla costituzione di democrazie illiberali”249.

In questa prospettiva possono essere inquadrate, per certi versi, la missione Alba, conclusa nell'agosto del '97 e l'operazione Mape-Ueo, con lo scopo di offrire assistenza tecnica al Governo albanese, voluta dall'Unione Europea Occidentale avviata nel 1997 e conclusasi nel 2001250 e di cui si dirà in seguito.

L'andamento dell'incerta situazione politica in direzione di una “progressiva

247 M. Vickers, J. Pettifer, op. cit., p. 293 248 Ivi, p. 294

249 Ibidem

democratizzazione dischiuse all'Albania la prospettiva delle relazioni continentali e con esse della cooperazione internazionale: il giugno 1991 segna l'estensione a Tirana del programma PHARE251 che solo in quell'anno riversò sul paese illirico 24 milioni di

ECU (+ altri 37 a vario titolo). Nello stesso mese l'Albania aderì alla Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE), alla Banca mondiale ed alla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).”252.

L'accelerazione sul fronte della cooperazione internazionale era il frutto di un quadro complesso che aveva consentito all'Albania, nel momento della dissoluzione del blocco orientale, “di far registrare un trend positivo iniziale, con significativi segnali di crescita dell'export (+33% di export nel piano quinquennale '76 - '81), in parte vanificato dalla simultanea decisione di destinare il 2% del PIL alla costruzione di una schiera infinita di bunker, orientati - indifferentemente - verso i quattro punti cardinali. Tali segnali di crescita si rivelarono, però, fatui. Nel Biennio '90-'91 l'Albania conobbe una crisi senza precedenti: il reddito nazionale scese del 62%, la produzione industriale del 69%, quella agricola del 18%. Il PIL nel suo complesso declinò del 27,7%, con un'inflazione che alla fine del 1991 finì per attestarsi sul 200%. Il debito estero giunse a

251 Regolamento (CEE) n. 3906/89 del Consiglio, del 18 dicembre 1989, relativo all'aiuto economico a favore della Repubblica di Ungheria e della Repubblica popolare di Polonia in GUCE L 375 del 23.12.1989. PHARE (Pologne Hongrie Aide pour la Réconstruction Economique, Aiuto per la ricostruzione economica di Polonia e Ungheria) costituiva il principale aiuto di preadesione a favore dei paesi candidati all’adesione all’Unione europea. Questo programma intendeva sostenere principalmente i paesi candidati nel processo di adozione e di applicazione dell’acquis e prepararli alla gestione dei fondi strutturali, concentrati su due priorità: consolidamento delle strutture istituzionali e amministrative (“institutional building”); finanziamento degli investimenti. Avviato nel 1989 per sostenere la ricostruzione delle economie della Polonia e dell’Ungheria, è stato progressivamente esteso all’insieme dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Per il periodo 2007-2013, lo strumento di aiuto di preadesione (IPA) è lo strumento finanziario unico a favore dei paesi candidati all’adesione all’Unione che sostituisce l’insieme degli aiuti di preadesione preesistenti, compreso lo stesso programma PHARE.

252 F. Niglia, a cura di, L'Albania verso l'Unione europea: il ruolo dell'Italia, Istituto Affari Internazionali, Bari, 2009, pp. 11-12

354 milioni di dollari contro i 96 dell'89.”253

Da queste difficili condizioni derivò inoltre la decisione di intraprendere un percorso di cooperazione prevalentemente umanitaria con l'Italia che si concretizzò nella missione Italfor Pellicano254.

Seguendo la stessa linea d'azione, “l'11 maggio '92 l'Albania sottoscrisse con Bruxelles l'Accordo decennale di commercio e cooperazione (che già nello stesso anno farà arrivare a Tirana 109 milioni di ECU). Nel giugno dello stesso anno l'Albania entrò nel North Atlantic Council of Cooperation (NACC), premessa per l'adesione alla Partnership for Peace due anni dopo, il 23 febbraio 1994. Sono gli anni in cui l'Albania divenne il Paese con la più alta percentuale di aiuti pro capite annui di tutta 1'Europa centrale ed orientale (270 ECU a fronte di un reddito medio annuo di 550 dollari).”255

In contrapposizione a un sostanziale immobilismo sul fronte interno, dunque, è possibile rilevare una lenta ma progressiva ripresa dei rapporti internazionali “nel 2000 l'Albania entrò a far parte dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) con l'introduzione delle politiche e delle regole di commercio internazionale che garantiscono agli investitori privati la parità di trattamento nei rapporti commerciali. L'anno successivo l'Albania divenne membro del Programma comunitario di assistenza alla ricostruzione, allo sviluppo e alla stabilità (Community Assistance for Reconstruction, Democratisation and Stabilisation, CARDS) e, dal 1° maggio 2007, del CEFTA (Accordo centroeuropeo di libero scambio) al quale aderirono anche la Croazia, FYROM, la Serbia, la Bosnia-Herzegovina, il Montenegro e la Moldova. Tale accordo è importante sia per la creazione di una zona di libero scambio regionale

253 Ivi, p. 11 254 Ivi, p. 12 255 Ibidem

sempre più avanzata sia per attuare un'armonizzazione della normativa doganale e fiscale dei Paesi aderenti, propedeutica ad una futura adesione all’Ue. A tali accordi si aggiunge l’Accordo commerciale interinale”256.

Sul fronte dei rapporti bilaterali, “il 17 gennaio 2001 Tirana ha riallacciato i rapporti con la Jugoslavia, interrotti dopo la guerra in Kosovo. Questa vivacità internazionale riflette un sentimento profondo in seno al popolo albanese: secondo uno studio condotto dall'Istituto albanese per la democrazia e la mediazione (IDN) pubblicato dalla rivista Shqip, il 90% della popolazione è favorevole all'ingresso nella NATO, mentre 1'83% lo vede correlato all'ingresso nell’Ue. Criticità sul fronte dell'orientamento filo-occidentale non sembrano essere emerse neanche nei passaggi critici: ad esempio il fatto che l'Albania abbia aderito alla Conferenza islamica non ha rappresentato in alcun modo un ostacolo nelle relazioni con l'Occidente”257.

Contemporaneamente è possibile rilevare una progressiva distensione con la Grecia “con cui la tensione ha matrici storiche (l'invasione del '40) e contemporanee (le controverse condizioni della minoranza etnica greca in Albania e della colonia di lavoratori albanesi in Grecia) hanno in realtà superato i passaggi più difficili.”258

Nell'ottica di un consolidamento delle relazioni transatlantiche e della trasformazione del paese da “consumatore puro di stabilità a timido "produttore"”259, va interpretato l'impegno in aree come l'Afghanistan “(in ambito PfP Nato l'Albania ha inviato un'unita d'élite di 30 commandos nel quadro della ISAF), l'Iraq (120 uomini nell'operazione "Iraqi freedom"), la Bosnia Erzegovina (70 uomini nella missione Eufor

256 Ibidem 257 Ivi, p. 13 258 Ibidem 259 Ibidem

Althea), il Ciad (alla missione EUFOR parteciperà un’unità composta da 62 commandos) senza escludere pari presenza in Libano.”260

Tale impegno va interpretato anche come “progressivo avvicinamento di Tirana alle istituzioni euro-atlantiche che ha avuto nel vertice NATO di Bucarest dell'aprile 2008 la consacrazione (con l'invito ufficiale all'ingresso) ed il successivo avvio delle procedure ad hoc.”261

Contemporaneamente, alcune iniziative come l'impegno alla non estradizione presso la Corte Penale Internazionale de L'Aja di cittadini statunitensi residenti in Albania, continuano a evidenziare il rapporto privilegiato che Tirana intende mantenere con gli Stati Uniti, e che potrebbe portare delle complicazioni sul cammino di integrazione europea262. Infatti, “la piena collaborazione con gli Stati Uniti, che sono il principale partner strategico e di sicurezza dell’Albania, è stata ribadita a più riprese, sia, come detto, in termini di impegno militare, che diplomatico (riconoscimento immediato dell'indipendenza del Kosovo).”263.

Nel più ampio quadro delle relazioni con i grandi 'attori internazionali', “la collaborazione con gli Stati Uniti ha rappresentato un elemento talvolta problematico [...] le relazioni con la Cina, legata all'Albania da un pluriennale rapporto, hanno conosciuto un significativo appannamento in occasione della crisi degli ex detenuti di Guantanamo, nella primavera 2006. L'ospitalità concessa da Tirana, su richiesta del Dipartimento di Stato americano, ai cinque cittadini uiguri riconosciuti dalle corti statunitensi - dopo una detenzione di quattro anni - non colpevoli di atti terroristici, ha

260 Ibidem 261 Ibidem 262 Cfr., ivi, p. 14 263 Ibidem

scatenato una sentita reazione di Pechino, concretizzatasi in un temporaneo congelamento dei rapporti con Tirana, nonostante la continua ed affermata politica "Un paese, due sistemi" che l'Albania persegue”264.

Nonostante questo, i rapporti con la Cina si sono rapidamente normalizzati portando alla firma di “accordi di cooperazione economica e tecnologica nonché relativi al settore degli archivi, fra i due Paesi. La Cina è oggi il quinto partner commerciale dell'Albania.”265

Anche i rapporti con la Russia (partner di Tirana nell'Organizzazione di cooperazione economica del Mar Nero) hanno attraversato momenti difficili a causa della presa di posizione albanese sull'indipendenza kosovara, e il fatto che la direttrice euro-atlantica rimanga prioritaria nell’orizzonte politico istituzionale albanese non lascia intravedere margini di riavvicinamento266.