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Il settore delle piante officinali in Italia

con il termine piante officinali, definizione che deriva da una tradizione culturale e storica del nostro paese, sancita in una normativa risalente al 1931 (l. n.99/1931) - tuttora vigente - si identifica una serie di specie vege- tali molto eterogenea da un punto di vista agronomico, che a sua volta comprende, sulla base delle principali destinazioni d’uso, le piante medicinali, aromatiche e da profumo.

Il termine ”officinale” deriva dal latino officina, ossia il laboratorio dove le piante venivano sottoposte alle va- rie lavorazioni (essiccazione, triturazione, macerazione, estrazione di essenze, ecc.) in modo da renderle utilizza- bili ai diversi scopi. tale definizione non trova riscontro né nelle statistiche ufficiali né nella terminologia in uso in altri paesi, dove si parla di piante medicinali, aromati- che e da profumo.

Le piante officinali sono una categoria ampia di spe- cie botaniche, non riconducibili alle classiche categorie agronomiche (erbacee, leguminose, arboree, legnose, orticole, ecc.), costituendo una classe di piante trasversa- le e dal punto di vista botanico, agronomico ed ecologico. In particolare, l’espressione piante medicinali, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, si riferisce a cia- scun vegetale che contenga, in uno o più organi, delle sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici. In senso più specifico, secondo la farmacopea ufficiale italiana e quella europea, con questa espressione si fa generalmente riferimento a piante intere, frammentate o tagliate, parti di piante, alghe, funghi, licheni in uno stato non trattato, generalmente in forma essiccata, ma talvolta fresche.

con i termini pianta aromatica e da profumo si identifica- no le piante ricche in oli essenziali, contenenti sostanze aromatiche gradevoli al gusto, altre sostanze odorifere o molecole con attività sensoriale, che possono essere utilizzate per la preparazione di aromi e di profumi. Le piante officinali possono essere quindi utilizzate in ali- menti, integratori alimentari, cosmetici, farmaci, mangi- mi e prodotti veterinari, prodotti per l’industria tintoria e conciaria, agrofarmaci e prodotti per la casa.

Malgrado la trasformazione delle piante officinali affondi le radici nella tradizione culturale italiana, la coltivazione di queste piante è tuttora un’attività di nicchia nell’ambi- to dell’agricoltura e ha da sempre ricevuto scarsa atten- zione; tradizionalmente, le produzioni erano rappresen- tate da specie spontanee e il segmento è caratterizzato da un elevato numero di prodotti, ma scarsi volumi. In aggiunta, molte specie utilizzate dalle industrie a valle non sono prodotte o non sono producibili in Italia, con la conseguente necessità di ricorrere all’importazione. Oggi il contesto è molto cambiato per effetto dei cam- biamenti della politica agricola comunitaria e, in parti- colare, con il disaccoppiamento dei pagamenti diretti, che ha aperto spazi alla coltivazione di prodotti agricoli minori, ma in alcuni casi molto redditizi e con sbocchi di mercato più interessanti. Inoltre, l’eliminazione delle reti di protezione dell’intervento pubblico e del sostegno dei prezzi hanno accresciuto la necessità per le imprese di diversificare le produzioni al fine di ridurre il rischio di reddito; tale processo è peraltro sostenuto dalla politica di sviluppo rurale. Ne discende una maggiore attenzio- ne per queste produzioni, da parte sia delle imprese che dei decisori pubblici, soprattutto a livello locale. Infine, il settore delle piante officinali ha ricevuto, nell’ultimo de-

1 Questo capitolo rappresenta un estratto del Rapporto ISMEA, “Piante officinali in Italia: un’istantanea della filiera e dei rapporti tra i diversi

attori”, 2013, che contiene i risultati del lavoro effettuato nell’ambito del progetto “Osservatorio economico del settore delle piante officinali” affidato all’ISMEA dal MIPAAF.

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cennio, una notevole spinta evolutiva, come conseguen- za dell’accresciuta domanda di prodotti legati alla sfera della salute e del benessere da parte dei consumatori. più in generale, l’interesse del consumatore per tutti quei prodotti che rientrano nell’area del benessere glo- bale è cresciuto in questi anni, dando impulso al mercato degli integratori, degli alimenti addizionati, dei prodotti cosmetici a base di erbe, ecc., interesse che, secondo le analisi di mercato, resiste malgrado il perdurare della crisi economica.

per valutare la consistenza del settore delle officinali nella fase primaria, sia a livello europeo che nazionale, si deve fare riferimento alle statistiche sulle strutture agricole (i censimenti e le indagini intercensuarie), che forniscono i dati sul numero di aziende e sulle superfi- ci investite a piante aromatiche, medicinali, spezie e da condimento.

Nel 2010, secondo i dati dell’ultimo censimento dell’a- gricoltura, le aziende con una superficie investita a pian- te aromatiche, medicinali e da condimento (d’ora in poi paMc per brevità) sono 2.938 e la superficie investita complessiva è di 7.191 ettari.

In europa (paesi dell’ue più Norvegia e Svizzera) si con- tano nello stesso anno oltre 36.000 aziende, per un to- tale di ettari investiti che sfiora i 234.000. Quasi 8.000 aziende sono localizzate in Francia, 6.400 in polonia e 4.600 in Bulgaria, che presenta la maggiore superficie investita, quasi 73.000 ettari.

In Italia, nell’ultimo decennio si è registrata una contra- zione del numero di aziende con paMc (-29% rispetto al 2000) e un notevole incremento della superficie investita, che nel 2000 era pari a poco meno di 2.300 ettari. Di con- seguenza, nel complesso si è registrato un incremento delle superfici medie aziendali, da 0,55 ettari medi per azienda del 2000 ai 2,45 ettari del 2010.

attraverso l’analisi della dimensione complessiva delle aziende, misurata dalla classe di superficie agricola uti- lizzata (Sau), si evince che la diminuzione complessiva del numero delle aziende impegnate nella coltivazione di paMc è in realtà frutto di una contrazione molto con- sistente che ha interessato le microaziende (con meno di 1 ettaro di Sau) e in parte quelle con Sau compresa tra 1 e 2 ettari; per tutte le altre classi di Sau, invece, le aziende e le superfici investite a paMc sono aumentate, con incrementi maggiori al crescere della dimensione delle aziende.

L’analisi dell’evoluzione delle strutture agricole nel de- cennio 2000-2010 mostra quindi una crescita dell’in- teresse nei confronti di queste produzioni, soprattutto da parte delle aziende agricole di maggiori dimensioni. un’analisi più approfondita dei dati del censimento 2010 ha consentito di individuare, tra le aziende coinvolte nella coltivazione di officinali, la coesistenza di diversi modelli produttivi. tra le aziende fortemente specializ- zate nelle paMc sono presenti aziende sia piccole sia medio-grandi o grandi (tra 10 e 50 ettari di Sau) rispetto al panorama agricolo nazionale. In alcuni casi, l’azien- da agricola rappresenta la base primaria di un’attività di produzione totalmente integrata, che giunge fino alla realizzazione dei prodotti finiti distribuiti direttamente a farmacie ed erboristerie. Dall’altro lato, vi è un’am- pia gamma di aziende diversificate dove la coltivazione di officinali rappresenta una fonte di reddito integrativa,

Le “Piante aromatiche, medicinali, spezie e da condimento” fanno parte del gruppo più ampio delle “Piante industriali”. La voce corrispondente nelle statistiche Eurostat è “Aro- matic, medicinal and culinary plants”. Tuttavia, da questo gruppo sono escluse le coltivazioni che hanno anche pro- prietà officinali, ma che sono classificate nell’ambito delle colture legnose (agrumi, vite, frutti di bosco, ecc.) e orticole (cipolla, aglio, finocchio, prezzemolo, ecc.). Il glossario del censimento dell’agricoltura 2010 elenca a titolo esemplifi- cativo le seguenti specie: altea, aneto, angelica, anice, ar- nica, assenzio, bardana, belladonna, calendula, camomilla, cappero, cardo, cerfoglio, colchico, crescione, cumino, digi- tale, dragoncello, edera, gelsomino, genziana, hamamelis, iperico, iris, issopo, lavanda, liquirizia, maggiorana, malva, melissa o cedronella, menta, millefoglie, mughetto, origa- no, passiflora, piretro, rafano, rosmarino, ruchetta o rucola, salvia, sclarea, segale cornuta, valeriana, zafferano, ecc..

talvolta associata all’attività agrituristica o di trasforma- zione di prodotti aziendali.

La coltivazione di piante officinali è diffusa in tutto il ter- ritorio nazionale e quasi ovunque le superfici risultano aumentate rispetto all’inizio del decennio; le regioni che risultano maggiormente specializzate nelle paMc sono piemonte, emilia-Romagna, toscana, Marche, Basilica- ta, ma importanti zone di produzione sono presenti an- che in puglia, Sicilia e abruzzo.

per quanto riguarda il dettaglio delle specie di piante officinali prodotte in Italia e, più in generale, di quelle utilizzate nella filiera, attraverso un’indagine ad hoc2 è stato stilato un elenco aggiornato delle specie officinali utilizzate in Italia, provenienti da diversi paesi del mon- do. Nella lista sono presenti 296 specie3 e, complessi- vamente, è stato stimato che l’impiego ammonta a circa 25 mila tonnellate all’anno, per un valore alla fase di in- grosso di circa 115 milioni di euro.

Tab.1 - Imprese biologiche che operano nel settore delle piante aromatiche, medicinali e da condimento (n.), 2011

Regione Totale di cui produttori esclusivi di cui produttori-prepara-tori/ importatori di cui preparatori e prepa-ratori/ importatori

Piemonte 120 85 25 10 Valle d'Aosta 3 2 1 - Liguria 56 33 16 7 Lombardia 43 27 7 9 Trentino-Alto Adige 6 1 2 3 Veneto 11 5 3 3 Friuli-Venezia Giulia 18 13 4 1 Emilia-Romagna 86 56 16 14 Marche 108 93 14 1 Toscana 98 64 26 8 Umbria 13 8 3 2 Lazio 31 24 5 2 Abruzzo 5 4 1 - Molise 1 1 - - Campania 8 4 3 1 Puglia 13 8 3 2 Basilicata 4 2 - 2 Calabria 39 29 8 2 Sicilia 49 32 14 3 Sardegna 33 33 - - Totale 745 524 151 70

Fonte: elaborazioni ISMEA su dati FederBio/OdC.

2 Indagine svolta dalle associazioni di settore FIPPO e Assoerbe e SISTE (Società italiana scienze applicate alle piante officinali e ai prodotti per la salute). 3 Di cui 160 sono coltivate (54%), 73 specie sono spontanee (25%) e le restanti 63 specie sono sia coltivate che raccolte in natura.

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142 tra le 296 specie censite, corrispondenti al 48% del totale, sono coltivate o coltivabili nel nostro paese. I vo- lumi d’impiego potenziali per le piante in Italia ammon- tano a quasi 18 mila tonnellate, pari al 73% del totale; è stato stimato un valore del mercato all’ingrosso di 74 milioni di euro. Le principali specie in termini di valore economico, tra quelle coltivabili (e in parte già coltivate) sono: mirtillo nero, zafferano, vite rossa, ginkgo biloba, cardo mariano, passiflora, camomilla, genziana, valeria- na.

La produzione di piante officinali biologiche