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Il turismo in Emilia-Romagna nel 2009

Nel documento Rapporto 2009 (.pdf 2.0mb) (pagine 35-40)

2. Il bilancio consuntivo 2009 del turismo in Emilia-

2.1. Il turismo in Emilia-Romagna nel 2009

Il bilancio del movimento turistico 2009 in Emilia-Romagna, con-siderata la situazione socioeconomica del Paese, è soddisfacente.

I numeri assicurano una sostanziale conferma dell’attrattività della nostra Regione sul mercato turistico domestico, mentre la componen-te incomponen-ternazionale registra una diminuzione del 2,3% degli arrivi e del 3,8% delle presenze nonostante la “ripresina” del mercato tedesco.

2.1.1. Consuntivo regionale

L’elaborazione del dato annuale è stata effettuata sulla base dei bilanci consolidati dei comparti balneare (maggio-settembre + altri mesi), delle città d’arte e d’affari (su base annuale), appenninico (ver-de e bianco) e termale (aprile-ottobre).

La domanda italiana, che oggi rappresenta il 77% degli arrivi ed il 79,2% delle presenze regionali, presenta – a grandi linee come nel 2008 – una crescita degli arrivi ed un’ulteriore riduzione delle presen-ze. Il 2009 è il secondo anno di leggera contrazione del movimento balneare.

La formula più arrivi e meno presenze è destinata a continuare a causa della crescente frammentazione delle vacanze e della con-seguente riduzione della durata dei soggiorni. Le vacanze brevi (gli short breaks) stanno sostituendo le classiche settimane di vacanza ed hanno portato a 5,9 giorni la durata media del soggiorno a livello regionale.

La crisi dei mercati russo, inglese e scandinavo produce una flessione della componente internazionale: il buon incremento della clientela straniera sull’Appennino non compensa la diminuzione regi-strata negli altri comparti regionali.

Movimento turistico in Emilia-Romagna

Arrivi 2008 2009 Var. % 09/08

Italiani 6.629.000 6.680.000 +0,8

Stranieri 2.038.000 1.991.000 -2,3

TOTALE 8.667.000 8.671.000 +0,05

Presenze 2008 2009 Var. % 09/08

Italiani 41.640.000 40.679.000 -2,3

Stranieri 11.127.000 10.704.000 -3,8

TOTALE 52.767.000 51.383.000 -2,6

Fonte: Osservatorio Turistico Emilia-Romagna

La flessione del movimento turistico nei vari comparti dell’Emilia- Romagna è leggera ma continua. Le perdite sono la conseguenza della fase recessiva, della turbolenza economica, del minor movimento di turismo d’affari, della maturità del sistema termale e della concorren-za internazionale che sta trasformando una crisi che doveva essere di carattere “congiunturale” in crisi “strutturale”.

Il movimento nei comparti turistici

Comparto ARRIVI Var. % PRESENZE Var. %

2008 2009 09/08 2008 2009 09/08

Riviera Estate 4.722.000 4.740.000 +0,4 40.108.000 39.030.000 -2,7 Riviera

Altri mesi

1.024.000 1.036.000 +1,2 3.527.000 3.436.000 -2,6 Appennino 318.000 325.000 +2,2 2.648.000 2.638.000 -0,4 Città d’arte 2.243.000 2.227.000 -0,7 4.687.000 4.554.000 -2,8 terme 360.000 343.000 -4,7 1.797.000 1.725.000 -4,0 TOT. REGIONE 8.667.000 8.671.000 +0,05 52.767.000 51.383.000 -2,6 Fonte: Osservatorio Turistico Emilia-Romagna

2.1.2. Scenario qualitativo 2009

A. La riviera dell’Emilia-Romagna ha registrato un andamento migliore della maggior parte delle destinazioni balneari italiane.

Di fronte alle difficoltà economiche degli italiani e degli europei, alla crisi dell’intermediazione e al tendenziale accorciamento delle vacanze, ha saputo reagire con tempismo attraverso investimenti promozionali e pubblicitari straordinari. Molte altre destinazioni turistiche italiane hanno affrontato un’estate critica dal punto di vista quantitativo (arrivi e presenze).

Il sistema ricettivo alberghiero della Riviera in molti casi è andato meglio rispetto alle aspettative e anche rispetto all’andamento del 2008, ma il bilancio complessivo perde comunque arrivi e presenze per la caduta verticale degli appartamenti turistici che presentano (in tutta la Regione) la peggiore performance del decennio. Gli appar-tamenti turistici, insieme ai campeggi (che invece hanno avuto una stagione positiva), rappresentano oltre il 40% dell’offerta turistica regionale.

In sostanza, il sistema extralberghiero ha risentito sia della crisi economica che della frammentazione delle vacanze (il 23% delle unità censite dall’Osservatorio è rimasto sfitto per l’intera estate).

Un dato di questa portata appare drammatico, perché questo tipo di offerta ricettiva da un lato si collega allo sviluppo dell’edilizia bal-neare e dall’altro fa contrarre la durata media della vacanza (l’affitto degli appartamenti ha una durata media di 2 settimane). Se si vuole porre rimedio a questa emorragia di vacanze familiari tradizionali in appartamento servono interventi di marketing, ma soprattutto una profonda riqualificazione dell’offerta.

In estrema sintesi, le cause della flessione della Riviera dipendono certamente dalla crisi economica, dalla concorrenza dei Paesi “fuori dall’area euro” che praticano prezzi incredibili, dagli effetti dell’accor-ciamento della durata delle vacanze, dalla frammentazione dei sog-giorni, ma anche dalla maturità dell’offerta e dalla qualità dell’ospita-lità complessiva; ed infine anche dal sensibile aumento dei prezzi.

B. Le città d’arte e d’affari risentono della contrazione dei viaggi aziendali che secondo l’Osservatorio Business Travel sono stati for-temente penalizzati dal ridimensionamento dell’attività industriale e commerciale. La recessione ha influenzato negativamente la maggio-ranza delle aziende italiane.

Come si evince dalla tavola che segue la performance degli alberghi ha risentito di una serie di tagli, ma anche della crisi dei quartieri fieri-stici e della sensibile contrazione dei viaggi d’affari con pernottamento.

Nel 2009 anche i grandi congressi hanno subito pesanti tagli, men-tre hanno resistito, pur diminuendo di numero, i piccoli congressi e gli incontri che si sono svolti all’interno degli alberghi.

La re-distribuzione delle presenze prodotta dalla crisi dei viaggi d’affari, dall’overbuilding e dagli Internet Distribution Systems ha prodotto una competizione incontrollata tra alberghi nuovi e alberghi tradizionali, tra alberghi a 4 e 3 stelle, tra centro e periferia. Gli opera-tori delle città capoluogo come Bologna, Reggio Emilia e Parma sono esasperati per la nascita di nuove strutture alberghiere e per i continui

aumenti dell’offerta di alloggio. L’overbuilding ha immesso sul merca-to dell’ospitalità migliaia di nuove camere di qualità superiore con il risultato che “a parità di movimento” si è ridotto sensibilmente l’indi-ce di occupazione camere e il ricavo medio dei singoli alberghi.

Viaggi e spostamenti commerciali e d’affari 2009 su 2008 (valori percentuali)

Viaggi d’affari in Italia con pernottamento (1-2 gg) -9,4

Incontri clienti – fornitori -5,3

Riunioni aziendali -9,3

Partecipazione a Fiere -14,4

Viaggi in auto per motivi di lavoro/commerciali -9,2 Viaggi in aereo per motivi di lavoro/commerciali -10,1 Viaggi in treno per motivi di lavoro/commerciali +10,9 Spese per viaggi d’affari 2009 in Italia (6.863 mln. di euro) -11,5

Spese per alloggio e ospitalità -10,8

Spese per vitto e ristoranti -4,8

Fonte: Osservatorio Business Travel, gennaio 2010

L’eccesso di offerta sta comprimendo i prezzi che a loro volta rischiano di influire sulla qualità dell’ospitalità. Gli operatori da un lato inseguono la domanda con prezzi straordinari (si rileva la presen-za di pernottamenti a 45 euro in hotel a 4 stelle), ma dall’altro sono costretti a ridurre i costi. Di conseguenza i servizi e la qualità offerta peggiorano.

Questo disorientamento dell’offerta rischia di provocare una fles-sione della customer satisfaction.

C. Le terme dell’Emilia-Romagna lanciano segnali ottimistici ma le strutture ricettive, residence e alberghi, affrontano una stagione di ulteriore flessione del movimento turistico. I comuni e gli stabi-limenti termali dichiarano di avere beneficiato nelle ultime stagioni di una “ripresina” collegata alla domanda di benessere, ma nel 2009 questa tipologia di domanda ha ottenuto risultati inferiori rispetto al termalismo tradizionale.

Nei 23 centri termali dell’Emilia-Romagna che aderiscono all’Unio-ne di Prodotto Terme, Salute e Beall’Unio-nessere, infatti, il settore beall’Unio-nessere ha registrato un incremento del +6,9%, mentre le cure termali tradi-zionali richieste dalla clientela privata hanno ottenuto un

sorprenden-te +8,7%. Questo nuovo fenomeno viene ora studiato dai gestori degli stabilimenti per capirne la possibile persistenza o la volatilità.

L’affiancamento ai trattamenti classici termali delle nuove offerte di benessere, di cure dolci, di Spa, produce evidentemente una mag-giore attenzione anche alle cure tradizionali.

La formula di maggior successo è quella di Bagno di Romagna che è riuscita a compiere il passo più logico: diventare una SPA. Bagno di Romagna grazie all’acquaticità somma prevenzione e benessere, alberghi di qualità e atmosfere di vacanza e ambienti termali che sembrano “balneari”.

La formula è replicabile semplicemente, mettendo a disposizione dei turisti grandi piscine di acqua termale naturale e/o riscaldata.

I gestori degli stabilimenti, anche quelli più vicini ai grandi serba-toi turistici della Lombardia, sembrano invece impegnati sull’eroga-zione di servizi termali classici, su progetti sanitari e di riabilitasull’eroga-zione che spesso non producono ricavi sufficienti.

Impossibile frenare l’emorragia di curandi che costituiscono ancora il core business delle località termali dell’Emilia- Romagna, improbabile sbloccare una situazione che accentua la sfiducia degli operatori alberghieri (che non investono su proprie Spa perché non possono contare sull’acqua termale).

La situazione, come si può vedere dai numeri, sta peggiorando ma gli equivoci e le resistenze di molti stabilimenti insieme alla mancan-za di chiarezmancan-za bloccano ogni iniziativa.

Il benessere, che avrebbe dovuto rappresentare il concept centrale per il rilancio di un settore giunto alla fase terminale, nel 2009 viene distribuito e venduto da sempre più soggetti, spesso in formati equi-voci, con modalità artigianali, in strutture peggiori di quelle classiche termali. Si stima che siano già 25.000 gli esercizi che vendono benes-sere, di cui 4.400 sono alberghi e agriturismi (offrono piccole piscine idromassaggianti “clorate”, poi massaggi e trattamenti non medicali ai quali aggiungono alloggio e piaceri della tavola).

Federterme sta cercando di separare culture e concetti, autoriz-zazioni e denominazioni, ma il tempo passa e gli alberghi termali peggiorano la loro performance. I prezzi del comparto sono rimasti stabili, sui livelli del 2008.

D. L’Appennino emiliano-romagnolo, abituato a piccoli volumi di traffico, ai ritmi lenti dell’escursionismo estivo e a considerare il turismo un fenomeno importante ma “relativo”, convive pacifica-mente con la maturità della propria offerta, con le difficoltà struttu-rali e con le stagioni estive in progressiva contrazione. L’Appennino

dell’Emilia-Romagna non è mai uguale a se stesso; ogni provincia ha un suo polo turistico in quota, ogni polo ha una stagione bianca (invernale) e una verde (estiva), ogni comunità diventa più dinamica in prossimità delle stagioni bianche e più lenta nei mesi estivi. Le quo-te più alquo-te che possono contare sull’innevamento delle pisquo-te, attirano turisti diversi da quelli dell’arco alpino, ma egualmente esigenti.

Quello che indebolisce l’offerta appenninica invernale è l’incer-tezza meteo, perché i flussi turistici per essere continui, solidi e leali devono potere contare sulle basse temperature e sull’innevamento (naturale o artificiale), che spesso alle quote appenniniche sono diffi-cili da garantire.

Le massime autorità regionali vorrebbero che l’offerta, gli esercen-ti e le amministrazioni locali riprendessero a seminare, ad incenesercen-tiva- incentiva-re, ad investire per la riqualificazione dell’ospitalità.

Ma un’industria che vive temendo gli inverni asciutti e la man-canza di innevamento ha oggettive difficoltà ad investire se non ha le risorse di Trento, Bolzano e della Valle d’Aosta.

Le brevi estati e i week-end invernali in buona sostanza non basta-no per incamerare risorse sufficienti per investimenti di qualità. Nè consentono slanci pubblicitari visibili sulle reti nazionali.

La vision degli operatori è orientata verso le attività normali, solo raramente punteggiate da slanci straordinari. La Provincia di Modena (il Cimone) può essere definita quella a maggiore vocazione turistica.

Nel resto dell’Appennino emiliano romagnolo si spera di riuscire a mantenere gli standard 2009 e di riagganciare il trend degli ultimi 3 anni. Consuntivo quantitativo: crescita degli arrivi e leggera riduzione delle presenze. Prezzi in leggera crescita rispetto al 2008.

In questa situazione, gli esperti interpellati e il Panel degli opera-tori invitano la Regione, le comunità, gli enti e le auopera-torità in generale ad immaginare “un colpo d’ala” non solo promozionale, temporaneo, occasionale, ma forte abbastanza da rialzare la quota di volo della montagna appenninica per la quale – secondo gli esperti – continua a valere lo slogan “è l’offerta che crea la domanda”.

Nel documento Rapporto 2009 (.pdf 2.0mb) (pagine 35-40)