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I marchi presenti in Emilia-Romagna

Nel documento Rapporto 2009 (.pdf 2.0mb) (pagine 197-0)

5. Turismo e sostenibilità ambientale

5.1. I marchi ecologici per il turismo

5.1.2. I marchi presenti in Emilia-Romagna

AIAB: Associazione Italiana Agriturismi Bioecologici

L’associazione socio fondatore di ICEA, Istituto Certificazioni Eco-logiche e Ambientali. L’Istituto di Certificazione Etica e Ambientale è stato fondato a Roma nel 2000, allo scopo di aggregare soggetti impe-gnati nello sviluppo etico e sostenibile delle attività umane, per lo svolgimento di attività di controllo e certificazione organizzata secon-do i criteri di competenza, indipendenza, imparzialità e trasparenza delle norme internazionali UNI EN 45011.

Oggi ICEA è tra i più importanti organismi del settore in Italia e in Europa, con oltre 11mila aziende certificate, 300 tecnici e 23 Strutture Operative Territoriali in Italia e all’estero.

Settori di attività:

– Prodotti agricoli ed alimentari da agricoltura biologica (Reg.

CEE 834/2007)

– Prodotti alimentari tipici (Reg. CEE 2081/92) – Prodotti tessili biologici (GOTS)

– Materiali per la bioedilizia (Standard ANAB) – Mobile Ecologico (Standard ANAB)

– Cosmetici Bio-ecologici (Cosmos)

– Turismo sostenibile (Standard Eco Bio Turismo di ICEA) – Certificazione Etica (SA8000, in accordo con CISE)

In ambito di turismo sostenibile l’Istituto certifica gli agriturismi Bio-ecologici in accordo allo standard dell’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) e dall’inizio del 2009, ICEA ha deciso di sviluppare un proprio Standard per l’Eco-Bio Turismo estendendo la sua applicazione a tutte le principali tipologie di struttura turistica:

agriturismo, B&B, hotel, camping.

Tale standard è diviso in requisiti obbligatori e volontari, suddivisi a loro volta in 5 aree tematiche. In particolare i requisiti obbligatori sono i seguenti.

tTutela dell’ambiente e delle risorse naturali

1) Agricoltura biologica certificata dall’organismo di certificazione autorizzato.

2) Paesaggio e biodiversità: adozione di misure idonee a mante-nere invariato il paesaggio ambientale e/o reintrodurre gli elementi naturali tipici del luogo.

3) Verde ornamentale e ricreativo anch’essi gestiti con il metodo biologico.

tGestione ecologica delle strutture ricettive

1) Minimizzazione dell’inquinamento dell’aria all’interno dei con-fini degli ambienti.

2) Riduzione consumi energetici per il riscaldamento invernale e il rinfrescamento estivo, ad esempio con caldaie che rendano per il 90%, l’impianto di riscaldamento deve avere regolazione automatica e termostatica, impianti di condizionamento di classe A.

3) Riduzione dei consumi per impianti di illuminazione e apparec-chi elettrici (almeno il 75% di lampadine ed elettrodomestici di classe A).

4) Contenimento dei consumi idrici (fra cui applicazione degli aeromiscelatori, WC con scarico di 6 litri di acqua, dispositivo di bloccaggio e/o doppio tasto; cambio asciugamani solo se richiesto dall’ospite).

5) Riduzione e corretta raccolta dei rifiuti (ad esempio si prevede l’utilizzo di vettovaglie solo se biodegradabili, da evitare i prodotti monodose per l’igiene, la carta per uso ufficio, la carta igienica e il materiale informativo sono in carta riciclata).

6) Informazione e sensibilizzazione degli ospiti attraverso brochu-res, poster e materiale informativo vario che guidi l’ospite al corretto e risparmioso utilizzo dei servizi.

– Promozione della cultura locale (tramite la messa a disposizione di informazioni sul luogo).

– Ristorazione biologica.

– Mobilità Sostenibile: favorire l’utilizzo da parte degli ospiti che lo desiderano dei mezzi non a motore.

I requisiti facoltativi prevedono l’aumento dell’impegno della struttura nelle aree tematiche e negli specifici punti previsti (4).

La scelta di suddividere i criteri in obbligatori e facoltativi ha l’intento di rendere lo standard più flessibile per le imprese, con un sistema premiante di punteggi che formano in profilo ambientale dell’azienda e che indichi la strada per migliorare.

Tra gli elementi peculiari da sottolineare di questo disciplinare vi è il fatto che l’attenzione non è solo focalizzata sull’aspetto energetico della sostenibilità, ma anche sull’elemento indiretto della tutela del territorio. Introducendo questa tematica al primo posto dello stan-dard, si dà grandissima importanza e valore alle aziende che compio-no delle azioni in favore del territorio dove si trovacompio-no, sia dal punto di vista ambientale che antropico, con la valorizzazione della cultura e tradizioni locali. Anche con il terzo punto vengono premiate le strut-ture fortemente legate al territorio cui appartengono.

Le aziende che richiedono la certificazione e l’uso del marchio Eco Bio Turismo, a differenza di quanto avviene per altri standard (ad es.

l’Ecolabel), sono oggetto di una approfondita verifica ispettiva e ad un piano di sorveglianza negli anni successivi al rilascio del certificato.

Un problema che l’ente certificatore ha notato è che le aziende lamentano che, pur avendo investito tanto per ottenere un vantaggio competitivo nei confronti delle aziende senza il marchio, riscontrano, invece, che i turisti non prestano attenzione a queste tematiche. Le radici della questione vengono fatte risalire alla mancanza di promo-zione e comunicapromo-zione concreta del turismo sostenibile. Nonostante ultimamente se ne parli molto, rimane difficile che questa forma di turismo diventi una linea strategica forte e concreta e non si hanno

(4) Dallo Standard Eco-Bio Turismo di Icea (luglio 2009).

perciò riscontri su un maggiore educazione delle persone in questo senso. La domanda da parte del turista è ancora lontana dall’es-sere formata e rimane perciò indietro, mentre l’offerta avanza. Ci si rende conto che il problema è anche individuare chi ha il compito di svolgere questo importante lavoro sulla promozione: amministra-zione pubblica, associazioni di categoria, associazioni di impresa o privati? In ogni caso il problema è sentito, come è anche forte la necessità di supporto nella comunicazione e nell’affrontare i costi delle aziende virtuose nel campo della sostenibilità.

Nella fase precedente la certificazione, in cui l’azienda cerca di individuare i cambiamenti da attuare per ottenerla, la difficoltà degli operatori è capire quali sono le azioni migliori per ovvia mancanza di competenze. Spesso i ricettori tentano da soli di individuare la scelta più appropriata. Anche se si avvalgono dell’aiuto di un tecnico per uno strumento specifico, affinché l’azione sia buona necessitano di una fon-te da cui acquisire le informazioni per elaborare un progetto impren-ditoriale che comprenda tutti gli aspetti. Il problema aumenta nel caso in cui lo strumento su cui si ipotizza l’investimento è poco conosciuto e diffuso o i fornitori sono difficili da trovare e male informati.

In positivo il fatto che le aziende vedono nella certificazione uno strumento che possa dare oggettiva evidenza, tramite la valutazione di un ente terzo, degli sforzi effettuati per rendere la struttura e i ser-vizi proposti più sostenibili. In altri termini, la certificazione è vista come lo strumento per dare fiducia ai clienti e per differenziarsi dai concorrenti (5).

Ecolabel Europeo o Eu Flower

Quando è nato, a cosa serve, i vantaggi

Il marchio è fondato sul rispetto scrupoloso di una serie di criteri che consentono alle strutture che lo ricevono di distinguersi, a livello europeo, per l’impegno al miglioramento della qualità ambientale e forniscono agli utenti garanzie sicure circa l’efficienza delle misure di protezione adottate.

L’Ecolabel per il turismo è nato il 14 aprile del 2003 quando la Commissione Europea ha esteso l’applicabilità del marchio comuni-tario di qualità ecologica ai servizi di ricettività turistica (Decisione 2003/287/CE).

(5) Dall’intervista a Paolo Foglia, responsabile Ricerca e Sviluppo di ICEA (Istituto Certificazioni Ecologiche e Ambientali).

Nel documento Rapporto 2009 (.pdf 2.0mb) (pagine 197-0)