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Imparare ad abitare il Mondo: importanza e utilità della geofi- geofi-losofia nella formazione

Nel documento La geografia (pagine 145-149)

Il pensiero sviluppato dalla ricerca geofilosofica si inserisce perfetta-mente nei propositi degli insegnamenti che ammiccano all’interdisciplina-rità, come richiesto anche dalle linee guida dettate dal Governo, approfon-dendo e ampliando le competenze degli studenti sia sul piano puramente co-noscitivo sia su quello metodologico, integrando aspetti che spesso vengono tralasciati da didattiche monodisciplinari e “canoniche”. Essa non si pone solamente come disciplina in grado di far dialogare geografia e filosofia, ma all’interno del proprio bagaglio di saperi porta con sé i modi e i metodi per un dialogo continuo con altre discipline umanistiche - quali possono essere a letteratura, la storia, la storia dell’arte e l’antropologia - e con le scienze dure e saperi tecnici - tra cui si possono citare l’architettura, l’urbanistica e le scienze della terra. Inoltre questo tipo di insegnamento può risultare utile all’apprendimento dell’ampio e sfaccettato discorso geografico istruendo e generando possibilità di sviluppo e di informazione e formazione all’idea critica dello dell’abitare, ai concetti di spazio, luogo, paesaggio, ambiente, contesto ed educare ad un approccio etico ed estetico al sapere, importante ai fini dei precetti dell’interdisciplinarità e della formazione critica ai saperi.

La geofilosofia inoltre vuole educare alla cultura dei luoghi e alla pluralità, attraverso un approccio qualitativo allo spazio e alle culture, sviluppando così i sistemi e i metodi di interazione, interrelazione e comunione tra culture autoctone e alloctone, aiutando l’inclusione di chi viene considerato, sulla scorta del linguaggio di Jacques Derrida, l’altro. L’approccio geofilosofico, inoltre, vuole insegnare una lettura non banale, bensì stratificata del mondo, introducendo e implementando e dunque applicando allo studio del reale il

concetto di complessità (Benikrane 2007; Bertuglia, Vaio 2007; Bocchi, Ce-ruti 2007; Gandolfi 2008; Bertuglia, Vaio 2011) ampliandone gli orizzonti approcciando ad essa con sguardo culturale che ritrova nel rapporto tra uomo e mondo gli elementi e i modelli tanto cari a questo tipo di teoria. Tutto que-sto può essere anche un viatico educativo efficiente ed efficace per istruire all’ambiente e alla relazione con esso, alle sue particolarità ed equilibri e a come inserire l’uomo nel contesto ambientale anche in vista dei cambiamenti e dei problemi emersi nella Contemporaneità; come esempi efficaci si po-trebbero portare la riflessione a proposito di due elementi cardine della tra-sformazione ambientale quali il consumo di suolo e il global warming che chiedono chiaramente e a piena voce, avrebbe detto Majakowskji, nuove pro-spettive culturali per permettere la sopravvivenza e un migliore rapporto eco-logico tra uomo e ambiente o meglio tra uomo e mondo (Farina 2006). Un pensiero come quello geofilosofico può essere in grado e può servire a risve-gliare il senso di comunità, lo stupore e la curiosità, insegnare il concetto di governance del territorio anche nei giovani così che da loro possa ripartire l’idea e la cura dell’ambiente, del territorio e del paesaggio, nonché svilup-pare l’idea di progetto locale e le sue applicazione pratiche, così che le co-munità possano riappropriarsi dei propri luoghi, risvegliandone il genius loci e il genius comunitatis. Strumenti che questo tipo di disciplina e approccio possono donare, oltre a concetti ed elementi teorici, già emersi in questa trat-tazione, ciò che la geofilosofia si propone e su cui lavora può essere utilizzato per implementare uscite pratiche e didattiche, esplorazione dello spazio e dei luoghi nella loro complessità, all’utilizzo del paesaggio come approccio, metodo e strumento di analisi, lettura e riflessione sul reale e le sue sfaccet-tature, metodi di ideazione critica e progettuale di processi e rapporti con elementi e oggettualità del reale, ideare e modellare questionari percettivi modellati su più fasce d’età al fine di capire il rapporto tra uomo e mondo e la sua evoluzione7. Le competenze che devono essere fornite agli studenti in ambito liceale, soprattutto nel triennio, comprendono ambiti e temi ampia-menti interdisciplinare e profondamente attenti all’attualità e alla sua evolu-zione sia in campo storico sia scientifico-conoscitivo. Tutto questo al fine di ampliare la capacità di analisi e visione dello studente che dalle discipline, se ben insegnate, soprattutto in ambito umanistico devo poter ottenere capa-cità che integrino la formazione con la pratica, il sapere con l’azione. La  

7 Infine autori che possono essere letti, studiati e insegnati per perseguire i fini discipli-nari.tra i tanti non ancora citati in questo scritto, si possono ricordare Ernst Jünger, Ralph Waldo Emerson, Henry David Thoreau, Serge Latouche, Michela Saffiotti, Eleonora Fiorani, Aimo Farina, Walter Benjamin, James Hillman, Marc Augé, Oswald Spengler, Peter Slo-terdjik, Friedrich Nietzsche, Lewis Mumford, Alberto Magnaghi, Edgar Morin, Gernot Böhme, Raymond Murray Schafer, Eric Dardel e Rosario Assunto.

geofilosofia quindi non è solo un insegnamento teorico o teoretico, ma è una forma di sapere che integri o meglio trasformi il pensiero in azione e l’azione in pensiero. L’insegnamento di questa disciplina sarebbe un ottimo prosegui-mento e increprosegui-mento delle scarse ore dedicate alle conoscenze del territorio, della sua storia, della sua identità date dalle poche ore di geografia e storia, vuoi geostoria, dedicate nel biennio, dopo il quale sembra interrompersi l’in-segnamento, il percorso, gli strumenti e i metodi utili alla comprensione del mondo contemporaneo, le sue particolarità, i suoi conflitti e necessità, sia a livello globale sia locale, soprattutto in un momento della storia in cui le problematiche geografiche si fanno sempre più presenti e urgenti nella vita di tutti i giorni.

Il pensiero geofilosofico è ancora giovane, sta sviluppando e incremen-tando le sue possibilità teoriche e pratiche, ma del resto, come ricordava An-tonio Machado «caminante, no hay camino,

se hace camino al andar» e mai come ora, confrontandosi con le richieste formative portate avanti dagli enti di Governo, questo cammino va prose-guito e inserito in una quotidianità come quella scolastica e in particolare quella liceale.

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Nel documento La geografia (pagine 145-149)