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Il “terzo genere” nelle culture del mondo: una proposta didat- didat-tica

Nel documento La geografia (pagine 113-121)

Il carattere mutevole dei valori e dei significati nello spazio e nel tempo è una delle indicazioni presenti nell’Asse Culturale Storico Sociale della nor-mativa della nostra scuola21, e lo studio della Geografia costituisce un’ottima occasione per sperimentare le differenze attraverso l’incontro con l’altro.

Alcune culture e società del mondo, in difformità da quello che succede nella realtà occidentale basata sulla dicotomia maschile/femminile, ricono-scono l’esistenza di un “terzo genere” o cross-gender22.

Si presenta qui di seguito una proposta didattica per educare alla diffe-renza di genere.

- Fase di attivazione. Le occasioni per introdurre l’argomento agli alunni possono essere le più diverse: dalla cronaca si possono far leggere notizie

 

18 Ibidem, p. 179.

19Ibidem, pp. 179-181.

20Ivi.

21 Vedi allegato all’art. 2 «Acquisizione di saperi e competenze», comma 1, del Decreto Ministeriale n. 139, datato 22 agosto 2007, recante «Norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione».

22 Letteralmente attraversatore/trice di genere.

che riguardano persone transgender che occupano posizioni di rilievo23, op-pure offrire la proiezione di film come La vergine giurata24 di Laura Bispuri, o Transindia25 di Meera Darji.

- Brainstorming. Per far emergere le conoscenze e le opinioni degli stu-denti si possono raccogliere le riflessioni sulla differenza fra sesso biologico, identità di genere e ruolo di genere, attraverso un brainstorming.

- Il “terzo genere” nel mondo. Presentazione agli alunni di alcune culture e società dove la dicotomia maschio/femmina non è così netta: con l’obiet-tivo di far prendere consapevolezza ai discenti di come nella nostra società l’identità di genere e il ruolo di genere prevedono solo la dicotomia ma-schio/femmina, si illustrano alcune culture e società che riconoscono l’esi-stenza di un “terzo genere”.

Le realtà più documentate sono quella indiana (in particolare dei grandi centri del Nord), quella di alcuni gruppi di nativi americani, quella di alcuni gruppi nei Balcani occidentali e quella brasiliana (della città di Salvador).

L’esistenza di un “terzo genere” in India, presso i nativi d’America e in Brasile ha una giustificazione di tipo religioso.

Nelle maggiori città dell’India settentrionale sono presenti due tipi di

“terzo genere”: le Hijira e le Sādhin. Le Hijira culturalmente definite “né uomo né donna, sia uomo sia donna”, nascono maschi e attraverso una tra-sformazione chirurgica rituale diventano un “terzo genere”. Le Sādhin sono una variante femminile di genere, in quanto donne biologiche che rinunciano al matrimonio e scelgono di vestirsi e comportarsi come uomini. La

com- 

23 A titolo di esempio: <http://27esimaora.corriere.it/articolo/lezioni-dellazienda-ai-colle-ghi-per-tutelare-la-manager-trans/> consultato il 21/11/2016, oppure <http://www.cor- riere.it/sport/16_gennaio_25/cio-nuove-regole-partecipare-olimpiadi-gli-atleti-transgender-31667a5e-c349-11e5-b326-365a9a1e3b10.shtml> consultato il 21/11/2016.

24 Tratto dall’omonimo libro di Elvira Dones, la pellicola narra la vicenda di una donna dei balcani che in giovane età decide di non conformarsi al modello culturale di donna sotto-messa e madre, ma di diventare una donna che si comporta da uomo, aderendo ad una figura contemplata dalla cultura balcanica denominata “vergine giurata”, che prevede il rifiuto tutti gli usi e costumi adottati culturalmente dalle femmine, e l’acquisto di tutti gli usi e costumi adottati culturalmente dai maschi. Il passaggio dalla condizione di femmina a quella di ma-schio avviene attraverso un giuramento solenne in presenza di parenti e di autorità locali.

25 La pellicola narra la vita della Comunità Transgender (Hijira) di Ahmedabad, in India.

Le Hijira sono persone “sia uomini sia donne”, ma anche “né uomini né donne”. Il loro ruolo racchiude in sé molte contraddizioni: la loro identità ideale è quella di ascete caste, tuttavia hanno molte relazioni sessuali; a loro è garantito il potere della dea e svolgono rituali in suo nome, tuttavia vengono ritenute socialmente marginali (appartengono alla casta più bassa), e hanno scarsa considerazione. Nonostante ciò il loro ruolo è supportato da una cultura religiosa che conferisce alla variazione di genere un significato positivo e assegna alle Hijira un parti-colare potere spirituale (Nanda S., 2007, p. 35 - trad. it. Coppola M.M.).

plessa posizione sociale di queste figure si articola e si inscrive nelle tradi-zioni, nei miti di origine e nella storia della religione induista. Anche se il contesto sociale e religioso indiano riconosce la dicotomia culturale e fisica del maschile e del femminile, le varianti e le trasformazioni di genere sono contemplate. Alle Hijira e alle Sādhin, viene conferito uno status differen-ziato, culturalmente istituzionalizzato. Le Hijira in particolare svolgono un ruolo rituale e performativo nell’ambito dell’ascetismo induista, il che con-ferisce loro importanza, potere e significato26.

Anche nelle culture dei nativi d’America, l’esistenza di un “terzo genere”

è collegata alla spiritualità religiosa (in particolare al potere dei sogni e delle visioni). I coloni europei chiamarono questo tipo di persone berdache, da bardaj, termine che indicava le persone omosessuali o i ragazzi effeminati, perché la cultura europea non era in grado di ipotizzare l’esistenza di un ge-nere altro dal maschio e dalla femmina. Invece la mitologia di questi popoli narra che questo genere, denominato two-spirits27, sia stato creato contem-poraneamente a quello maschile e femminile. Gli indigeni americani chia-mano two-spirits le persone che assumono parzialmente o in gran parte lo stile, le occupazioni e lo status sociale (incluso quello civile) del sesso oppo-sto. I two-spirits potevano scegliere se assumere l’aspetto e il ruolo di un maschio o di una femmina. Erano visti come possessori di uno status speciale e visti come profeti e visionari; erano spesso consultati dagli anziani e dai capi perché considerati connessi con il “Grande Spirito”28. La figura del two-spirits è presente in molte tribù, le più documentate sono i Pueblo, i Navajo e i Mohave29.

Invece l’esistenza di un “terzo genere” nei Balcani occidentali ha una giu-stificazione collegata alla condizione subalterna del genere femminile, ri-spetto allo status sociale economico del genere maschile. Nei Balcani occi-dentali è stata documentata, in vari periodi a partire dalla prima metà dell’Ot-tocento, l’esistenza di femmine biologiche vestite in abiti maschili e spesso con armi, impegnate in lavori da uomo. La società le riconosce in quanto uomini e vengono chiamate vergini giurate poiché tenute alla castità30. Le vergini giurate assumono un’identità sociale maschile nella propria

giovi- 

26 Bisogno F., Ronzon F., 2007 pp. 12-13; Nanda S., 2007, pp. 19-38 (trad. it. Coppola M.M.).

27 Il termine considera la coesistenza di due identità di genere (spirits), quella maschile e quella femminile, in un’unica persona.

28 Il Creatore dell’universo, Dio, secondo il panteismo dei nativi d’America.

29 Roscoe W., 2007, pp. 39-86 (trad. it. Bucchioni C.).

30 Sono un fenomeno in via di estinzione (Grémaux R., 2007, pp. 177-219; trad. it. Guazzo P.).

nezza, su iniziativa o con la tacita approvazione della famiglia e del più am-pio ambito comunitario di appartenenza, per sostituire l’erede maschio dece-duto o mai concepito dai genitori. Essere vergini giurate implica un attraver-samento sociale permanente e istituzionalizzato. Nella cultura balcanica le vergini giurate sono un “terzo genere”: sono femmine, ma sono considerate distinte dalle donne divenute tali attraverso il matrimonio e la maternità, e dagli uomini biologicamente maschi31.

In India e presso i nativi americani nel “terzo genere” si riconoscono per-sone che scelgono quale identità di genere assumere, nei Balcani troviamo le donne che scelgono definitivamente un’identità di genere maschile. A Sal-vador in Brasile il “terzo genere” invece, può essere assunto in modo perma-nente (travestis) o temporaneo (trasformistas). I trasformistas sono parago-nati alla categoria di “artista drag-queen”32. La maggior parte dei trasformi-stas praticano il cross-dressing33 e presentano una identità di genere femmi-nile in un preciso contesto spazio-temporale e non lungo tutto l’arco della giornata e non in tutte le occasioni. Le trasvestis invece adottano abiti, espressioni gestuali e stili che sono considerati di genere femminile, operano mutilazioni corporee permanenti o semi-permanenti e si fanno chiamare con nomi femminili34. Anche in questo caso, come in quello dell’India e dei na-tivi americani, la giustificazione culturale e sociale dell’esistenza del “terzo genere” è data dalla religione locale più diffusa, il Candomblé (di origine afro-brasiliana) di cui è seguace il 90% delle travestis35. In questa religione si venerano gli orixás, fusione dei santi cattolici con le divinità africane, che possono essere maschi, femmine e intersessuali. Gli iniziati diventano “santi maschi”, “sante femmine” o “santi intersessuali”, in accordo con la corri-spondenza fra gli elementi della propria personalità e quelli della rispettiva divinità che più li rappresenta36.

Alla fine del percorso è interessante rilevare se e come si sia modificata l’opinione rispetto alla dicotomia maschile/femminile, chiedendo agli stu-denti di compilare un questionario anonimo.

 

31 Ivi.

32 Uomini che si vestono e si comportano da donne all'interno di spettacoli di intratteni-mento e umoristici, prevalentemente serali e notturni (Batini F., 2011, p. 100).

33 L’attraversamento di genere praticato indossando abiti del sesso biologico opposto.

34 Oliveira N.M., 1986.

35 Secondo le stime del “Grupo Gay da Bahia” (GGB), il più rilevante gruppo per i diritti gay di Salvador (Cornwall A., 2007, pp. 143-144 - trad. it. Guazzo P.).

36 Ibidem, pp. 143-175.

5. Conclusioni

La proposta elaborata in questo contributo nasce dalla sollecitazione ri-volta agli insegnanti, nella riforma della “Buona Scuola” (Legge n. 107 del 13 luglio 2015, art. 16 comma 1), affinché si adoperino per educare all'affet-tività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al supe-ramento degli stereotipi di genere.

Gli insegnanti si trovano spesso soli e impreparati ad affrontare proble-matiche relative al bullismo transfobico e alla discriminazione verso gli ado-lescenti transgender37. Tuttavia attraverso l’educazione si può promuovere un atteggiamento aperto e stimolare riflessioni su questi argomenti, produ-cendo un cambiamento significativo da un punto di vista sociale e culturale, che affermi i valori di libertà, autodeterminazione, rispetto e integrazione delle diversità.

L’analisi di esempi di “terzo genere” nelle culture non occidentali può portare a riflettere i ragazzi in modo critico, concependo la variabilità di ge-nere come un dato naturale.

La geografia può ricoprire un ruolo di prim’ordine nell’includere ogni tipo di diversità, in questo caso quella di genere.

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37 Batini F., 2014, p. 49.

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Leggi e riferimenti normativi (in ordine cronologico)

Allegato all’art. 2 «Acquisizione di saperi e competenze» Asse Culturale Storico Sociale, comma 1, del Decreto Ministeriale n. 139, del 22 agosto 2007, recante

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Punto 5.2 del “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, documento redatto dal Ministero delle Pari Opportunità ed adottato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 luglio 2015. Il Piano d’azione straordinario è stato previsto dall’art. 5 del Decreto‐legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla Legge 15 ottobre 2013, n. 119 (recante «Di-sposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di ge-nere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle pro-vince»), con Allegato B “Linee di indirizzo 'Educazione'”.

Comma 1 dell'art. 16 della Legge n. 107 del 13 luglio 2015 (riforma della “Buona Scuola”).

Film e documentari

La vergine giurata (Italia, Albania, Svizzera, Albania, Germania, Kossovo, 2015), di Laura Bispuri, 90 min.

Transindia (India, 2015), di Meera Darji, 30 min.

Sitografia

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Nel documento La geografia (pagine 113-121)