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L’impatto delle Sharing Economy

Economy 4. L’inquadramento del lavoratore 4.1. Problemi definitori 4.2. Conclusioni: soluzioni legislative al problema 5. Tipi contrattuali nelle Sharing Economy

1. L’impatto delle Sharing Economy

Quando parliamo di sharing economy, l’accento sulla parola condivisione porta spesso a enfatizzare un giudizio genericamente positivo su tali fenomeni, qualificandoli come germe di un cambiamento di paradigma nei modelli di organizzazione economica, produttiva e sociale33.

Queste esperienze vengono considerate innovative in quanto facilitano la saturazione dell’uso dei beni durevoli, la riduzione dei costi marginali di produzione dei beni o dei servizi, la disintermediazione delle relazioni tra produttori e consumatori e una maggiore collaborazione tra i soggetti coinvolti nelle attività.

Non tutto però è cosi lineare, come vedremo infatti la maggior parte di questi sistemi operano in zone grigie prive di una normativa e le numerose azioni legali in corso contro aziende come Uber e Airbnb in

33 E.MORA, I. PAIS, “Sharing Economy: non è tutto condivisione” in Vita e Pensiero (2015)

tutto il mondo dimostrano che l'opinione è diversa nella misura in cui le piattaforme di sharing economy dovrebbero essere regolate. Prima di analizzare le sfide regolamentatrici lanciate dalle piattaforme di sharing economy è importante capire come queste piattaforme abbiano influenzato l’innovazione, la concorrenza, le scelte dei consumatori ecc. , nei settori nei quali operano.

Indipendentemente da come l'economia della condivisione crea valore, le preferenze rivelate dei consumatori e dei produttori suggeriscono che esso crea una notevole quantità di valore economico.

Gran parte di questo valore ricade nei confronti di persone che altrimenti non sarebbero in grado di competere in questi mercati. Per coloro che entrano nell'economia della condivisione come produttori, queste nuove piattaforme creano opportunità di generare reddito da fonti che erano storicamente disponibile solo per pochi eletti. Nel recente passato, solo quelli con accesso al capitale necessario per costruire alberghi potevano offrire stanze con affitti a breve termine. Ma aziende come AirBnb e HomeAway permettono agli individui di penetrare i mercati tradizionalmente dominati da grandi operatori storici come Hilton Worldwide e Marriott International. Nel 2014, per esempio, i soggiorni di ospiti tramite AirBnb ammontano a più di Hilton Worldwide.

In un workshop del Giugno del 2015 La Federal Trade Commission degli Stati uniti solleva un importante questione, la commissione infatti chiede : “Come si Può chiedere ai regolatori locali di raggiungere gli obbiettivi normativi legittimi ( come ad es. la tutela dei consumatori) in relazione al loro ruolo di supervisione, senza però frenare la concorrenza e o ostacolare l’innovazione?”. Inoltre la Commissione osserva che “ la rapida espansione di attività commerciali che coinvolgono piccoli fornitori su queste piattaforme può rappresentare un peso per le capacità regolamentatorie delle

autorità nell’applicare norme che sono state scritte per i fornitori di servizi tradizionali”34.

Mentre il dibattito che circonda le sharing economy continua a fare passi in avanti, i politici devono tenere a mente che il solo fatto che una volta le discipline erano giustificati da motivi di tutela dei consumatori, che essi siano ancora tutt’oggi necessari. Anche le politiche fatte di buone intenzioni devono comunque essere valutate a fronte delle situazioni reali e purtroppo la realtà mostra che molte norme a tutela dei consumatori finiscono per ledere i consumatori stessi.

I mercati, la concorrenza, i sistemi di reputazione e la continua innovazione spesso risolvono i problemi meglio dei sistemi regolatori, quando viene data loro la possibilità di farlo. Ci sono due ragioni che sottostanno a questo fenomeno. In primo luogo, le imperfezioni del mercato creano potenti opportunità di profitto per gli imprenditori che sono in grado di trovare il modo per correggerle. In secondo luogo, le soluzioni normative applicate troppo spesso minano la concorrenza e bloccano in modelli di business inefficienti.

Spesso, gli operatori storici che si oppongono alle nuove piattaforme e ad un aumento della concorrenza da parte degli innovatori, fanno pressioni sul legislatore e sulle autorità affinché applichino norme oramai superate ed obsolete sui “nuovi arrivati” in nome dell’equità. Gli operatori storici sostengono che dovendo loro sostenere ancora questi oneri normativi cosi dovrebbero i nuovi arrivati. Questi oneri comprendono: requisiti per le licenze, controlli sui prezzi, limitazioni al marketing e standard tecnologici.

Le procedure per ottenere le licenze in particolare sono di grande interesse per le sharing economy perché esse hanno il potenziale di

34 Workshop della Federal Trade Commission “Sharing Economy:Issues Facing Platforms, Participants and Regulators” Giugno 2015

<https://www.ftc.gov/news-events/events-calendar/2015/06/sharing- economy-issues-facing-platforms-participants-regulators>

creare gravi barriere all’ingresso. I politici dovrebbero allentare le vecchie normative che incombono sugli operatori storici , soprattutto quando è palese che le nuove innovazioni sembrano correggere meglio le imperfezioni del mercato meglio delle normative esistenti. La regolamentazione preventiva e di precauzione, infatti, non è l’unico modo per affrontare incidenti o cattivi comportamenti aziendali. Sono esistenti dei rimedi alternativi. E queste alternative hanno il vantaggio di non scoraggiare l’innovazione o la concorrenza come invece spesso accade con i vecchi metodi normativi. Per questo motivo spesso quindi è preferibile una regolamentazione ex post piuttosto che una ex ante.

Si consideri, ad esempio , la questione delle assicurazioni nel campo delle ride-sharing . L’avvento delle ride-sharing ha rappresentato una sfida al modello assicurativo esistente. Vediamo infatti che il prezzo di un assicurazione di tipo commerciale oscilla tra il 8 000$ e i 10 000$ dollari in America ed è quindi molto più costosa di un assicurazione personale, va da sé che molti autisti part-time di vetture ride-sharing non le avrebbero fatte se avrebbero dovuto pagare il premio di tasca propria35.

Per soddisfare questa esigenza Uber ha offerto la propria polizza assicurativa da 1 milione di $ a tutti gli autisti per tutte le corse di Uber. Ma al fine di evitare che le persone si iscrivano ad Uber al solo scopo di ottenere l’assicurazione gratuita, l’azienda ha stabilito che questa assicurazione da 1 milione di $ si applica solo quando a bordo del veicolo vi sia un passeggero. Quindi questo vuol dire che quando l’applicazione è spenta e non vi sono passeggeri a bordo all’autista si applicherà la propria assicurazione, in questo caso Uber si occupa solo di coprire eventuali danni con un supplemento non coperti dall’assicurazione personale. Tuttavia sono sorti dei problemi quando

35 C.KOOPMAN, M.MITCHEL, A.THIERER, “Sharing Economy and

Consumer Protection Regulation”
,The Journal of Business, Entrepreneurship & the Law (2015)

le compagnie assicurative hanno annullato le proprie polizze personali non appena hanno preso che i conducenti erano soci di Uber.

Gli stati in risposta a questo problema hanno coperto l’intero spettro di possibili soluzioni, compreso ad es. il divieto assoluto di compagnie ride-sharing o ancora costosissimi e proibitivi requisiti assicurativi. Vediamo però che la soluzione era molto più semplice infatti è stata la stessa industria assicuratrice ad evolversi riconoscendo i forti margini di profitto: nel gennaio del 2015, in America, sono state le stesse compagnia assicuratrici che hanno offerto un nuovo tipo di assicurazione, che è più costoso di un assicurazione personale ma sicuramente meno costoso delle classiche assicurazioni commerciali. C’è voluto del tempo per il mercato per scoprire questo modello, e probabilmente continuerà ad evolversi, ma la cosa importate da riconoscere è che non si sarebbe evoluto affatto se alcuni Stati non avessero adottato un approccio più permissivo nei confronti delle compagnie di ride-sharing.

Nel frattempo il diritto comune continua ad evolversi per trattare i casi e le controversie che coinvolgono nuovi settori e tecnologie.