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Innovazione per recuperare competitività

Figura 19: Cava “Gioia Piastrone”, bacino di Colonnata (1990)

Grafico 16: Composizione dell'export del comprensorio apuo-versiliese (dati in valore)

2.5.3 Innovazione per recuperare competitività

Nell’economia globale è sempre più difficile andare alla ricerca di mercati nuovi, anche se questa esigenza si manifesta in modo ricorrente, vista la necessità di sopperire alle carenze che l’industria marmifera italiana ha dovuto affrontare a più riprese. Alcuni mercati tradizionali di grande importanza sono diventati marginali: basti pensare alla Corea. Lo sviluppo del settore lapideo in valore è ipotizzabile oltre il doppio di quello quantitativo, ciò come ulteriore testimonianza dello stato positivo del mercato del marmo che ci inducono a guardare con “cauta” fiducia per il futuro.

Ragionando in termini di valori, i Paesi che oggi ottengono le maggiori quote di mercato nel settore lapideo sono la Cina, con una quota pari al 33%, l’Italia con una quota pari al 14,4% e la Turchia con quota pari all’11%. Tale risultato può essere spiegato con quello che Porter definisce un vantaggio competitivo di costo, ossia la capacità di un’azienda di produrre prodotti simili o equivalenti a quelli offerti dai competitors ma ad un costo minore. La Cina ha anche saputo sfruttare meglio di altri Paesi le opportunità offerte dal mercato globale ponendosi al centro di questo sistema, e riuscendo ad affrontare meglio di altri la competizione globale superando le forme tradizionalmente adottate per operare all’estero creando un sistema di attività strettamente collegate tra di loro.

Tenendo presente che sarà impossibile battere la Cina su questioni legate a fattori di costo, le aziende italiane dovranno puntare su strategie di internazionalizzazione e quindi guardare a quei mercati dove la domanda di materiale grezzo o lavorato è in costante crescita.

La regola imposta dalla globalizzazione è quella di riuscire ad apportare conoscenze e competenze distintive, riuscendo ad offrire beni e servizi esclusivi per escludere così gli altri dal mercato. Nel lungo termine la competitività e la sopravvivenza sono frutto dell’abilità di sviluppare a costi minori e più velocemente dei concorrenti delle competenze distintive, che possono essere definite come una combinazione di conoscenze, attitudini ed abilità configurabili

come “qualità uniche” attinenti all’impresa. La globalizzazione dell’economia è la grande imputata alla base della trasformazione del distretto, quindi le aziende devono cercare di avvantaggiarsi di questo processo puntando su quei fattori che garantiscono una maggiore competitività non di prezzo, quali la qualità e l’innovazione di prodotto, con una strategia di crescita che miri più all’aumento dei ricavi grazie alla ridefinizione del prodotto tradizionale, che alla riduzione dei costi.

L’innovazione, e più in generale le idee tecnologiche che portano allo sviluppo di novità sono fattori rilevanti per la crescita delle imprese. Accedere all’innovazione e alla conoscenza per fonderla con le proprie competenze distintive è sicuramente una via per la differenziazione e l’affermazione sul mercato. Con riferimento al settore lapideo, è convinzione diffusa, che un cambiamento radicale come quello avvenuto con l’introduzione del filo diamantato, è oramai un fatto storico, e non più ripetibile. Ma questa concezione di immobilità tecnologica non sembra adattarsi in particolar modo al distretto apuoversiliese che invece, può trarre benefici dai miglioramenti tecnici realizzabili all’interno della tecnologia attualmente disponibile, e dalla diffusione tra le imprese del distretto dell’innovazione prodotta nella filiera. Innovazione che può essere attuata a livello di processo e/o di prodotto. L’innovazione di processo viene a configurarsi in modo diverso a seconda della fase produttiva alla quale si riferisce. Per quanto riguarda le tecniche di estrazione e di gestione della cava, si assiste ad un miglioramento continuo dei macchinari di estrazione, mediante innovazioni di tipo incrementale che agiscono separatamente sugli utensili e sui macchinari utilizzati. In generale le innovazioni agiscono sull’efficienza estrattiva e quindi nella riduzione degli sfridi di lavorazione. Nella fase della lavorazione le innovazioni a disposizione delle imprese riguardano la maggiore automazione delle linee di segagione, maggiore efficienza delle macchine da taglio, maggiore sicurezza dell’ambiente di lavoro e la maggiore flessibilità nell’uso dei macchinari.

L’innovazione di prodotto nel marmo è individuabile nei nuovi utilizzi che si possono fare con la pietra lavorata, a seguito di nuove tecniche di lavorazione e finissaggio della stessa. Si tratta perlopiù di innovazioni di processo che vengono percepite dal consumatore finale come innovazioni di prodotto, in quanto esso si trova ad acquistare una nuova “tipologia” di marmo, o comunque una pietra destinata ad un nuovo uso rispetto a quello tradizionale. A riguardo la più importante innovazione è quella del cosiddetto marmo sottile, cioè della produzione di lastre per rivestimenti che hanno uno spessore di 2 centimetri. Questo viene successivamente incollato su un supporto di plastica o alluminio per sostenerlo, e ha il vantaggio di pesare notevolmente meno delle lastre tradizionali ed essere altrettanto resistente, tanto da essere utilizzato anche su imbarcazioni e ascensori.

Le innovazioni organizzative, sono importanti quanto le precedenti, e a queste devono essere integrate per garantire una robusta competitività nei confronti dei concorrenti esteri. Fanno riferimento alle innovazioni riguardanti il marketing strategico ed operativo, i quali sono in grado di agire sulle caratteristiche intrinseche del prodotto così da farlo apprezzare non soltanto per le sue caratteristiche d’uso, inserendo nuovi elementi valoriali, apprezzati dal consumatore finale.

Per il trasferimento dell’innovazione nel 2012 è stato costituito il polo di innovazione “Pietre Toscane”, frutto delle politiche regionali, si propone di promuovere servizi innovativi a favore delle imprese, finalizzati alla creazione e diffusione non solo dell’innovazione tecnologica, ma anche organizzativa. Le sue finalità comprendono il miglioramento della qualità e delle prestazioni dei prodotti, il miglioramento del management aziendale, la pianificazione di importanti commesse e azioni mirate al miglioramento della sostenibilità ambientale.

Inoltre, viene evidenziata la scarsa efficacia degli investimenti in innovazione finalizzata alla riduzione dei costi, in quanto il contenimento dei costi produttivi non colma il differenziale nei confronti dei paesi in via di industrializzazione,

come la Cina o il Brasile. Pertanto, il futuro del distretto apuo-versiliese è legato, come già indicato, all’incorporazione nel prodotto industriale di componenti “immateriali” e di servizio che consentano una maggiore differenziazione di prodotto rispetto alla concorrenza. Uno strumento per differenziare il prodotto è quello della politica per la diffusione dell’innovazione all’interno del distretto. Sia a livello nazionale che internazionale, le politiche locali per l’innovazione supportano tanto la produzione di tecnologia in loco, quanto la sua diffusione sul territorio, al fine di incentivare le imprese a creare innovazioni di prodotto e di processo con le quali migliorare sensibilmente il prodotto tradizionale.

Tali politiche si basano sul concetto di sistema innovativo e fanno leva sull’insieme degli attori locali, che devono essere sensibilizzati a capire le esigenze e le opportunità che l’innovazione offre. Occorre pertanto una cooperazione esplicita tra i diversi attori locali, sia privati, che pubblici, per costruire un ambiente favorevole allo sviluppo dell’innovazione.