Figura 19: Cava “Gioia Piastrone”, bacino di Colonnata (1990)
Grafico 10: Mercati di destinazione materiali lapidei grezzi e lavorati, Distretto Apuano, Anno
Fonte: Elaborazioni ISR su dati ISTAT
Cina 27% India 15% Algeria 11% Tunisia 8% Libia 7% Taiwa 3% Germania3% Indonesia 2% Libano 2% Egitto 2% Altri 20%
Grezzi
Stati Uniti 30% Emirati ArabiUniti 10% Qatar 6% Canada 5% Arabia Saudita4% Regno Unito 4% India 4% Francia 3% Australia 2% Turkmenistan 2% Altri 30%Lavorati
In sintesi possiamo rilevare come si sia modificata sensibilmente la struttura del distretto apuano, determinata da un accorciamento della filiera produttiva locale, sempre maggiormente caratterizzata dalla vendita all’estero di prodotto grezzo, e le conseguenti criticità ricadono sulla vendita dei prodotti finiti.
Per quanto concerne i mercati di approvvigionamento da parte delle aziende locali si può rilevare che il paese leader è risultato il Brasile con un peso del 24% sul totale, segue l’Iran con un’incidenza del 9% e l’India, terzo mercato di riferimento. Per quanto riguarda le importazioni dei prodotti lapidei, va detto che la loro quota sull’import nazionale è inferiore alla media degli altri distretti, perché il vero punto di forza è costituito dal marmo bianco locale.
Per i grezzi risultano in crescita soprattutto le importazioni da Brasile, Iran, Francia, Spagna, Portogallo, Cina e Mozambico in misura minore da Turchia e Tunisia mentre continuano a flettere India, Sudafrica, Egitto, Angola e Norvegia. Per i lavorati notevolissimo il balzo dell’India che da sola rappresenta oltre il 50% delle importazioni con un incremento notevolissimo rispetto al 2009. L’India insomma si caratterizza come partner totale per il distretto apuano sia per l’export come per l’import, per i grezzi come per i lavorati. La crescita delle importazioni di grezzi sembra segnalare un arresto della profonda crisi del granito, mentre le importazioni di lavorati, pur con un incremento percentuale notevole, sono in valore assoluto ancora ridotte, ma costituiscono un indicatore da tenere costantemente sotto controllo.
2.4.2 Confronto con il “Distretto del marmo di Verona”
Con riferimento al quadro competitivo interno dobbiamo analizzare il distretto Veneto che sta minando l’indiscutibile posizione di “capitale mondiale del marmo” di Carrara.
La provincia di Verona e Vicenza è luogo di produzione di marmi pregiati e della rinomata pietra di Vicenza. Deve la sua forza competitiva all'antica
tradizione nella fase estrattiva, risalente al Rinascimento, che gli ha donato nel corso dei secoli fama e notorietà. Nell’ambito del mercato lapideo italiano, le aziende del veronese rappresentano una realtà di indubbio rilievo, occupando una posizione di estrema importanza nel settore, anche in funzione della dinamicità e della capacità innovativa che hanno mostrato negli ultimi anni.
Partendo dall’analisi del processo produttivo, le prime differenze si notano già a partire dal sistema d’approvvigionamento della materia prima: mentre, infatti, il distretto apuano si rifornisce in larga parte di materiale proprio, soprattutto per quanto riguarda il marmo, Verona è costretta ad acquistare il prodotto all’estero, a causa di un impoverimento della zona, un tempo molto fiorente. I materiali locali, che costituivano un potente fattore naturale di localizzazione d’attività produttiva sul territorio, oggi sono divenuti sempre meno importanti all’interno del ciclo di lavorazione. In misura crescente, Verona ha puntato sull’approvvigionamento di materiali provenienti da altre aree ed in particolare dai Paesi esteri.
Il comprensorio apuo-versiliese è più specializzato nella produzione di grandi opere e in genere dei prodotti che richiedono una maggiore personalizzazione. Il comprensorio veronese è invece specializzato nella fornitura di prodotti standardizzati (pavimenti, zoccoli, scale); viene chiamato dagli operatori del distretto toscano “supermercato del marmo”, data la produzione basata su forti economie di scala, è contrapposta a quella di laboratorio artigianale tipica del distretto apuano, il quale non è in grado di offrire quel tipo di prodotto a prezzi che possono competere con quelli offerti dalle aziende veronesi. Gli imprenditori veronesi cercano quindi di soddisfare le esigenze di tutti quei consumatori che non hanno grandi prerogative di possedere un prodotto unico, piazzando sul mercato un prodotto fortemente standardizzato.
E’ utile notare come le imprese del comprensorio veronese siano in maggior parte imprese di trasformazione e commercializzazione, di dimensione mediamente più grandi rispetto a quelle apuane e specializzate principalmente in rivestimenti di qualità medio alta, standardizzati e con fascia di prezzo media.
La dimensione media d’impresa viene definita in termini di fatturato e viene confrontata con il dato dell’industria lapidea nazionale (pari a 2,2 mln di euro per impresa),che vede prevalere le piccole imprese ad eccezione appunto di Carrara e Verona, che sono le aree più strutturate a livello dimensionale ed hanno rispettivamente 3,6 e 3,9 milioni di euro di fatturato medio per azienda, mentre è inferiore per le aree più artigianali come i comprensori della Puglia (1,1 mln) e della Sardegna (1,2 mln). Come si evince dalla figura i distretti al di sopra della media nazionale sono Carrara e Verona, quelli più storici e strutturati65.
Grafico 11:
Fonte: elaborazione CERIS-CNR
Diversamente da quanto avviene nel comprensorio apuo-versiliese, esiste un intenso spezzettamento dimensionale delle unità produttive ed una forte specializzazione del lavoro, che ha originato una maggiore divisione delle fasi
65Al contrario, negli altri distretti la diffusa presenza di piccole imprese abbassa notevolmente la media
locale, soprattutto in Sardegna (1,1 mln) e Puglia (1,3 mln). È anche probabile che nei distretti meno strutturati, il ruolo delle società di capitale sia residuale rispetto alla presenza di società di persone, organizzazione tipica delle imprese famigliari. Nei dati sui bilanci elaborati nella figura non vengono infatti considerate le società di persone ma solo le società di capitale.
del ciclo produttivo tra le imprese. Nel comprensorio apuano, invece, una struttura organizzativa altamente specializzata risulta ingestibile anche da un punto di vista dei costi, e conseguentemente dei prezzi che tenderebbero a lievitare ulteriormente.
Il distretto toscano ha avuto andamenti migliori di quello veneto, che ha recuperato sul 2009, ma in misura minore, e mostra ancora difficoltà.
Nell’anno della crisi, le esportazioni italiane di marmi e graniti, sia grezzi che lavorati, sono state pari a 1.506 milioni di euro, con un calo rispetto al 2008 in valore assoluto di 367 milioni e del -20% in termini percentuali, all’interno delle varie componenti le difficoltà maggiore si sono registrate per i prodotti lavorati che hanno rappresentato il 77% del settore. In una situazione generale di contrazione di quote di export il sistema locale apuano ha perso meno rispetto a quello veneto, riconquistando la sua leadership nel panorama nazionale. Un dato positivo che dipende non tanto dal rilancio del distretto locale quanto dalle perdite, nettamente superiori, che avevano fortemente marcato le produzioni di lavorati del distretto veneto, che nel solo anno della crisi segnalavano decrementi in valore di circa 137 milioni di euro, la cui motivazione può essere riscontrata nella forte diminuzione della lavorazione di granito, materiale maggiormente trattato nel comprensorio veneto e dalla criticità dei mercati del Centro Europa, in particolare quello della Germania, storicamente punto di riferimento per le imprese venete. Un dato favorevole per il distretto apuano è stato quello delle vendite di marmo grezzo, con un saldo positivo di circa 5 milioni di euro.
Un elemento particolare caratterizza il distretto: la quota delle sue importazioni, rispetto al totale nazionale, è inferiore alla media degli altri distretti perché l’industria lapidea locale fa del marmo bianco un vero punto di forza competitivo, tanto che, a fronte di una quota export che sfiora un terzo del valore nazionale, l’import apuo-versiliese è poco superiore al 20%.
Nella provincia di Verona le vendite all’estero di prodotti finiti hanno annotato, per quell’anno, un calo superiore di ben dieci punti (-28,3%), che poi ha generato una perdita del -27,5% dell’export totale.
Il distretto di Carrara, comprensivo quindi anche della parte lucchese, ha perso nel 2009 il -18,3% di fatturato estero nei prodotti finiti e il -13% in termini complessivi. Nonostante queste gravi perdite sui lavorati, anche nel 2009 Carrara e il suo distretto hanno confermato una tenuta migliore rispetto a quella del suo principale concorrente.
Su questa differenza, va detto, ha influito in maniera decisiva la diversa composizione del ventaglio esportato e, in modo particolare, la migliore tenuta dei marmi apuani rispetto ai materiali silicei.
Ma il distretto apuano non ha tenuto meglio soltanto di Verona, anche nel raffronto con gli altri poli produttivi sparsi nel resto del Paese ne esce vittorioso, sia sui lavorati (resto d’Italia -23,3%) sia sul complessivo (resto d’Italia -20,3%), tant’è che il contributo sull’esportato totale del Paese è passato in un solo anno dal 27,1% al 29,6%, scalzando la leadership italiana a quello veneto, la cui incidenza nel frattempo è scesa dal 29,7% all’attuale 27,3%. Il distretto apuo- versiliese si conferma il primo distretto lapideo italiano, così come la provincia di Massa-Carrara è la prima provincia lapidea italiana per fatturato export.
Grafico 12: Evoluzione media annua delle esportazioni lapidee, in termini di valori