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Innovazioni singolari di Me

Omissioni:

1. Ultra per multas dietas ivi ad quandam civitatem [...] antiquitus erat (Cap. V,9) [Ca1, Hr et Ar: civitatem dictam Comum, que maxima civitas antiquitus];

2. (...) quorum nomina sunt frater Thomas de Tholentino [...] de Senis (Cap. VIIIA,14) [Ca1 et Hr: Tholentino de Marchia, frater Iacobus de Padua, frater Demetrius laicus, frater Petrus de Senis; Ar: Tholentino de Marchia Anchonitana, frater Iacobus de Padua, frater Demetrius qui erat frater laycus sciens ligkas et frater Petrus de Senis];

3. Igne autem totaliter consumpto, [...] frater Iacobus super prunas illesus et letus (Cap. VIIIB,25) [Ca1, Hr et Ar: consumpto stetit frater];

4. Tunc melik respondit: «[...] et fac sicut vis» (Cap. VIIIC,24) [Ca1, Hr et Ar: respondit vade et fac];

5. Tunc accedit magnus kan super tres elefantes et duas sagittas [...] in totam illam multitudinem animalium (Cap. XXVIII,10) [Ca1 et Hr: sagittas mittit in totam; Ar: sagittas emittit in totam];

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Aggiunte:

6. Et ideo quilibet unum bovem aureum vel argenteum modum fibule in fronte portant (Cap. XVI,4) [Ca1 et Ar: argenteum in fronte];

7. Cum autem ille kan voluerit facere convivium, habet secum quatuordecim milia barones portantes circulos et coronulas in capite de auro et gemmis pretiosis, et domino suo servientes (Cap. XXVIB,13) [Ca1 et Ar: in capite et domino suo];

Sostituzioni:

8. Nam non reperitur nichil inestimabile nec quod ad mercimonium pertinet, quod illic in bona copia non haberetur (Cap. III,5) [Ca1, Hr et Ar: nichil comestibile];

9. In illa contrata est mons maximus, in quo sunt gentes illius regionis quod (...) (Cap. XVII,3) [Ca1 et Ar: in quo dicunt gentes];

10. Unde ita latum et longum est suum imperium, quod ad quamcumque partem neque satis haberet facere in sex mensibus, (Cap. XXVIC,26) [Ca1 et Ar: partem iret satis];

11. In terra istum murum erant fontes pulcherrimi (Cap. XXXV,3) [Ca1 et Ar: Infra istum murum].

Il manoscritto Me si contraddistingue per alcune innovazioni singolari di tipo diverso: erroneo scioglimento di abbreviazioni o cattiva interpretazione del dettato dell’antigrafo; perdita di alcuni brani del testo o di singoli elementi verbali; salto per omeoteleuto (varianti 1 e 2). La loro presenza fa dunque escludere la possibilità che si siano conservati discendenti diretti di tale testimone.

Il testimone Me è stato poi oggetto di un lavoro di revisione da parte di un copista successivo, che in alcuni capitoli ha corretto e glossato l’esemplare tanto da creare nei brani coinvolti una nuova forma testuale, chiamata Me2. Più precisamente si tratta di una campagna di aggiunte e correzioni eseguite in interlinea o nel margine esterno del folio in corrispondenza del testo dei capitoli XIX-XXV, XXVIB-XXVIC, XXX e dell’explicit. Altre glosse a margine si trovano anche a fianco del contenuto dei capitoli I-VII e VIIIH-IX, ma si tratta di una serie di annotazioni molto diverse da quelle citate prima: in questo secondo caso vengono riportate sporadicamente alcune parole-chiave dell’opera – soprattutto i nomi delle località citate – che costituiscono dei punti di riferimento, una sorta di guida per la lettura dei primi capitoli della Relatio.

Le note che danno vita a Me2, invece, sono più consistenti e significative: si tratta di correzioni e aggiunte che modificano il testo di partenza in modo da renderlo conforme a un antigrafo differente da quello utilizzato per la copia di Me; esse sono frequenti e talvolta piuttosto invasive. Un confronto tra il contenuto delle annotazioni e la forma redazionale E ha

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escluso che quest’ultima possa costituirne il modello: sia nelle glosse di Me2

compaiono alcune informazioni che non si trovano in E16, sia alcuni dati contenuti in E non si trovano in Me2, sia infine E e Me2, anche quando coincidono nel contenuto, differiscono per sintassi e lessico17.

Una possibilità di rintracciare tale secondo antigrafo è offerta da una annotazione che si trova alla fine del testo, nel margine esterno accanto al nome Odoricus de ordine fratrum minorum: qui vixit anno 1331 et illo anno moritur; alia vide in hoc E 108 in fine circa tali signi D. La sigla E 108 costituisce l’antica segnatura attestata in un catalogo Quattrocentesco di un altro codice conservato a Melk, attualmente il 952 (qui abbreviato come Me2)18. All’interno di quest’ultimo, alla pagina 117 si trova effettivamente lo stesso segno di riferimento (D), accanto all’inizio delle varie sottoscrizioni, che sono seguite in tale codice dall’intero capitolo VIII. Un confronto tra le glosse di Me2

e la forma testuale del codice Me2 permette di individuare un’analogia al livello dei contenuti; la forma in cui essi sono presentati, invece, talvolta è identica, altre volte è differente19. Tuttavia, trattandosi di una

16 Si vedano ad esempio le annotazioni ai passi XXIV,7; XXV,5; XXVIB,4.

17 Allego un unico esempio che sia indicativo di tale caso: Unde sicut iste magnus kanis vadit, sic etiam in suo gradu vadunt mulieres et hoc suus primogenitus tenet et observat. (...) Exercitus autem illi qui dominum istum antecedunt quindecim sunt thuman, habentia illa a domino omnia que sibi sunt necessaria integraliter et complete. Et si aliquem horum mori contigerit qui de numero computatur, alius statim ponitur loco sui, unde numerus semper integer manet.

(E – Cap. XXVIC,20-23)

Et sicut vadit rex sic regina sic autem primogenitus eius. Exercitus autem dominum antecedens habet quatuor centum thuman et omnia sibi necessaria et si ex hoc numero unus moritur alius in locum sui rogatur. (Me2)

18 Limitatamente alla sua seconda parte, datata 1419, dove è contenuta anche la Relatio. Cfr. C. GLAßNER,

Inventar der Handschriften des Benedektinerstiftes Melk, Teil 1,Von den Anfängen bis ca. 1400, Wien 2000, p.

513. L’antica segnatura si riferisce al catalogo datato 1438 segnalato riprodotto in T.GOTTLIEB, Mittelalterliche

Bibliothekskataloge Österreichs. Bd.1: Niederösterreich, Wien 1915 (ristampa Aalen 1974), pp. 161-261.

19 L’esempio più evidente di tale analogia è offerto da un brano che si trova al Cap. XXIV, quando si cita il fiume Thanai (Thalay nelle altre forme redazionali); le informazioni contenute in tale brano aggiuntivo si trovano solo nella redazione B (cui appartiene il codice Melk, Stiftsbibliothek, Cod. 952) e nei testimoni della redazione D. Presento di seguito un confronto tra la glossa di Me2 e il testo di Me2.

Qui denominatur a Thano rege Scitorum ex Ripheis montibus descendens, Europam ab Asia determinans, inter duas mundi partes medius currens et in Pontum fluens; et est maius flumen quod sit in mundo, quia maior strichtum extendit se ad septem miliaria. (Me2 Cap. XXIV,7)

De quo scripsit Ysi<dor>us XIII libro Ethimologiarum a Thano quorum rege Scitharum denominatur qui ex Ripheis silvis descendes determinavit Eurepam ab Asia; et est inter duasmundi partes medius currens atque in Pontum fluens. Et est maius flumen quod sit in mundo; nam strictum est bene est latum septem miliaria (Me2 – p. 108)

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sorta di collazione effettuata da un fruitore di Me quasi coevo con la sua prima stesura (forse il copista stesso?) non sorprende l’individuazione di tale difformità: interessavano l’aggiornamento e il completamento dei contenuti – come mostrano l’inserimento di brani aggiuntivi o la modifica dei dati numerici o dei nomi propri geografici20 – e non una loro presentazione fedele all’originale. Il fatto che entrambi i codici siano conservati e realizzati a Melk – come si dice all’interno del testo stesso21 – consente di ammettere senza difficoltà la possibilità che un copista di poco successivo al primo, a conoscenza della presenza di un’altra copia dell’opera nella stessa biblioteca, abbia collazionato il testo di Me con quello di Me2, a sua disposizione. Dunque bisogna ipotizzare un ritorno sul continente dell’opera nella forma redazionale A2, che si situa tra β e Me.