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Rapporti tra le redazioni e stemma recensionum

Data la mancanza di innovazioni congiuntive tra loro1, tutti i testimoni di A sembrano discendere da esso senza essere uniti da alcun legame. Le innovazioni singolari delle redazioni A2 e A6 sono state messe in evidenza rispettivamente nei capitoli quarto e primo; le varianti caratteristiche di A1 e A4 sono invece presentate in seguito. Lo stemma recensionum si configura dunque nel seguente modo:

A

A1 A2 A4 A5 A6

Caratteristiche di A1

Erfurt, Universitäts- und Forschungsbibliothek, Ampl. Q.393

Ms. membranaceo, datato 1380, di provenienza sconosciuta. 111 ff. Il testo è redatto a piena pagina su 33-37 righe. Il contenuto del codice è piuttosto vario: oltre alla Relatio (che occupa i ff. 64r-79r) vi sono trascritti una copia del De re militari di Vegezio (ff. 1r-20v), il De terra sancta di Baldovino di Canterbury, datato circa 1170 (ff. 21r-63r) ed estratti da varie opere di Cicerone (ff. 81r-111v).

All’inizio del passo XIV,19 (tra per e terram) al passaggio dal f. 70v al 71r si verifica un cambio di mano; esso però non sembra essere accompagnato da un cambio di antigrafo, dato che nella parte precedente il passo e in quella successiva non si notano comportamenti diversi del testimone in confronto con il resto della tradizione. Il cambio di mano sembra piuttosto motivato dal passaggio di fasciolo. L’ipotesi che i diversi fascicoli fossero affidati a diversi copisti è supportata da quanto si osserva tra i ff. 75v e 76r, dove probabilmente comincia il fascicolo successivo2; in questa sede, eccezionalmente rispetto a quanto accade nel resto del codice, il testo della Relatio viene copiato anche nei margini del codice, ovvero in quello inferiore del 75v e in quello superiore del 76r, verosimilmente per rimediare alla

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Fanno eccezione i due passi discussi nel Capitolo secondo.

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Non avendo visionato direttamente il manoscritto, ma avendo avuto accesso solo al microfilm che lo riproduce, non posso sostenere con certezza assoluta tale ipotesi.

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differenza che si era instaurata tra il breve spazio al copista e la lunga porzione di testo che gli rimaneva da copiare.

Esame del microfilm.

Bibliografia essenziale: W. SCHUM, Beschreibendes Verzeichniss der Handschriften-Sammlung zu Erfurt, Berlin 1887, pp. 655-7.

Il codice Er si distingue da Gc – l’altro testimone più conservativo di A – soprattutto dal punto di vista stilistico. Esso infatti sembra frutto del tentativo di un copista di innalzare lo stile dell’opera, in origine scritta con un linguaggio e una forma piuttosto semplici e popolari. Ad esempio, numerosi sono i casi in cui il copista introduce all’interno del testo elementi in funzione connettiva tra i periodi (quali avverbi in funzione testuale), modifica l’ordo verborum in direzione di una maggiore aderenza all’uso classico, corregge le forme verbali nel modo e nel tempo.

Per quanto riguarda il contenuto dell’opera, la differenza più significativa consiste nell’assenza in A1 della sottoscrizione di Odorico, che caratterizza A4, così come anche A2 e A6 e che può essere considerata originale3. L’assenza in A1 e in A5 della dichiarazione del nome dell’autore sembrerebbe una conseguenza del lavoro di revisione al quale è stato sottoposto il testo della Relatio in questi testimoni e non invece un’innovazione congiuntiva delle due redazioni. Forse l’omissione è da considerarsi legata in qualche modo alla presenza di una frase conclusiva nel codice, con la quale la sottoscrizione sarebbe stata in contraddizione, nella quale si attribuisce l’opera ad un certo Iohannis (Explicit libellus Iohannis al f. 79r), forse il nome del copista o forse una errata attribuzione dell’opera a Jean de Mandeville, come accade in altre forme testuali4.

Alcune innovazioni singolari elencate di seguito consentono di riconoscere che nessuno dei manoscritti conservati discende da A1; all’interno dei capitoli successivi si dimostra poi che A1 a sua volta non discende da essi.

1. Omnes naves ille sunt albe velut nix, ciso dealbate (Cap. XXV,15) [A4: velut nix, gesso depicte; A2: sicut nix; A6: bianche come nieve, dipinte di gesso; W et cett: ut nix, zesso depicte];

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Essa infatti, come si è detto, manca in due forme testuali che tendono ad innovare. Tuttavia ad oggi non si dispone di ulteriori prove della originalità di tale passaggio; l’uso del condizionale dunque ancora d’obbligo.

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2. In continuo vero huius palatii factus est mons unus (Cap. XXVIA,6) [A4 et cett.: in curtino; A2: om.; A6: nel circuito];

3. Cum autem [...] hora ystrionum tunc philosophi dicunt: «Facite festum domino» (Cap. XXIX,21) [A4 et cett.: cum autem occurrerit; A2: cum autem perventum fuerit; A6: quando viene il punto e l’ora];

4. Deinde autem magnitudinem huius canis et illa que in curia sua fiunt, esset incredibile, nisi propriis oculis aliquis videret (Cap. XXX,3) [G4 et cett.: dicere autem et referre magnitudinem; A2: om.; A6: a dire la grandezza]

5. De hac recedens, veni ad unum magnum regnum nomine Thibet, quod ipsi [...] Yndie confine (Cap. XXXIII,1) [A4: ipsi Indie est confinum; W et cett.: ipsi Indie est confine; A2: om.; A6: ch’è confine d’India].

Caratteristiche di A4

Cambridge, Gonville and Caius College, 162 (83)

Ms. membranaceo, sec. XIII-XIV, di provenienza inglese. 219,5x165,5 mm. 213 ff. (i ff. 109r-110 e 140v sono bianchi). Il testo è redatto in inchiostro bruno a piena pagina, su 33 linee. In alcune opere ivi contenute è presente una divisione in capitoli; i titoli sono elencati in un indice che precede l’opera e poi riportati a testo con il numero corrispondente; quest’ultimo è copiato anche nel margine esterno del folio in corrispondenza dell’inizio del capitolo.

Il codice contiene una serie di opere che trattano delle regioni orientali, con una particolare attenzione alla descrizione della religione dei popoli che le abitano e soprattutto alla figura di Maometto (oggetto dei trattati ai ff. 1r-25v). Tra queste si trova anche il Libro di Marco Polo nella versione latina di Pipino ai ff. 26r-86v. Di seguito ai ff. 87r-105v l’opera di Odorico contrassegnata dal seguente titolo: Tractatus Odorici de ritibus orientalium regionum. Nel codice sono copiati anche gli anonimi Gesta Francorum et aliorum Hierosolimitanorum e l’Historia Hierosolomitana di Jacques de Vitry. Inoltre vi si trova un testo tratto dalla relazione sui Tartari di Pietro, arcivescovo di Russia, contenuta negli Annales monasterii de Burton5.

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Edita in: H.DÖRRIE, Drei Texte zur Geschichte der Ungarn und Mongolen: Die Missionsreisen des fr. Julianus

O.P. ins Uralgebiet (1234/1235) und nach Russland (1237) und der Bericht des Erzbischofs Peter über die Tartaren, Göttingen 1956.

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Testimonianza dell’uso a cui è stato sottoposto il codice sono alcune glosse a margine, in particolare richiami e notabilia sotto forma di maniculae o altri segni convenzionali. Raramente si trovano inoltre alcune glosse marginali, legate al testo dell’opera da un segno di richiamo, che sembrano vergate dalla stessa mano che ha copiato il testo principale. Infine, a margine compaiono anche alcune correzioni; in particolare vengono integrate talune parole in un primo tempo omesse. Nel testo odoriciano sono state individuate solo annotazioni del primo tipo: nei primi ff. regolarmente i nomi propri delle località sono riportati anche nel margine; alcune maniculae convogliano l’attenzione del lettore su passi dell’opera che descrivono le consuetudini dei popoli incontrati nel corso del viaggio (la pratica di adorare un bue, la preparazione di un antidoto contro il veleno estratto dagli alberi, l’elevato numero di figli di un sovrano locale, i riti compiuti da un figlio con il cadavere del padre, la leggenda del vecchio della montagna). La frequenza delle annotazioni unita alla scarsa qualità del materiale scrittorio (che presenta buchi a margine ma anche al centro delle pagine) fanno pensare che si trattasse di un codice di studio.

Esame del microfilm.

Bibliografia essenziale: J. MONTAGUE RHODES, A Descriptive Catalogue of the Manuscripts in the Library of Gonville and Caius College, Cambridge 1914, vol. II, pp. 186-8; A. C.MOULE,A Small Contribution to the Study of the Bibliography of Odoric, “T’oung Pao”, XX (1920-21), pp. 301-322.

Alcune caratteristiche di A4, che si presenta come la redazione più fedele al dettato di A6, consentono di riconoscere che essa è stata esemplata al di fuori della penisola italiana. Tali caratteristiche infatti coinvolgono soprattutto passaggi della Relatio in cui compaiono termini che altrove potevano essere compresi solo con difficoltà7. Inoltre, il ricorrere dell’espressione idest uno sterlingo ogni qual volta nel testo venga offerta un’indicazione di prezzo, per la quale nella Relatio si utilizza il grosso veneto come unità di misura, lascia immaginare un passaggio in Inghilterra del testo; nelle isole britanniche infatti, per consentire al lettore di comprendere il riferimento merceologico effettuato e per fornirgli dunque un

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La collazione effettuata in questa sede infatti mette in luce l’esiguo numero di errori e di varianti innovative di Gc, come l’apparato mostra evidentemente; questi consistono principalmente in omissioni di brevi termini, quali avverbi, alcune inversioni nell’ordine delle parole, un unico salto per omeoteleuto.

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valido termine di paragone, era necessario accostare all’espressione originale del testo l’indicazione dell’unità di misura adottata comunemente in loco8

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Si segnala però che la fedeltà di Gc al dettato della fase A della trasmissione della Relatio dal punto di vista strutturale e contenutistico rende difficile stabilire se sia necessario ipotizzare l’esistenza della redazione A4 o se Gc semplicemente costituisca un testimone isolato di A, e dunque se le caratteristiche della forma testuale che si legge in Gc siano da attribuire al copista del testimone oppure a un redattore. Tuttavia, si è preferito ammettere l’esistenza della redazione A4 e considerare Gc parte di essa, poiché si è stabilito che il gruppo A, che pur riflette la primitiva situazione testuale dell’opera, non costituisce una redazione unica, ma un gruppo di redazioni (chiamate infatti recensiones breviores).

Si elencano di seguito alcuni passaggi che dimostrano la posizione isolata di A4 all’interno dello stemma recensionum di A: nessuna delle forme testuali dell’opera conservate condivide tali errori e dunque discende da A4; osservazioni successive dimostreranno poi che è vero anche il contrario, ovvero che A4 non trasmette gli errori caratteristici delle altre forme testuali, dalle quali dunque essa non dipende.

1. Ita quod postea totum brachium habent morbidum (Cap. XI,7) [A1: ita quod postmodum marcido penitus remanent; A2: fiat brachium marcidum; W et cett.: totum brachium habent marcidum; A6: om.];

2. Ipsa etiam [...] posita est in communi (Cap. XII,7) [A1, A2 et cett.: terra posita; A6: tutta la terra è posta in comune];

3. Tunc ille magnus canis vocari facit omnem familiam et illis bestiis et aliis bestis (Cap. XXVIII,13) [A1: Tunc ille magnus canis facit vocari syo idest una de bestiis illis; A2: om.; W et cett.: vocari facit soy, id est misericordiam, bestiis illis; A6: fa chiamare sio, cioè misericordia, a quelle bestie];

4. In hac contrata nascitur malus barbarus, cuius tanta copia illic [...], quod unus asinus minori sex grossis ponderatur (Cap. XXXII,11) [A1 et cett.: illic habetur, quod; A2: omessa l’intera frase; A6: e quine n’àe tanto che];

5. Qui, cum excitatur a dormitione et extra paradisum se viderit [...] (Cap. XXXV,12) [A1 et cett.: paradisum se videbat in tanta positus erat agonia quod quid ageret penitus nesciebat; A2: paradisum conspiciens, in tanta tristitia positus erat quod nesciebat quid faceret; A6: e vedeasi fuor del paradiso, era posto in tanta agonìa che no sapea che si fare].

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È interessante notare che già all’epoca della stesura di Gc la Relatio avesse raggiunto l’area anglofona, dove oltre ad A4 si diffondeva anche A2.

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