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Le recensiones breviores (gruppo A)

La denominazione recensiones breviores, a differenza di quanto accade per gli altri gruppi, non individua una unica redazione della Relatio, ma comprende tutte le forme testuali che rimangono escluse dalle altre classi in absentia, ovvero se ne distinguono per l’assenza del capitolo XXXVIII, assenza che sembra essere una caratteristica originale del testo. Come si è detto, infatti, il contenuto di tale episodio si differenzia da quello del resto della tradizione: qui Odorico indugia nella descrizione di un episodio che vede protagonista lui stesso insieme al vescovo della città Giovanni da Montecorvino e agli altri Minori, e che mira a evidenziare il rapporto rispettoso che il khan avrebbe instaurato con loro; altrove invece non si fa neppure cenno all’attività dei frati. Inoltre, la non originialità del brano è suggerita anche dalla posizione dell’episodio, instabile all’interno della tradizione e “fuori posto” nella narrazione, poiché collocata non insieme agli altri fatti ambientati a corte, ma alla fine dell’opera, talvolta addirittura dopo la sottoscrizione del redattore, accompagnato in molti testimoni da una frase introduttiva che ne sottolinea la natura supplementare: Unum referam de magno Cane quod vidi o altrove Inter alia que locutum est hoc quoque dixit.

L’individuazione di tali forme testuali risale a Chiesa2, che suddivideva ulteriormente i testimoni latini in alcuni sottogruppi a seconda dell’incipit e dell’eventuale sottoscrizione di Odorico. Tra i testimoni non latini che sembravano presentare le caratteristiche del gruppo, Chiesa segnalava la traduzione francese realizzata da Jean le Long (JL) e sei redazioni in volgare italiano: il cosiddetto Memoriale Toscano, studiato ed edito da Lucio Monaco (MT), il Libro delle nuove e strane e meravigliose cose individuato e pubblicato da Alvise Andreose (LI), il volgarizzamento trasmesso dal codice Firenze, Biblioteca Nazionale, Panciatichiano 92 (Fi2), quelli editi da Pontico Virunio (PV) e dal Ramusio nella versione minor (R2), e infine la forma testuale conservata nel codice Roma, Biblioteca Casanatense, 1548 (Ca). Tuttavia la collazione completa del testo ha consentito di modificare tale classificazione: appartengono al gruppo A solo MT, LI, PV, R2, che dipendendono tutti da una stessa traduzione in italiano (A6). Il codice Fi2 invece trasmette una forma testuale ascrivibile alla redazione B. Il volgarizzamento JL non solo contiene il capitolo XXXVIII, pur se in una collocazione insolita perché interna all’opera, ma possiede anche alcune caratteristiche – illustrate in un paragrafo successivo – che consentono di stabilire la sua appartenenza alla redazione C9. Anche il codice Ca trasmette una versione italiana della Relatio appartenente

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alla recensio Guillelmi: anche in questo caso è possibile individuare il capitolo XXXVIII in una posizione interna alla narrazione.

A1: Chiesa raggruppava con questa denominazione due codici latini che condividono l’assenza di una qualsiasi conclusione posta dopo il capitolo XXXVII, essendo privi – a differenza delle altre redazioni brevi – anche della sottoscrizione di Odorico: Be e Er.

Un esame completo del testo di Be ha consentito tuttavia di individuare nel testimone il De reverentia, collocato all’interno del capitolo XXVI; esso dunque non rappresenta una recensio brevior, ma deve essere riclassificato come parte di una recensio diversa (C12).

Testimoni di A1:

- Er: Erfurt, Universitäts- und Forschungsbibliothek, Ampl. Q.393 Edizioni:

Non esiste alcuna edizione della redazione A1. Una edizione di alcuni passi esemplificativi della fase A dell’opera, viene proposta al lettore come prodotto della ricerca presentata in questa sede; Er è stato utilizzato per la collazione e le sue varianti si trovano in apparato.

A2 (recensio anglica): Chiesa proponeva di ascrivere a questo gruppo i codici Me e Ca1, che dagli studiosi precedenti erano stati classificati come parte di altre redazioni; ad esempio Moule individuava un legame tra Ca1 e l’edizione Hakluyt (Hak)3. L’ipotesi di Chiesa si basava sull’osservazione della presenza nei due manoscritti di un incipit identico a quello di E1 – il gruppo a cui apparteneva Hak – e dell’assenza di explicit, fatta eccezione per una breve “chiusa riassuntiva” che contiene la sottoscrizione di Odorico; egli lasciava aperta però la possibilità che la forma dell’incipit costituisse un indizio di parentela tra le redazioni A2 e E14.

Effettivamente l’ipotesi di una relazione tra A2 e E1 si è rivelata esatta in seguito all’analisi condotta sull’intera opera; come si dimostra nel paragrafo dedicato alla redazione E, A2 ed E1 costituiscono in realtà una unica redazione, nata in forma brevis (essa si concludeva come Me e Ca1) e poi ampliata in uno dei due rami della sua tradizione. Si tratta

3

A.C.MOULE,A Small Contribution to the Study of the Bibliography of Odoric, “T’oung Pao”, XX (1920-21),

pp. 307 ss.

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di una forma testuale innovativa e isolabile rispetto al panorama manoscritto dell’opera, in quanto frutto di una revisione linguistica, sintattica e lessicale, che prevede anche l’uso di nuove fonti e alcune modifiche alla struttura del testo.

Testimoni di A2:

- Ca1: Cambridge, Corpus Christi College, 275 - Ca2: Cambridge, Corpus Christi College, 407 - Go: Göttingen, Universitätsbibliothek, Böhmer 13

- Hn: Hannover, Niedersächsische Landesbibliothek, VI.623 - Ar: London, British Library, Arundel 13

- Ot: London, British Library, Cotton Otho D.I. - Hr: London, British Library, Harley 562 - Ro: London, British Library, Royal 14.C.XIII - Me: Melk, Stiftsbibliothek, 46

- Pa: Paris, Bibliothèque Nationale, Dupuy 686

- So: Saint-Omer, Bibliothèque de la Ville, 737 Edizioni:

- Hak:R.HAKLUYT, The Principal Navigations: Voyages, Traffiques and Discoveries of the English Nation, Made by Sea Or Overland, to the Remote and Farthest Distant Quarters of the Earth, at Any Time Within the Compasse of These 1600 Yeres, London 1600 (edizione del testimone Ro)

Un’edizione completa di questa redazione è proposta al lettore come prodotto della ricerca presentata in questa sede.

A3: Nella ricostruzione di Chiesa, la redazione A3 era costituita dal solo testimone Pa3, privo del De reverentia e caratterizzato in posizione finale da una sottoscrizione di Odorico differente da quella presente in A2 e A45.

La collazione completa del testo, tuttavia, consente oggi di modificare l’ipotesi di classificazione avanzata e di eliminare il gruppo A3: Pa3, testimone di una forma riassunta e profondamente modificata della Relatio, conserva il capitolo XXXVIII, anche se in posizione

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diversa, e va quindi collocato tra le redazioni C (C11) delle quali condivide anche la forma dell’incipit e della sottoscrizione di Odorico. Dunque si considera inesistente la redazione A3.

A4: Rappresentante del sottogruppo A4 era, secondo Chiesa, il codice Gc, classificato in maniera isolata tra le recensiones breviores a causa della forma particolare della protestatio di Odorico che vi compare nel finale6. Relativamente al resto dell’opera esso trasmette la stessa forma testuale di Er (A1); infatti, per i contenuti come per la struttura e la forma sintattico-linguistica i due testimoni sono quasi coincidenti, fatta eccezione per alcune piccole differenze attribuibili ai due copisti. Tuttavia, fondandosi al momento solo su prove positive – ovvero su lezioni corrette e probabilmente originali – la vicinanza tra Er e Gc permette esclusivamente di dedurre che tali testimoni derivino dalla stessa fase testuale dell’opera; essendo privi di innovazioni comuni non possono essere classificati quindi in una stessa redazione.

Testimoni di A4:

- Gc: Cambridge, Gonville and Caius College, 162 (83) Edizioni:

Non esiste alcuna edizione della redazione A4. Una edizione di alcuni passi esemplificativi della fase A dell’opera, viene proposta al lettore come prodotto della ricerca presentata in questa sede; Gc è stato utilizzato per la collazione e le sue varianti si trovano in apparato.

A5: la redazione A5 è testimoniata dal solo codice Mi, carattterizzato dall’assenza del De reverentia come di tutti gli altri elementi conclusivi. Seppur la sua struttura è dunque la stessa di A, A5 rappresenta una nuova redazione in quanto si differenzia dal suo antecedente A per la forma sintattico-linguistica, oltre che per alcune modifiche contenutistiche. Mi “appare un rifacimento sistematico del testo odoriciano eseguito in area francese, come indicano le contestualizzazioni geografiche a XXIII,2 Wyngaert (sicut iuxta Rodanum est Vienna aut Ferraria apud Padum) e XXV,5 Wyngaert (magnum dampnum infert quando redundat, sicut Rodanum Parisii [!] vel Padus Ferrarie)”7.

6

Ibidem.

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Testimoni di A5:

- Mi: Milano, Biblioteca Ambrosiana, H.188.Inf. Edizioni:

Non esistono edizioni della redazione A5.

A6: Lo studio delle redazioni volgari italiane breviores (LI, MT, PV e R2), consente – come anticipato – di riconoscere la loro dipendenza da una unica versione volgare (A6), poi modificata, anche profondamente, nel corso della sua trasmissione8; si confermano e si precisano così le osservazioni sparse degli studiosi che si sono accostati ad essi in passato. Come emerge con evidenza anche dalle considerazioni relative ad ognuno di essi, si può parlare di quattro volgarizzamenti diversi che costituiscono quattro nuove sottoredazioni dipendenti da A6, in quanto ognuno dei loro estensori è intervenuto profondamente sulla lingua, sulla struttura e sul contenuto del testo che utilizzava come modello, come si evidenzia nel seguente stemma.

Libro veneto (A6)

Libro toscano (θ) Ur λ1 δ = MT κ PV R2 8

Sui volgarizzamenti italiani della Relatio cfr. in particolare:A.ANDREOSE, Fra Veneto e Toscana: vicende di

un volgarizzamento Trecentesco dell’Itinerarium di Odorico da Pordenone, in Antichi testi veneti, Padova 2002,

pp. 81-93; A.ANDREOSE, “Lo libro dele nove e stranie meravioxe cose” (cit.); A.ANDREOSE, Tra ricezione e

riscrittura: la fortuna romanza della Relatio di Odorico da Pordenone, in Medioevo romanzo e orientale. Il viaggio nelle letterature romanze e orientali. Atti del V Colloquio Internazionale VII Convegno della Società Italiana di Filologia Romanza. Catania - Ragusa 24-27 settembre 2003, a cura di G. Carbonaro - M. Cassarino -

E. Creazzo - G. Lalomia, Catanzaro 2006, pp. 5-21; R.MABER -A.TREGONING,Conveying the Unimaginable: Odorico of Pordenone’s Travels and Their Vernacular Translations, in Travels and Travelogues in the Middle Ages, New York 2009, pp. 95-134; L. MONACO, I volgarizzamenti italiani della relazione di Odorico da

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Il primo di tali volgarizzamenti, nonché il più antico, è il cosiddetto Libro delle nuove e strane e meravigliose cose, realizzato attorno alla metà del XIV secolo (ante 1368), probabilmente a Venezia, e poi diffuso soprattutto in una sua versione di poco più tarda (chiamata λ1), che ebbe origine in Toscana e Umbria ma poi ebbe successo di nuovo nell’area veneta. Il volgarizzamento è tradito da otto testimoni: Ba, Ur, Va, Co, Lu, Man, An e M9. Della versione toscana λ1,dalla quale dipendono tutti i testimoni escluso Ur, Andreose ha realizzato una accurata edizione10. Nel tentativo di identificare l’antigrafo latino del volgarizzamento, egli individuava una affinità tra λ1 e un gruppo di manoscritti latini esaminati da Van den Wyngaert (As, Ba2, Rm, Pa2), parte della recensio Guillelmi; infatti, secondo l’editore, essi condividerebbero alcune innovazioni e lacune di λ1

. Andreose segnalava inoltre che tra i testimoni censiti da Chiesa solo Pa3 (C11) possiederebbe incipit ed explicit affini a quelli del Libro; l’impossibilità di effettuare una collazione completa del codice parigino, però, gli impediva di verificare la validità del legame ipotizzato. Una collazione completa del testo, tuttavia, consente oggi di escludere una parentela tra Pa3 e λ1 11.

La seconda forma redazionale in volgare italiano è quella chiamata Memoriale Toscano (MT)12. Si tratta di un volgarizzamento realizzato in area toscana intorno alla metà del XV secolo, diffuso in ambito mercantesco e tradito da sei manoscritti (V, F, P, R, Ph e L). Esso è caratterizzato “dal fatto di essere un compendio e, contemporaneamente, di contenere notizie ed elementi di vario genere che nelle stesure latine mancano”13

. Proprio per queste sue caratteristiche, a partire dallo studio di Yule (1866) esso è stato isolato come forma redazionale e avvicinato a R2. Rimaneva aperta la discussione sul modello di MT: mentre secondo Monaco esso sarebbe una “traduzione in volgare di un testo latino, oggi perduto”14

, che doveva contenere già almeno alcune delle parti “aggiuntive” che si

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Un altro testimone del Libro sembra fosse un manoscritto conservato all’archivio dei Conti Agostini Venerosi della Seta di Pisa, segnalato da DOMENICHELLI, Sopra la vita, p. 365, n. 35 e da YULE-CORDIER, Cathay, pp. 62-3. Cfr. Ivi, p. 80.

10 ODORICO DA PORDENONE, Libro delle nuove e strane e meravigliose cose, ed. A. Andreose, Padova 2000.

11 Si veda a questo proposito il paragrafo dell’Appendice dedicato al codice Pa3, che contiene la descrizione delle caratteristiche del testo e la sua trascrizione.

12

ODORICO DA PORDENONE, Memoriale Toscano. Viaggio in India e in Cina (1318-1330), ed. L. Monaco, Alessandria 1990.

13

Ivi, p. 63.

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trovano nel Memoriale15, Andreose al contrario riconosceva in un testimone perduto di λ1 il suo antigrafo e dunque considerava MT un rifacimento di un testo già in volgare; più precisamente Andreose ipotizzava che MT dipendesse dallo stesso antecedente di Ba, parte di una famiglia che raccoglieva anche Lu, Va e Man, come emerge dallo stemma

codicum di LI che disegnava e qui di seguito riprodotto16, e che tuttavia, come si dimostra

in seguito, andrà modificato.

LI (veneto) λ1 (toscano) ● ● Ur Co M ● Ba MT? ● An ● Va Lu Man

Nel 1513 per i tipi del Soncino di Pesaro fu realizzata la prima edizione a stampa della Relatio, nella forma di un suo volgarizzamento italiano, curata dall’umanista Pontico Virunio. Questi, nell’introduzione alla sua opera, sosteneva di essersi basato sulla forma testuale tradita da un manoscritto posseduto da Francesco Olivieri di Jesi, oggi perduto17. Oltre mezzo secolo più tardi venivano editi altri due volgarizzamenti italiani ad opera di Giovan Battista Ramusio (pubblicati postumi nel 1574). Le due traduzioni sono convenzionalmente chiamate anche Ramusiana maior (R1) e Ramusiana minor (R2), a cause della loro lunghezza: l’una è completa, mentre la seconda, mutila, si interrompe al

15 “Il traduttore-epitomatore ha lavorato su un testo che conteneva qualcosa in più rispetto alle versioni latine di Enrico o di Guglielmo: solo così si possono spiegare le numerose peculiarità che caratterizzano il Memoriale”,

ivi, p. 71.

16

ODORICO DA PORDENONE, Libro delle nuove e strane e meravigliose cose (cit.), p. 100.

17

Odorichus De rebus incognitis: Odorico da Pordenone nella prima edizione a stampa del 1513, Pesaro 1513 (ristampa anastatica a cura di L. Monaco e G. C. Testa, Pordenone 1986).

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capitolo XXXI18. La versione maior veniva classificata da Chiesa all’interno della Recensio Guillelmi, come parte del gruppo C1; la minor, invece, a causa dell’assenza del capitolo XXXVIII, era ascritta tra le recensiones breviores19 e, a causa di alcune caratteristiche comuni, fatta dipendere dallo stesso antecedente di PV. Secondo Monaco20 e Reichert21 R2, MT e PV farebbero parte di una stessa redazione: il primo sarebbe un rifacimento di MT, rimasto mutilo per accidente e leggibile per intero in PV.

La nostra indagine ha portato a concludere che LI, MT, PV e R2 derivano tutte da uno stesso volgarizzamento, probabilmente veneto, che viene classificato con la sigla A6 e che non è assimilabile con certezza a nessuna delle forme latine.

Caratteristiche di A6

Per l’indicazione delle caratteristiche dell’intera redazione si ritengono qui valide soprattutto quelle evidenziate da Andreose per LI, che sono risultate condivise anche da MT22.

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Entrambe le forme testuali sono edite in G.B.RAMUSIO, Navigazioni e viaggi, a cura di M. Milanesi, vol. IV, Torino 1983, pp. 267-318. La curatrice ipotizzava che la versione maior avesse come modello un testimone latino, perduto, “vicino al ms Udine, Biblioteca capitolare, XXII misc. in 4°, oggi irreperibile”; la traduzione era attribuita al Ramusio stesso. In realtà il ms di Udine non è irreperibile ma corrisponde al testimone Ud. Per la

minor invece “l’editore dovette rifarsi a un manoscritto volgare, simile a quello che l’umanista Pontico Virunio

aveva dato alle stampe a Pesaro nel 1513” (p. 267).

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P.CHIESA, Per un riordino (cit.), p. 322.

20

ODORICO DA PORDENONE, Memoriale Toscano (cit.), p. 67.

21 F.E.REICHERT, Eine unbekannte Version der Asienreise Odorichs von Pordenone, “Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters” 43 (1987), p. 540.

22 A.ANDREOSE, “Lo libro dele nove e stranie meravioxe cose” (cit.), pp. 43-8. Ad esempio:

1. (...) di legni d’aloe ch’è tanto odorifero e prezioso λ1: di legno aloe, ch’è tanto odorifero e prezioso MT: aloe chi è tanto odoriffficho e precioso Ur (Cap. XXVIC,15) [W et cett.: tota de lignis aloe];

2. (...) cioè leoni, pallagarii, cervi λ1: e leoni, e palagari, e cerbi MT: lioni pulicani cervi Ur (Cap. XXVIII,7) [W et cett.: leones, cervi];

3. (...) e gitta tra queste bestie selvatiche cinque turcasi di saette λ1: e saetta tra quelle bestie cinque turcassi di

saette MT: e sagita enfra queste bestiesalvadiche ben .V. carcassi de sagete Ur (Cap. XXVIII,10) [W et cett.:

et in illa silvestria quinque iacet sagittas];

4. «Verbum caro factum est et caetera». [...] Poi montai sopra uno monte arenoso λ1: «Verbum caro factum est etc». [...] Poi montai in sur uno monte arenoso MT: «Verbum caro factum est et habitavit in nobis et vidimus gloriam eius gloriam». [...] E così andando montai sovra uno monte arenoxo Ur (Cap. XXXVII,10-3) [W et

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All’interno di A6 la tradizione diventa poi bipartita: da una parte si colloca in posizione isolata il codice Ur; un secondo ramo è rappresentato da un rifacimento toscano dello stesso volgarizzamento (chiamato θ), al quale appartengono MT, λ1, PV e R2. D’ora in avanti

totaliter appropinquare, sed ab illa VII vel VIII passibus distans ego fui. Cum autem illic accedere non auderem, ad aliud caput vallis ego ivi. Et tunc super unum montem arenosum ascendi].

Si aggiunga:

5. De questa citade me parti e andai per XXXVI çornade passando per mole citade e contrade Ur: Di questa contrada mi parti’ e venni per XXXVI giornate passando per molte cittadi e terre λ1: Di questa contrada mi partiì e venni per trentasei giornate trovando molte cittadi e castella MT: Da questa contrada ce ne partemmo e navigammo vinti e septe giornate, e trovammo molte città e castella in nel quale noi non intramo PV: Quindi partimmo e navigammo 27 giornate, e trovammo di molte cittadi e castella R2 (Cap. XXI,1) [W et cett.: De ista contrata recedens et inde transiens per multas terras et civitates].

Seppur in questo caso il dato numerico non coincida nelle quattro versioni del testo, tuttavia credo che la lezione in evidenza possa essere considerata una variante insieme congiuntiva e separativa: nessuno degli altri testimoni, né latini né volgari, ne trasmette una analoga; peraltro solitamente nelle Relatio l’indicazione delle giornate è accompaganta da un aggettivo indefinito e non da un numerale. Inoltre è possibile spiegare in maniera economica l’insorgere della corruzione in κ ipotizzando un semplice fraintendimento di cifre.

6. De la qual Christiani Saraxini ydolatri tuti me parlavano per una boccha [...] che usança è per lo Signore che ciaschuna caxa paga uno bastixe çoe Ur: Della quale diligentemente domandai i cristiani e’ saracini e li idolatri, e tutti mi parlaro per una bocca [...]. Ed è usanza per lo signore che cateuna casa paga uno bastise λ1: Della quale diligentemente dimandai i cristiani e saracini e idolatri, e tutti mi risposono per una lingua: [...] catuna casa paga per lo signore uno bastese MT: Et in questa terra gli è de molti christiani et troppo più saracini et idolatrii, et fomme dicto che ciascuna casa paga l’anno al signore un bastage PV: Nella terra vi sono vi son di molti cristiani, ma più di saraceni e idolatri. E mi fu detto che [...] ciascuna casa paga l’anno al signore uno bastagne R2 (Cap. XXIII,11) [W et cett.: De ipsa autem diligenter scivi et inquisivi a Christianis, saracenis, ydolatris, cunctisque aliis qui omnes locuntur uno ore quod bene centum milliaria circuit].

Se nel resto della tradizione il passo in esame è omesso per intero oppure compare nella forma completa (come in W), esclusivamente i testimoni del gruppo A6 omettono solo la seconda parte del periodo, pur avendone copiato la prima parte. Dato che la lacuna è evidente i vari copisti hanno tentato di ristabilire un testo corretto:

MT istituendo un legame tra le due proposizioni tramite l’interpunzione, PV e R2 modificandone la sintassi e

così il senso.

7. Quelli chi guardano li cani oxeli e bestie sono XV tuman che sono tuti XXVIII tuman çoe II centum et LXXX milia Ur: E quelli che guardano i cani e le bestie salvatiche e li uccelli sono bene XV tuman. Sì che tra i

giocolari e’ guardatori de’ cani e delle bestie e delli uccelli sono XXVIII tuman, che montano per novero CCLXXXM λ1: E quegli che guardano e nutricano cani e bestie e uccelli da cacciagioni sono quindici tumani,

sicché tra questi e’ giocolari sono ventiotto tumani, che montano dugentoottanta migliaia d’uomini MT:

(...) questo signore havìa da ducentooctanta migliara de homini, li quali non actendìa si non a’ cani et ucelli et a’ cavagli et a tutte quelle cose che apartene a le caccie del signore PV: (...) questo signore teneva da

ducentoottantamila uomini, li quali non attendevano se non a’ cani e cavalli e a tutte le cose che appartengono

alla caccia per servigio del signore R2 (Cap. XXVIC,6) [W et cett.: alii autem custodientes canes, bestias silvestres et aves bene quindecim sunt tuman].

8. E in queli catoni di quela pingna è uno serpente doro che la bate fortemente Ur: E nel canto di questa pigna è un serpente d’oro che la batte fortissimamente λ1

et MT (Cap. XXVIA,16) [W et cett.: Et in quolibet angulo