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ANALISI E COMMENTO DI REALTÀ E VALORE

1. Inquadramento storico-critico dell’opera

Claudi è stato un autore molto prolifico e variegato. I suoi scritti, per vicende fortuite oppure scelte personali, sono rimasti, però, in gran parte inediti. Solo alcune recensioni ad esposizioni e ad opere di amici scrittori, poeti e artisti sono state editate dall’autore in riviste di critica letteraria ed artistica. Unica eccezione nella sua altalenante carriera da saggista, è la pubblicazione, intorno al 1944, delle 25 prose di carattere filosofico che compongono le Lettere

Tibetane. L’intento della silloge, come descritto in precedenza, è quello di raccontare dell’essere

tramite una nuova forma, un nuovo linguaggio qualitativo che superi la fittizia dicotomia di soggetto-oggetto creata dalla filosofia moderna. Un progetto che pone Claudi all’interno della riflessione e del dibattito filosofico novecentesco.

Realtà e valore, iniziato il 29 ottobre 1949 e completato a Roma il 30 giugno del 1951, è

successivo alle Lettere tibetane ed è composto in contemporanea con il “diario filorafico”

L’anatra mandarina, iniziato nel luglio 1948 e terminato a Roma il 7 luglio 1952. Esso si

caratterizza come uno studio dal sapore speculativo, redatto ed organizzato ricercando lo stile rigoroso e sistematico del trattato. Ciò costituisce un’eccezione nel corpus dell’autore: la maggior parte dei suoi scritti, infatti, consiste in brevi aforismi oppure in testi di natura poetica ed evocativa spesso incompiuti. Dalla ricostruzione biografica è emerso che l’opera si inserisce in uno snodo importante del percorso intellettuale dell’autore, come descritto nel diario 1948-1952:

Debbo dire ora che dieci anni fa, quando finivo di scrivere il primo libricino Lettere Tibetane, terminavo con una specie di intuizione-immedesimazione, della solitudine. “Solitudine”, come la Verità, reggi i nostri pensieri e desideri e le delusioni e li distruggi, ecc. ebbene quella stessa solitudine è ancora quella di oggi, vi si parlava della Verità, e il termine Dio si affacciava fra quelle righe. Ma mancava a quella solitudine l'elemento che solo poteva riscattarla dall'essere una sia pur serena disperazione. Mancava l'amore (o almeno appena un barlume ne era apparso, insufficiente a determinare un diverso orientamento). E con l'amore doveva mancare la consapevolezza del valore che di esso si sostanzia. Tutto il resto era contenuto in quel breve diario intellettuale per conclusione riassuntive di ricerche disperate e ai margini della follia. Ma dimenticavo di dire che quella solitudine, appunto, è l'increata monade eterna, l'Io immerso nella sua luce. Ritrovarsi come solitudine ora è ritrovarsi solitudine luminosa1.

127 Come indicato anche in altri diari, la stesura delle opere filosofiche coincide con la chiusura di «un ciclo di quindici anni di riflessione»2, in cui l’autore cerca di portare a compimento

«uno sforzo per arrivare a certe riflessioni»3, una fatica da lui definita come «terribile»4. Le

ricerche speculative, compiute a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta, vogliono approfondire la natura e il fondamento dell’Io, mostrando il rapporto costitutivo che esso ha con la verità, con i valori e con la forza creativa dell’amore. Rendere l’Io consapevole della propria natura eterna e divina è il file rouge che attraversa l’opera dell’autore: Realtà e valore si costituisce come il primo sistematico tentativo di raggiungere tale scopo.

Il manoscritto si presenta suddiviso in sei capitoli, comprensivo di un indice analitico, a cui in seguito, viene aggiunta un’introduzione redatta in un foglio sciolto. Ciò dimostra che Claudi vuole organizzare lo scritto seguendo una struttura organica e sistematica, come emerge anche da questo passaggio dell’opera successivamente espunto:

Ma che cos’è il bene. Domandarselo oggi in tempo di * universale spaventevole malefizio, può sembrare * persino eroica illusione. Io confido di poter riprendere e tradurre in un libro più largamente leggibile queste pagine di appunto in tempi più chiari, quando gli spiriti meno chiusi alle verità più semplici potranno accettare la formulazione di simili[?] domande senza respingerne a priori il senso e il significato. Tuttavia, se ancora qualcuno può pensare non del tutto inutile riflettere su tale argomento, bisognerà cominciare con l’avvertire che solo una strana straordinaria universale distruzione ha potuto sviare l’uomo dal problema assoluto e fondamentale della filosofia come della vita umana: è radicale alla natura umana la ricerca del bene5.

L’autore qualifica Realtà e valore come delle «pagine di appunto»6 in cui egli inizia a

esporre provvisoriamente alcune delle tematiche della sua riflessione filosofica, come quella del bene e del suo rapporto con la natura umana. Nel passaggio citato egli vuole conseguire un linguaggio e uno stile chiaro e sistematico, così da «tradurre in un libro più largamente leggibile»7

tematiche qui solo accennate. Lo scritto quindi non può essere considerato come un testo definitivo, ma come l’annunciarsi e l’approssimarsi verso la sua maturità speculativa ed intellettuale. Ciò è confermato anche dalla presenza di altri testimoni dell’opera, in cui l’autore cerca di riorganizzare il testo senza però riuscire a completarlo8. In essi sono presenti molti

2 Diario 1951-1953, p. 20. La datazione del passo riportato risale probabilmente intorno al febbraio del 1952. 3 Ivi.

4 Ivi.

5 Realtà, p. 42. 6 Ivi.

7 Ivi.

8Infra, La scrittura di Claudi: Realtà e valore. Interessante anche un passaggio del diario 1954: «Debbo osservare

che avendo da tempo interrotto la pratica di annotare i miei pensieri, mi trovo senza idee, come se l’impegno di annotare mi impegnasse a sua volta quella ricerca di verità che produce appunto le idee. Ma questo è anche in relazione con quel lavoro di revisione delle cose già scritte che vado conducendo da un certo tempo a questa parte. Come se messomi a ripercorrere il cammino già fatto dovessi raggiungere il termine finale per intraprendere il nuovo

128 interventi a penna e a lapis che indicano la ricerca quasi ossessiva di un proprio stile argomentativo. Sintomatica in tal senso è la presenza di diverse lezioni riguardanti l’intestazione dell’opera9. La versione da noi accettata è quella riportata nei manoscritti successivi alla prima

redazione poiché maggiormente aderente al contenuto e alle tematiche esposte. Oltre ad una conferma contenutistica, tale scelta trova la sua giustificazione in un dato filologico costituito dalle parentesi presenti intorno al titolo Realtà e valore della prima redazione manoscritta. Esse indicano che l’autore potrebbe avere inserito questa seconda parte del titolo in seguito alle meditazioni compiute nelle altre trascrizioni, riservandosi di decidere la versione definitiva dell’intestazione dell’opera durante le fasi conclusive della pubblicazione.

Tali precisazioni filologiche ci permettono di comprendere l’andamento compositivo di Claudi, caratterizzato da una ricerca affannosa dell’espressione perfetta e appropriata10. Un

tormento che si trasforma in un’incapacità a concludere degnamente i suoi lavori, come espresso nel diario 1951-1953:

Scrivo di filosofia, cerco di chiarire certi problemi, liberare la mente e lo spirito in un clima più vasto e più rigoroso. Ma con tutto quello che ho scritto – quanti quaderni di note, di appunti, di pensieri, più un intero saggio da ridistendere da capo – sembra che abbia nel frattempo accumulato una sfiducia […] A ogni idea che formulo e che esprimo, mi pare di dire una sciocchezza, di essere nel vano e nel vuoto11.

Con la pubblicazione delle Lettere e l’approfondimento degli studi sulla magia compiuti negli anni Quaranta, Claudi raggiunge la sua maturità intellettuale. Realtà e valore12 può essere

considerato il primo scritto in cui l’autore cerca sistematicamente di proseguire nella strada tracciata con le Lettere, ossia di un soggetto che decide di operare nel mondo per compiere azioni assolute creando così nuovi valori.

Contestualizzata l’opera e mostrata la sua specificità all’interno degli scritti dell’autore, cerchiamo di chiarire quali sono le principali influenze da cui essa si origina. Secondo la

cammino» (Diario 1954 gen., p. 5).

9 Nella prima redazione manoscritta troviamo Riflessione intorno alla filosofia riportata al centro e nella parte

superiore del foglio, scritto tra parentesi con diverse penne, troviamo vergato per tre volte Realtà e valore. Nelle altre trascrizioni il titolo viene invertito in quest’ordine: REALTÀ E VALORE (Riflessione intorno alla filosofia).

10 Secondo Ubaldini la modalità compositiva di Claudi è caratterizza da una «costante e frenetica rielaborazione, in

costante e minuzioso ripensamento. Una, due, tre, quattro versioni di uno stesso testo, riscritto variando un verso, qualche a capo; il ripensamento mille volte reiterato di un termine, la ricerca della sfumatura più adeguata; il rifiuto della maggior parte di un testo più volte riscritto che lascia superstiti solo due o tre versi delle decine iniziali. Tutto ciò testimonia consapevolezza e complessità, articolazione laboriosa in parole di un pensiero che non può essere soddisfacente nel suo primo scaturire; dominanza della ragione, forse, sull’epifania, eppur sempre dignità poetica» (UBALDINI, Il silenzio e la sperduta Orione, pp. 188-189).

11 Diario 1951-1953, pp. 36-37.

12 L’anatra mandarina, a differenza di Realtà, non si caratterizza come un saggio, ma come un diario nel quale si

129 ricercatrice Cristina Ubaldini, tre sono le matrici culturali che devono essere considerate per studiare la figura di Claudi:

l’esoterismo e la filosofia superomistica; il politeismo, al quale viene accostato, con una certa laboriosità, un Cristianesimo quasi eretizzante, mutuato dagli insegnamenti di Aldo Capitini; il Buddha Dharma, conosciuto sulle fonti originali, e alle frequentazioni coi suoi maggiori studiosi italiani. Vi compare anche l’ombra della filosofia heideggeriana, che Claudi potrebbe aver conosciuto con grande anticipo sulle traduzioni italiane, grazie ai contatti con Claudio Baglietto, il quale si recò a Friburgo nel 1932 e mai più tornò indietro, mantenendo a lungo contatti coi vecchi compagni di studi13.

Questa breve analisi preliminare evidenzia come la sua visione del mondo sia una sintesi di più correnti e culture. Come confermato anche dalla ricostruzione biografica compiuta, alle matrici indicate da Ubaldini devono essere affiancate anche altre influenze per comprendere la sua formazione culturale e, in particolare, le meditazioni contenute in Realtà e valore.

Claudi precisa che l’idealismo è stato per la sua formazione un «punto di partenza, come fu, nella vita, un punto di partenza la nobile e cavalleresca città di Pisa»14. Nello specifico, egli è

stato influenzato da alcune importanti personalità del panorama filosofico italiano come Giovanni Gentile, Armando Carlini e Pantaleo Carabellese. Il file rouge che accumuna queste personalità può essere reperito nel confronto e nella rilettura dell’idealismo classico, in particolare di formulazione hegeliana. L’attualismo di Gentile, l’ontologismo critico di Carabellese e la rilettura in chiave spiritualista del pensiero di Gentile compiuta da Carlini, possono essere annoverati come tentativi di correggere e superare alcune delle problematiche presenti nell’idealismo classico. Claudi, quindi, inizia le sue riflessioni dall’idealismo, spinto, però, da un’esigenza di rinnovamento e superamento cha ha assimilato dai tentativi speculativi dei suoi maestri.

Protagonista indiscusso del pensiero dell’autore marchigiano, infatti, è l’Io inteso come autocoscienza creativa, che può scoprirsi e realizzarsi in un confronto continuo con le sue creazioni. Nonostante questa somiglianza con la filosofia idealista, il soggetto tematizzato dall’autore non corrisponde all’Io puro che crea il mondo e gli individui identificandosi così, in maniera surrettizia, con Dio. Se il protagonista della sua opera è l’Io, lo scopo delle sue meditazioni si discosta da quello della filosofia tedesca. Il pensiero di Claudi non rientra nei canoni della filosofia di stampo universalistico, giacché l’autore si pone l’obiettivo di rendere eterna e divina la propria personalità, come emerge a più riprese in Realtà e valore. Un compito che avvicina l’autore marchigiano alla filosofia di Julius Evola. In Il problema dello spirito

contemporaneo e il trapasso dell’Idealismo, Evola enuncia la sua problematica: «come

13 UBALDINI, Il silenzio e la sperduta Orione, p. 187. 14 Accadde, p. 7.

130 l’individuo può pervenire a sviluppare la sua potenza sino a riprendere in sé tutto quel vasto sistema di realtà (o, meglio, di non realtà) che […] sembra schiacciarlo e dissolverlo del nulla?»15.

Evola riconosce all’idealismo il merito di aver affermato che la realtà oggettiva, l’intero universo, esiste solo «in virtù dell’Io e per l’Io»16. La realtà quindi si identifica con l’Io e con la sua attività.

A questa indiscussa verità universale si affianca, però, una contradditoria oscillazione «fra l’Io reale», ossia l’individuo empirico fonte di ogni esperienza singolare, «e il Dio del teismo»17, che

nell’idealismo viene definito Io trascendentale. Se l’idealismo ha scoperto la verità e il ruolo dell’Io nel processo creativo, esso però ha finito con l’identificare l’Io con Dio, dissolvendo così l’esistenza dell’uomo nell’idea di un Dio astratto. Da questa contraddizione, Evola cerca di formulare un sistema che garantisca al singolo la realizzazione di se stesso come entità assoluta18.

Ma la possibilità che l’uomo possa raggiungere «una certezza e un senso alla sua vita e alla sua

esperienza – non può venire dimostrata teoricamente: essa può venire decisa non per un atto intellettivo ma per una realizzazione concreta»19. L’idealismo quindi deve essere integrato con

altre culture, indicate da Evola nelle sapienze occulte diffuse in Europa da H.P. Blavatsky e R. Steiner. L’obiettivo di Evola è quello di delineare un percorso conoscitivo che renda il soggetto consapevole della propria totale potenza. Un sistema che egli definisce con il «termine idealismo

concreto o magico»20, che persegue «quel compimento dell’Io reale in un’esistenza assoluta, in

un’eternità vivente ed attuale […] che è la verità in uno dell’Unico stirneriano e dell’Atto puro aristotelico»21. Uno scopo quest’ultimo condiviso anche dall’esploratore Giuseppe Tucci, che

nelle sue spedizioni nel Tibet ricerca una via di accesso per divenire immortali e quindi pienamente realizzati. Un rapporto e una sintonia quella tra Tucci e Evola documentata storicamente e approfondita nella prima parte della ricostruzione biografica dedicata a Claudi22.

L’influenza della filosofia idealistica nella produzione dell’autore quindi deve essere interpretata a partire da un’esigenza escatologica di salvezza e di compimento. Questa piegatura morale della conoscenza caratterizza l’intera opera di Claudi. Come ribadito in Realtà e valore, la trattazione di scienze teoriche ha come unico scopo quello di favorire il progresso dell’uomo e

15 EVOLA,Saggi, p. 40. 16 Ivi, p. 30.

17 Ivi, p. 34.

18 «L’A. muove, ciò non ostante, anche lui dall’idealismo, perché soltanto questo dà una soluzione del problema

fondamentale dello spirito contemporaneo. E dei filosofi idealisti, qui ricordati, il Gentile è quello cui egli tiene più fisso lo sguardo. Ma idealismo in genere e quello gentiliano in particolare, pone un principio oscillante tra l’io empirico, reale, e un Io, che vuole essere Dio. Di qui, la necessità, di chiarire, d’integrare e inverare l’idealismo con processi che portano, effettivamente, l’io alla coincidenza con l’assoluto» (A.CARLINI, Vita nova, settembre 1925, in

EVOLA,Saggi, p. 178).

19 EVOLA,Saggi, p. 35. 20 Ivi, p. 39.

21 Ivi, p. 45.

131 della sua civiltà verso un avvenire migliore23. Il saggio infatti si conclude con una serie di analisi

di ordine politico e sociale tramite cui Claudi vuole mostrare come alcuni concetti teorici elaborati nella parte centrale dell’opera, siano fondamentali per risolvere le varie problematiche sociali e politiche che affliggono l’uomo contemporaneo. Esiste quindi un preciso rimando tra theoria e

praxis, tra indagine metafisica e ambito morale, che il Nostro potrebbe aver appreso e mutuato,

oltre che da Evola e Tucci, anche dall’opera e dalla testimonianza di Aldo Capitini.

L’idealismo è quindi il punto di partenza per le meditazioni e la scrittura di Realtà e valore. Questo, però, deve essere considerato come il primo sistematico tentativo in cui l’autore cerca di sintetizzare i contenuti dell’idealismo con altri contesti e tradizioni. Ricordiamo che Claudi durante le fasi di redazione, approfondisce lo studio intorno alla magia del Rinascimento e si dedica alla lettura dell’opera poetica di Arturo Onofri. Sempre nello stesso periodo, intraprende la relazione amorosa con Eliana e frequenta il barone Ricciardo Ricciardelli, esperto di arti magiche ed esoterista italiano. Quindi ad un soggetto che cerca di inverare se stesso, tema cardine dell’idealismo classico, Claudi affianca strumenti e concetti propri di altre tradizioni, come ad esempio: l’amore inteso come eros di matrice classica; il Sole come principio proprio della tradizione gnostica e platonica; la circolarità come processo di sviluppo tipico delle sapienze orientali; la definizione della materia come spiritualmente animata di formulazione rinascimentale e leibniziana. Queste tematiche sono state analizzate e approfondite nel corso della lettura dell’opera, seguendo i passaggi argomentativi formulati dall’autore. Tale impostazione ha sicuramente garantito un rigore filologico e interpretativo maggiore, a scapito, però, di un’interpretazione lineare del testo.

Un contributo importante per la lettura e l’interpretazione di Realtà e valore, in particolare per comprenderne l’inquadramento filosofico, può essere reperito dai diari e dalla corrispondenza. Nel diario 1949-1955 l’autore infatti scrive:

Si chiude con questo un ciclo estremamente interessante della mia vita. Entrato nello spiritualismo ho dovuto toccare il fondo per capire quanto fossi impreparato e nello stesso tempo superbo illuso e per cominciare (ma poi è vero?) a vedere qualche barlume24.

In questo passaggio Claudi si colloca all’interno della tradizione spiritualista. Questo viene confermato anche da un altro diario del 1954:

23 Interessante un passaggio di un diario scritto tra il 1951-1953: «Con tutto ciò, dolorosamente, disperatamente, amo

il mondo e l’uomo, e sono, in fondo, ottimista. Ciò può sembrare incredibile. Io amo l’uomo e farei di tutto che mi fosse possibile per accelerare la sua evoluzione verso forme superiori di vita» (Diario 1951-1953, p. 17).

132 Ora se dovessi dire: un tempo ho escogitato una teoria sulla monade una specie di riforma della monadologia leibniziana, ho escogitato una legge delle circolarità della vita, ho cercato di chiarire a me e non soltanto per me la trascendenza del conoscere, e quasi non ricordo di aver messo insieme tante idee e tante possibilità di studi e di ricerche. Tutto si è risolto in un risibile zero, un’oscena sinistra dissoluzione25.

In questa citazione l’autore sembra ripercorre la sua evoluzione filosofica, fornendoci così una breve sintesi del suo percorso e delle intenzioni che lo hanno condotto a un confronto con la monadologia leibniziana. Più volte nei diari egli afferma la validità del metodo e dei concetti elaborati dalla trazione spiritualistica, anche rispetto ai fenomeni di natura meccanica e materiale: «Là dove il meccanismo di causa-effetto non serve, la spiegazione spiritualistica è la sola che possa dare qualche lume»26. Anche la sua avversione nei confronti della religione cristiana e la

sua propensione per paganesimo, trovano la loro giustificazione nel pensiero spiritualistico. Il paganesimo ha come carattere specifico «l’essenziale spiritualismo unito ad una concretezza realistica pari a quella della nostra scienza. Spiritualismo ontologico, realismo spiritualistico: questo all’incirca l’essenza del paganesimo»27. Lo spiritualismo pagano consiste in una

valutazione integrata e integrale delle dimensioni che compongono il mondo. Una dualità questa, che con l’avvento del cristianesimo si è trasformata in una contrapposizione dualistica, fondata su una concezione peccaminosa della materia e del corpo.

Il paganesimo di Claudi deve essere interpretato all’interno di un’esigenza speculativa più ampia che consiste nella volontà di scorgere il carattere vitale e divino del mondo. Una motivazione che anima Realtà e valore e che accompagna l’autore anche negli anni successivi la stesura del saggio filosofico, come confermato anche da una lettera scritta da Claudi il 21 settembre 1956 al filosofo Nicolò Licciardello, autore del testo Teoria dello Spiritualismo

integrale:

Debbo dire che ne ho letto solo alcune pagine [Teoria dello Spiritualismo integrale], poiché ho potuto acquistarlo solo oggi, l’ho appena sfogliato, ma non occorre consumare tutto il pasto per capire la qualità del cibo. Vi ho incontrato termini e idee (la monade per es.) che riscuotono da tempo tutta la mia simpatia, mi sembra di avere intravveduto i lineamenti di una dottrina nella quale il “panpsichismo” gioca il ruolo fondamentale, e una concezione del genere rientra senza dubbio fra le mie più care persuasioni. E inoltre qualcosa come una luce rinascimentale mi avverte che il libro deve essere letto fino in fondo28.

25 Diario 1954 lug., p. 26. 26 Diario 1953-1955, p. 24. 27 Diario 1954 gen., p. 24.

133 In una visione pampsichista del mondo, la realtà viene interpreta come espressione di un dinamismo e di una vitalità della quale l’Io e la sua attività sono manifestazioni eccellenti e principali. È proprio in Realtà e valore che Claudi tematizza e cerca di approfondire il rapporto