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Il 1938 si apre per Claudi con le ultime pratiche burocratiche relative al servizio di leva. Il 1 febbraio si trova a Macerata per prendere il grado da sottotenente del 157° Reggimento di Fanteria da cui si congederà definitivamente il 31 agosto1. Durante l’assolvimento del servizio

militare, matura l’ipotesi di ritentare l’esperienza della Scuola Normale di Pisa partecipando ad un concorso per il corso di perfezionamento per la classe di Lettere e Filosofia indetto il 7 maggio 19382. In una lettera Claudi scrive ad Angelini raccontandogli dell’esito negativo della prova:

Non ti ho detto del concorso. Un rovescio. Molto bene l’orale di fil. e pedag. – un disastro a storia di cui non sapevo e non so una parola. […] L’aver io da ultimo dichiarato che non mi ero occupato di storia, credo abbia determinato il tracollo: non mi hanno dato l’abilitazione per cui occorre il 6 singolarmente per ogni materia3.

Claudi in questo periodo vuole proseguire l’esperienza dell’insegnamento iniziata vicino Firenze, tentando di conseguire l’abilitazione all’insegnamento per le scuole statali. In una lettera scritta dal padre il 21 settembre del 1937, viene informato riguardo alle procedure burocratiche che occorrono per essere nominato come supplente dal preside:

Questa mattina ho ricevuto una circolare dal mio amico Cav. Ciattoni[?] riguardo alle supplenze nelle scuole. In essa è detto che dovresti presentare domanda prima del 20 settembre e che poi si deve prendere servizio – sotto pena di decadenza – entro 3 giorni dalla data di nomina4.

Grazie all’aiuto del padre, Claudi il 16 ottobre 1938 potrà iniziare ad insegnare come supplente di italiano, latino, storia e geografia presso il ginnasio di San Severino Marche5. Nel

1 Il fratello Vittorio nella sua ricostruzione biografica scrive: «estate del ‘38 come sottotenente a Macerata. Si invitano

gli ufficiali del Battaglione a casa nostra». Il documento non è stato ancora archiviato ed è stato collocato nei documenti personali di Claudi.

2 Il bando di concorso non è stato ancora archiviato ed è collocato nei documenti personali di Claudi. Sulla copertina

del bando troviamo alcune scritte vergate con inchiostro nero riconducibili al ductus di Claudi.

3 La lettera di Claudi a W. Angelini non è stata ancora archiviata ed è conservata nel faldone della corrispondenza. 4 F.C., Lettera di Adolfo Claudi a Claudio Claudi, 21 settembre 1937, (C. COR. I.123). Interessante anche un'altra

lettera del padre del 18 ottobre 1937: «La settimana scorsa ho terminato di copiare la tua tesi e ne ho spedita subito una copia al tuo padrino. Ha risposto subito la lettera che accludo, dalla quale ben si rileva che tu te ne sia fregato altamente di scrivergli come dissi e scrissi e come promettesti. [...] Basta, spero almeno che avrai questa volta la sensibilità di rispondergli, tanto più che ti parla di un argomento che ti potrebbe bene interessare. A tale proposito è bene che tu tenga presente che, nel concorso non ha solo valore il risultato degli esami, ma anche la * pratica dell’insegnamento e l’insegnamento stesso. Non so che cosa ti hanno risposto da Firenze, ma sarebbe bene che non dessi troppa importanza a promesse vaghe, che in un ambiente come quello potrebbero riuscire completamente infruttuose. Quindi regolati e pensa che è assolutamente necessario per quest’uomo una tua sistemazione» (F.C.,

Lettera di Adolfo Claudi a Claudio Claudi, 18 ottobre 1937, C. COR. I.124).

5 La raccomandata del Provveditorato di Macerata non è stata ancora archiviata ed è conservata nei documenti

53 marzo del 1939, probabilmente in seguito alla sua accettazione dell’incarico scolastico, si iscrive all’“Istituto Nazionale di Cultura Fascista”6 nella sezione provinciale di Macerata, rinnovando

così la sua silente adesione al regime7.

Terminata la supplenza a San Severino Marche, nell’inverno del 1939 Claudi risiede a Macerata8 a seguito dell’accettazione di un incarico di docenza presso il liceo classico “Giacomo

Leopardi”. Claudi considera l’insegnamento nelle scuole statali come il mestiere «più innocente, o il meno nocivo»9 che gli garantisce «la possibilità di vivere e di scrivere più o meno liberamente,

in pace»10. Eppure, precisa, «la vita mi ha giocato il terribile scherzo»11. Tra la fine del 1939 e il

gennaio del 1940 viene accusato dalle autorità ecclesiastiche di ateismo e di insegnare contenuti contrari alla dottrina cattolica. In una lettera del 31 gennaio 1940 scritta al Provveditore agli studi di Macerata, l’autore espone la sua posizione cercando di giustificare le sue concezioni speculative e didattiche12.

Il Nostro non può essere annoverato tra i pensatori che hanno fatto dell’ateismo la loro cifra distintiva, ma deve essere collocato, come racconta anche Werther Angelini, tra coloro che affermano di «non professare religione alcuna»13 pur essendo un convinto assertore della realtà di

Dio e della presenza del divino. Nella lettera di risposta al Provveditore, Claudi non si preoccupa di porgere delle scuse, bensì di motivare le sue posizioni negando o minimizzando le accuse di blasfemia e di ateismo che gli erano state mosse. Questo scritto, nonostante sia riferito ad un fatto contingente, ci permette di mostrare alcuni aspetti della concezione religiosa dell’autore. La tesi difensiva da cui Claudi muove per dimostrare l’inconsistenza della bestemmia si fonda sulla considerazione di Dio come «necessariamente inaccessibile e indifferente sia pure alle offese»14

in quanto «ineffabile e inattingibile sostanza»15. Quindi qualsiasi insulto nei confronti di Dio,

conclude Claudi, sarebbe privo di senso e valore. Oltre all’accusa di blasfemia, viene incolpato di aver minimizzato la problematica teologica inerente il rapporto tra predestinazione divina e libero

6 L’“Istituto fascista di cultura” (dal 1937 “Istituto nazionale di cultura fascista”) è stato un ente dell'Italia fascista

creato nel 1925 per lo studio e la diffusione della cultura italiana. L’ente è stato presieduto da Gentile fino al 1937. Dopo le sue dimissioni, l’Istituto si dedica alla giustificazione culturale delle leggi razziali attraverso un’intensa attività di diffusione del Manifesto della Razza pubblicato nel 1938.

7 Claudi aveva già sottoscritto la tessera del partito fascista nel maggio del 1936 e poi rinnovata successivamente nel

marzo e nel novembre del 1938. Mentre il Nostro si piega alle direttive del regime, Della Valle emigra negli Stati Uniti Cfr. Lettera di Francesco della Valle (padre) a Claudio Claudi, 20 dicembre 1939, (C. COR. J.173).

8 Cfr. F.C., Cartolina illustrata di Adolfo Claudi a Claudio Claudi, (18 dicembre 1939), C. COR. I.119bis dove

troviamo l’indirizzo via Crispi 106, Macerata.

9 Diario 1954 gen., p. 30. 10 Ivi.

11 Ivi.

12 Lettera di Claudi al Provveditore di Macerata. La lettera non è stata archiviata ed è conservata nel faldone della

corrispondenza.

13 ANGELINI, Claudio 1937, p. 5. Rispetto all’ateismo, Claudi afferma che esso è «solo il risultato di un laicismo senza

luce: si muove a un basso livello mentale» (Realtà, p. 24).

14 Lettera di Claudi al Provveditore di Macerata. 15 Ivi.

54 arbitrio. Anche in questo caso Claudi respinge le accuse affermando «che solo Dio poteva sapere qualcosa»16 mostrando come tali questioni teologiche trascendano le capacità conoscitive

dell’umana ragione. Da questi brevi passaggi, possiamo notare l’influenza esercitata dalla teologia negativa dello Pseudo Dionigi Areopagita e dal pensiero di Scoto Eriugena – autore citato nella lettera – per quanto riguarda la formulazione delle sue idee religiose17.

L’intenzione che muove Claudi nel sostenere la sua difesa esula quindi da un semplice piano ideologico. Il suo obiettivo, infatti, è quello di riportare la discussione da un ambito politico ad uno strettamente speculativo ribandendo l’autonomia del procedimento filosofico rispetto al dominio della religione; un richiamo quindi alla laicità del pensiero evidenziato anche da Angelini in una sua cartolina del 22 gennaio 1940:

Immagino bene l’ambiente in cui ti trovi a scuola. Possibile, per dio, che dopo millenovecento e più anni di civiltà cristiana i tuoi colleghi non capiscano ancora che bisogna distinguere tra la fede religiosa e la razionalità, e possibile che debba ancora esistere della gente che vive di complotti, di piccoli spionaggi, di inchieste sulla vita e l’anima di un uomo che cerca la verità? Sono disgustato e soffro di non esserti vicino per lanciare a quella gente la mia più nera occhiata di disprezzo18.

Il fratello Vittorio in alcuni suoi appunti redatti durante la sistemazione delle carte del fratello annota: «(Importantissimo) Esposto al ministro. Brutte copie preparate in sua difesa ma mai presentate per l’intervento della grave malattia. Il Preside voleva che ritrattasse le frasi mai dette e Claudio non si sarebbe mai piegato»19. Notiamo come Vittorio sottolinei il rigore morale

con cui il fratello cerca di affrontare la situazione; lo stesso rigore dimostrato da Claudi durante gli interrogatori tenuti da Gentile in seguito alle proteste pisane del marzo del 1933. Un’integrità morale ed un’onestà filosofica che non devono però essere identificate strettamente con l’antifascismo, in quanto Claudi – come abbiamo già esposto – sottoscrive più volte la sua adesione al partito fascista sia tramite la tessera del partito (1936) sia tramite la sua iscrizione a “Istituto Nazionale di Cultura Fascista” (1939). Anche le sue scelte politiche durante il regime, quindi, devono essere interpretate sempre all’interno di quella mancanza di disciplina e coerenza

16 Ivi.

17 Riportiamo un passaggio della lettera dove Claudi accenna ad un breve confronto tra Scoto Eriugena e Agostino

d’Ippona: «Nel confronto con la concezione agostiniana della infinita offesa e della infinita ripostrazione[?] il Dio di Agostino doveva – aggiungo io – risultare per Scoto, limitato, menomato nella sua ineffabile e inattingibile sostanza. Può anche darsi che adducessi come esempio l’offesa della bestemmia da cui il Dio di Scoto non può essere raggiunto come quello di Agostino» (Ivi).

18 F.C., Biglietto postale di Werther Angelini a Claudio Claudi, 22 gennaio 1940, (C. COR. II.4).

19 Gli appunti di Vittorio sono conservati insieme alle varie copie delle lettere scritte da Claudi non ancora archiviate

e conservate nel faldone dei documenti personali.

55 che caratterizza tutta la sua opera come sottolineato precedentemente da Dessì e anche dallo stesso Claudi.

L’esperienza negativa di questo periodo viene paragonata più volte alla delusione provata dall’autore dopo l’espulsione dalla Normale di Pisa, come emerge dal diario 1963-1966:

È incredibile che siano potute cadere sulla testa di un uomo solo tante tegole per un così lungo periodo e quasi senza soluzioni di continuità. […] Debbo ricordare che a diciotto anni fui espulso dalla Scuola normale superiore di Pisa, e rovinato con questa per tutta la vita? Che dopo anni universitari di una miseria e di una tristezza senza fine, entrato nella scuola fui sottoposto dopo pochi mesi a un processo rivoltante per accuse politiche di antifascismo, interrogatori durati tre mesi alla fine dei quali abbandonai la scuola per entrare in una casa di cura rovinato nel fisico e nello spirito? Con l’avvertimento di non ritentare più la carriera dell’insegnante perché il mio nome era stato trasmesso al Ministero come quello di uno contrario al regime? Per non fare che qualche cenno. E non mai finita20.

Nonostante alcuni studenti e genitori gli abbiamo dimostrato sincera solidarietà e vicinanza21, l’autore considera l’allontanamento dall’insegnamento come la manifestazione di un

destino beffardo voluto da un “Genio maligno” che lo ha condotto necessariamente al fallimento22.

A causa di queste incomprensioni con le autorità religiose, Claudi valuta probabilmente l’ipotesi di spostarsi a Venezia presso il liceo navale, come racconta sua madre in una cartolina postale del 7 marzo 1940:

Mi è venuto a trovare Berzero il quale mi ha parlato molto di te. Ti dirò che stavi per essere chiamato telegraficamente per il liceo navale di Venezia perché un tuo compagno doveva essere mandato in America, ma siccome il ministero non ha permesso così tu devi rimanere lì per quest’anno. L’anno venturo sarai con lui a Venezia – anche se disgraziatamente non vincessi concorso23.

20 Diario 1963-1968, p. 28. Il passo riportato è successivo all’agosto del 1966.

21 Riportiamo alcuni passaggi di una lettera anonima e priva di data scritta probabilmente da alcuni studenti: «Gentile

Professore pur non conoscendoVi personalmente ci sentiamo quasi in dovere di avvertirvi di voler, insegnando filosofia ai vostri alunni, usare un linguaggio più conveniente per essi, specie per quanto riguarda le vostre idee religiose. Vi diciamo questo perché in seguito forse a qualche vostra frase fraintesa o non approvata, qualcuno dei vostri alunni si è lagnato presso il vice-preside e questi, a sua volta si va informando circa come vi comportate e parlate a scuola. Siccome abbiamo avuto già una volta il piacere di sentirVi e di apprezzare moltissimo la vostra superiore cultura, ecco perché noi che, purtroppo sappiamo (poiché dobbiamo frequentarlo) in quale ambiente di gretta mentalità voi dovete insegnare, Vi abbiamo consigliato quando precede. […] Vi preghiamo di saper apprezzare il nostro gesto non facendo menzione della presente con alcuno perché potreste compromettere anche la nostra carriera scolastica. […] vi abbiamo scritto perché non possiamo soffrire ingiustizie o che si lavori macchinando alle spalle e allo svantaggio della eventuale persona interessata. Poiché ammiriamo la vostra cultura, permetteteci di salutarVi cordialmente». La lettera non è stata ancora archiviata e si trova tra i documenti personali di Claudi.

22 Nel diario 1949-1955 Claudi scrive: «Una volta, sulle soglie della giovinezza e del lavoro, fui stroncato con

un’espulsione da una celebre Scuola. Poi, appena iniziato l’insegnamento fui liquidato dai preti e da altro» (Diario

1949-1955, p. 38).

23 F.C., Biglietto postale di Anna Claudi a Claudio Claudi, 4 marzo 1940, (C. COR. I.127bis). Il prof. Berzero

corrisponde al padrino nominato da Adolfo nella lettera del 18 ottobre 1937 (Cfr. F.C., Lettera di Adolfo Claudi a

Claudio Claudi, 18 ottobre 1937, C. COR. I.124). Nella libreria dei Claudi troviamo vari suoi testi di letteratura critica

56 Gli scontri con le autorità ecclesiastiche si interromperanno a causa del complicarsi delle sue già precarie condizioni di salute. L’8 aprile del 1940 il Nostro inoltra alla segreteria del liceo maceratese una richiesta di congedo di un mese per motivi di salute legati a problemi polmonari24.

In una lettera del 4 aprile 1941 scritta da Claudi a Della Valle troviamo i dettagli di questo episodio cruciale per la biografia dell’autore25. «La scoperta di questa piacevole condizione –

scrive Claudi riferendosi ironicamente alla tubercolosi – avvenne il primo di aprile»26 del 1940.

Diagnosticata la TBC, decide di recarsi a Serrapetrona per poter godere «dell’aria ottima»27. In

questo periodo si paventa la possibilità di sposarsi con Imelde: il padre della donna, infatti, si reca a Serrapetrona per comprendere le sue intenzioni rispetto ad una possibile unione coniugale28; ma

Claudi non sembra essere molto intenzionato:

Fortissimi tuttavia i miei dubbi su una mia eventuale matrimoniabilità. E le mie lettere si fecero più rare e più aspre. Non volevo che il colpo ti arrivasse senza preparazione, come una mazzata. Desideravo anche che tu reagissi e mi mandassi al diavolo29.

L’aria salubre di Serrapetrona gli permette di avviarsi verso una temporanea guarigione. Sebbene le sue condizioni sembrano volgere al meglio, «il sedici di agosto ero a letto con la febbre a quaranta e più, in un bagno di sudore, con la camera che mi vorticava attorno»30. Oltre alla

tubercolosi, gli viene diagnostica anche una pleurite che lo obbliga a ricoverarsi «all’ospedale di

Adolfo Claudi in compiacenza della sua guarigione. Chiavari Festa dello Statuto 1931» (Cfr. G.BERZERO, Adelchi.

Esposizione critica, Tipografia Esposito, Chiavari s.d.). Nel saggio critico “L’Adone” di G. B. Marino troviamo:

«Alla carissima famiglia Claudi di Serrapetrona per dimostrare, come mi è possibile che la ricordo sempre. Prof. Giorgio Berzero» (Cfr. ID, “L’Adone” di G. B. Marino, Tipografia Marra & Lanzi, Galatina 1926. Nella copertina viene specificato che il saggio «è un estratto del R. LICEO “COLONNA” Galatina con aggiunta di due Visioni panoramiche dell’Umbria»). Infine, il saggio Pagine di critica viene dedicato esplicitamente a Claudi: «Al mio caro figlioccio Claudio Claudi con affetto 10-III-‘31 Giorgio Berzero» (Cfr. ID, Pagine di critica. Borsi - Manzoni -

Savonarola - Parini, Tipografia Esposito, Chiavari s.d. Nella copertina viene specificato che il saggio è un estratto

dell’annuario del Liceo di Chiavari per l’anno 1929-1930).

24 La richiesta di congedo non è stata archiviata ed è conservata nei documenti personali di Claudi.

25 Lettera di Claudi a Della Valle (4 aprile 1941). La lettera non è stata ancora archiviata e si trova nei faldoni

contenenti la corrispondenza.

26 Ivi. 27 Ivi.

28 In una lettera dell’8 maggio del 1940 di Francesco Della Valle troviamo: «Sapendola ora a casa avrei divisato, se

non sono inopportuno, di fare una visitina ma non vorrei che ciò potesse tornare[?] di danno alla cura che sta facendo ed anche mi spiacerebbe se arrivato costì Ella fosse invece andato a ricercare migliori arie a Serrapetrona. Prossimamente devo recarmi nelle Puglie per ragioni del mio ufficio e volentieri approfitterei dell’occasione per fermarmi un paio d’ore costì, se sapessi di trovarla a casa: vorrebbe essere tanto gentile di darmi notizie circa l’andamento della sua malattia e nel contempo sapermi dire quando e in quali ore una mia visita recherebbe minor disturbo? Le sarei davvero grato ed avrei proprio piacere di vederLa e di scambiare qualche parola con Lei» (F.C.,

Lettera di Francesco della Valle (padre) a Claudio Claudi, 8 maggio 1940, C. COR. J.174). L’incontro tra Claudi e

il padre di Della Valle avverrà intorno al giugno del 1940: «Come già detto nella mia cartolina di ieri, spero di essere costì Domenica prossima: arriverò alle 9.10 per ripartire alle 19» (F.C., Lettera di Francesco della Valle (padre) a

Claudio Claudi, 6 giugno 1940, C. COR. J.175).

29 Lettera di Claudi a Della Valle, 4 aprile 1941. 30 Ivi.

57 San Severino per 2 mesi»31 e «altri due nella clinica che mia madre ha imbastito a Roma»32. Nel

1939, infatti, la madre Anna e il fratello Vittorio si erano trasferiti a Roma in seguito all’apertura della casa di cura “Villa Bianca Maria”33. Nel frattempo, il fratello si era iscritto alla Facoltà di

Medicina e Chirurgia alla Sapienza, dove si laureerà nel novembre del 194534.

Dopo due mesi di cura a Roma, i dottori gli prescrivono la permanenza in un sanatorio per un periodo di almeno due anni per reintegrare i danni riportati ai polmoni. Claudi si reca in una località vicino Sondrio, precisamente a «Vallesana di Sondalo. Vallesana è il sanatorio e anche l’indirizzo»35. Di questa esperienza l’autore serberà dei profondi ricordi, in particolare rimarrà

colpito dalla morte di una ragazza affetta da tubercolosi. Questo episodio susciterà in lui «una cupa angoscia mortale. Per la prima volta forse in questa mia tetra esistenza il mio duro orgoglio s’è infranto, e piangendo mi son domandato che cos’è infine la morte, e cos’è mai la vita»36.

L’autore comprende che la sua hybris filosofica non riesce a rendere ragione del mistero della morte che quotidianamente si manifesta attraverso i continui decessi a cui è costretto ad assistere37. La degenza nel sanatorio, quindi, lo obbliga a mutare la sua Weltanschauung:

«Qualche cos’altro è accaduto in me, si è distrutto: tutto quello che era venuto con tanta disinvoltura argomentando sulla vita e sulla morte e sul loro valore: una mentalità giovanile»38.

31 Ivi. La gravità della situazione di Claudi viene confermata anche da una lettera del padre di Della Valle: «Gent.mo

Signor Claudio, / Sinceramente costernato per la feroce notizia […] Scrissi ieri ad Imelde, avvisandola del suo esaurimento nervoso e confermando la necessità di un lungo riposo: cioè sono del parere di non segnalare la verità nuda e cruda» (F.C., Lettera di Francesco della Valle (padre) a Claudio Claudi, 18 settembre 1940, C. COR. J.178).

32 Lettera di Claudi a Della Valle, 4 aprile 1941. Una cartolina del padre di Della Valle del 18 ottobre 1940 riporta

l’indirizzo Roma, Via Guido D’Arezzo 22, Clinica “Villa Bianca Maria” (Cfr. Biglietto postale di Francesco della

Valle (padre) a Claudio Claudi, 18 ottobre 1940, C. COR. J.179).

33 F.C., Brochures Casa di Cura Villa Bianca Maria, (E Villa 17). La clinica si trovava a Roma in via Guido d’Arezzo,

22-24.

34 Cfr. F.C., Certificato di laurea di Claudi Vittorio, 6 febbraio 1946, (E Bio 4). Nel certificato viene specificato che

la laurea viene conseguita il 22 novembre del 1945.

35 Lettera di Claudi a Della Valle, 4 aprile 1941. Per il ricovero in sanatorio Cfr. Lettera di Francesco della Valle

(padre) a Claudio Claudi, 8 novembre 1940, (C. COR. J.180).

36 Lettera di Claudi a Della Valle, 4 aprile 1941.

37 «Il quale sanatorio è un cupo ospedale, pieno di gente allegra che va e viene per sale ampie e ingressi luminosi, e

di morti che vanno per la porta di servizio. Di questi ultimi non sempre te ne accorgi, perché la morte qua dentro è accuratamente tenuta nascosta. Ma qualche volta ti cade vicino, e allora sei costretto a guardare. Segui le sorti di