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ANALISI E COMMENTO DI REALTÀ E VALORE

6. Il divino e la “circolarità della vita” 1 Il problema della conoscenza

6.3. La “legge della circolarità della vita”

La legge dello sviluppo della realtà si identifica quindi con l’Io in quanto fonte di essere e di valore, principio unificatore delle molteplici manifestazioni della realtà. Claudi ha specificato che il concetto di legge per riferirsi all’Io deve essere inteso come una manifestazione dell’interiorità: «“la legge come modo di essere”»38 dell’individuo, differenziandosi così dal suo

significato matematico-scientifico che ha come scopo la misura quantitativa della realtà. L’Io, qualificandosi come originario ed eterno, non deve sottostare a nessuna legge, nessun principio unificatore, che non sia imposto da esso stesso. In tal senso egli deve sottostare solo a se stesso, ossia all’unico principio che promana dalla sua stessa volontà.

Come può esistere un’unica legge se esistono infiniti individui? «così ritorna il problema: è possibile la Legge, dalla molteplicità delle monadi? Ed abbiamo esempi o manifestazioni di questa Legge?»39. L’interesse che spinge Claudi è quello di comprendere «la legge nel suo aspetto

di comportamento unitario della realtà»40, ossia ricercare il principio unificatore a cui ricondurre

la molteplicità costitutiva del «mondo fenomenico»41.

Se la legge è immanente alla realtà stessa in quanto dettata dall’Io che è causa della realtà, allora «possiamo capire che la legge riguardi ciascuna monade come la molteplicità delle monadi, proprio perché ciascuna monade, personificando l’Io, è, in quanto io (io sono io) identica

33 Ivi. 34 Ivi, p. 54.

35 Questa nuova definizione di essere viene indicata con «Soggetto-oggetto» (Ivi). 36 Ivi. 37 Ivi. 38 Ivi, p. 54. 39 Ivi. 40 Ivi. 41 Ivi.

185 all’altra»42. Le monadi, i singoli individui, sono quindi incarnazioni della legge unificatrice che è

l’Io. I singoli atti compiuti dagli individui sono espressioni della loro volontà e attraverso di essi l’uomo viene a costituirsi: «Ciascun atto che l’uomo compie lo qualifica e lo dispone in un senso o nell’altro: nel senso dell’atto da lui compiuto»43. Claudi sintetizza questo meccanismo nella

«legge della “circolarità della vita”. La legge del contrappasso dantesca, il carma buddistico, ecc»44. L’uomo è sempre il risultato dei suoi atti e non può sfuggire al destino che egli si viene a

costruire. Egli obbedisce ad una legge creata e sviluppata da se stesso. Ogni azione scatena delle conseguenze inevitabili che ricadendo sull’uomo ne modificano il suo operare: «Dunque se altri sarà ucciso da me io sarò ucciso da altri: io trasmuto con l’atto la mia persona nella condizione identica all’atto»45. Attraverso la legge della “circolarità della vita” l’uomo crea se stesso

rapportandosi con i suoi atti, implementando così la sua natura e la sua autocoscienza.

Le analisi contenute in questa sezione costituiscono il nucleo centrale di Realtà e valore. La circolarità come figura dello sviluppo dell’individuo è stata introdotta da Claudi nel secondo capitolo dell’opera per giustificare la necessaria connessione tra identità e mutamento46. Ogni

crescita infatti consiste nell’attuarsi di un’identità originaria. Solo una concezione circolare garantisce l’unione tra «Mutamento da un lato e insieme accrescimento per quanto di essere l’io riuscirà a creare, quasi prolungandosi e sdoppiandosi nella creazione dei valori»47. In questo

capitolo la “circolarità della vita” trova la sua giustificazione in quanto legge dello sviluppo di un soggetto responsabile, quindi eterno e originario, che è chiamato a scoprire la propria divinità.

Claudi vuole divinizzare l’Io «identificandolo con l’essere»48, dissolvendo così «Dio la

cui presenza nel mondo non risulterebbe più necessaria. Al Dio-entità sostituite il divino qualità»49. Ma l’Io deve conquistare la sua divinità attraverso un percorso lungo ed accidentato in

cui egli può divenire divino solo confrontandosi con le sue opere e i valori da lui prodotti. Il valore creato dall’Io, però, è tale solo se «favorisce e potenzia la libertà»50. Infatti «il creatore autentico

tende, oltre che alla creazione di valori, a sviluppare dei creatori»51. Solo così sarà possibile creare

quella società universale e fraterna indicata da Claudi come espressione e significato del bene52.

42 Ivi. 43 Ivi, p. 55. 44 Ivi. 45 Ivi.

46 Infra, Il “valore” dei valori. 47 Realtà, p. 57.

48 Ivi. 49 Ivi. 50 Ivi. 51 Ivi.

52 Ricordiamo che nel capitolo quarto l’autore afferma: «Il Bene dunque dovrà configurarsi all’individuo creatore

186 L’eliminazione di Dio, e quindi della trascendenza, scalza dall’orizzonte del soggetto l’esistenza di altre entità che cooperino al suo sviluppo. L’uomo infatti, essendo pienamente responsabile, «è fondamentalmente solo, poiché egli, individuo, è sempre l’assoluta origine del proprio agire»53. Egli è in balia di se stesso:

L’Io-Valore che concreta la sua storia e si fa “uomo” (il Dio che si fa uomo), erra, si perde, si ritrova, evolve ed involve, e la sua ricerca di verità può prendere la direzione negativa, portarlo all’annichilimento nirvanico, come la direzione positiva verso la realizzazione di sé come “sole”54.

L’uomo quindi è una realtà divina, un Dio, che perseguendo varie tappe, può scoprirsi e realizzarsi come tale. Qualsiasi indagine e ricerca intorno al suo essere deve sempre garantire questo scopo. Nella “legge della circolarità della vita” l’individuo è posto al centro del suo sviluppo evitando così l’intromissione di fittizie entità trascendenti che ne inficiano lo sviluppo che si concreta nella dottrina della reincarnazione.

Tutto ciò presuppone che l’individuo non esuli dalla vita con la morte. La monade “eterna” non sfugge al processo termico dello sviluppo delle azioni. La reincarnazione identifica questo processo, lo rende reale restituendo via via l’individuo ai suoi problemi e alle sue soluzioni: nella reincarnazione la legge morale della vita trova la sua concreta attuazione55.

La reincarnazione è l’unica dottrina escatologica che conferisce «al mondo e all’uomo nel mondo il significato di una indissolubile reciproca necessità»56, differentemente dalla teologia

cristiana che concepisce l’uomo e il mondo come contingenti e quindi privi di valore e di esistenza. Claudi non approfondisce i caratteri di questa dottrina, non fornendo nessun dettaglio rispetto alla modalità di trasmissione e di sviluppo delle anime e dell’uomo. Nonostante tale mancanza, possiamo affermare che l’adesione a tale credenza di matrice orientale è sicuramente in linea con la sua visione filosofica e metafisica. La circolarità della vita e la connessa credenza nella reincarnazione, costituiscono dei temi cari alla sua speculazione e vengono sviluppati in particolare tra la fine degli anni Quaranta e durante gli anni Cinquanta. Il saggio La circolarità

della vita si trova infatti all’interno di uno dei quaderni in cui è contenuta una delle due versioni

manoscritte di Realtà e valore57. Questo indica lo stretto legame che intercorre tra gli argomenti

nei due saggi. La circolarità infatti esprime il concetto di ritmo introdotto da Claudi nelle pagine

53 Ivi, p. 58. 54 Ivi. 55 Ivi, p. 60. 56 Ivi.

57 La circolarità della vita compare in un quaderno di dimensioni 31×20 cm di colore grigio privo di datazione in cui

187 iniziali di Realtà. Come esposto in un diario 1953-1955, il principio di identità, carattere primario dell’essere, trova il suo fondamento proprio in uno sviluppo circolare:

Il principio di identità A=A, è il semplice ovvio segreto della vita. L’identità muovendosi ripropone sempre se stessa. Identifico, faccio mia la negazione o l’affermazione che determino. Avoco a me la realtà determinata. Che cosa di più semplice? Eppure…58.

Io non posso non essere me se stesso e nessuno può esserlo al mio posto: «Che A sia uguale ad A è ineluttabile, necessario, fatale. Non può essere che così»59. In un diario del 1954 Claudi

espone la necessità di scoprire la concretezza della vita attraverso l’approfondimento del significato del ritmo, ossia della legge dello sviluppo dell’essere.

Una filosofia che non voglia essere mera astrazione deve comunque cogliere un ritmo vitale, e non una dialettica quale l’occidente predilige […] Il ritmo identifica la totalità dell’essere nel suo movimento, la dialettica coglie la manifestazione. Nel ritmo l’essere muta e si fa altro rimanendo identico, nella dialettica l’essere si manifesta in precise categorie. A colui che coglie il ritmo non sfugge il processo vitale, a colui che si sofferma sulla dialettica sfugge la vita nel suo moto libero e profondo. […]

Ciò perché nell’essere totale gioca la libertà. L’Io determina e si determina totalmente. Il ritmo allora diviene l’identità e il moto della circolarità, espressione della legge della circolarità della vita. Del resto la dialettica delle idee esprime, nella sua configurazione eterna, l’esplicazione dell’unità, come i numeri l’esplicazione dell’uno60.

La circolarità della vita e la dottrina della reincarnazione giustificano la speranza in un mondo in cui l’uomo possa realizzare pienamente la totalità della sua potenza creativa. La difficoltà rispetto alla sua accettazione dipende dalla diffusione della visione cristiana della vita, che per due millenni ha inculcato nelle coscienze degli uomini «il dogma terrificante dell’unica morte e dell’unica vita, in armonia con la totale visione pessimistica dell’esistenza»61. La legge

della circolarità della vita fornisce un punto di contatto per una ricerca interculturale poiché stabilisce una convergenza tra le diverse culture orientali e occidentali: «Pitagora è già nella sapientissima Cina, e la Cina dell’I King getta ormai un arco sovrano che la riconduce alla pienezza solare del Mediterraneo»62. La scoperta di questa convergenza delinea la possibilità di

una società mondiale dove l’uomo può affermarsi come soggetto responsabile e divino.

58 Diario 1953-1955, p. 15. 59 Diario 1952-1953, p. 18. 60 Diario 1954 gen., p. 14. 61 Realtà, p. 60. 62 Ivi.

188 Eppure, conoscere la propria identità, avere la consapevolezza dell’ineluttabile ritmo costitutivo dell’Io, non risolve il dramma della crescita, il travaglio oscuro della creazione di Sé, come sottolinea lo stesso Claudi nel diario 1954: «L’essere è: io sono. Ma se io sono, che necessità ho di darmi tanto da fare per essere?»63.

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