• Non ci sono risultati.

4. Effetti sulla salute dell’inquinamento atmosferico

4.2. Effetti respiratori acuti

4.2.1. Inquinamento atmosferico e mortalità per effetti respiratori acuti

A livello globale, esistono numerose evidenze scientifiche riguardanti l’esposizione a breve termine ad inquinamento atmosferico e la mortalità.

Nell’ambito dello studio americano National Morbidity, Mortality and Air Pollution Study (NMMAPS) è stato descritto l’effetto del particolato e di altri inquinanti atmosferici sulla mortalità giornaliera in 90 città appartenenti agli Stati Uniti, riportando un’associazione tra incrementi di 10 μg/m3 del PM

10 e l’aumento dello 0.50% della mortalità totale giornaliera, in particolare per cause respiratorie (Dominici et al., 2005).

Ostro e colleghi, nel 2007 hanno valutato gli effetti dell’esposizione a breve termine del PM2.5 in 6 province della California: per ogni incremento di 15 μg/m3 di PM2.5 sono stati riportati incrementi della mortalità giornaliera per tutte le cause dello 0.61% e per cause respiratorie del 2.05% (Ostro et al., 2007).

72

Uno studio su un campione di popolazione con età maggiore o uguale a 60 anni a San Paolo, in Brasile, ha trovato un’associazione fra mortalità giornaliera per cause non accidentali e NO2, PM10, CO ed O3 e, in particolare, fra mortalità giornaliera per cause respiratorie e CO ed O3, utilizzando modelli multipollutant (Costa et al., 2017).

Dalla meta-analisi di Li e colleghi, risulta che un aumento giornaliero di 10 μg/m3 di PM2.5 è associato con un aumento della mortalità giornaliera per BPCO del 2.5% (Li et al., 2016). Lo studio di Liu e colleghi effettuato su 652 città cinesi, ha riportato che in media un aumento di 10 μg/m3 nella media mobile di 2 giorni della concentrazione di PM

10 è associato ad aumenti di mortalità giornaliera per tutte le cause e per le cause respiratorie di 0.44% e 0.47%, rispettivamente (Liu et al., 2019). Analoga variazione di PM2.5 è risultata associata ad aumenti di 0.68% e 0.74%, rispettivamente (Liu et al., 2019). Le associazioni risultano essere più forti nelle città con più bassi livelli medi annuali di concentrazione di PM e più alta temperatura media annuale (Liu et al., 2019).

Da uno studio trasversale effettuato nella provincia di Hubei, in Cina, è emerso che l’esposizione a breve termine a PM2.5, NO2 e O3 è significativamente associata con la mortalità; per un aumento interquartile di PM2.5 (IQR: 47.1 µg/m3), NO2 (IQR: 26.3 µg/m3) e O3 (IQR: 52.9 µg/m3), l’aumento del rischio di mortalità per asma è di 7%, 11% e 9%, rispettivamente (Liu et al., 2019).

Satbyul Estella e colleghi hanno svolto uno studio trasversale sugli effetti a breve termine stagionali dell’inquinamento atmosferico sulla mortalità giornaliera nell’Asia Nord- orientale (6 città giapponesi, 7 sud coreane e 16 cinesi), riportando i seguenti risultati: un aumento di 10 μg/m3 di PM

10 è associato ad un aumento di mortalità non accidentale in Giappone di 0.44% in primavera e 0.42% in autunno; ad un aumento di mortalità non accidentale in Sud Corea di 0.51% in estate e 0.45% in autunno e ad un aumento di mortalità per malattie respiratorie di 1.57% in autunno; ad un aumento di mortalità non accidentale in Cina di 0.33% in estate e 0.41% in inverno e ad un aumento di mortalità per malattie respiratorie di 0.78% in inverno (Satbyul Estella et al., 2017).

Dominici e colleghi hanno valutato gli effetti a breve termine dell’esposizione a PM2.5 e O3 estivo in aree suburbane negli Stati Uniti tramite uno studio trasversale nel periodo 2000- 2012 (Dominici et al., 2019). Lo studio evidenzia un’associazione fra l’esposizione a breve termine a PM2.5 e O3 ed un aumento della mortalità per tutte le cause, anche a livelli di concentrazione degli inquinanti al di sotto degli standard giornalieri. Per un aumento di 10 µg/m3 di PM

2.5 e di 10 ppb di O3, si osserva un aumento del rischio di mortalità giornaliera negli individui più anziani di 1.05% e di 0.51% rispettivamente (Dominici et al., 2019).

73

A livello europeo, i risultati del progetto APHEA2 (Air Pollution and Health, a European

Approach 2), effettuato su 29 città europee, hanno evidenziato che incrementi giornalieri di

10 μg/m3 nel PM

10 si associano ad incrementi di 0.60% nella mortalità generale (Katsouyanni et al., 2001). Tra le città con i valori più alti di incremento della mortalità generale ci sono Roma, Milano e Torino (Katsouyanni et al., 2001). Durante la stagione calda, un incremento della concentrazione di O3 di 10 μg/m3 (valore medio su 8 ore) è risultato associato a un incremento di 0.31% della mortalità giornaliera per tutte le cause e di 1.13% per cause respiratorie (Gryparis et al., 2004). Infine, un incremento di 10 μg/m3 nella concentrazione giornaliera di NO2 è associato a un incremento di 0.30% nella mortalità generale e di 0.38% nella mortalità respiratoria (Samoli et al., 2006).

Nel progetto MED-PARTICLES, sono stati riportati gli effetti a breve termine dell’inquinamento da particolato sulla mortalità in 12 città mediterranee, in particolare fra l’esposizione a PM2.5 e la mortalità per tutte le cause e cause respiratorie (Samoli et al., 2013). Per la mortalità respiratoria, è stato stimato un aumento di 1.91% in associazione con un periodo di esposizione fino a 5 giorni. L’associazione fra PM2.5 e mortalità risulta essere maggiore durante la stagione calda e negli individui con età maggiore o uguale a 75 anni (Samoli et al., 2013). Inoltre, sono stati valutati gli effetti della polvere sahariana sulla salute in 13 città mediterranee. Un aumento di 10 µg/m3 nella concentrazione di PM10 non desertico e desertico, con esposizione fino a 1 giorno, è associata con un aumento della mortalità per cause naturali di 0.55% e 0.65%, rispettivamente (Stafoggia et al., 2016).

A livello italiano, diversi sono gli studi effettuati sulla valutazione degli effetti dell’esposizione a breve termine sulla mortalità.

Lo studio MISA (Metanalisi Italiana degli Studi sugli effetti a breve termine dell’inquinamento Atmosferico), ha evidenziato aumenti della mortalità giornaliera per tutte le cause naturali di 0.60% e 0.31% per incrementi di 10 µg/m3 di NO2 e PM10 rispettivamente, e di 1.2% per incrementi di 1 mg/m3 di CO. Risultati confrontabili sono stati trovati anche per la mortalità per cause cardiorespiratorie (Biggeri et al., 2004). Vi è una forte evidenza che, per ciascuno degli inquinanti, gli incrementi di mortalità siano più elevati nella stagione calda. L’aumento del rischio di mortalità si manifesta entro pochi giorni dal picco di inquinamento: due giorni per il PM10, fino a quattro giorni per NO2 e CO (Biggeri et al., 2004).

74

Il progetto EpiAir (Inquinamento atmosferico e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione), condotto in 10 città italiane, ha evidenziato un aumento di mortalità per cause respiratorie pari a 2.29% per ogni incremento di 10 μg/m3 di PM

10, nell’arco di un periodo di esposizione fino a 3 giorni; l’aumento della mortalità respiratoria è risultato più alto in estate (7.57%) (Faustini et al., 2011). Inoltre, per ogni incremento di 10 μg/m3 di NO

2, nell’arco di un periodo di esposizione fino a 5 giorni, è stato calcolato un aumento di mortalità per cause respiratorie pari a 3.48% (Chiusolo et al., 2011). Sempre nell’ambito del progetto EpiAir, Stafoggia e colleghi hanno studiato gli effetti acuti dell’esposizione a O3 sulla mortalità, evidenziando, per un aumento di 10 μg/m3 nella concentrazione di O3, aumenti per mortalità per tutte le cause e per cause respiratorie di 1.5% e 2.8%, rispettivamente. Tali effetti risultano essere più pronunciati negli individui con età maggiore di 85 anni e nelle donne (Stafoggia et al., 2010).

Lo studio SISTI (Studio Italiano sulla Suscettibilità alla Temperatura e all’Inquinamento atmosferico), condotto nella popolazione adulta di 9 città italiane, riporta un’associazione tra PM10 e mortalità generale nei soggetti con età ≥ 65 anni, con un incremento di 0.75% per un incremento di 10 μg/m3 di PM

10. Gli effetti più acuti si sono verificati in individui con diabete e BPCO (Forastiere et al., 2008).