Se il territorio della Finlandia è antichissimo, levigato dal peso dei ghiacci che lo coprirono a lungo, altrettanto non si può dire delle sue città. L’urbanizzazione in Finlandia arriva tardi rispetto ad altri territori europei e viene iniziata dagli Svedesi e continuata dai Russi. I primi detengono il potere sulla regione finlandese fino al 1809, l’Impero Russo invece esercita il suo potere sulla Finlandia, considerata granducato autonomo, fino al 1917, quando la Finlandia dichiara la sua indipendenza (Sundman in Hall, 1991, pp. 60-115). Le modalità di pianificazione della maggior parte delle città finlandesi - e ne sono esempio Turku (Åbo in svedese) o Vaasa (Vasa in svedese) - sono legate all’urbanistica del Regno di Svezia, disegnate con una maglia ortogo-nale su cui sono disposti i blocchi e il cui centro è identificato con la piazza prin-cipale, un vuoto tra il tessuto denso (Kallialla, 2011). Bisogna però ricordare che la penisola finlandese rimane una regione molto poco popolata con essenzialmente tre luoghi “urbani” a punteggiare la costa meridionale: Turku, luogo per il commercio e capitale fino al 1812, Helsinki, di nuova fondazione posta di fronte a Tallin (a compe-tere con il dominio estone), e Viipuri (annessa alla Russia con la regione della Carelia, dopo il secondo conflitto mondiale), avamposto verso la Russia.
“Throughout Swedish rule Finland essentially remained a sparsely popu-lated outpost. Large in area, the country supplied raw materials for building in the kingdom as a whole as well as food for the capital; it also served as a transit country for the trade with Russia and as a buffer against the Eastern military threat” (Sundman, 1991).
Tale ritardo (o slittamento) dell’urbanizzazione rispetto al resto dei paesi nordici e soprattutto rispetto al resto dell’Europa ha una profonda influenza sul modo di vivere la città e il territorio per i Finlandesi. Infatti, mentre nel XVIII secolo l’Europa è dotata di una “robusta armatura urbana” (Le Galès, 2006), la Finlandia rimane una regione ai margini delle rotte commerciali, periferia boscosa del Regno di Svezia. Ancora oggi, la bassissima densità abitativa in tutta la Finlandia fa sì che il conc-etto di ‘città’ sia decisamente diverso rispconc-etto a quello comunemente percepito in
< Toukula Waterfront park nel quartiere di Arabianranta, maggio 2016.
aree storicamente urbane in Europa (in Italia, Francia, Germania, Regno Unito)1. Molti insediamenti settecenteschi, costruiti interamente con tecnologia in legno andarono bruciati o per incendi (ad esempio le città di Vaasa o di Turku) o per fatti bellici durante la seconda guerra mondiale (es. Rovaniemi). I centri sono quindi soli-tamente di piccole dimensioni e di urbanizzazione recente, disposti su una griglia di matrice ippodamea su cui si ergono edifici costruiti dalla seconda metà dell’800.
“From the early days of city planning (bearing in mind the plan of Miletus by the ancient Greek town-planner Hippodamus), the orthogonal layout of streets and the urban blocks in between have been a permanent, arche-typical structural urban element.” (Helsinki City Planning Department, 2006, p. 110).
Tuttavia anche molti centri sorgono solo dal secondo dopoguerra e, impostati su una maglia compatta ma con strade ampie e carrabili, presentano grandi blocchi mono-funzionali per il terziario o per il commercio (come nelle città di Seinäjoki o Kuopio). Il cuore solitamente è circondato da aree esterne e periferiche caratterizzate da una fortissima dispersione urbana. Bassissima densità, monofunzionalità degli inse-diamenti, distanza dai centri delle attrezzature, modalità di trasporto privata sono le caratteristiche proprie di una diffusione insediativa prediletta ancora oggi per organizzare i nuovi nuclei di espansione. Secchi, parlando dei territori di Svezia e Danimarca - ma la situazione è simile in Finlandia - descrive come l’espansione delle città nel secondo dopoguerra abbia dato origine ad un “territorio disperso” (Secchi, 2005, p. 83). Blocchi di stampo modernista, con edifici multipiano in linea o a torre isolati, spesso rialzati su pilotis o su un primo piano a garage, si alternano a insedia-menti minuti di case a schiera o case unifamiliari su lotto, serviti da qualche super-mercato con anche un piccolo nucleo servizi (posta, negozi locali ecc.).
Questa tipologia insediativa, tipica del territorio finlandese, è detta ‘taajama’, “an infinite sprawl without repetition of structure, slightly densified where roads, waterways and rails cross” (Kallialla, 2011, p.83). Segnalati sulla strada di accesso da un cartello giallo che mostra l’idilliaca sagoma di un paesino, gli insediamenti urbani di questo tipo hanno dimensioni fino ad un massimo di 20 mila abitanti e sono il luogo dove vivono quattro finlandesi su cinque (Saarinen, Tilastokeskus, 2011). Agglomerati che si caratterizzano per una bassa densità insediativa, modi di trasporto dipendenti, spazi aperti frammentati, omogeneità di tipologie edilizie, separazione funzionale, presenza di grandi contenitori per il commercio con ampi parcheggi fuori terra, carenza di spazi pubblici e attrezzature. Tutte caratteristiche riconduci-bili ad un modello americano di sprawl, che misura appunto l’espansione insediativa con nuove lottizzazioni a bassa densità, diverso dal fenomeno dello sprawl europeo, dove la dispersione assume forme diverse, più dense o dovute ad una pianificazione debole (Gabellini, 2010, p.15 e segg.). Come spiegato dalla EEA- European
Environ-mental Agency (prima nel 2006 e recentemente nel 20162), lo sprawl3 è un fenomeno
1 Oltre ad Helsinki, che arriva a fatica ad un milione di abitanti assieme alla sua area metropolitana, con le municipalità di Espoo, Vantaa e Sipoo, la Finlandia conta appena altre cinque città tra i 200.000 e 100.000 abitanti, ovvero Tampere (215.000 ab.) Turku (190.000 ab.), Oulu (145.000 ab.), Jyväskylä (130.000) e Lahti (100.000 ab.).
2 Il report più rilevante sullo sprawl elaborata dalla EEA è uscito nel 2006, con il tito-lo: Urban sprawl in Europe, the ignored challenge. Recentemente, la stessa agenzia ha pubblicato nuovo report sulla diffusione abitativa, European Environmental Agency e Swiss Federal Office for the Environment FOEN, Urban Sprawl in Europe, Report n. 11/2016, http://www.eea.euro-pa.eu/publications/urban-sprawl-in-europe
3 Secondo la definizione della EEA: “Urban sprawl is commonly used to describe physi-cally expanding urban areas. The European Environment Agency (EEA) has described sprawl as the physical pattern of low-density expansion of large urban areas, under market conditions, mainly into the surrounding agricultural areas. Sprawl is the leading edge of urban growth and implies little planning control of land subdivision. Development is patchy, scattered and strung out, with a tendency for discontinuity. It leap-frogs over areas, leaving agricultural enclaves. Sprawling cities are the opposite of compact cities — full of empty spaces that indicate the inefficiencies in development and highlight the consequences of uncontrolled growth.” (EEA, 2006, p. 6)
Caratteri degli insediamenti finlandesi (dall’alto): la città storica con le costruzioni ottocentesche in legno (Oulu, 2014); la città moderna (Maunula, Helsinki, 2014); la città compatta (Helsinki, 2015); il territorio disperso delle micro installazioni (Qvarken Archipelago, 2013).
tipicamente americano, mentre in Europa i centri urbani tendono a rimanere più compatti; tuttavia, con le espansioni successive agli anni ’50 si è di fatto “importato” anche in contesto europeo un pattern territoriale basato sulla diffusione insedia-tiva: basse densità e forte dipendenza dal trasporto privato (EEA, 2006, p. 5). Come risaputo, i costi ambientali associati a questo modello insediativo sono innegabili: un più alto consumo energetico e maggiori emissioni pro-capite, l’interruzione degli ecosistemi e la riduzione della disponibilità di territorio agricolo. A questi, si aggi-ungono gli effetti socio-economici non positivi, come un’aumentata polarizzazione socio-economica, il rischio di esclusione, un ridotto effetto di creazione di comunità locali e maggiori costi di infrastrutturazione (servizi a rete e attrezzature).
Nonostante la consapevolezza rispetto a questi dati, nell’immaginario dei finlandesi, infatti, lo scetticismo nei confronti del concetto di “città” rimane, ed è associato ad un’attrazione fortissima nei confronti della “natura” (Hämäläinen, 2015) che si concretizza in un’urbanizzazione “leggera” ma capillare del territorio, e in un alto consumo di territorio pro-capite (EEA, 2016, p. 62). Questa ha interessato la stessa Helsinki, anche se molto più densa rispetto al resto della Finlandia:
“The Helsinki Region is characterized by urban sprawl. There is too much construction outside the main urban structure and most development on the periphery of the region is low in density. […] Lack of space has not been an issue before. This has resulted in the current energy-wasting regional structure of the Capital area, in which transportation costs are high and climate impacts negative” (Gordon, 2009).
La dispersione insediativa non riguarda solo i nuclei di residenza, bensì trova origine in un altro fenomeno che va ricordato, ovvero la tradizione del “summer cottage”. I “mökki” in finlandese, sono costruzioni in legno di modeste dimensioni, da usarsi durante i mesi estivi, quando le notti sono luminose e le temperature più miti. Isolati da altri insediamenti, vicino alle acque di mare o lago, queste piccole costruzioni (per passare le giornate in un ambiente silenzioso e godere della calma del giorno, leggere, nuotare) sono solitamente accompagnate da altri edifici accessori - la sauna,
il capanno degli attrezzi e il garage. Secondo le statistiche4, i mökki sarebbero mezzo
milione, ma se si contano anche le case di vacanza di dimensioni superiori, tale dato potrebbe addirittura triplicare. L’abitudine radicata a cercare questo contatto privi-legiato ed essenziale, quasi primitivo con il paesaggio e gli elementi naturali ha però certamente un costo. Si traduce infatti in un consumo di suolo notevole accompa-gnato da un’infrastrutturazione ancora più diffusa (reti stradali, elettriche e acqua potabile), per raggiungere la natura in piena comodità, e in un aumento notevole del traffico stagionale:
“Many Finns drive from two to five hours for a regular remote weekend gateaway. […] Friday is spent traveling and Sunday you have to pack things up. There is not so much time left for being relaxed and such intense private travel does not any good flow our nation’s carbon foot-print” (Hernberg, 2012, p. 162-167).
Sempre secondo il documento della EEA, la mobilità privata ha avuto un deciso aumento nel periodo 2006-2009, in un Paese, come la Finlandia, che è tra i meno urbanizzati d’Europa ma dove alti livelli di “dispersione” (Finlandia al 5° posto in Europa nel 2009) sono associati ad un uso di suolo pro-capite altrettanto intenso (Finlandia al 2° posto per LUP, “land uptake per person”, dati EEA, 2016). Tale configurazione territoriale ricorda non tanto le configurazioni della “città diffusa” europea (RIFERIMRNTO), quanto un modello insediativo più simile alla “sprawl-town” americana (Ingersoll, 2004):
“Traditional European urban culture was on the other hand very weak in
Finland since we never really did have cities. The result is that we had fewer obstacles in adopting American-born models for urban develop-ment” (Hämäläinen, 2012)
Le aree urbane si sono sviluppate soprattutto a partire dagli anni ’40 e ’50, dopo il secondo conflitto mondiale. Questo, prosegue Hämäläinen, è un momento in cui molti finlandesi abbandonano gli insediamenti rurali per trasferirsi in città, lasciando i villaggi e i nuclei tradizionali delle fattorie; tuttavia, poco abituati alla vita “urbana”, molti si adattano meglio ad un modello suburbano, continuando ad essere “scettici” nei confronti della città. Hämäläinen ha ricordato come questo atteggiamento culturale abbia dato origine ad un territorio “r-urbano”, sospeso tra il modello rurale della fattoria e le comodità dell’alloggio moderno, in cui i collega-menti vengono assicurati dal trasporto individuale; la bassa spinta alla socialità si riflette in una ridotta interazione; il costruito si intreccia al paesaggio naturale della foresta:
“A rurban culture was born, where the nation spiritually has one foot in the urban world and the other one still standing firmly next to the family farm-house. A sort of compromise between the old and new of our own” (Hämäläinen, 2014).