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SOLUZIONI RADICALI AL WELFARE STATE CLASSICO

3.2 Nel tempo lungo. Welfare state “concreto”

Nell’ottobre 2015 sono diventata mamma in Finlandia. In quanto lavoratrice dipendente su suolo finlandese, pago i contributi e le tasse allo Stato che mi garan-tisce la cosiddetta “social security”, la previdenza sociale, che comprende un fondo pensionistico e per la disoccupazione, e la copertura sanitaria. Il maternity - e il parenthood allowance, l’indennità di maternità e paternità, calcolati in base alla posizione lavorativa e alle condizioni salariali, sono accompagnati da quella che forse meglio esprime la concretezza del welfare finlandese: una scatola di cartone. A pochi mesi dalla data prevista del parto, la Kela (l’ente previdenziale finlandese) recapita alla famiglia una scatola detta äitiyspakkaus, contenente circa 50 articoli tra vestiti e accessori per il primo anno di vita del bambino, come supporto in vista della difficoltà, anche economica, di avere un figlio. La storia del “pacco”, grazie ad un articolo della BBC nel 2013, ha fatto il giro del mondo ed è diventata un simbolo della concretezza del welfare state finlandese: un provvedimento molto semplice ma diretto e utile, istituito nel 1938 come incentivo alla maternità per garantire anche alle famiglie bisognose una maternità decorosa, nonostante le ristrettezze del periodo (Lee, 2013). Nel 1949, tale provvedimento viene ampliato su base nazionale, a prescindere dal reddito familiare, e ancora oggi, pur potendo scegliere tra la scatola

o un corrispettivo monetario (140 euro, 2015), il 95% delle donne opta per il pacco4.

Questo è uno degli “ingredienti” che hanno permesso alla Finlandia di diventare uno dei Paesi con il più basso tasso di mortalità infantile, e uno dei Paesi con la migliore

gestione sanitaria delle nascite al mondo5, una scatola alla volta.

Raccontando il rapporto tra città, individuo e società nel ventesimo secolo, Secchi descrive il passaggio dalle politiche di assistenza, anche precedenti all’istituzione del

welfare state, alla loro dimensione fisica nella città (attraverso la ricerca sulle

attrez-zature ad uso pubblico) come di un processo di “concretizzazione” (Secchi, 2005, p. 108). Nel caso del pacco maternità finlandese, infatti, è interessante notare come questo provvedimento concreto e pratico sia legato all’istituzione in Finlandia di un luogo fisico, il centro sanitario per bambini, detto “Lastenneuvola”, servizio di pros-simità a sostegno delle madri e delle famiglie, per promuovere attraverso l’ascolto e il monitoraggio sanitario il benessere delle donne, dei neonati e bambini, che inizia ad essere diffuso dagli anni ’30 del ‘900. La Finlandia è solo uno dei Paesi europei in cui è evidente come la ricerca dei modi di cura e assistenza della società inizia proprio dalla creazione di luoghi fisici in ambito urbano. Dalla seconda metà dell’800 è in Paesi come Germania, Stati Uniti o Italia che vengono sperimentate le prime forme di assistenza attraverso esperienze (e casi magari isolati ma importanti), che

poi verranno codificate per essere esteseall’intera nazione6. Tuttavia, è interessante

4 Il pacco maternità, ora spedito via posta alle madri in attesa, veniva distribuito esclu-sivamente durante la visita pre-natale, incentivando così il monitoraggio della salute della madre e dell’ambiente di inserimento del nascituro.

5 EPIC- European Platform for Investing in Children, http://europa.eu/epic/countries/ finland/index_en.htm. E inoltre: ““In Finlandia, in particolare, l’estesa disponibilità di sussidi e di servizi di cura all’infanzia permette di conciliare lo svolgimento di un’attività lavorativa e l’assunzione delle responsabilità familiari” (Corbisiero, 2008, p. 33)

6 Ad esempio in Italia, i primi asili nido sorgono a ridosso dell’unificazione; la Legge Coppino, che estende il ciclo delle scuole elementari a cinque anni e ne rende obbligatorio il primo triennio viene approvata nel 1877, aiutando a diminuire il tasso di analfabetismo sul suolo nazionale; durante il periodo fascista, nel 1925, viene istituita l’Opera Nazionale Mater-nità e Infanzia, OMNI, a supporto delle madri in attesa e dei neonati, la cui operatività -anche se interrotta nel 1975- rimane di fatto nella forma dei consultori familiari, istituiti con la L. 405/1975, garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale e gestiti dalle ASL locali.

notare come in Finlandia questo passaggio da forme filantropiche e non sistemat-iche, di assistenza, cura ed educazione si allarga su base nazionale, con controllo e regolamentazione dello Stato. Da un punto di vista spaziale, la diffusione e organiz-zazione di tali strutture nel tessuto della città crea quindi dei “nodi” di riferimento per diverse categorie di bisogni, “con conseguenze profonde sulla costituzione fisica della città” (Secchi, 2005, p. 118).

Per quanto riguarda gli asili nido, ad esempio, fino alla metà dell’800 le strutture per l’accoglienza dei neonati e dei ragazzi vengono finanziate da singoli - in parti-colare donne - animati da spirito caritatevole. “Spearheaded by Helsinki, Finland was one of the pioneers in founding kindergartens. […] The Helsinki kindergar-tens were private establishments, founded by kindergarten teachers” (Hietala et al., op. cit., p. 198). Se il primo asilo nido viene fondato già nel 1847, e l’istruzione

pubblica primaria viene supportata e allargata dopo il 18557, è in effetti dagli inizi

del ventesimo secolo che molti settori di intervento conoscono la vera estensione su

base nazionale e codificazione8. Parallelamente alle istituzioni statali, il ventesimo

secolo porta all’espansione di organizzazioni che lavorano in maniera autonoma ma che sono altrettanto importanti per la concretizzazione delle politiche sociali. Questo per esempio vale per la creazione di luoghi fisici per il supporto alla maternità. Una prima tipologia di centro di ascolto per donne in gravidanza viene istituito a Helsinki, già nel 1904 (Rassi, 2015). Successivamente, l’associazione MLL -Mannerheimin

Lastensuojeluliitto9 espande la funzionalità dei centri dagli anni ’20 per contrastare il

rischio di mortalità infantile, mentre la denominazione di “Neuvola” entra in uso dal 1935, come servizio completamente gratuito, aperto a tutte le famiglie e presente sul

7 con le politiche promosse dallo zar Alessandro II, insediatosi appunto nel 1855 (Hietala et. al., op. cit, p. 131).

8 Ad esempio, il 1921 vede l’approvazione della legge sull'educazione primaria obbligatoria.

9 L’associazione per la protezione del bambino, fondata da Sophie Mannerheim nel 1917 (fonte: http://www.mll.fi/mll/historia/).

Pazienti del Lastenlinna - il Castello dei Bambini, ospedale infantile fondato e gestito dall’Associazione

Mannerheim per il welfare infantile,

1948 (foto: Helsinki City Museum, in Helsinki Town Atlas; > da Makkonen,

territorio10, regolamentato definitivamente negli anni ’40, simile ai consultori famil-iari italiani (vd. nota). Nel 1941, nasce anche la Family Federation of Finland - Suomen

Väestöliitto11, un’altra associazione non governativa per il sostegno delle famiglie e dei bambini, ancora oggi attiva nel settore e presente sul territorio attraverso centri di ascolto e di supporto.

Come già ricordato, il sistema di welfare state finlandese affonda le radici nei movi-menti volontari dell’800: “philantropy created the roots of Finnish social policy” (Juntto, 1990). La progressiva “normalizzazione” e istituzionalizzazione di tali iniziative è leggibile in tutti i settori di intervento, appunto dall’assistenza sani-taria, all’educazione, ma anche alle politiche per la casa. Il percorso di costruzione del sistema di assistenza sociale finlandese hanno ricadute sulla consistenza spaziale degli spazi preposti all’erogazione dei servizi, ne influenzano la forma interna e il rapporto con il tessuto urbano della città. La ricerca di Anneli Juntto individua diverse fasi nell’evoluzione delle politiche di housing, il servizio all’alloggio, legando le modalità di attuazione delle politiche con la forma delle concretizzazioni fisiche delle politiche dell’abitare stesse. Tale periodizzazione può in effetti essere estesa anche alle concretizzazioni fisiche delle altre politiche di assistenza (sanità, verde pubblico, istituzioni scolastiche ecc.).

Le tre fasi individuate da Juntto nell’evoluzione dei modelli di assistenza attra-verso le politiche per la casa sono: una fase iniziale, “filantropica”; una seconda, “funzionalista”; una terza, di “stabilizzazione”. La prima fase (1850-1918), appunto detta “filantropica”, coincide con una Finlandia ancora sostanzialmente rurale e da un’urbanizzazione lenta e poco densa, mentre nascono le prime imprese costruttrici. In questo periodo la spesa pubblica è molto limitata e ancora volontaria, “marginale”. “A model of housing policy that includes limited public spending and is philant-ropic, marginal, was established; and because of it, together with low standard of living, an internationally modest level of housing” (Ralli, 2014, p. 8). Il secondo periodo, “funzionalista” (1919-1939), vede l’importazione del modello del Moderno e l’introduzione dell’alloggio minimo, sano, funzionale. La filantropia si evolve nella codificazione di una serie di linee guida per la costruzione concreta della città. La sperimentazione formale viene privilegiata rispetto alla codificazione di una politica organica di supporto all’abitare. Al tempo stesso, iniziano ad essere formalizzate le prime istituzioni di assistenza, presenti sul territorio (come la MLL) con adeguate attrezzature. La Juntto ricorda come sia proprio negli anni ’20 che viene approvato il primo “tenancy act” e il primo “limited liability housing companies act”. La terza fase corrisponde al secondo dopoguerra (1945 - anni ‘90), quando cui si consolidano e istituzionalizzano le politiche di welfare e iniziano in tutta Europa quelli che, come già visto, vengono definiti i “Trenta gloriosi” (Fourastié, 1979; Secchi, 2005; Pick-etty, 2013), i trent’anni di sviluppo e espansione del welfare state. In Finlandia, la richiesta di alloggi conseguente alla fine del conflitto corrisponde alla nascita della ARAVA, organo per la gestione della costruzione di alloggi sovvenzionati. Inizial-mente, i prestiti garantiti dallo stato erano indirizzati a coloro che dovevano spostarsi dalle aree rurali a quelle urbane.

La funzionalità dell’ARAVA continua ancora. Oggi l’organo, denominato ARA12

sottostà al Ministero dell’Ambiente, rimane il principale responsabile della

concre-10 La presenza sul territorio è un fattore importante per la Finlandia, costituita soprattutto fino agli anni ’50 da molti centri agricoli con una popolazione trascurabile per numero, distanti gli uni dagli altri e distanti dai centri ospedalieri di dimensioni maggiori. 11 http://www.vaestoliitto.fi/in_english/

12 “ARA - Housing Finance and Development Centre of Finland”, http://www.ara.fi/ en-US/About_ARA

"Päiväkoti" a Rauhola negli anni ´70 (foto: Helsinki City Museum, in Helsinki Town Atlas)

tizzazione delle politiche di housing sociale in Finlandia e che. In questo senso, è importante far notare che l’esperienza dell’istituzione nella costruzione dello stock di housing sociale ha portato la stessa ad avere sempre maggiore interesse verso i temi della sostenibilità ambientale, attraverso una qualità innegabile degli spazi aperti e delle strutture architettoniche. L’ARA lavora in maniera intersettoriale con altri organi, per rispondere in maniera integrata alle esigenze dell’abitare. Ad esempio, per il programma di sviluppo residenziale 2013-2015, della cui imple-mentazione è responsabile, ARA ha collaborato con il Ministero dell’Ambiente, il Ministero dell’occupazione e dell’economia, il Ministero dell’Educazione e della Cultura, il Ministero dell’Interno, il Ministero degli Affari sociali e della Sanità, e con

l’Associazione delle Autorità Locali e Regionali13.

13 si veda: http://www.ara.fi/en-US/About_ARA

Attrezzature ad uso collettivo nel quartiere di Kontula, i cui alloggi erano stati sviluppati dall'ARAVA. > La biblioteca e la scuola elementare, completate nel 1965 (foto: hkm.finna.fi)

La solitudine e il rapporto - quasi contemplativo - con la natura sono continuamente ricercate dai finlandesi. Spesso, però, l’isolamento porta a situazioni di esclusione sociale, quando associato a problemi lavorativi, finanziari, di dipendenze e di salute (anche mentale). (foto: Hanko 2008; Suomenlinna - Helsinki, agosto 2008). > Suomenlinna - Helsinki, luglio

2006.

3.3 La società cambia: verso nuove forme di welfare