Un carattere distintivo — Come prima anticipato, Helsinki è una città che appare
immediatamente caratterizzata da un’alta qualità: qualità di vita e qualità urbana. Nonostante la situazione economica finlandese (e di conseguenza le possibilità di
investimento sulla città) non stia vivendo il suo momento migliore (vd. par. 3,4),
il lavoro sulla città non si ferma: “Despite Finland’s economic woes, Helsinki looks ahead with determination”, leggo un pomeriggio sulle pagine della rivista inglese Monocle, che nel 2015 conferma Helsinki tra le prime dieci città migliori al mondo per
la qualità della vita1 (AkzoNobel, 2015). Al primo posto dello stesso ranking nel 2011,
la città è scesa gradualmente (terzo posto nel 2013, quinto nel 2014) fino a posizio-narsi all’ottavo posto nel 2015. E questo nonostante una situazione economica non altrettanto brillante negli ultimi anni. Helsinki, dove la disoccupazione è in crescita (9,3 % tra i giovani, 11% in totale), viene premiata dalla suddetta ricerca soprat-tutto per il grande lavoro di ridisegno della città, in cui la costruzione di nuove aree residenziali nelle aree dismesse interne alla città coincide con l’apertura di nuove connessioni metropolitane che miglioreranno l’accessibilità regionale; una città dove l’offerta di servizi culturali è notevole, grazie ad esempio al finanziamento e
realizzazione di nuove grandi attrezzature come la Helsinki Central Library2, ma anche
grazie al gran numero di attrezzature esistenti (come le 49 biblioteche pubbliche); in cui si può assistere ad un vivace processo di valorizzazione di abitudini urbane micro ma importanti per la socialità a scala locale, come la rianimazione di molte saune pubbliche.
1 AkzoNobel x Monocle, Quality of Life. Top 25 Livable Cities, Monocle, n. 85, vol. 9., luglio/agosto 2015, pp. 52-65. La ricerca si basa su indicatori che possono essere legati a questioni più spaziali, come il costo degli affitti e degli alloggi, o la prossimità a elementi naturali di pregio (mare o montagna), l’accessibilità ciclo-pedonale, ma anche su elementi di minor rilievo (ma che incidono sulla qualità del quotidiano) come il costo di un caffè o di un bicchiere di vino, gli orari di apertura dei locali, il numero dei locali, il numero di quotidiani disponibili nelle edicole. Grande importanza viene data alla qualità delle trasformazioni urbane.
2 Apertura prevista per il 2017.
> Il grande asse dell'Esplanadi, parco urbano storico oggi risignificato da una molteplicità di usi ed eventi. Maggio 2016.
Recente e veloce — La vivacità e la cultura urbana che oggi caratterizzano Helsinki
sono fenomeni relativamente recenti:
“We are really right now at a moment where a lot of things are coming into fruition, that have been somehow building up like an adornment for a while. The culture of being in the city, of the way people use the city has been totally redefined in fifteen, twenty years. I think the changes of the urban culture are now starting to result in changes in the built environ-ment” (Toivonen, 2011).
Secondo Tuomas Toivonen di NOW Architects, le modificazioni delle pratiche d’uso della città esistente alle soglie del nuovo millennio e il radicarsi di una più forte “cultura urbana” hanno avuto un ruolo forte nell’indirizzare le modalità di inter-vento urbanistico che sono oggi in atto. In tutta la zona metropolitana si sta lavorando molto e questo è immediatamente visibile “a occhio nudo”, a cominciare dall’alto numero di cantieri che si avvistano all’orizzonte (ivi., 2011). Visite anche ravvicinate nel tempo (a distanza di un anno, ad esempio) mettono immediatamente in luce i risultati dei processi di trasformazione, sia nel “cuore” della città compatta, sia nelle aree più esterne, dove interventi di densificazione, consolidamento e miglioramento dei quartieri esistenti si accompagna alle edificazioni di nuove parti di città. Anche in questo risiede l’interesse di Helsinki: nel fatto che il cambiamento nell’ambiente costruito e negli usi della città è “misurabile”, che i tempi di trasformazione rapidi ne permettono sempre nuove letture e descrizioni.
Qualità urbana e welfare — Se innegabilmente la qualità urbana di Helsinki si legge
indagandone i materiali che ne compongono la consistenza fisica, essa dipende anche dal set di funzioni e attività che in quei luoghi possono avvenire. Le città scan-dinave sono composte di materiali (le abitazioni, le attrezzature collettive e gli spazi aperti) che dall’inizio del ventesimo secolo, e in particolare con lo sviluppo locale dei principi del funzionalismo dettati dal Bauhaus, mirano a raggiungere qualità formale e praticità tipologica in forte connessione a obiettivi di tipo sociale, per creare una società migliore (Hilson, 2008, p.21). In questo senso, dal design all’architettura alla pianificazione urbana, il progetto nei Paesi Nordici è nel ventesimo secolo espres-sione di una qualità alta ma democratica, ovvero diretta e accessibile a tutti, che risponde, così come le “politiche positive di welfare” (Secchi, 2008, p.111), ai principi di equità e universalità. Altrettanto a quello che si legge nelle altri capitali scandinave, Stoccolma, Copenhagen e Oslo, la qualità urbana di Helsinki è intrin-secamente legata allo sviluppo, al consolidamento e - oggi - alle modificazioni delle politiche di welfare state (Nielsen, in Kjeldsen, 2012, pp. 166-187). In Finlandia, tali politiche hanno avuto, sin dalle loro prime forme (volontaristiche filantropiche, alla fine dell’800), delle forti ricadute sugli obiettivi della pianificazione urbana, sulla forma dello spazio della città e sulla molteplicità di attrezzature fisiche che erogano servizi all’interno del contesto urbano, per raggiungere attraverso lo spazio concreto un livello adeguato di “benessere individuale e collettivo” (Secchi, 2005, p. 108 e segg.). Helsinki, cresciuta per parti contigue e coerenti, è stata organizzata da piani urbanistici che hanno promosso l’equità sociale attraverso l’equità territoriale, inda-gando con il progetto un rapporto stretto tra costruito ed elementi naturali del
terri-torio, fra spazi dell’abitare ed attrezzature ad uso collettivo3. Questo è sia evidente
nella forma della città storica sia nei quartieri suburbani sviluppati a partire dal secondo dopoguerra, quando lo sviluppo delle politiche di welfare state raggiunge
3 “Helsinki, with great tenacity, has taken measures such as using land as a form of social capital, undertaking development projects that are in balance with the natural environment, promoting public participation in the planning of residential districts and thereby resolving diverse social issues and promoting equality through the mixing of different social classes and age groups” (Executive Committee of Finland-Japan, 1997).
l’apice:
“Since the 1960s, Finnish community planning ideas have been based on the principles of social equality and a just welfare state according to the Scandinavian democratic model. In the urban planning field, this ideal has evolved into a guiding principle: the City Planning Department’s task is to create, by planning, the basis for Helsinki’s development as a functional, healthy and beautiful city” (Perkkiö, Helsinki City Planning Department in Executive Committee of Finland-Japan, p.13)
Un caso studio resistente — E’ in questo intenso rapporto fra forme di piano, politiche
di sostegno sociale e qualità urbana, che si rinnova oggi l’interesse verso il “caso-Helsinki”, a cui avevano guardato generazioni precedenti di progettisti e urbanisti
europei, già dal secondo dopoguerra, ad esempio in Italia4. Come messo in evidenza
da Secchi, “i piani di Copenhagen e di Stoccolma e, più in generale, la tradizione del neo-empirismo scandinavo [ha] avuto un’influenza enorme nell’Europa conti-nentale” (Secchi, 2005, pp. 82-83). L’influenza delle politiche del welfare state sugli obiettivi e sulle forme degli strumenti urbanistici che hanno governato la crescita della città nel secondo dopoguerra è evidente non solo nella capitale finlandese ma anche a Copenhagen e Stoccolma, i cui piani rispettivamente del 1947 e del 1952, mostrano come nel contesto scandinavo elementi quali la topografia, il paesaggio e il sistema delle acque diventano “elemento fondamentale e duraturo del controllo della forma urbana”, mentre le attrezzature pubbliche, “come i porti in un arci-pelago”, diventano “concretizzazioni” delle politiche statali di welfare, nodi per il consolidamento relazionale e per il sostegno delle comunità locali (Secchi, ivi.). L’attenzione verso certi temi, come l’integrazione tra costruito e spazi aperti, la conservazione degli spazi naturali, la misurazione dell’espansione attraverso nuclei bilanciati e equilibrati a livello regionale sono costitutivi della qualità delle capitali scandinave (Tietjen, 2011, p. 37); ne hanno indirizzato lo sviluppo dagli anni ’50 e “avrebbero potuto far trovare i diversi paesi europei più preparati sia di fronte ai problemi della ricostruzione sia quando, a partire dagli anni Settanta del ventesimo secolo, la dispersione è esplosa” (Secchi, 2005, p. 84). E oggi come allora lo studio e l’indagine di questi casi studio possono insegnare molto a chi si occupa di piani-ficazione in altri contesti. Similmente, l’approfondimento sulle politiche e sui piani che hanno costruito la consistenza fisica di quei luoghi può forse in parte spiegare il successo del modello “nordico”, a cui, tra utopie e concretizzazioni, è stato - ed è tutt’oggi - difficile non guardare con ammirazione: “The appeal of the Scandinavian utopia endured for academics, journalists and policy-makers alike into the twenty-first century, bolstered by the frequent success of the Scandinavian countries in coming top of international surveys of welfare, standards of living, happiness and the like” (Hilson, 2008, p. 23).
4 La rivista italiana “Urbanistica” dedica ampio spazio alla progettazione urbanistica scandinava, sia prima del secondo conflitto mondiale, sia durante la fase di ricostruzione post-bellica, mettendo in evidenza il rapporto tra scelte insediative adottate dai piani di ricostruzio-ne ed espansioricostruzio-ne e politiche sociali. Nello specifico, si vedano i numeri seguenti: Giorgio Rigot-ti, (1934), “I nuovi quartieri operai a Stoccolma”, n.2; Giorgio RigotRigot-ti, (1934), “Concorso per il Piano Regolatore di Nedre Norrmalm a Stoccolma”, n.4; Sven Markelius, Hilda Selem, (1952), “I nuovi sviluppi urbanistici a Stoccolma”, n. 10-11; Giorgio Gentili, (1958), “Le città satelliti di Stoccolma”, n. 24-25.
E. Saarinen e B. Jung, Proposta di Piano per Helsinki, "Pro-Helsingfors, 1918; Piano per la Grande Copenhagen, “Finger Plan”, su direzione di S. E. Rasmussen, 1947; centro servizi di Vällingby, uno dei quartieri pianificati con il Piano per la Grande Stoccolma, coordinato da S. Markelius (1952).