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Con il termine “rigenerazione urbana”, si intende un insieme di interventi che agiscono contemporaneamente su ambiti spesso separati: le componenti fisiche di un luogo (ambientali, urbanistiche, architettoniche, ecc.) e quelle sociali, andando a migliorare il “benessere urbano” delle popolazioni residenti. Da un’analisi di casi studio, la ricerca CoUrbIT (Complex Urban Investment Tools) evidenziano i seguenti modi di dire riuso:

“Renewal: Renovation of parts of the city by substituting functions and structures

Redevelopment: Change in the use of town space

Regeneration: Regeneration of the social fabric Recovery : Recovery of existing physical structures through their requalification Revitalization: Economy-oriented interventions with significant social effects

“Framework”: Arrangement of a complex project of town renovation

Gentrification: Economic and social valorization Restructuring: Radical modernization of town spaces through a plurality of interventions Fonte: Della Longa, op. cit., 2011.

IN SITU, Berge du Rhone, Lione, Francia, 2008 (foto: IN SITU)

Ovvero, i progetti più ‘evoluti’ (e quindi più convincenti) di rigenerazione assumono l’intervento sullo spazio dei servizi in maniera combinata con il supporto di processi di riattivazione di pratiche sociali, culturali e di economie locali.

Definizioni — Da un punto di vista terminologico, è interessante notare come in realtà

testi e progetti nominino in maniere simili e ‘indifferenti’ processi diversi, andando a creare un ‘diluvio’ di definizioni, che non chiariscono l’argomento. Un’interessante

ricerca sugli strumenti complessi di investimento urbano19 ha messo in evidenza il fatto

che gli interventi di trasformazione della città esistente, di “urban redevelopment”, sono spesso descritti con termini diversi, che di fatto sono usati come sinonimi o in maniera inappropriata e inefficace (Della Longa, 2011, p. 7 e segg.). Quello che acco-muna in realtà tutti gli interventi sulla città esistente è la situazione pre-intervento, in cui le condizioni urbane in quanto a dinamiche economiche, sociali e fisiche si trovano ad essere inadatte, degradate. In realtà si possono distinguere atteggiamenti progettuali diversi e ambiti di intervento differenziati nelle diverse denominazioni (renewal, redevelopment, regeneration, restructuring, ecc.), che caratterizzano le modalità di intervento per il loro insistere prevalentemente su una o più componenti del degrado (economico, sociale, fisico) e per la scala dell’intervento (uno spazio? un edificio? un quartiere? una politica coordinata a scala metropolitana?). Il termine

“rigenerazione urbana”20 viene appunto definito nella ricerca di Della Longa come un

insieme di interventi che agiscono contemporaneamente su ambiti spesso separati: le componenti fisiche di un luogo (ambientali, urbanistiche, architettoniche, ecc.) e quelle sociali, andando a migliorare il “benessere urbano” delle popolazioni resi-denti (Della Longa, 2010). Tale indifferenza terminologica rispecchia come in questi vent’anni ci sia stato un appiattimento del progetto, facendo sì che la connotazione positiva del termine “rigenerazione” giustificasse di fatto qualunque progetto sulla città esistente, a prescindere dal suo schema processuale, dagli attori coinvolti e dalle modalità contrattuali, creando nuove retoriche e atteggiamenti coprenti che hanno costruito parti di città funzionali ma di fatto recise dalle dinamiche esistenti (Bianchetti, 2008; 2016). Pertanto aliene e potenzialmente alienanti, costruite su un fascino effimero ed un’estetica accattivanti (Deakin e Allwinkle, 2007, p.79). Altrettanto, bisogna ricordare che non sempre le operazioni di reinterpretazione della città esistente che possono essere definite “rigenerazione” sono inquadrabili entro cornici normative e finanziarie note e leggibili. Spesso infatti, sono proprio spazi dismessi della città a incoraggiare processi “informali, quando non illegali”, attraverso “appropriazioni e occupazioni” che danno luogo a nuove pratiche e rispondono a bisogni che il set tradizionale di dotazioni urbane non riesce evidente-mente ad intercettare (Di Biagi, 2009, p. 214).

Operazioni, legittimità — Nell’ambito di questa ricerca allora sembra importante

spostare l’interesse verso operazioni che lavorano a diverse scale sulle componenti fisiche e contemporaneamente su quelle sociali di un luogo e che grazie a questo atteggiamento riescono a dare significato ove questo non è evidente, che riescono a dare risposte a domande urgenti. Come definito da Vicari Haddock e Moulaert, “rigenerare significa far rinascere a nuova vita, rigenerare la città significa ripris-tinare la sua urbanità, cioè quella qualità della vita urbana e quelle relazioni sociali che definiscono la città in quanto entità fisica e sociale coesa e richiedono di essere ricostituite, poiché oggi sono logorate o impoverite” (Vicari Haddock e Moulaert,

neration’s] functions. Networking with such bodies and steering them towards meeting urban regeneration goals became necessary” (Rydin, Ibid., p. 60).

19 La ricerca CoUrbIT - Complex Urban Investment Tools condotta dall’Università Bocconi di Milano assieme ad altre università europee grazie ad un finanziamento europeo Interreg IIIB

CADSES Programme.

20 “Urban Regeneration is the long-lasting resolution of the urban problems caused by Spazi aperti attrezzati come strumento

per disegnare nuovi usi nei quartieri target degli interventi di rigenerazione urbana. BIG e Topotek1, Superkilen, Copenhagen, 2012; Kristine Jensens Tegnestue, Prags

Boulevard, Copenhagen, 2006

2009, p. 7). Ma come ricorda Secchi, bisogna interrogare i progetti indagandone la loro “legittimità”, la loro pertinenza: “Il problema di ogni politica di renovatio urbis è quello della sua legittimità: perché quegli interventi e non altri, perché in quella successione temporale e non in un’altra” (Secchi, 2005, p. 37). Quando parla di legittimità, Secchi parla della capacità del progetto di interpretare e tradurre ques-tioni urbane in visioni di futuro che quindi siano in grado di affrontare i grandi temi della contemporaneità, che disegnano la “nuove questione urbana”: ambiente e cambiamenti climatici, mobilità e accessibilità, diseguaglianze e dotazione di servizi isotrope - e quindi più democratiche.

Quando si analizzano operazioni di intervento sulla città esistente, credo sia impor-tante leggere la loro ‘giustizia’ o la ‘legittimità’ in tre direzioni: quella“sostenibilità” del progetto in rapporto tra intervento e necessità di contenere il consumo di suolo, (ma fino a quanto è corretto densificare?); quella che considera l’intervento fisico come occasione per ricostruire legami sociali attraverso il posizionamento di servizi e attrezzature (ma come attivare in maniera efficace e duratura le reti e i legami tra gli abitanti?); quella che interpreta il tipo di intervento rispetto agli strumenti urban-istici, contrattuali e finanziari usati e ai destinatari - quali schemi vengono utilizzati e “a chi serve il progetto” (Donzelot, 2012)? Bisogna quindi cercare di capire quale rapporto si può instaurare tra la responsabilità dell’operatore pubblico e la creatività privata ed individuale nel riusare e riadattare gli spazi esistenti della città per dare risposta a nuovi bisogni. E tali questioni in un modo o nell’altro ritornano in maniera decisa al tema della “giustizia spaziale”, per cui certe operazioni risultano più legit-time, giuste, pertinenti, rispetto ad altre.

> Josep Llinás i Carmona, Biblioteca

Jaume Fuster, Barcelona, 2005

2.3 Una questione di termini

Approcciandomi al tema della presente ricerca ho spesso incontrato difficoltà nella comprensione sostanziale di descrizioni, critiche, punti di vista per la sovrappo-sizione di termini e quindi di campi di indagine. In letteratura, nei testi e nei progetti, spesso si parla indifferentemente di “servizi”, “attrezzature”, “spazio pubblico”, “spazi del welfare”; si sovrappone il concetto di “comune” e di “pubblico”. In realtà, tali termini assumono connotazioni differenti a seconda della funzione in oggetto e del contesto in cui vanno a realizzarsi. Pertanto, indagare e chiarire i termini della questione permette di restringere il campo della ricerca e di farsi strada in un terri-torio concettuale e operativo complesso.