4.5 Classificazione delle isometrie dello spazio
5.1.3 Intersezione di una sfera (circonferenza) con una retta 81
Sia r una retta parametrizzata da P = P0 + tu e siaS una sfera di equazione kP −Ck2− R2= 0. I punti di intersezione tra r eS si ottengono determinato per
quali valori di t i corrispondenti punti della retta appartengono alla sfera, cioè soddisfano all’equazione della sfera. Per determinare tali punti basta sostituire il generico punto P della retta nell’equazione della sfera ed imporre che la soddisfi. Si ottiene la condizione
k(P0− C) + tuk2− R2= 0 , che è equivalente alla
kuk2t2+ 2h(P0− C), uit + kP0− Ck2− R2 = 0 . (5.6) La (5.6) rappresenta un’equazione di secondo grado in t la quale ammette due soluzioni reali distinte, due soluzioni reali coincidenti o due soluzioni comples-se coniugate a comples-seconda che il discriminante ∆ sia maggiore, uguale o minore di zero. Un calcolo diretto, utilizzando l’identità di Lagrange1 e tenendo in considerazione la (3.27), mostra che
∆/4 = h(P0− C), ui2− kuk2(kP0− Ck2− R2) (5.7)
= −k(P0− C) ∧ uk2+kuk2R2
= kuk2 R2− k(P0− C) ∧ uk2 kuk2
!
= kuk2[R2− d(C, r)2] .
Abbiamo quindi dimostrato che una retta r ha due soluzioni reali distinte, due soluzioni reali coincidenti o due soluzioni complesse coniugate con una sferaS a seconda che la distanza della retta con il centro della sfera sia minore, uguale o maggiore del raggio della sfera.
Le stesse considerazioni fatte sino ad ora e che faremo nel seguito valgono nel caso di una retta ed una circonferenza in un piano euclideo.
Chiameremo secante una retta che interseca una sfera in due punti reali distin-ti, esterna una che incontra la sfera in due punti immaginari. Nel caso in cui la
1Se u, v∈ V3l’identità di Lagrange è
ku ∧ vk2=kuk2kvk2− hu, vi2.
retta incontra la sfera in due punti reali coincidenti diremo che la retta è tangen-te alla sfera nel punto di contatto (il punto doppio ottangen-tenuto dall’intangen-tersezione).
Si osservi che tale definizione di retta tangente è puramente algebrica.
In ogni caso una retta r tangente ad una sfera in un suo punto P risulta perpen-dicolare al vettore posizione CP, dove C è il centro della sfera. Tale proprietà discente direttamente dal fatto che la distanza di P da C è pari al raggio R del-la sfera e che ogni altro punto deldel-la retta ha distanza maggiore di R dal centro C.
Consideriamo adesso, fissato un punto P0 dello spazio, il luogo delle rette per P0 tangenti ad una data sfera dello spazio. Sia P un punto appartenente ad una delle rette per P0 tangenti alla sfera S di centro C e raggio R. Allora il vettore P− P0ha la direzione della retta tangente. Segue che la retta per P0con direzione P− P0 interseca la sfera in due punti reali coincidenti. Dalla (5.7), sostituendo u con P− P0, si ottiene
h(P0− C), (P − P0)i2− kP − P0k2(kP0− Ck2− R2) = 0 .
Adesso, sostituendo nell’ultima equazione P− P0 = P− C + C − P0, si ottiene (dopo qualche conto)
[h(P − C), (P0− C)i − R2]2− (kP − Ck2− R2)(kP0− Ck2− R2) = 0 . (5.8) La (5.8) rappresenta l’equazione cartesiana del luogo delle rette per P0 tan-genti alla sfera di centro C e raggio R. Geometricamente, se il punto P0 non appartiene alla sfera, questo luogo rappresenta un cono di vertice P0 tangente (circoscritto) alla sfera (per una definizione generale di cono si veda la sezio-ne 5.2). Nel caso di una circonferenza il luogo delle rette per un punto P0 tangenti ad una circonferenza è formato da due rette. Si noti che se il punto P0è interno alla sfera si ottiene un cono immaginario, nel senso che è un cono costituito da rette immaginarie. Analogamente, nel caso della circonferenza, se il punto P0 è interno si ottengono due rette immaginarie.
Un caso notevole e di grande interesse è quando il punto P0 appartiene alla sfera. In questo caso la (5.8) diventa
h(P − C), (P0− C)i − R2 = 0 , (5.9) che rappresenta l’insieme di tutte le rette tangenti alla sfera nel punto P0, cioè il piano tangente alla sfera nel punto P0. Nel caso della circonferenza nel piano
la (5.9) rappresenta la retta tangente alla circonferenza nel punto P0. Riscrivendo l’equazione cartesiana di una sfera nella forma
h(P − C), (P − C)i − R2 = 0
si nota che, formalmente, l’equazione del piano tangente alla sfera in un suo punto P0 si ottiene sostituendo ad uno degli argomenti il punto generico P con il punto P0. Da un punto di vista operativo, se l’equazione della sfera è
x2+ y2+ z2+ ax + by + cz + d = 0 e P0 = (x0,y0,z0), l’equazione del piano tangente (5.9) diventa
xx0+ yy0+ zz0+ a
2(x + x0) + b
2(y + y0) + c
2(z + z0) + d = 0 .
Questa operazione prende il nome di polarizzazione. Si osservi, inoltre, che da-to un punda-to P0, non necessariamente appartenente alla sfera, i punti di contatto delle rette per P0tangenti alla sfera soddisfano sia la (5.1) che la (5.8) e quindi soddisfano la (5.9). Questo fatto mostra che il piano descritto dall’equazione (5.9) ha un ruolo importante anche quando il punto non appartiene alla sfera.
In particolare, data una sferaS ed un punto P0 dello spazio definiamo piano polare del punto P0 rispetto alla sfera S il piano di equazione (5.9). Ovvia-mente se P0 ∈ S, allora il piano polare di P0coincide con il piano tangente alla sfera in P0. Inoltre, dalla simmetria della (5.9), discende il seguente fatto che prende il nome di Teorema di Reciprocità: Se Q0appartiene al piano polare di P0, allora P0appartiene al piano polare di Q0.
Nel caso della circonferenza nel piano la polare di un punto P0 è una retta ed utilizzando il Teorema di Reciprocità si può dare una costruzione grafica esplicita di tale retta come mostra il seguente esempio.
Esempio 5.4. Data una circonferenza C ed un punto P0 esterno determinare graficamente la retta polare. Il problema ha una soluzione immediata, basta considerare le due rette per P0 tangenti alla circonferenza. Infatti, come os-servato in precedenza, i punti di contatto appartengono alla retta polare di P0. Quest’ultima proprietà si può anche verificare utilizzando il Teorema di Re-ciprocità: sia P1 un punto di tangenza, allora la polare di P1, essendo la retta
tangente alla circonferenza in P1, passa per il punto P0; dalla reciprocità la pol-lare di P0passa per P1. Si veda la Figura 5.4 (a). Se adesso supponiamo che il punto P0 sia interno alla circonferenza si può procedere nel modo seguente. Si prenda una qualsiasi retta r1per P0. La retta r1intersecherà la circonferenza in due punti Q1e Q2. Per il Teorema di Reciprocità il punto di incontro P1delle due rette tangenti alla circonferenza nei punti Q1e Q2appartiene alla polare di P0. Prendendo una seconda retta per P0 e ripetendo lo stesso procedimento si ottiene un secondo punto appartenente alla polare di P0. Si veda la Figura 5.4 (b).
b
bb
P1
P2
P0
(a) P0esterno
b
b b
b b bb
Q1
Q2
P1
P2
P0
(b) P0interno
Figura 5.4 – Costruzione della polare per un punto esterno (a) e per un punto interno (b).
Il procedimento descritto sopra per tracciare la polare di un punto interno ad una circonferenza fallisce quando P0coincide con il centro della circonferenza.
In questa situazione le rette tangenti alla circonferenza nei punti Q1 e Q2sono parallele. Si verifichi, per esercizio, che se P0 coincide con il centro di una circonferenza la (5.9) è una relazione impossibile.
5.1.4 Potenza di un punto rispetto ad una sfera (circonferen-za)
SiaS una sfera nello spazio e sia P0un punto di E3. Sia r una qualsiasi retta per P0, che interseca la sfera in due punti reali distinti P1e P2. Definiamo potenza
del punto P0rispetto alla sferaS il numero
P(P0) =hP0P1,P0P2i . (5.10) Mostriamo che la definizione di potenza non dipende dalla retta scelta per P0. Sia quindi r una generica retta per P0che possiamo parametrizzare come P(t) = P0+ tu con u vettore unitario. I punti di intersezione tra r e la sfera si trovano risolvendo l’equazione quadratica (5.6) conkuk = 1, cioè
t2+ 2h(P0− C), uit + d2− R2= 0 , (5.11) dove abbiamo indicato con d = d(P0,C). Siano t1 e t2 le due soluzioni della (5.11) e siano
P1 = P0+ t1u e P2 = P0+ t2u
i corrispondenti punti di intersezione della retta r con la circonferenza. Allora P0P1 = P1− P0= P0+ t1u− P0= t1u e P0P2 = P2− P0 = P0+ t2u− P0 = t2u da cui segue che
P(P0) =hP0P1,P0P2i = t1t2hu, ui = t1t2 = d2− R2, (5.12) dove, nell’ultimo passaggio, abbiamo utilizzato le note proprietà dei polinomi di secondo grado, cioè che il prodotto delle radici di un polinomio monico di secondo grado è pari al termine noto. La (5.12), non dipendendo dal vettore u, mostra che la definizione di potenza non dipende dalla retta scelta.
La (5.12) fornisce un metodo pratico per calcolare la potenza di un punto ed inoltre mostra che la potenza di un punto interno è negativa, quella di un punto esterno è positiva, mentre tutti i punti sulla sfera hanno potenza zero.
Il concetto di potenza permette di introdurre il seguente luogo geometrico.
Definizione 5.5. Date due sfere (circonferenze) S1 e S2 non concentriche si definisce piano radicale (asse radicale nel caso delle circonferenze) il luogo dei punti dello spazio cha hanno stessa potenza rispetto alle due sfere.
Nel caso di due circonferenzeC1eC2del piano l’asse radicale può essere trac-ciato graficamente nel modo seguente. Se le due circonferenze si intersecano in due punti P1 e P2, essendo questi appartenenti alle due circonferenze han-no potenza zero rispetto ad entrambe e quindi appartengohan-no all’asse radicale.
Segue che l’asse radicale è la retta per P1 e P2 (Si veda la Figura 5.5 (a)). Se invece le due circonferenze non si intersecano si può considerare una terza cir-conferenzaC che intersechi sia C1cheC2 in due punti distinti ed abbia centro non appartenente alla retta congiungenti i centri delle due circonferenzeC1 e C2. Denotato con r1 l’asse radicale traC e C1 e con r2 l’asse radicale tra C e C2il punto P12di intersezione tra r1e r2ha chiaramente stessa potenza rispetto alle tre circonferenzeC, C1 e C2 e quindi appartiene all’asse radicale diC1 e C2 (Si veda la Figura 5.5 (b)). Scegliendo un’altra circonferenza e ripetendo il procedimento si trova un altro punto dell’asse radicale.
bb
C1 C2
(a) Circonferenze secanti
b b b b
b
r2
r1
P12
C2
C1 C2
C
(b) Circonferenze esterne
Figura 5.5 – Costruzione dell’asse radicale per due circonferenze secanti (a) e per due esterne (b).
Se l’equazione di una circonferenzaC è x2+ y2+ ax + by + c = 0, dalla (5.12) segue immediatamente che la potenza di un punto P0 = (x0,y0) rispetto aC è
P(P0) = x20+ y20+ ax0+ by0+ c.
Si dimostri che l’equazione dell’asse radicale di due circonferenze di equazione x2+ y2+ ax + by + c = 0 e x2+ y2+ a′x + b′y + c′ = 0 è
(a− a′)x + (b− b′)y + c− c′ = 0. (5.13) Si dimostri, inoltre, che la retta congiungente i due centri di due circonferenze è perpendicolare al corrispondente asse radicale.
5.1.5 Intersezione di due circonferenze
Siano x2 + y2+ ax + by + c = 0 e x2+ y2+ a′x + b′y + c′ = 0 le equazioni di due circonferenzeC1 eC2. Per determinare i punti di intersezione traC1 eC2 si risolve il sistema
x2+ y2+ ax + by + c = 0 x2+ y2+ a′x + b′y + c′ = 0 il quale è equivalente al sistema
x2+ y2+ ax + by + c = 0
(a− a′)x + (b− b′)y + (c− c′) = 0 . (5.14) Se le circonferenze sono concentriche, cioè se a = a′e b = b′, la seconda equa-zione del sistema (5.14) implica che non esistono soluzioni (reali o complesse) se c− c′ , 0 o che le circonferenze sono coincidenti se c− c′ = 0.
Se le circonferenze non sono concentriche, allora uno tra a−a′e b−b′è diverso da zero. Esplicitando, nella seconda equazione del sistema (5.14), la variabile con coefficiente diverso da zero e sostituendo nella prima equazione si ottiene un’equazione quadratica con coefficiente del termine di secondo grado sempre diverso da zero (verificare) la quale, quindi, ammeterà due soluzioni reali di-stinte, complesse coniugate o coincidenti. La Figura 5.6 mostra la posizione reciproca delle due circonferenze e i corrispondenti punti di intersezione.
(a) Concentriche (b) Secanti (c) Esterne (d) Tangenti Figura 5.6 – Posizione reciproca di due circonferenze.