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Intervista ad un professore di italiano L2

2. PARTE SECONDA

2.2 Interviste

2.2.1 Intervista ad un professore di italiano L2

1) Quali sono i tipici errori nell’utilizzo dei tempi verbali che fanno gli studenti tedeschi nel parlare l’italiano? Es.: uso del passato prossimo / imperfetto / passato remoto. Gli studenti tendono a distinguerli?

«Il passato remoto non viene usato quasi mai qui in Alto Adige e viene anche insegnato poco, devo dire. Con l’imperfetto e il passato prossimo gli studenti hanno problemi, anche evidenti, e, pur sapendo le regole, quando si tratta di utilizzarli, fanno errori ricorrenti. I ragazzi che provengono da famiglie bilingui non hanno in genere grosse difficoltà, mentre quelli provenienti dalle valli hanno poco contatto con l’ambiente italiano e fanno quindi molta fatica»

2) Sono in grado di usare correttamente gli ausiliari essere e avere?

«Su questo aspetto non hanno tanti problemi. Forse con i verbi riflessivi fanno ancora un po’ di fatica, però una volta appreso che il riflessivo vuole l’ausiliare essere, ad esempio “mi sono lavata”, non sbagliano spesso, anche se ci vuole del tempo. Non è un errore così frequente come l’uso scorretto del passato prossimo / imperfetto.»

3) Articoli determinativi e indeterminativi. Distinzione tra il/la e uno/una.

«Di solito fanno fatica con l’apostrofo, oppure quando c’è loro…oppure lo/il, quindi tendono a mettere più il che lo. Con l’articolo indeterminativo sbagliano magari a mettere l’apostrofo; ma quello che fanno fatica è mettere “l’”: continuano a mettere il dappertutto.»

4) Ascolto. Quali difficoltà ci sono nel capire un testo? Quante volte deve ripetere il testo?

Quanti lo capiscono al primo ascolto? (In una classe quanti?)

«No, l’ascolto è una delle problematiche meno gravi; capiscono abbastanza. La competenza orale è una delle competenze che gestiscono meglio. Al liceo poi ancora meglio. A volte capiscono meglio di me…L’ascolto non l’ho mai visto come un problema, anche perché qui in Alto Adige sentono parlare italiano, quindi non fanno così fatica a capirlo. Faccio ripetere il testo una prima volta e poi una seconda volta, magari anche una terza ma di solito capiscono.»

Quando Lei parla in classe viene sempre capita?

«Quando parlo in classe dicono di sì, per cui io parlo anche in fretta e problemi non ce n’è. Magari c’è il singolo che non capisce qualche parola ma è una cosa che non mi ha creato mai problemi.»

5) Parlato. Nelle interrogazioni in classe, i ragazzi riescono a parlare con parole proprie o rispondono a memoria? Anche durante le esposizioni / presentazioni / referat? Gli alunni sanno sostenere un semplice dialogo con Lei (anche al di fuori della lezione)? (Mi riferisco al parlato dialogico).

«Dipende, se sanno bene l’italiano parlano a parole proprie, e li chiedo anche le loro opinioni. Ci sono studenti con livelli molto differenti. La tendenza è quella di farli parlare a parole loro, ma ci sono quelli che studiano a memoria, e quando si tratta poi di approfondire il loro argomento fanno errori. Qui a Bolzano hanno una capacità di linguaggio abbastanza buona e la maggior parte parla con parole proprie, anche se c’è una minoranza che parla a memoria: sono gli studenti provenienti dalle valli o dai paesi limitrofi, ma anche bolzanini che però non vivono in un contesto italiano. Ad esempio, nella zona di Rencio fanno molta fatica, perché lì hanno poco contesto italiano pur essendo un quartiere della periferia bolzanina e parlano perciò in maniera mnemonica.»

6) Lettura. Che difficoltà hanno gli alunni nel leggere libri o articoli di livello semplice? Mentre leggono in classe riescono a capire quello che leggono?

«Di livello semplice sì, perché qui al liceo difficoltà di lettura non ne hanno; ci sono quei pochi però che vengono da fuori Bolzano che fanno proprio fatica a leggere, e anche leggendo a voce alta non riescono a leggere, ma è sempre una percentuale piccola (quei ragazzi e ragazze che vivono proprio in un contesto monolingue). Anche dandogli un testo di un libro che conoscevano, avevano gravi difficoltà nella comprensione. Più del 50% riescono a leggere tranquillamente.»

7) Scrittura. Che difficoltà hanno gli alunni nella comprensione di un testo scritto e nel rispondere alle domande riguardanti il testo? Riescono a scrivere un testo breve a tema semplice?

«Hanno difficoltà a comprendere e se non sono guidati fanno fatica a rispondere.

Soprattutto difficoltà nello scrivere. La competenza che meno posseggono è la scrittura.

Fanno fatica dal punto di vista lessicale, grammaticale e anche ortografico: gli errori di ortografia sono molto frequenti. Poi fanno quegli errori, come già detto prima, sull’imperfetto e il passato prossimo. Gli errori che troviamo spessissimo, che è una cosa abbastanza recente, sono le concordanze, maschile e femminile…fanno proprio tanta fatica, soprattutto in quelle forme che sono con la “e” (es: verde - verdi…che sia femminile o maschile) …sembra incredibile ma è in aumento. In questi ultimi anni questo errore è cresciuto tantissimo. Di solito nelle classi di liceo questi errori non sono così frequenti come magari in un istituto tecnico; oppure basta che uno venga da un ambiente monolingue e allora fa questi errori molto spesso.»

8) Domanda aggiuntiva. Perché, secondo Lei, dopo tanti anni di apprendimento di tedesco L2 / italiano L2 a scuola, i ragazzi spesso non riescono a parlare o a capire la lingua? Come mai?

Secondo Lei quali sono i motivi? Si tratta di troppo poco studio, anche extrascolastico?

«Penso che siano motivi proprio socio-psicologici. È proprio il contesto motivazionale che non c’è. I bolzanini devo dire sono invece ad un livello ottimo. I ragazzi che abitano fuori Bolzano, invece, fanno fatica perché non reputano l’italiano una lingua importante e necessaria nella loro quotidianità; poi ci sono i motivi politici che conosciamo qui in Alto Adige: più usciamo da Bolzano più sono presenti. D’altra parte, i contesti bilingui fuori Bolzano non ci sono e quindi i ragazzi non sentono parlare italiano; non hanno il contesto con cui venire a contatto con la lingua italiana, da un lato, e dall’altro c’è un ambiente socio-culturale-politico che non favorisce la lingua; è una lingua che per loro non ha interesse.»

Che ruolo ha inoltre l’impostazione culturale della famiglia e dell’ambiente in cui vive sul ragazzo e sul suo apprendimento della L2?

«Spesso c’è la famiglia dietro e comunque hanno un atteggiamento di rifiuto verso l’italiano. Credo che sia questo più che altro: un blocco mentale. Chi invece impara italiano all’estero è più motivato perché ha interesse per l’Italia, per la sua cultura, ecc.…»