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1. PARTE PRIMA

1.4 Il sistema scolastico in Alto Adige

L’Alto Adige è una provincia di confine abbastanza vasta, ed è abitata da poco più di 468.000 abitanti. Questa regione ha un’autonomia molto potente, che è ancorata a una legge costituzionale, lo Statuto di autonomia (la prima versione risale al 1948 e la seconda al 1972).

Questa autonomia venne creata per tutelare le varie popolazioni che risiedevano, e che risiedono tuttora, nella regione: infatti la maggior parte della popolazione in Alto Adige è di lingua tedesca (il 69,15%), poi segue quella di lingua italiana (il 26,47 %) e infine quella ladina (4,37%) (Valentini [a cura di] 2005: 109)5.

Tra le leggi di questo Statuto, è fondamentale l’art. 19, che riconosce ai tre gruppi linguistici residenti in Provincia, ovvero il gruppo tedesco, quello italiano e quello ladino, il “diritto a una formazione nella propria madre lingua, sulla base del principio che l’acquisizione e l’uso della lingua contribuiscono ad assolvere, per le minoranze, un compito di formazione dell’identità”

(ibid.).

Per questo motivo, il sistema scolastico in Alto Adige è costituito da tre scuole diverse e separate, ciascuna con una propria Intendenza scolastica e un proprio Assessorato alla scuola.

Nella scuola italiana e in quella tedesca, tutte le discipline vengono insegnate nella rispettiva madrelingua, ad eccezione della lingua seconda e delle lingue straniere (come ad esempio l’inglese). Nella scuola ladina, invece, vi è lo stesso numero di ore sia di italiano che di tedesco che di ladino in settimana: in questo caso, quindi, la lingua (italiana, tedesca o ladina) viene insegnata in modo veicolare, ovvero applicandola ad altre materie di studio, metodo forse più efficace che nel caso delle altre due scuole.

Ultimamente, in molte scuole sono stati introdotti progetti di insegnamento veicolare della L2 e della lingua straniera che hanno avuto esiti positivi sull’apprendimento della lingua stessa.

Uno di questi è il CLIL, acronimo di Content Language Integrated Learning, ovvero di

5 Come già pubblicato in Siviero (2003). Le citazioni nel capitolo successivo (1.4.1) sono state anche pubblicate in Siviero (2003), oltre che in Valentini (2005).

apprendimento integrato di lingua e contenuto. Il CLIL è “un approccio didattico con doppia focalizzazione che prevede l’uso di una lingua aggiuntiva per apprendere e insegnare sia contenuto che lingua” (Frigols / Marsh / Mehisto / Wolff 2010: 1)6. Con questo metodo si insegna una qualsiasi disciplina che non sia una lingua, attraverso una lingua veicolare diversa dalla madrelingua dell’alunno. Questi progetti CLIL vengono già attuati da diversi anni in altri paesi della comunità europea, come ad esempio in Svezia, in Norvegia o in Germania. Come scopo didattico si vuole “favorire la capacità di acquisire conoscenze attraverso una lingua straniera e contribuire alla formazione bilingue dei cittadini europei, che dovranno conoscere e saper operare in almeno due lingue comunitarie”7. In una ricerca condotta in Alto Adige sul tema del CLIL, è stato chiesto agli studenti se aver studiato alcune materie in L2 abbia influito sulla loro conoscenza linguistica. Per la maggior parte degli studenti questa esperienza ha influito positivamente mentre solo per alcuni l’effetto è stato negativo (cfr. Vettori / Martini 2012: 123). Inoltre, “gli studenti di entrambi i gruppi ritengono di avere acquisito un bagaglio lessicale in L2 più ricco e non pensano che questo tipo di insegnamento abbia loro creato confusione rispetto alla grammatica e/o al lessico della L2” (Vettori / Martini 2012: 123).

1.4.1 L’importanza dell’apprendimento della L2

La lingua seconda (L2) ha un ruolo molto importante in Alto Adige. Lo scopo primario dell’apprendimento della L2 è, oltre a quello del possesso strumentale della lingua, l’avvicinamento, tramite la lingua, alla “cultura dell’altro” che vive accanto a noi (Siviero:

2003):

“[…] L’insegnamento della lingua seconda non è mai stato disgiunto dalla necessità di far acquisire una sensibilità interculturale, assolutamente fondamentale nel nostro caso, che costituisce, se raggiunta, un patrimonio basilare per avvicinarsi a persone di altre lingue e culture senza il filtro degli stereotipi o, peggio ancora, di pregiudizi, e diventa anche un mezzo per conoscere meglio sé stessi e la propria cultura. Ciò significa promuovere negli alunni l’attitudine e la capacità di vedere il nuovo e il diverso come occasione di maturazione e di arricchimento di sé.” (Valentini [a cura di] 2005: 111)

La seconda lingua viene insegnata agli studenti fino alla quinta superiore, anno della maturità e quindi ultimo anno di scuola e, dal 1999, è stata introdotta una terza prova scritta della lingua seconda agli esami di Stato.

6 Preso da: http://www.provinz.bz.it/intendenza-scolastica/rivista-informa/2014/maggio/11.html (ultimo accesso:

11.12.2018).

7 Preso da: http://www.majorana.org/ progetto_aliclil.htm (ultimo accesso: 11.12.2018).

Inoltre, all’interno del sistema scolastico si è deciso di creare un Portfolio delle lingue per l’Alto Adige, un documento che favorisce il confronto fra i sistemi scolastici europei, ma anche tra le varie scuole altoatesine. Esso costituisce quindi una modalità di valutazione alternativa e consente inoltre agli studenti di documentare e confrontare le competenze linguistiche acquisite, con modalità riconosciute a livello europeo (cfr. Valentini [a cura di] 2005: 113). Grazie a questo aspetto, gli alunni sono consapevoli delle proprie competenze linguistiche acquisite negli anni scolastici, utili quando entreranno nel mondo universitario e del lavoro. Questo Portfolio è inoltre importante anche per gli insegnanti, che hanno l’opportunità di confrontarsi con i colleghi delle scuole dell’altra lingua e di scambiare perciò le proprie esperienze.

Il Portfolio ha infine un valore di tipo culturale: in una terra di confine come l’Alto Adige, costituita da lingue e culture diverse, si discute spesso di identità e di appartenenza ad una sola lingua e una sola cultura, e si sta cercando di superare questo modo di pensare promuovendo invece “l’orgoglio di essere una persona plurilingue e la consapevolezza della ricchezza di opportunità date dal vivere in un contesto multilingue e multiculturale” (Valentini [a cura di]

2005: 113).

Le Intendenze scolastiche italiane e tedesche hanno elaborato delle linee guida da seguire per l’insegnamento della L2. L’obbiettivo su cui si vuole puntare con le Indicazioni provinciali per la definizione dei curricoli, è “quello di un plurilinguismo orientato non ad appiattire tutte le lingue sui tratti comuni espungendone le peculiarità, ma a riconoscere la ricchezza linguistica e culturale presente nella propria lingua e a sollecitarne la ricerca anche nelle altre.”8 Il livello di padronanza della lingua materna di ogni persona è basilare per avere competenze verso qualsiasi altra lingua. Apprendere una lingua seconda, soprattutto in età precoce, può inoltre essere utile sia per compararla con la propria L1 che per rafforzare le proprie abilità linguistiche.

1.4.2 L’insegnamento della L2 all’interno dei vari cicli di studio

La scuola in Alto Adige è suddivisa in due cicli: il primo ciclo comprende le scuole elementari e le scuole medie e il secondo ciclo quelle superiori, per un totale di tredici anni. Come già menzionato sopra, ci sono sia scuole in lingua italiana che scuole in lingua tedesca; inoltre,

8 Indicazioni provinciali per la definizione dei curricoli del primo ciclo d’istruzione della scuola in lingua italiana della Provincia Autonoma di Bolzano. Deliberazione della Giunta Provinciale nr. 1434, del 15/12/2015, preso dal sito dell’Intendenza scolastica italiana di Bolzano:

http://www.provincia.bz.it/intendenza-scolastica/service/pubblicazioni.asp (ultimo accesso: 11.12.2018)

nelle valli dove si parla il ladino, ad esempio in Val Gardena oppure in Val Badia, ci sono le scuole trilingui, dove viene insegnato in modo veicolare, oltre alle due lingue italiano e tedesco, il ladino. L’italiano e il tedesco assumono nella scuola altoatesina un ruolo molto importante, in quanto vengono insegnate in ogni caso come L2, ovvero come la seconda lingua che segue la lingua madre: se alle scuole italiane la L1 è l’italiano, il tedesco assume il ruolo di L2, e viceversa alle scuole tedesche. All’interno dell’orario scolastico, ci sono sei ore di L2 a settimana in prima e seconda elementare, cinque ore a settimana in terza, quarta e quinta elementare, quattro ore a settimana alle scuole medie e quattro alle superiori.

Come si può notare, le ore di L2 non sono così tante, anzi decisamente poche – un lato negativo, a mio avviso, nella scuola qui in Alto Adige: una materia così importante, soprattutto in una terra dove si parlano due lingue, dovrebbe avere molte più ore per essere appresa da uno studente o da una studentessa in modo adeguato. Un altro aspetto problematico è quello della modalità con la quale la lingua seconda viene insegnata. “La lezione di L2 si presenta, a prima vista, come un luogo deputato ad attività più passive che attive” (Vettori / Martini 2012: 118).

Molto spesso, infatti, le lezioni sono solo frontali e si fa troppa letteratura, storia e cultura. Ci si dovrebbe invece concentrare di più sulla grammatica e sulla competenza linguistica in generale (in riferimento a tutte e quattro le abilità linguistiche, ovvero scrittura, parlato, lettura e ascolto): approfondire le tematiche della grammatica, fare più esercizi per capirla e dedicarsi anche alla fonetica (ad esempio insegnare agli alunni a pronunciare le parole in modo giusto).

Utile sarebbe anche far parlare di più gli studenti: fare conversazioni spontanee in classe su un qualsiasi tema che sia di attualità, cultura, letteratura, musica, senza farli studiare prima una tematica a casa. In questo modo gli alunni imparerebbero a sostenere delle conversazioni, simili a quelle che si trovano anche al di fuori dell’ambiente scolastico, ad esempio nell’ambito universitario o del lavoro. Infatti “i ragazzi parlano ben poco fra di loro in L2 durante la lezione di L2” (Vettori / Martini 2012: 118). Inoltre, l’insegnamento veicolare di una lingua (ad esempio l’insegnamento della geografia in tedesco nella scuola italiana) dovrebbe essere una prassi in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Come già menzionato sopra, esistono vari progetti di potenziamento della lingua (come il CLIL, gli scambi scolastici, la scuola trilingue), che stanno dando ottimi risultati. I dirigenti di alcuni istituti scolastici hanno attuato progetti di collaborazione con istituti corrispondenti con lingua d’insegnamento diversa dalla propria, i cosiddetti Lehreraustauschprojekte o scambi docenti: sono stati effettuati scambi tra i docenti di una stessa materia per un determinato periodo dell’anno, offrendo così un’ottima alternativa all’apprendimento della materia stessa in lingua seconda. Un’ulteriore possibilità di approfondimento e miglioramento della lingua viene data anche attraverso gli scambi

studenteschi o Schüleraustauschprojekte, proposti per il quarto anno della scuola superiore: in questo modo lo studente ha la possibilità di frequentare un anno o un semestre nell’istituto scolastico superiore corrispondente dell’altro gruppo linguistico. Questo scambio viene anche offerto agli studenti per altri paesi della Comunità Europea e non solo. Si evidenzia quindi quante siano le possibilità in Alto Adige per conoscere meglio non solo la L2 ma anche la cultura dell’altro. Credo che in questo senso la scuola italiana e tedesca dell’Alto Adige siano da modello per molte altre scuole italiane ed europee.

1.4.3 La scuola trilingue: una speranza per il futuro

Nel 2003 la Provincia di Bolzano ha attuato un progetto scolastico per il potenziamento delle lingue, rivolto ai dirigenti e docenti della scuola in lingua italiana, che ha previsto l’apertura di sezioni trilingui nelle scuole elementari, medie e superiori.

Al centro di questo progetto c’è l’idea che un’educazione plurilingue possa essere un’importante risorsa culturale per la comunicazione e le relazioni all’interno della comunità europea. L’inserimento scolastico precoce e contemporaneo non solo dell’italiano e del tedesco, ma anche dell’inglese, con metodologie innovative e uso veicolare delle lingue, può dare una formazione culturale e sociale più ampia ad un futuro cittadino europeo. L’esigenza di una formazione scolastica per gli studenti altoatesini aperta alle possibilità di conoscenza e scambio con le culture dei paesi confinanti ed europei, è nata da una richiesta diffusa da parte delle Associazioni giovanili, Associazioni dei genitori, partiti politici, personalità del mondo culturale ed universitario. In questo senso sono sicuramente state interpretate in modo concreto le direttive europee sulla formazione plurilingue e sulla dimensione europea dell’insegnamento.

Tramite l’insegnamento veicolare delle lingue, la valorizzazione del bilinguismo precoce nella scuola d’infanzia, il potenziamento delle ore di tedesco e di inglese, la scelta di contenuti interdisciplinari, unite alla formazione dei docenti, è stata resa possibile l’attuazione di una scuola trilingue molto all’avanguardia. Ci si auspica l’apertura di sezioni trilingui anche nelle scuole di lingua tedesca.

1.4.4 Un progetto pilota per l’insegnamento della L2 alla scuola materna italiana

Anche nelle scuole materne altoatesine si è deciso di far partire un progetto pilota per l’insegnamento del tedesco come lingua seconda ai bambini. Questo progetto, esistente dal 1998, prende il nome di “Approccio alla lingua e cultura tedesca nella scuola dell’infanzia in

lingua italiana” ed è organizzato dalla Intendenza Scolastica italiana di Bolzano. È nato dall’esigenza, delle famiglie di lingua italiana, di far avvicinare i propri figli alla lingua e al mondo tedesco:

“Obbiettivo principale è di far vivere ai bambini un approccio ludico, divertente e positivo alla lingua e alla cultura tedesca. […] Il bambino viene inserito in situazioni comunicative dove poter provare ad usare in modo ludico la seconda lingua. Vive in situazioni che coinvolgono ogni ambito della loro personalità e individualità vivendo così un’esperienza linguistica globale di tipo cognitivo, affettivo e motorio.”9

All’interno dell’asilo viene quindi introdotta un’insegnante di madrelingua tedesca, che fa da riferimento linguistico per i bambini e anche per gli insegnanti. Lo scopo che il progetto si propone “è di costruire un modello per l’approccio alla lingua e cultura tedesca nei bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia in lingua italiana.”10 Questo progetto di far apprendere una seconda o terza lingua già alla scuola materna, fa parte dei metodi che a livello internazionale hanno dimostrato di essere di gran lunga i più efficaci per l’insegnamento precoce delle lingue (cfr. Girotto / Wode 2008: 10). La L2 viene trasmessa in modo non tradizionale scolastico, ma “attingendo dalle situazioni vissute nella quotidianità scolastica.”

(ibid.) I bambini imparano così la seconda lingua con lo stesso procedimento cognitivo che avviene con la loro lingua madre.

Ricordando che la scuola materna non fa parte della scuola dell’obbligo, possiamo affermare che questo è un progetto molto positivo ed interessante, e che l’Intendenza Scolastica italiana ha dimostrato molta buona volontà e determinazione per potenziare la lingua tedesca all’interno delle proprie scuole. Nelle scuole materne di lingua tedesca non sono stati inseriti progetti analoghi, ma ultimamente sta crescendo sempre di più tra le famiglie tedesche la volontà di fare imparare precocemente ai propri figli la lingua italiana.