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Investimenti diretti esteri per paesi di provenienza, anni 2003 2007

NUOVI PERCORSI PER LA POLITICA EURO – MEDITERRANEA

Grafico 3 Investimenti diretti esteri per paesi di provenienza, anni 2003 2007

63 Passim Capitolo II, La cooperazione economica

64 Bichara Khader, Eastern Enlargement and the Euro – Mediterranean Partnership: a win – win game?,

Euromesco 20, febbraio 2003, pag. 13

65 Bichara Khader, L’Europe pour la Mediterranée. De Barcelona à Barcelona 1995 – 2008, cit, pag. 123 66 Azzam Mahjoub, L’intégration régionale Sud – Sud. Une perspective comparée monde arabe et Amerique

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L’Unione Europea per consolidare tali dinamiche positive e per evitare la perdita di rilevanza del Mediterraneo rispetto all’Est, promosse 68 l’Accordo di Agadir per la creazione di un’area di libero scambio tra Marocco, Egitto, Tunisia e Giordania. Tale accordo può essere considerato un vero e proprio figlio del Processo di Barcellona, perché proprio durante la Conferenza di Marsiglia, nel 2000, le quattro nazioni manifestarono le intenzioni di avviare una cooperazione regionale69, implementando le relazioni commerciali bilaterali già in essere. La Dichiarazione costitutiva della cooperazione fu poi siglata a Rabat il 25 febbraio 2004, con l’obiettivo di creare una zona di libero scambio tra i suddetti paesi che totalizzavano una popolazione di 100 milioni di individui e 150 miliardi di dollari di ricchezza prodotta70. All’entrata in vigore dell’Accordo, nel 2006, si sarebbe attuata una diminuzione dell’80% delle tariffe sui beni industriali, mentre quelli sottoposti ad un regime di rapida liberalizzazione (3 o 5 anni) negli EMAAs, avrebbero subito una detassazione immediata71. La punta di diamante dell’Accordo di Agadir era però l’adozione da parte degli Stati membri del regime europeo per il cumulo dell’origine72, che avrebbero usato non solo con il Continente, successivamente ad una revisione degli Accordi Euro – Mediterranei, ma anche tra loro stessi; ciò risultava funzionale alla creazione di un’area pan – euro – mediterranea di libero scambio.

L’Unione, inoltre, continuò a implemtare l’area euro - mediterranea di scambio attraverso la firma di altri accordi commerciali con i PTM. Ad esempio le nuove intese per i prodotti

67 Luc De Wolf (ed), Economic integration in the Euro – Mediterranean Region, CEPS Final Report,

settembre 2009, pag. 59

68 La Commissione non fece mancare il suo appoggio politico all’Accordo e concesse anche un

finanziamento iniziale di 4 milioni di euro per la spese del segretariato. In Steffen Wippel, The Agadir agreement and open regionalism, Euromesco 45, pag. 10

69 Steffen Wippel, The Agadir agreement and open regionalism, Euromesco 45, pag. 8

70 Ibidem. Il lasso di tempo che intercorse tra la firma della Dichiarazione di Agadir, in Marocco l’8 maggio

2001, e la finalizzazione dell’Accordo di libero scambio sono dovuti non solo ai tempi tecnici per preparare il Trattato, ma anche a questioni di prestigio politico. Infatti l’Egitto non voleva che il segretariato dell’organismo fosse basato ad Amman, mentre il Marocco voleva ospitare la cerimonia finale di firma del Trattato. Un accordo fu trovato nel gennaio 2003 ad Amman, e confermato nel giugno dello stesso anno (il segretariato alla fine fu basato ad Amman).

71 Ivi, pag. 13

72 Il Marocco avrebbe preferito mantenere il metodo utilizzato tra i Paesi Arabi, ma infine furono accolte le

conclusioni della Conferenza Euro –Mediterranea sul Commercio del 2003, che spingeva per l’adozione dello strumento europeo.

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agricoli e ittici entrarono in vigore con l’Egitto nel 2010, con il Marocco nel 2012, e con la Giordania, limitatamente ai prodotti agricoli, nel 200773. Con il Marocco tra l’altro, sono state avviate ulteriori trattative nel 2013 per una partnership commerciale avanazata. Inoltre, per Marocco, Tunisia e Algeria è prevista l’applicazione, tra di loro e tra loro e l’Unione, della full cumulation per le origini dei prodotti (mentre con gli altri paesi dell’area euro – mediterranea applicano la diaognal cumulation)74.Ritornando all’esame del processso di Agardir, si può notare che esso permise un aumento dei commerci tra le nazioni parti dell’Accordo, sebbene il loro ammontare rimanesse troppo esiguo perché potesse costituire un fattore determinante nello sviluppo di un’area di libero scambio: i commerci non avevano quelle dimensioni tali da rendere Agadir il nucleo attorno cui costruire un’area di libero scambio, tramite l’adesione di altri Stati. Ed in generale, il commercio intraregionale rimase piuttosto basso, attestandosi sul 5% del totale, come mostra la figura75

73 www.ec.europa.eu/trade/policy/countries-and-regions/countries

74www.ec.europa.eu/taxation_customs/customs/customs_duties/rules_origin/preferential/article_783_en.htm.

Con full cumulation si intende «Under full accumulation/cumulation all stages of processing or transformation of a product within a free trade zone can be counted as qualifying operation in the manufacturing of an originating good, regardless of whether the processing is sufficient to confer originating status to the materials themselves. While bilateral and diagonal accumulation/cumulation require that only originating goods can be considered as input for accumulation/cumulation purposes in another partner country, this is not the case with full accumulation/cumulation. Full cumulation simply demands that the origin requirements are fullfilled within the preferential trade zone as a whole» in www.wcoomd.org

75 Da Ruiz J.M., Vilarrubia J.M. (2007) The wise use of dummies in gravity models: export potentials in the

Euromed region, Documento de trabajo del Banco de España, No. 0720, pag. 17, citato in Sarah Bochud, Du processus de Barcelone à la politique européenne de voisinage : quelles avancées pour le commerce méditerranéen et le développement de la région ?, Tesi Magistrale, Università di Friburgo, novembre 2008, pag. 57

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Tale situazione è in parte da attribuire alla scarsa complementarità delle economie dei paesi dell’area, le cui esportazioni sono costituite principalmente da scambi intra – branche, differenziantesi verticalmente. Questa situazione è una conseguenza della forte specializzazione delle economie del Sud in quei prodotti che sono commercializzati con l’Unione Europea, il principale partner commerciale dei paesi mediterranei (con l’Unione gli scambi sono inter – branche, cioè per tipologie di beni differenti fra loro)76. In realtà, i paesi parti dell’Accordo hanno un coefficiente di concentrazione, cioè di somiglianza fra i prodotti, piuttosto basso, pari a 0,21 lungo tutto il decennio 1995 – 2005, facendo ben sperare per gli sviluppi futuri77. È necessario affermare, inoltre, che tale frammentazione economica regionale ha un costo stimanto tra il 2 e il 5% del PIL annuale, e dunque una sua diminuzione avrebbe un impatto economico positivo78.

76 Sarah Bochud, Du processus de Barcelone à la politique européenne de voisinage : quelles avancées pour

le commerce méditerranéen et le développement de la région ?, cit, pag. 72

77 Azzam Mahjoub, L’intégration régionale Sud – Sud. Une perspective comparée monde arabe et Amerique

du sud, cit, pag. 18

78 Timo Behr, Il Nord Africa nell’economica globale, in Karim Mezran, Sialvia Colombo, Saskia van

Genutgen , L’Africa Mediterranea. Storia e futuro, Roma, Donzelli, 2011, pagg. 173 – 192, pag. 177 Grafico 4. Evoluzione del commercio intraregionale mondiale

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Vi erano anche altre questioni che impedivano l’affermarsi della logica surregionale. Ad esempio le politiche commerciali di Stati come Israele, che condivideva con i propri vicini solo l’1% del proprio commercio estero nel 200379. Inoltre, bisogna menzionare i tratti peculiari delle politiche economiche di Libia e Algeria, che esportavano principalmente gas e petrolio verso i paesi sviluppati, ricavandone una rilevanza politica tali da renderle maggiormente impermeabili alle istanze riformatrici dell’Europa o agli input politici esterni80. Inoltre, non bisogna dimenticare le iniziative commerciali americane nella regione81 che videro tra i più entusiasti sostenitori il Marocco82, l’Egitto e la Giordania83 e Israele84, le cui esportazioni verso gli Usa raggiungevano il 36.2%.

Infine, devono essere considerate anche le condizioni politiche della regione, nella quale uno degli Stati più importanti, la Turchia, seguiva un proprio percorso verso l’adesione all’UE, la Siria rimaneva in disparte rispetto alla comunità internazionale, mentre ancora il conflitto israelo – palestinese subiva un aggravamento per la continuazione della costruzione del controverso muro separante Israele dalla Cisgiordania. Inoltre, proprio nell’estate del 2006 scoppiò la guerra in Libano85, acuendo l’instabilità della regione.

79 Sarah Bochud, Du processus de Barcelone à la politique européenne de voisinage : quelles avancées pour

le commerce méditerranéen et le développement de la région ?, cit, pag. 92

80 Roderick Pace, The European Neighbourhood Policy: the Southern Dimensions, in Michele Comelli, Atila

Eralp, Çiğdem Üstün, The European Neighbourhood Policy and the Southern Mediterranean. Drawing from the Lessons of Enlargement, Metu Press, Ankara, 2009, pagg. 31 - 52 , pag. 41

81 Le principali iniziative americane furono due: la Middle East Partnership lanciata nel 2002 finalizzata alla

cooperazione politica e allo sviluppo della democrazia e la Middle East Free Trade Initiative, avviata nel 2003 e volta alla creazione di un’area di libero scambio per il 2013 (non raggiunta).

82 Il 2 marzo 2004 fu concluso l’accordo commerciale Marocco – USA che liberalizzò sul mercato americano

il 95% dei prodotti del paese maghrebino. L’UE rimane di gran lunga il maggior partner del Marocco, e tale rapporto privilegiato si mantiene fino ai giorni nostri. Si veda http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2006/september/tradoc_113421.pdf

83 Nel 2001 fu siglato un accordo di libero scambio tra Giordania e USA. Nel 2006, le esportazioni giordane

si dirigevano per il 22,9% verso gli USA e per il 3% verso l’UE a 25. In Sarah Bochud, Du processus de Barcelone à la politique européenne de voisinage : quelles avancées pour le commerce méditerranéen et le développement de la région?, cit, pag. 53

84 Ibidem. Verso l’Europa si dirigeva il 27,3% delle esportazioni israeliane

85 Il conflitto iniziato il 12 luglio 2006 era dovuto alla reazione di Israele per il rapimento di due suoi soldati

ad opera di terroristi di Hezbollah. Il conflitto coinvolse la parte meridionale del Libano e quella settentrionale di Israele fino al cessate il fuoco negoziato dalle Nazioni Unite il 14 agosto 2006.

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