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Acquario della Laguna e Museo della Pesca e delle tradizioni lagunari di Talamone

Itinerario 4. L’ambiente naturale e antropologico.

4.3.1 Ipotesi di valorizzazione dei percors

Alcuni degli itinerari precedentemente elencati necessiterebbero di alcuni servizi come di una segnaletica e di una pannellistica adeguata con una veste grafica comune che richiamerebbe

automaticamente al più ampio sistema museale di cui il singolo sito fa parte90.

Negli itinerari che abbiamo progettato sarebbe interessante sfruttare la tecnologia del codice QR, si tratta di un codice che ci permetterebbe di collegare un dispositivo multimediale (dotato di questa funzione) ad un database che immagazzinerebbe tutte quelle informazioni che sono state precedentemente ‘caricate’ da un utente predisposto alla gestione dell’archivio; nel nostro specifico caso si tratterebbe di dare delle informazioni sugli itinerari precedentemente analizzati (mappa dell’itinerario, approfondimenti sui siti che fanno parte del percorso, tempi, difficoltà..).

Ad esempio nel percorso numero 1. Gli etruschi ad Orbetello si potrebbe applicare un pannello lungo le mura etrusche dove potrebbe essere riprodotto l’itinerario da seguire affiancato da un codice QR che permetterebbe al visitatore interessato di avere delle informazioni aggiuntive (storia etrusca di Orbetello, modalità costruttive delle mura..).

Un esempio dell'utilizzo della 'tecnologia QR' nell'ambito della fruizione dei beni archeologici è quello che è stato studiato per l'Abbazia di San Rabano che si trova nel Comune di Grosseto all’interno del Parco della Maremma. Si tratta di un complesso religioso sorto tra XI e XII secolo come monastero benedettino, nel XIV secolo l'Abbazia passò all'ordine dei Cavalieri di Gerusalemme che ne modificarono l'aspetto creando opere di fortificazione. L'Abbazia fu abbandonata nel XVI secolo, quando il centro religioso si spostò nella nuova sede presso la chiesa nella villa granducale di Alberese.

Per questo sito è stata progettata un'applicazione scaricabile su dispositivo elettronico, la prima immagine che troviamo è la mappa dell'abbazia, selezionando un’area nella mappa si potrà accedere a dei contenuti di vario tipo (tesi, immagini, video) che serviranno da approfondimento.

Ad esempio, cliccando sull'area della chiesa veniamo rimandati ad un testo accompagnato dalla foto dell'edificio religioso. Si può scegliere di leggere il testo in lingua italiana o in inglese, inoltre si può decidere se leggere direttamente il testo oppure ascoltarlo, l’ascolto del testo è uno strumento utile durante le visite poiché ci permette di muoverci liberamente nell’area senza doverci fermare per leggere, si tratta quindi di una vera a propria guida turistica informatica.

90 Creare ad esempio un logo da applicare in ogni pannello e in tutto il materiale cartaceo distribuito all’interno del

119 Un altro esempio di come la tecnologia può integrare la visita è quella del progetto 'Museo a cielo aperto', si tratta di itinerari multimediali di carattere naturalistico e storico- architettonico progettati per i Monti Pisani tra Pisa e Lucca. Nel progetto sono stati realizzati dei pannelli multilingua contenenti anche dei codici QR posizionati lungo due percorsi di interesse Naturalistico e Storico-Architettonico sul versante Sud- Occidentale del Monte Pisano. L'immagine in basso riguarda un pannello inserito nell'itinerario naturalistico 'Le grotte', l'immagine sulla sinistra riporta il percorso da seguire, i QR permettono di avere i vari percorsi anche sul proprio tablet o smartphone, approfondendo i vari aspetti riguardanti i siti da visitareUn ultimo esempio è quello realizzato dal Comune di Pisa dove nei pressi di Monumenti o luoghi di interesse storico sono stati collocati dei pannelli con codici QR che permettono di accedere a numerosi contenuti, oltre alle audio guide in formato MP3 che trattano il monumento che si sta visitando. Inoltre il QR collega il proprio dispositivo al sito dell'amministrazione comunale nella sezione dedicata

all'informazione.

I tre comuni che andrebbero ad interessare un sistema museale orbetellano hanno una pagina web dell’Uffico Turistico dove sono riportate tutte quelle informazioni utili per muoversi nel territorio, questi siti internet potrebbero essere collegati database centrale del sistema informatico permettendo ai visitatori di accedere ad un gran numero di informazioni utili.

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Conclusioni

Il presente lavoro ha voluto mettere in luce quel potenziale, che potremmo definire culturale, presente in questo territorio, allo stato attuale però sembra vertere in condizioni che non permettono il suo totale godimento, soprattutto in termini di fruibilità.

Il primo deficit che appare evidente è che tutti i Musei, ‘espositori’ di tale potenziale, sono entità chiuse autonome, ciò potrebbe essere una scelta fattibile se tali Musei fossero di dimensioni notevoli o

comunque tali da permettersi tale condizione di autonomismo. In realtà abbiamo visto che si tratta di Musei di piccole dimensioni91, che ‘raccontano’ la storia di questa area della Maremma costiera nei suoi più vari aspetti (storici, archeologici e naturalistici), caratterizzandosi quindi di una forte territorialità. Nel primo capitolo abbiamo tentato di ricostruire le principali fasi storiche di questa area, ciò ci ha aiutato a comprendere che siamo di fronte ad un territorio che, pur appartenendo a diverse amministrazioni, è stato caratterizzato da un unico percorso storico oltre ad avere un unico bacino geografico

d’appartenenza. Sembra quindi che le divisioni amministrative siano solo funzionali all’aspetto politico- gestionale di questa fascia di terra.

Questi aspetti di ‘omogeneità storica’ sono alla base per la realizzazione di un Sistema Museale coerente nei suoi più vari aspetti, un Sistema classificabile come ‘territoriale’. E’ la volontà di contestualizzare tali Musei uno dei motivi che ci ha spinto a svolgere questo lavoro.

Una volta che si è creato un circuito conforme, che integri tutte queste piccole realtà espositive, potremmo iniziare ad ideare progetti, eventi e attività.

Ci appare infatti insensato pensare che Musei che si trovano a pochi chilometri di distanza debbano essere separati in ogni loro aspetto (gestionale, amministrativo, di servizi offerti ecc.) solo perché le

Amministrazioni sono diverse; è incoerente e non ‘produttivo’ (intendendo per produttività la volontà di valorizzare e promuovere questo ‘patrimonio culturale’).

Fondamentale è però anche l’aspetto funzionale del Sistema, non solo la sua ‘vocazione’, i Musei che abbiamo presentato, sono ‘piccoli’, ovvero hanno delle collezioni non importanti dal punto di vista quantitativo che sono allestite in spazi limitati. E’ ovvio e scontato che piccoli Musei vadano incontro a difficoltà soprattutto economiche non irrilevanti, questo perché è più difficile avere una discreta risonanza turistica e di conseguenza risulta più problematico offrire servizi qualitativamente migliori e

122 quantitativamente maggiori, primo fra tutti l’evidente difficoltà a offrire aperture non limitate ai soli due giorni settimanali.

I servizi offerti quali ad esempio la didattica, gli eventi ecc., sono pochi (a tal proposito si rimanda al Capitolo II paragrafo 2.4 Il Museo oggi, funzionamento e gestione) se invece i Musei condividessero le proprie forze, i propri ‘beni materiali’ riuscirebbero a far fronte a molti di questi problemi, e proprio qui sta la forza di appartenere ad una rete.

Durante il lavoro di ricerca per l’elaborazione di questa tesi abbiamo trovato dei documenti, relativi alla metà degli anni ’70 dello scorso secolo, in cui si comunicava la volontà di creare un Sistema Museale, mi riferisco al progetto del Prof. Andrea Carandini il quale volle stilare un documento inserito nel piano di attività per la valorizzazione del patrimonio culturale redatto dalla Commissione per i beni culturali (nata appositamente in quel periodo) del Comune di Capalbio.

Tra queste risulta evidente la volontà di fondare dei Musei locali (dislocati a Orbetello, Porto Santo Stefano e Ansedonia) i quali dovevano costituire un Sistema Museale la cui sede centrale era da collocare presso il Museo di Orbetello.

Come abbiamo visto questo Sistema non è mai stato portato a termine, i Musei sono stati fondati ma la loro vocazione principale, ovvero di costituire un circuito, una rete di Musei, non è mai stata portata a termine.

Oggi, dopo circa trent’anni dalla stesura di questo documento, si sente ancora il bisogno di creare un collegamento, creare una univocità tra tali Musei.

In questo lavoro abbiamo voluto progettare il Sistema Museale analizzandolo in ogni sua parte, per arrivare a definire un modello gestionale, a nostro avviso, più adatto per le sue caratteristiche. Per far ciò è stato utile analizzare alcuni Sistemi Museali presenti nel territorio italiano, i quali sono gestiti in maniera diversa l’uno dall’altro a seconda delle esigenze ‘personali’ di ognuno di essi. I modelli gestionali di un Sistema Museale infatti sono molti e molto variabili, ne abbiamo elencati alcuni, come ad esempio la possibilità di creare Società, Fondazioni, Consorzi; queste opzioni rientrano però nella sfera dei soggetti privati, ovvero si creano degli enti con autonoma entità giuridica, l’altra scelta è invece quella di mantenere intatte le proprietà gestionali dei Musei facendole rientrare in unico modello di gestione definito nella Convenzione che verrà stipulata.

Ricordiamo, molto brevemente, l’esempio del Sistema Parchi della Val di Cornia che è stato costituito come Società per azioni, un modello di gestione che in questo caso è stato positivo, forse perché alla creazione di una società apparentemente privatistica entrano in atto anche gli enti pubblici, come ad esempio l’Università che contribuisce a rendere effettivo quel binomio tra Musei e Ricerca che dovrebbe costituire un elemento base.

La nostra scelta è ricaduta sull’opzione di mantenere la gestione dei Musei nelle mani dei propri

proprietari che, nella quasi totalità, sono enti pubblici, usando il modello della Convenzione tra enti, agile poiché permette di apportare modifiche nel tempo e ‘rispettosa’ della paternità dei Musei.

123 Le amministrazioni comunali, il Ministero dei Beni culturali e le due Associazioni che gestiscono tali Musei per natura dovrebbero rimanere tali, dovrebbero quindi farsi carico dei problemi che ‘attanagliano’ tali strutture e cercare, tramite la collaborazione, di risolverli.

La strada del pubblico concorso è a nostro avviso la scelta migliore, molte Amministrazioni locali scelgono di dare in gestione a enti esterni (privati) i propri Musei, è una scelta che sembra essere in voga negli ultimi tempi, nei fatti però assistiamo ad alcune lacune nella gestione, spesso vengono dati in affido i Musei a quelle Associazioni (tale definizione è generica poiché esistono molti modelli di gestione privata, come ad esempio le cooperative) che risultano economicamente meno dispendiose, va in automatico che la qualità dei servizi offerti è molto, molto bassa.

La riappropriazione delle facoltà di gestione, amministrazione e offerta dei servizi museali dovrebbe rientrare nelle mani dei diretti proprietari, i quali dovrebbero assumere personale qualificato e specializzato che si occupi dei vari aspetti museali.

Nella Convenzione che verrà firmata dagli Enti proprietari dovranno essere scritte le finalità e gli obiettivi che si vogliono raggiungere. A tal proposito, come analizzato nell’ultimo capitolo, abbiamo dato ampio spazio all’aspetto didattico, secondo noi infatti nella Convenzione dovrebbe essere specificato che, tra le altre cose, i Musei dovrebbero impegnarsi a collaborare con le scuole locali, costituendosi così come luoghi non solo di cultura ma anche di formazione attiva, tale idea fu infatti già presentata dal Prof. Andrea Carandini nel documento sopra citato, fu proprio lui a intravedere nei Musei nascenti ad Orbetello questa vocazione di centri di formazione per gli studenti delle scuole locali.

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DOCUMENTI ALLEGATI

I seguenti documenti sono di proprietà di Giovanni Damiani, ex Sindaco del Comune di