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I musei minori sono quei musei di piccole dimensioni che possiedono collezioni quantitativamente modeste, in Italia il numero di questi ‘piccoli’ musei è cresciuto in maniera esponenziale dal dopoguerra evidenziando il bisogno di esprimere e salvaguardare le proprie memorie.

Un ‘piccolo museo’ gestito autonomamente può andare incontro a varie difficoltà di tipo economico e gestionale, una risposta a questi problemi è offerta dall’appartenenza a reti o sistemi museali che

permettono di integrare più istituzioni in un insieme più vasto, in questo modo è possibile rendere comuni a tutte le istituzioni le risorse interne al sistema oltre la possibilità di fruire di servizi collettivi, di ridurre i costi a seguito di ripartizione delle spese e di accrescere le capacità di raccolta dei finanziamenti, una conseguenza a questi fattori positivi è la possibilità per le istituzioni di offrire servizi migliori ai visitatori57.

La rete museale può essere definita come un insieme di relazioni che collegano i musei tra di loro, le relazioni intercorrono quando avviene uno scambio di risorse di ogni genere (denaro, attrezzature e materiali, clienti e fornitori, servizi specialistici) per raggiungere obbiettivi altrimenti difficili da conseguire autonomamente58.

L’espressione ‘sistema museale’ è presente nella letteratura dedicata alla gestione dei beni culturali da diversi anni anche se le definizioni che lo riguardano rimandano a concetti non sempre univoci, l’appartenenza dei musei a un preciso contesto geografico risulta uno degli elementi determinanti un sistema museale così come le relazioni che intercorrono tra i musei.59 Alcune definizioni di sistema museale le possiamo trovare nella normativa che le regola, ad esempio la legge regionale n. 21 del 2010 per la regolarizzazione dei beni e delle attività culturali della Toscana, per quanto riguarda i sistemi

57 Jalla D., ‘Il museo contemporaneo. Introduzione al nuovo sistema museale italiano’, p. 179

58 Boldrini A., ‘Le reti e i sistemi museali: analisi, confronti, esempi’ in ‘Università di Ferrara. I quaderni del Museo.

Raccolta di tesi di perfezionamento’, Ferrara, a.a. 2006/2007, p.4

59 Pezzoni L., Zago M., ‘Musei italiani: il sistema vincente’ in Sinatra A., ‘I Musei fanno sistema, esperienze in

69 museali nell’art. 17 comma 1 cita: ‘i sistemi museali sono strumenti di cooperazione tra musei e per la valorizzazione delle relazioni tra musei e territorio, per la qualificazione dell’offerta di fruizione, la promozione, la dotazione di professionalità, ovvero per il conseguimento, attraverso la cooperazione finanziaria, organizzativa e gestionale, dei requisiti richiesti per il riconoscimento regionale’.

Nella normativa della Regione Lombardia per sistema museale si intende una realtà istituzionalizzata, che può anche essere organizzata attraverso un soggetto giuridico autonomo rispetto agli enti proprietari dei musei. Il sistema museale si basa su relazioni stabili tra musei di un medesimo ambito territoriale, ma di diversa titolarità, dimensione e tipologia; il sistema può comprendere anche altri servizi culturali, in un’ottica di integrazione.

E’ evidente come sia difficile definire un modello unico di sistema museale anche perché le Regioni hanno piena autonomia amministrativa in materia di gestione dei musei e del patrimonio culturale. L’interesse per individuare delle forme di organizzazione valide per le reti e i sistemi museali assume una certa centralità all’inizio degli anni Novanta quando la numerosità delle istituzioni museali italiane e la loro ridotta dimensione e diffusione sull’intero territorio nazionale richiedeva modalità di organizzazione e gestione60. Alcuni studi61 hanno individuato diverse tipologie di organizzazione delle reti e dei sistemi museali cercando di definire i principali modelli, in realtà esistono molte forme organizzative inter- museali possibili come molte gerarchie interne a una rete, quest’ultime possono prevedere diverse relazioni inter-museali o diverse competenze basate sulle capacità che ha un soggetto e che è in grado di esercitare sulla base delle risorse di cui dispone e che pone a disposizione del sistema (finanziarie, organizzative, umane)62.

La letteratura ha quindi portato a distinguere e definire i vari tipo di reti e sistemi museali, ad esempio si possono creare reti in base alla localizzazione geografica degli enti che ne fanno parte (reti territoriali) o sulla base dell’omogeneità tipologica dei musei coinvolti (reti tematiche) che possono avere dimensioni regionali, nazionali o internazionali.

Le reti e i sistemi possono essere distinti in informali e formali, i primi si basano su accordi e collaborazioni spontanee e personali, che non comportano l’esistenza di relazioni inter organizzative strutturate, mentre nel secondo caso si fa riferimento a quelle reti fondate su accordi, intese ufficiali o sull’esistenza di un’associazione o comitato cui aderiscono i musei o gli enti partecipanti63

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Le reti possono nascere o su impulso di istituzioni interessate o su spinta esterna, nel primo caso si parla di reti volontarie e nel secondo di reti non volontarie inoltre possono essere gestite da un solo museo che svolge i compiti di coordinamento della rete.

Analizziamo adesso l’identificazione giuridica del sistema, per far ciò si devono tener presente due distinti approcci, uno che presuppone e preserva la distinzione degli enti (e quindi dei beni) che hanno fondato il Sistema, e mira ad assicurare il coordinamento tra tutte le iniziative dei soggetti del sistema, ed

60 Bagdadli S. Le Reti di Musei. L’organizzazione a rete per i beni culturali in Italia e all’estero, Milano, 2001 61 In particolare Bagdadli, 1997 e Zan, 1999

62 Jalla D., ‘Il Museo contemporaneo. Introduzione al nuovo sistema museale italiano’ p.180. 63 Jalla D., Il Museo contemporaneo. Introduzione al nuovo sistema museale italiano’, p. 180.

70 un altro che, invece, attribuisce al sistema una distinta capacità giuridica, mediante la sua

‘personificazione’, e cioè la creazione di uno o più soggetti giuridici che costituiscono il sistema e provvedono non solo al coordinamento degli altri soggetti che vi aderiscono, ma godono della legittimazione giuridica per adottare una o più attività in luogo degli enti pubblici di riferimento64. Vediamo in generale quale possono essere le forme adottate, la lista che segue non è comunque da ritenere esaustiva, perché, alcune di queste soluzioni (come ad esempio le società per azioni) rientrano nella formula del soggetto privato la quale è in continua evoluzione, nuove forme e nuovi ruoli si vanno sempre a creare a seconda delle esigenze del mercato65.

Al primo approccio (nel caso in cui si mantengano distinti giuridicamente gli enti del Sistema) rientrano le convenzioni e gli accordi, strumenti che presentano molti vantaggi sul piano della semplicità nella adozione, e corrispondenti esiguità su quello della stabilità ed univocità dei poteri e delle scelte gestionali. Tramite accordo o convenzione potrebbero infatti determinarsi forme di svolgimento coordinato di funzioni e servizi secondo i quali si possono definire gli obbiettivi comuni degli aderenti, la durata della permanenza del sistema, le forme di consultazione degli enti convenzionati, i loro rapporti finanziari, i reciproci obblighi e le rispettive garanzie. Tuttavia il sistema regolato per il tramite della convenzione comporta che la materiale gestione dei beni coinvolti sia comunque svolta da ognuno degli enti convenzionati, nel rispetto degli indirizzi di coordinamento che, in sede convenzionale, siano stati definiti, ad esempio, in tema di orari di apertura, costo del biglietto di ingresso, segnaletica e logo, ecc. La convenzione si basa quindi sulla volontà di ciascun soggetto convenzionato di darvi esecuzione nel modo migliore, e presuppone, di conseguenza, la capacità di ciascuno dei soggetti interessati di riuscire a fornire un’attività di livello qualitativo adeguato. Il principale ‘punto debole’ di questo modello sta perciò nel frazionamento soggettivo poiché ogni soggetto rimane titolare dei beni e dei compiti connessi e di ogni decisione a riguardo, la gestione dei beni e dei servizi annessi al sistema rimane separata e condotta individualmente da ciascun ente convenzionato.

A questo rischio però va incontro la possibilità che è insita nel modello di convenzione stesso, ovvero essa consente di essere utilizzata anche accanto ad altre forme di cooperazione o partecipazione condivisa nella gestione di servizi comuni.

Molti Comuni o enti pubblici italiani hanno usato la convenzione per stipulare la nascita di Sistemi museali, nel seguente capitolo ne analizzeremo soltanto due a scopo esemplificativo.

Diverso effetto si può invece ottenere ricorrendo a forme di gestione strutturata del sistema, ovvero tramite la presenza di un soggetto giuridico di riferimento stabile nella sua gestione. Tra questi ricordiamo la possibilità di creare vere e proprie ‘aziende’ ad esempio tramite la figura del consorzio, della società per azioni usata nel caso dei Parchi della Val di Cornia o tramite gli strumenti della fondazione (nel primo rientrano la fondazione Sistema Museale Senese e la fondazione Musei Civici di Venezia) e del ricorso all’imprenditoria privata mediante il sistema della concessione.

64 Forte P., Nuovi modelli di gestione coordinata di beni e servizi culturali, notiziario della Soprintendenza dei beni

archeologici 56/58, p. 25, 1994

71 Il consorzio ha il pregio di potere esercitare funzioni (e quindi di godere di poteri autoritativi) e rimane un ente pubblico, costituito esclusivamente dai soggetti pubblici, la costituzione avviene tramite

l’approvazione a maggioranza assoluta dei componenti, tramite la quale si disciplinano le nomine e le competenze degli organi consortili. Il consorzio prevede un organo assembleare ed un consiglio

amministrativo, il primo organo vede la presenza dei rappresentanti degli enti associati nella persona del sindaco, del presidente o di un loro delegato, ciascuno con responsabilità pari alla quota di partecipazione fissata dalla convenzione e dallo statuto, e dei rappresentanti legali degli eventuali enti diversi

partecipanti al consorzio. L’assemblea elegge il consiglio di amministrazione e ne approva gli atti fondamentali previsti dallo statuto.

I consorzi possono essere essenzialmente di due tipi a seconda della gestione che effettuano: se gestiscono attività con rilevanza economica e imprenditoriale si attuano le norme dettate per gli enti locali, se invece siano stati creati per la gestione dei servizi sociali si applicano le norma dettate per le aziende speciali. In ultimo, risulta dalla normativa vigente che qualsiasi amministrazione possa consorziarsi con comuni e provincie per la gestione aziendale di servizi aventi rilevanza comune, con i soli limiti che si tratti di soggetto pubblico.

Per quanto riguarda le società di tipo commerciale (S.p.a e S.r.l), si tratta di modelli che soddisfanno la necessità di costituire un soggetto giuridico unitario di gestione di alcuni servizi in favore dei beni del sistema, con organi decisionale autonomi e distinti da quelli degli enti di riferimento, e con la possibilità giuridica di alloccare in capo ad essi alcune decisioni riguardanti la gestione dei servizi afferenti ai beni oggetto del sistema, consentendo la partecipazione ad essi degli enti interessati. Il ‘limite’ iniziale dell’appartenenza ad una società sta nel fatto che ogni ente partecipa alle decisioni di sistema in proporzione al valore della sua partecipazione in qualità di socio.

Ciò crea dei limiti poiché non si valuta in base alla qualità dei servizi offerti ma sulla base del conferimento in denaro versato. Una volta superato questo scoglio iniziale però il modello societario consente una discreta capacità organizzativa, la società è in grado infatti di gestire direttamente i servizi in favore di tutti i beni culturali oggetto del sistema, provvedendo direttamente ad incassare gli eventuali proventi, e riservando il risultato della gestione sul proprio bilancio e, alla fine, sui soci, in proporzione alla misura della partecipazione di ciascun capitale. Inoltre la società può comprendere a titolo di soci i titolari di beni privati, ritenuti pertinenti al sistema, oltre che altri soggetti, pubblici o privati.

Infine le fondazioni sono modelli utilizzati per la trasformazione di vari enti pubblici già operanti in ambito culturale, queste hanno un proprio statuto che ne specifica i compiti, nell’ambito delle indicazioni formulate con la norma istitutiva, adottato a maggioranza assoluta dei componenti del consiglio di

amministrazione, il quale è uno degli organi della fondazione, insieme al presidente, ai comitati scientifici e al collegio dei revisori dei conti.

Possono partecipare alla fondazione sia enti pubblici che privati, questi provvedono ai propri compiti con i redditi patrimoniali, i contributi ordinari e straordinari pubblici, i proventi di gestione, ed eventuali contributi di altri soggetti o enti pubblici o privati (ad esempio sponsor).

72 Il decreto legge del 23 Febbraio del 1995, n. 41, convertito in legge nel marzo dello stesso anno, ha previsto, tra le altre cose, che per la fruizione dei beni artistici, archeologici, librari e archivistici, storici e culturali in genere, fermi restando per i beni statali, gli obblighi di tutela a carico del personale statale possono essere affidati in gestioni a fondazioni culturali e bancarie, società o consorzi, qualora risulti finanziariamente conveniente.

Questi appena elencati sono alcuni modelli di costituzione e gestione di Sistemi Museali ma come abbiamo già accennato le modalità sono molte di più; abbiamo scelto di analizzare, se pur brevemente solo questi tipi di gestione (Convenzione, S.p.a/S.r.l e Fondazione) poiché in ambito italiano sono ben rappresentati da alcuni esempi tuttora attivi: per quanto riguarda la Convenzione analizzeremo il Sistema Museale Provinciale di Ravenna e il Sistema Museale agno-chiampo, per le S.p.a la Società Parchi Val di Cornia e per la Fondazione il Sistema Museale Senese e la Fondazione Musei Civici di Venezia.

L’analisi di questi Sistemi ci condurrà a scegliere il modello gestionale più efficace e più adatto per un Sistema Museale orbetellano.

4.1.1 Esempi di gestione dei sistemi museali in Italia

Tra i sistemi museali fondati e regolati mediante Convenzione ricordiamo il Sistema Museale Provinciale di Ravenna e il Sistema Museale agno-chiampo.

Il Sistema Museale della Provincia di Ravenna66 nasce ufficialmente nel novembre del 1997 con l'intento di valorizzare al meglio il ricco e articolato patrimonio museale del territorio. La dimensione provinciale consente di programmare e coordinare le attività di promozione e di valorizzazione dei musei aderenti alla rete, di programmare su larga scala l'applicazione degli standard di qualità e di realizzare le economie necessarie per raggiungere questi obiettivi.

Le attività del Sistema sono tutte finanziate con i fondi della Provincia. Inoltre alcuni specifici progetti di valorizzazione e interventi in conto capitale sono finanziati da altri soggetti quali sponsor e

da fondi trasferiti dalla Regione Emilia Romagna nell'ambito dei Piani Museali annuali (ex LR 18/2000).

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