• Non ci sono risultati.

L’Etruria meridionale si colloca nella fascia più a sud della Toscana, è un’area che rispetto alle altre due zone della Toscana (quella della montagna appenninica e quella della ‘Toscana di mezzo’

corrispondente alle aree vallive e collinari centro-settentrionali) mantenne fino al Novecento gran parte dei connotati delle zone socialmente ed economicamente emarginate, le sue peculiarità geo-morfologiche, caratterizzate da presenza di aree paludose e di grandi stagni che hanno favorito il sorgere e il proliferare della malaria.

Già dal XVIII secolo si assistette ad opere di bonifica che però erano solo estemporanee poiché mancava un piano operativo continuativo mentre a partire dall’Ottocento la bonifica iniziò ad esser vista come una ‘missione’, acquisiva cioè un significato più profondo: fu con Leopoldo II dei Lorena che iniziò una vera e propria ‘guerra’ contro le acque e gli altri elementi negativi che per secoli avevano impedito lo sviluppo della Maremma53.

I grandi lavori di bonifica ad Orbetello avvennero soprattutto nei primi anni del Novecento quando una serie di opere congiunte permisero la bonifica del padule di Talamone e delle ‘pescine’ di Orbetello. Di grande importanza per lo sviluppo di questo territorio fu la nascita della stazione ferroviaria che risale anch’essa ai primi del Novecento, la quale permise alla cittadina e al territorio ad esso collegato di entrare in quell’ottica di scambi commerciali dai quali fino ad allora era esclusa.

Il risanamento della fascia costiera della Maremma e la conseguente nascita di assi di viabilità permisero un forte sviluppo di questa zona, la ‘scoperta’ turistica della Maremma, che riguardò essenzialmente la fascia costiera, interessò proprio questi anni. Nella Guida d’Italia del Touring Club del 1920 sono inseriti per la prima volta i centri maremmani tra itinerari da visitare, di Orbetello ad esempio si menzionano i monumenti spagnoli e la laguna ricchissima da un punto di vista ittico.

Nel 1924 fu redatta una monografia su Grosseto dal Prof. Giuseppe Fatini che sottolineò la straordinaria rinascita della Maremma, di Orbetello si ricorda l’improvviso progresso industriale che in quegli anni la interessò, fu infatti fondata una fabbrica per la produzione delle paste alimentari, lo stabilimento ‘Del Rosso’ per la riproduzione di sardine, inoltre il potenziamento della miniera per l’estrazione di ferro con la costruzione di un impianto elettrico che permetteva lo sfruttamento del giacimento anche in profondità;

64 infine di grande importanza fu la nascita dell’Idroscalo reso poi celebre dalle crociere transoceaniche degli anni ’30 che resero Orbetello uno dei centri più attivi dei primi anni del secolo.

Negli anni 50 del XX secolo l’Ente Maremma portò a compimento, su larga scala provinciale, il

frazionamento del latifondo e la sua trasformazione fondiaria con la diffusione di quella piccola proprietà coltivatrice diretta e di quel tipico insediamento sparso che ancora oggi è visibile in alcune parti della Maremma. Queste azioni di bonifica congiunte alla suddivisione del territorio portarono ad una significativa rinascita di quest’area ponendo le basi per uno sviluppo economico e sociale54

.

Le bonifiche diedero quindi una nuova spinta a questo territorio, fino ad allora marginale, la conseguenza di questo importante momento fu l’avvento di un forte turismo balneare che portò a identificare Orbetello e tutta la fascia costiera della Maremma come una zona a forte vocazione turistica.

La presenza di spiagge è sempre stato infatti un ‘punto di forza’ del territorio orbetellano, probabilmente il turismo legato al mare è il potenziale maggiormente sfruttato nella zona di Orbetello.

La cittadina lagunare infatti sorge tra due tomboli, quello della Feniglia e quello della Giannella. Il tombolo della Feniglia è una fascia di terra che dal 1976 rientra tra le aree naturali statali protette, si sviluppa per circa 6 km di lunghezza tra la laguna di Orbetello a nord e il Mar Tirreno a sud, congiungendo il promontorio dell’Argentario con il colle di Ansedonia. Da un punto di vista della vegetazione, si distinguono tre fasce principali che corrono lungo tutta la riserva: la fascia prospiciente il mare, occupata da vegetazione tipica delle dune sabbiose, la fascia centrale, la più estesa, occupata dalla pineta produttiva di pino domestico e la fascia confinante con la laguna, nella quale al pino si mescolano le latifoglie.

La fauna è invece caratterizzata dalla presenza di daini, introdotti nel 1954 con otto esemplari, ad oggi si annoverano circa 200 daini. Altra specie presente massicciamente nel tombolo è il cinghiale, la volpe, il tasso e piccoli roditori. Tra gli uccelli le tortore, i picchi, le upupe e molti altri, compresi rapaci notturni. La costa in prossimità dei rilievi di Talamone e di Ansedonia diventa rocciosa e di difficile accesso; il Monte

Argentario raggiunge il punto più alto in corrispondenza di Punta Telegrafo (635 m) ed è caratterizzato da un territorio completamente collinare e a tratti impervio, addolcito unicamente dall’opera dell’uomo che ha creato nel tempo delle terrazze dove si coltiva prevalentemente la vite (Ansonica Costa

dell’Argentario).

L’entroterra è invece caratterizzato da modesti rilievi, dove la flora cresce spontanea, formando intricate macchie di vegetazione e da zone pianeggianti, una volta malariche e oggi intensamente coltivate. Nella zona compresa tra la foce del fiume Albegna e la laguna di ponente, vi è un’oasi gestita

direttamente dal WWF istituita nel 1971 poi riserva naturale dal 1998, l’ingresso all’Oasi è situato sulla statale Aurelia al km 148, nel tratto compreso tra Albinia e Orbetello. Si estende per circa 850 ettari ed è costituito da una zona umida che da rifugio a circa 270 tipologie di uccelli, sia di passo sia stanziali tra cui

54 CIUFFOLETTI Z., ROMBAI L., ‘La Maremma tra ‘800 e ‘900. Una rivoluzione territoriale e sociale’ in a cura di

65 il “Cavaliere d’Italia” che ha ripreso a nidificare dopo molti anni di assenza. Si possono osservare anche fenicotteri, aironi bianchi maggiori, l’aironi cenerini e il falchi pescatori.

E’ possibile visitare la laguna di Ponente usufruendo del servizio di traghetto messo recentemente in attività dal Comune, si tratta di un percorso lungo la laguna della durata di circa un’ora, il sevizio è usufruibile solo nei periodi più miti, nei mesi più freddi si può osservare la laguna percorrendo la passeggiata che perimetra l’intero paese.

Di interesse naturalistico è anche l’Oasi del Lago di Burano, tra Ansedonia e il Chiarone, si tratta di un territorio di 1010 ettari gestito a partire dal 1980 dal WWF, il lago di Burano è collegato al mare da un canale parzialmente artificiale che viene aperto a seconda delle esigenze.

Il lago salmastro è lungo circa 3 km e separato dal mare da un doppio cordone di dune sabbiose. Sul lago ‘vigila’ la Torre di Buranaccio, una fortificazione realizzata al tempo dello Stato dei Presidi (metà del XVI sec.). Le visite nella riserva vengono organizzate dal WWF, sono presenti torri di

avvistamento, capanni osservatori, percorsi attrezzati ed un centro visite. La Riserva oltre ad annoverare specie stanziali, è un importante luogo di sosta di un gran numero di uccelli, possiamo infatti osservarvi fenicotteri, oche selvatiche, gabbiani, beccapesci, tarabusi e aironi cenerini. Nel canneto vivono numerosi usignoli di fiume, cannareccioni, forapaglie castagnoli e migliarini di palude. Diverse anche le specie di anatre come le morette e i moriglioni. Tra i rapaci troviamo il falco di palude e il falco pescatore. Nella macchia e tra le radure sabbiose della duna vivono i daini, l'istrice, il tasso, il coniglio selvatico, la

puzzola e il riccio. Tra i rettili la testuggine terrestre e palustre, cervoni, vipere, biacchi, saettoni, lucertole e ramarri.

La laguna di Orbetello insieme a tutte le aree umide circostanti riveste una grande importanza non solo dal punto di vista economico e naturalistico, ma soprattutto come zona umida d’interesse nazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar, per le attività di allevamento e di pesca che vi si svolgono.

La pesca è sempre stata un’attività importantissima per questo territorio, rappresentando forse insieme al turismo balneare il potenziale più rilevante, vista la collocazione di Orbetello, e di tutti i centri costieri limitrofi sul mare, è evidente come l’attività della pesca sia sempre stata l’elemento trainante per queste zone.

L’attività ittica è attestata a partire da epoche remote, come ci documentano gli scavi presso il centro di Orbetello che hanno messo in luce parte di una struttura relativa ad un peschiera (a tal proposito si veda il primo capitolo e gli scavi effettuati alla fine del Novecento in via Don Carlo Steeb). Siamo a conoscenza di peschiere anche per l’epoca romana, volute per iniziativa della potente famiglia dei Domizi Enobarbi, proprietari di una vasta parte del territorio compreso tra la foce dell’Albegna, l’Argentario e l’isola del Giglio.

Il complesso dei vivai era ben organizzato e disponeva di peschiere a mare lungo la linea di costa ed altre, poste in ambiente lagunare, in prossimità dei canali di Nassa e di Fibbia.

Gli antichi vivai, oggi completamente distrutti, erano provvisti di grande quantità di acqua dolce e marina, ben areata e costantemente sottoposta a ricambio, in modo da garantire le migliori condizioni di crescita

66 dei pesci allevati, in prevalenza muggini, spigole, anguille e capitoni.

Dopo l’epoca romana il diritto di pesca divenne privilegio dell’Abbazia delle Tre Fontane e in seguito passò agli Aldobrandeschi di Sovana fino al XIII secolo, quando la comunità di Orbetello ne assunse la piena sovranità55.

Con la nascita dello Stato dei Presidi la pesca divenne una delle poche attività commerciali presenti nel territorio, a sostegno dei modesti bisogni delle guarnigioni militari e della comunità locale.

A distanza di secoli l’attività delle peschiere costituisce ancora un’importante risorsa economica, nella quale il rapporto tra tradizione e innovazione sembra arrivare ad una perfetta sintesi56 . La cittadina gode dei diritti esclusivi di pesca. La pesca è gestita dal 1961 dal "Comitato Gestione Peschiere Comunali" e dalla Cooperativa "La Peschereccia”. Le acque lagunari sono una fonte cospicua di reddito poiché sede di una fiorente ittiocoltura. Inoltre, l’introduzione di nuove tecniche di riproduzione e di pesca ha consentito di raggiungere, dato del 2005, una produttività compresa tra i 100 e i 180 kg di pescato per ettaro/anno. L’altro grande potenziale di questo territorio è la presenza di aree di interesse archeologico e di

monumenti storici che coprono un lasso cronologico amplissimo: dalle prime testimonianze relative alla preistoria (ad esempio presso il tombolo della Feniglia) fino a quei ruderi che sono i testimoni di un passato (recente) durante il quale la cittadina è diventata la sede di eventi di un certo rilievo.

La storia antica e la storia moderna (in special modo d’età spagnola) l’abbiamo ‘tracciata’ nei capitoli precedenti cercando di evidenziare la grande ricchezza storico-archeologica che questo territorio ci offre (costituita da monumenti e siti), tutte queste ‘evidenze’ ci offrono svariate possibilità rivolte soprattutto alla creazione di una serie di attività mirate alla valorizzazione di questo patrimonio (ad esempio creazione di itinerari, di attività didattiche e laboratoriali e di eventi culturali di vario tipo).

I ruderi più recenti invece sono quelli relativi all’età contemporanea, ci riferiamo nello specifico a quei ‘reperti’ riguardanti l’area dell’ex Idroscalo che, come abbiamo precedentemente accennato, ha rappresentato per Orbetello un momento di grande vitalità oltreché di vera e propria ricchezza. L’Idroscalo di Orbetello fu costruito all’inizio del Novecento, negli anni precedenti la prima guerra mondiale, su commissione della Regia Marina. La scelta ricadde su Orbetello poiché le caratteristiche fisiche di questo territorio erano favorevoli, ovvero la presenza di uno specchio d’acqua poco profondo era un elemento che si confaceva alla partenza/atterraggio di idrovolanti. L’idroscalo d’Orbetello nacque come base aerea per idrovolanti del Medio Tirreno ma nel 1928 la sua funzione si ampliò, diventò infatti la base di partenza e di arrivo della Crociera del Mediterraneo Occidentale, da Orbetello partivano voli che raggiunsero destinazioni molto lontane, tra queste ricordiamo Port Alfaques (Tortosa), Los Alcazares (Cartagena). Nel 1929 fu costituita la Crociera Mediterranea Orientale che partì per Taranto per poi proseguire verso Atene, Istanbul ed altre mete dell’Oriente. Nel dicembre del 1930 partirono 14

idrovolanti equipaggiate da Italo Balbo, allora Ministro dell’Aeronautica, questa trasvolata detta ‘Prima

55 DEL ROSSO R., Pesche e peschiere antiche e moderne nell’etruria marittima Vol. 1, pp. 19-36, 2006

56 Questa lunga tradizione è presente ancora oggi in alcuni prodotti tipici quali lo “Scaveccio”, un tipo di marinatura

a base di aceto distribuita su anguilla fritta, che prende il nome da una salsa spagnola (Escabece) o le “anguille sfumate” che richiamano prodotti analoghi presenti nelle Fiandre, sottoposte nel Seicento al dominio spagnolo.

67 Crociera Atlantica’ prevedeva di raggiungere Cartagena, Bolama, Bahia e come destinazione finale Rio De Janeiro.

Durante la seconda guerra mondiale la città di Orbetello fu oggetto di incursioni aeree alleate e fu preso d’assalto dai tedeschi in ritirata che nel 1944 distrussero i principali edifici dell’Idroscalo sancendo la fine delle crociere.

L’area urbana interessata dall’idroscalo riguarda una fascia trasversale di circa 14 ettari della penisola di Orbetello posta all’ingresso del centro storico della città, nonché una porzione di circa 13000 mq

affacciata sulla Laguna di Levante. La fascia al cui interno si trovano alcuni tratti della cinta muraria d’età spagnola, comprendenti la Rocca, il fabbricato denominato Porta Medina Coeli e la Polveriera Guzman, è per la gran parte occupata dall’Idroscalo dismesso dell’aeronautica Militare. Appare chiaro da quanto detto finora che il sito dell’Idroscalo rappresenta una grandissima risorsa per la città di Orbetello da diversi punti di vista, il recupero e la valorizzazione delle testimonianze storiche presenti potrebbe accrescere in modo rilevante il potere attrattivo di Orbetello come mèta di soggiorno e di escursioni, inoltre per gli ‘operatori economici’ che vedrebbero lo schiudersi di potenzialità finora rimaste inespresse in un territorio comunque interessato da una forte domanda di turismo. A tal fine nel corso degli anni sono stati redatti molti studi di fattibilità, l’ultimo è quello del 2005 in cui il Comune di Orbetello stilò un piano di intervento per la riqualificazione e la valorizzazione dell’area come sistema di spazi e

attrezzature d’uso pubblico. Il programma proponeva di creare nel sito della Rocca e presso Porta Nova degli alloggi per l’Amministrazione Militare e di adibire alcuni locali a magazzino per la conservazione di reperti archeologici. Inoltre si doveva creare un parco il cui fulcro era stato individuato nella Piazza dell’Idroscalo mentre nelle aree ad esso continue doveva essere progettato un teatro all’aperto che

comprendesse anche degli spazi da adibire ad aree di ristoro. Il cardine del progetto era però rappresentato dalla creazione di un Museo degli Idrovolanti (la cui sede doveva ancora essere decisa) e dal recupero della Rocca anch’essa con destinazione museale; l’idea prevedeva poi di adibire il locale antistante la Piazza Fabbri a laboratorio in previsione dei lavori di restauro che dovevano essere svolti presso le mura di Orbetello. Si trattava di un progetto molto impegnativo che avrebbe permesso di creare un grande Parco dell’Idroscalo, purtroppo il progetto non è stato portato a termine ma avrebbe rappresentato per Orbetello un importante ‘presenza’ che poteva ampliare ulteriormente il numero dei turisti mossi verso questa cittadina.

Attualmente la volontà di ‘risistemare’ questa grande area è tornata a farsi sentire, il territorio che era occupato dall’Idroscalo è stato acquistato nel 2003 dall’allora Amministrazione Comunale, due anni dopo fu redatto il piano di fattibilità precedentemente analizzato ma mai realizzato, ad oggi, dopo dodici anni, la convenzione che prevedeva l’acquisto da parte del Comune dell’area sta per scadere e il regolamento vigente obbliga il Comune a realizzare un piano attuativo. Per questo motivo il Comune di Orbetello sta cercando delle idee per potere recuperare e valorizzare questa area.

68

Capitolo IV