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L’Italia resta ad alta quota negli scambi mondiali in valore aggiunto »

3. Come si muove il manifatturiero italiano nelle catene globali del valore »

3.6 L’Italia resta ad alta quota negli scambi mondiali in valore aggiunto »

Utilizzando le stime in valore aggiunto, anziché quelle delle esportazioni lorde, si modificano le quote di mercato dei paesi esportatori esteri e la relativa classifica mondiale. Vari fattori gio- cano un ruolo importante in questo processo.

Innanzitutto, guadagnano posizioni i paesi specializzati in settori e fasi del processo produttivo a più alto contenuto di valore aggiunto o che, dalla partecipazione alle GVC, riescono a estrarre a loro vantaggio maggior valore aggiunto, grazie a una posizione di superiore forza contrattuale. Più alto contenuto di valore aggiunto si rintraccia, in particolare, in attività tecnologicamente avanzate e di ricerca, che si collocano tipicamente a monte delle GVC, o in servizi post-produ- zione, per esempio di assistenza al cliente, che invece si collocano a valle dei processi produttivi. La distribuzione del valore aggiunto lungo una determinata filiera, infatti, assume una forma ad U (smile curve, in inglese), premiando soprattutto le attività ai due estremi delle GVC rispetto a quelle collocate in mezzo, cioè alle attività di produzione materiale vera e propria.

Inoltre, salgono nella graduatoria mondiale i paesi che dispongono di energia e materie prime a costi più contenuti, cioè in particolare quelli ricchi di risorse primarie. Grazie non tanto alla loro capacità di generare ricchezza con la trasformazione industriale, ma allo sfruttamento della rendita. Mentre si ridimensionano le quote e le posizioni di quelli che, a parità di esportazioni

Grafico 3.4

Diverse le forme di internazionalizzazione

(Manif. escl. petrolif., VA attivato all’estero, in % del totale, 2014)

VA: valore aggiunto.

Fonte: elaborazioni e stime CSC su dati WIOD. 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0

Paesi Bassi Germania

Corea del Sud

Canada

Italia

Francia Turchia Spagna

Regno Unito Giappone Cina Russia Stati Uniti India Brasile

Export finale GVC semplice GVC complessa

Paesi UE

lorde, importano in misura maggiore semilavorati manifatturieri dall’estero, come avviene nel caso di forte offshoring, cioè di delocalizzazione all’estero di attività produttive, oppure sono più dipendenti dall’offerta di servizi, sia esteri sia interni, il cui valore è incorporato nel prezzo di vendita dell’export ma non fa parte del valore aggiunto manifatturiero.

Una maggiore dipendenza da input intermedi importati, comunque, può essere rivelatore di una maggiore integrazione con l’estero, se si accompagna anche a una maggiore attività del paese come esportatore di beni. Conta, in questo caso, saper espandere all’interno del paese le fasi di produzione a più alto valore aggiunto e, quindi, il lavoro altamente qualificato e retri- buito. Secondo studi empirici, nei paesi avanzati l’attività di offshoring, soprattutto di servizi ma anche di attività manifatturiere non core, è associata, in media, a guadagni di produttività; tra i paesi emergenti, inoltre, registrano performance di crescita migliori quelli che hanno aumen- tato sia la partecipazione alle GVC sia la quota di valore aggiunto contenuto nelle esportazioni9.

Nel complesso, comunque, le prime nove posizioni mondiali in termini di esportazioni mani- fatturiere (al netto dei prodotti petroliferi) non cambiano nel passaggio dalla misura lorda a quella in valore aggiunto. In termini di quote, sempre rispetto agli scambi lordi, registrano gua- dagni soprattutto le economie più grandi, come gli Stati Uniti (in terza posizione) e la Cina (in prima), anche perché dipendono relativamente di meno da input esteri. Aumentano anche le quote di Giappone (al quarto posto) e Germania (al secondo); quella del manifatturiero italiano si è marginalmente ridotta, ma l’Italia consolida la sesta posizione mondiale, distanziando la Francia, le cui quote mondiali si riducono sensibilmente nella misura in valore aggiunto. Per cogliere la capacità dei paesi di trattenere e attrarre le attività più redditizie lungo le GVC all’interno dei confini nazionali, è utile analizzare anche la dinamica relativa delle quote in va- lore aggiunto, cioè rispetto a quelle lorde (eliminando così anche gli effetti delle variazioni del tasso di cambio delle valute). Le economie che hanno registrato i guadagni relativi più elevati nel periodo 2000-2014 sono Cina e Taiwan, anche grazie a upgrading qualitativi e tecnologici lungo le GVC. Hanno avuto performance positive molti dei principali paesi esportatori, com- presi la Germania e l’Italia. Fanno eccezione il Giappone e gli Stati Uniti, che hanno perso più quote di mercato in valore aggiunto che negli scambi lordi; sono, infatti, i paesi che hanno su- bito in misura maggiore l’upgrading della Cina.

Analizzando i singoli settori manifatturieri, nel passaggio dagli scambi lordi a quelli in valore aggiunto, nel 2014 la Cina estende il suo primato da otto a dieci comparti, su un totale di di- ciassette, guadagnando il primo posto in altri settori tradizionali (carta, stampa e alimentari e bevande) e perdendolo, invece, nei prodotti in metallo (nei quali è superata da Germania e Stati Uniti). La Cina conserva il primato, nella misura in valore aggiunto, in settori a media-alta tec- nologia, come gli apparecchi elettrici e quelli elettronici e ottici, anche grazie ai guadagni qua- litativi e tecnologici che le hanno permesso di risalire lungo le GVC, producendo internamente alcuni semilavorati ad alto valore aggiunto che in precedenza erano importati. Tuttavia, in que- sti settori la Cina perde ancora quote mondiali in valore aggiunto rispetto a quelle negli scambi

Quote in VA Var. quote dall’export lordo a quello in VA

Significatività delle variazioni delle quote settoriali dall’export lordo a quello in VA

Paesi % p.p. Aliment.bevande Tessile,

abbigl. e pelle

Legno Carta StampaProdottichimiciProdottifarmac. Artic. in gomma e pla- stica Lav. di minerali non met. Metalli di base Lav. di prod. in metallo Appar. elettronici e ottici Appar.

elettriciMacchin.impiantiAutoveic.rimorchi Altri mezzi di trasporto Cina 18,0 1,3 Germania 11,4 0,6 Stati Uniti 10,6 2,7 Giappone 6,4 0,9 Corea del Sud 5,0 0,4

Italia 3,7 -0,2 Francia 3,2 -0,5 UK 2,8 0,3 Taiwan 2,3 0,0 Canada 2,2 0,0 Messico 2,0 -0,4 Svizzera 1,8 0,3 Spagna 1,8 -0,2 Paesi Bassi 1,5 -0,4 Turchia 1,4 -0,3 India 1,2 -0,3 Svezia 1,2 0,0 Indonesia 1,2 0,0 Polonia 1,1 -0,2 Austria 1,1 -0,1

lordi, mentre i principali paesi avanzati ne guadagnano. In particolare, le quote cinesi in valore aggiunto si riducono di 5,3 punti percentuali negli apparecchi elettronici e ottici (al 23,6%), mentre quella degli Stati Uniti cresce di 7,4 punti (al 13,2%), e calano di 7,4 punti negli appa- recchi elettrici (al 24,1%), contro un guadagno di 4,5 punti della Germania (al 17,3%; Tabella 3.1). Ciò segnala che la Cina si posiziona ancora relativamente a valle delle GVC, come assembla- tore di componenti acquistati all’estero, mentre le principali economie avanzate occupano una posizione più a monte.

Anche gli Stati Uniti ottengono, negli scambi in valore aggiunto rispetto a quelli lordi, il primo posto in un maggior numero di settori (quattro invece di tre), conquistandolo nei prodotti chimici (a danno della Germania) e in quelli farmaceutici (superando la Svizzera). Le quote USA aumen- tano (o restano sostanzialmente stabili) in tutti i settori, a eccezione della stampa; gli incrementi maggiori si registrano negli apparecchi elettronici e ottici. Il numero di primati della Germania, in- vece, si riduce da cinque a tre; resistono le prime posizioni nei macchinari e negli autoveicoli, set- tori nei quali le quote mondiali tedesche si consolidano nella misura in valore aggiunto. Le quote tedesche aumentano anche nei settori di apparecchi elettrici, quelli elettronici e ottici e prodotti farmaceutici, mentre diminuiscono negli alimentari, nei prodotti chimici, nel legno e nella carta.

Tabella 3.1

Quote di mercato in VA: guadagnano i maggiori esportatori, l’Italia mantiene le posizioni

(Manifatturiero esclusi prodotti petroliferi, scambi con l’estero in valore aggiunto, primi venti paesi esportatori mondiali, quote % e variazione delle quote rispetto agli scambi lordi, 2014)

In verde/grigio: aumento/diminuzione della quota mondiale maggiore del 10%; in bianco: variazione inferiore al 10% (positiva o negativa). Per esempio, il settore del legno in Italia detiene il 2,9% dell’export mondiale lordo e il 3,7% di quello in VA; quindi, passando dal lordo al VA, si registra un aumento della quota di 0,8 punti percentuali, pari al 28% di quella lorda (cioè superiore al 10%).

L’Italia mantiene il secondo posto mondiale, nella misura in valore aggiunto, nel settore del tessile, dell’abbigliamento e della pelle, consolidando le quote di mercato, mentre perde il podio, a vantaggio degli Stati Uniti, nella lavorazione di minerali non metalliferi, che sono pro- dotti energivori e ad alto contenuto di altre materie prime (che l’Italia importa e gli USA no). Guadagna quote anche nei settori di prodotti in metallo, legno, stampa e apparecchi elettronici e ottici (in quest’ultimo settore rimane comunque su livelli molto bassi). Ne perde, invece, in quei settori per i quali dipende più intensamente da input esteri: metalli di base, prodotti chi- mici e quelli farmaceutici, macchinari, autoveicoli, altri mezzi di trasporto e alimentari. Nel complesso, comunque, il manifatturiero italiano mantiene le posizioni di testa negli scambi mondiali anche nella misura in valore aggiunto. La performance italiana è positiva special- mente per quanto riguarda l’evoluzione delle quote mondiali in valore aggiunto, rispetto a quelle negli scambi lordi, negli anni Duemila. Infatti, la quota italiana in valore aggiunto è sì diminuita (dal 4,1% nel 2000 al 3,7% nel 2014), per la crescita fisiologica delle economie emer- genti, che inevitabilmente si sono ritagliate una fetta di mercato, ma il calo è stato inferiore a quello negli scambi lordi (dal 4,5% al 3,9%). Ciò vuol dire che le imprese italiane sono state in grado di mantenere dentro i confini nazionali i processi produttivi a più alto valore aggiunto, pur delocalizzando attività e fasi produttive.