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Le strategie d’innovazione come fattore interno di eterogeneità tra imprese »

7. L’eterogeneità nelle performance d’impresa: il ruolo dell’innovazione

7.1 Le strategie d’innovazione come fattore interno di eterogeneità tra imprese »

Nel sistema produttivo italiano si osserva una elevata eterogeneità nei risultati economici con- seguiti dalle imprese nel corso di questi anni. Non si tratta di una peculiarità italiana, come te- stimonia il forte interesse al tema da parte di istituzioni internazionali e dell’accademia1, ed

essa non trae origine dalla recente crisi economico-finanziaria che ha investito il Paese, che pure ha giocato un ruolo di forte amplificazione dei differenziali già esistenti, come mostrato in pre- cedenza anche dal CSC2.

La diversità nei risultati economici conseguiti è solo in parte riconducibile al contesto compe- titivo in cui le imprese operano, e in particolare alla diversa ciclicità della domanda di beni e servizi nei vari segmenti del mercato rilevante, al grado eterogeneo di sviluppo del sistema fi- nanziario a livello locale, ai divari nella qualità dell’offerta pubblica a supporto delle imprese (dall’istruzione, alle infrastrutture, passando per i servizi della pubblica amministrazione), non- ché al diverso stato di salute dei cosiddetti industrial common, ossia dell’insieme di conoscenze e capacità tecnico-produttive presenti all’interno delle filiere e che rappresentano un asset stra- tegico per la competitività3.

Anche all’interno dello stesso settore merceologico e a parità di localizzazione geografica e di classe dimensionale si registrano performance molto diverse tra le unità produttive. Questo ri- flette l’eterogeneità nei percorsi evolutivi intrapresi dalle imprese, ossia delle scelte strategiche di volta in volta compiute a partire dalla dotazione iniziale di capitale umano, che influenzano il raggiungimento o meno dei traguardi prefissati e generano processi cumulativi di appren- dimento.

Tra le scelte strategiche che discriminano in modo forte le capacità competitive delle imprese, un ruolo cruciale è rappresentato dalle decisioni riguardanti gli investimenti in innovazione tecnologica di prodotti e processi produttivi. Questi investimenti consentono alle imprese di rin- novare e accrescere le proprie competenze tecniche distintive e di rimanere ancorate alle tra- sformazioni che nel frattempo hanno interessato il mercato di riferimento. Trasformazioni che la crescente instabilità macroeconomica globale, la pressione competitiva del mondo emergente e i recenti progressi nei campi dell’intelligenza artificiale, delle nanotecnologie e del digitale hanno peraltro reso sempre più rapide e dirompenti.

L’innovazione tecnologica è però un fenomeno articolato e complesso, che per realizzarsi si avvale di una pluralità di ingredienti tra loro complementari: i diversi canali d’investimento scelti per ac- crescere le conoscenze, le diverse fonti di informazione da cui traggono origine, gli eventuali ac- cordi di cooperazione formale siglati con altri soggetti della filiera, l’eventuale sostegno pubblico ricevuto, nonché le diverse forme prescelte per proteggere i frutti degli sforzi innovativi.

1 Si rimanda, tra gli altri, a Syverson (2011) e McGowan et al. (2015).

2 Tra le principali analisi sull’eterogeneità delle performance del sistema produttivo italiano, si segnalano in parti-

colare CSC (2016, cap. 4), ISTAT (2016, cap. 2), Calligaris et al. (2016). L’eterogeneità nei profili strategici delle im- prese industriali italiane è l’oggetto di recenti pubblicazioni di MET (2012, 2015).

3 Per un’analisi approfondita sull’importanza degli industrial common come fattore di competitività di un sistema in-

La principale conclusione a cui è giunto il CSC nella prima ricerca condotta nel 2016 su questo tema è che le imprese italiane fanno un uso molto diverso di queste leve, dando così vita a per- corsi molto eterogenei d’innovazione (Tabella 7.1)4.

In particolare, guardando da vicino alle scelte compiute dalle imprese manifatturiere con più di dieci addetti che nel triennio 2010-2012 avevano avviato attività volte ad innovare prodotti e/o processi produttivi, è stato possibile distinguere in modo netto almeno tre profili tipici di impresa innovatrice, in ragione del grado di complessità delle scelte strategiche intraprese. Gli innovatori definiti strutturati, che rappresentano secondo le stime CSC una minoranza (pari al 13% circa del totale delle imprese), sono gli unici che, oltre ad aver investito nell’acquisto di nuove tecnologie incorporate in macchinari e attrezzature, svolgono in modo altrettanto signi- ficativo attività di R&S, così da accrescere lo spettro delle conoscenze tecnologiche detenute. Essi, inoltre, utilizzano congiuntamente molti dei canali informativi utili all’innovazione (anche se tra questi le università e i centri di ricerca compaiono raramente) e si avvalgono di strumenti, soprattutto informali, di protezione delle innovazioni. Per gli innovatori mediamente struttu- rati (pari a poco più del 14% del totale) e per quelli poco strutturati (il 19% circa), invece, il ca- nale di upgrading tecnologico di gran lunga prevalente è l’acquisto di nuovi macchinari ed attrezzature, mentre il numero dei canali d’informazione utili per l’innovazione è molto più li- mitato (maggiore per i mediamente strutturati) e gli strumenti di protezione delle innovazioni

Tabella 7.1

Cosa distingue i diversi profili degli innovatori nell’industria italiana

(Innovazioni di prodotto e/o processo, selezione di indicatori, triennio 2010-2012*)

Innovatori Innovatori Innovatori Non innovatori

strutturati mediamente poco

strutturati strutturati

Investimento in R&S Strategico Di supporto Di supporto -

Investimento in Macchine & Attrezzature Strategico Strategico Strategico -

Altre attività per l’innovazione Residuali Residuali Residuali -

Informazioni dai fornitori Importanti Importanti Importanti -

Informazioni dai clienti Importanti Importanti Irrilevanti -

Informazioni da imprese del settore Importanti Importanti Irrilevanti -

Informazioni da università Poco importanti Poco importanti Irrilevanti -

Marchi e brevetti Poco importanti Irrilevanti Irrilevanti -

Complessità design per celare l’innovazione Importante Irrilevante Irrilevante -

Innovazione organizzativa Molto frequente Frequente Frequente Rara

Innovazione di marketing Molto frequente Frequente Frequente Rara

% sul totale delle imprese manifatturiere 12,7% 14,4% 18,5% 54,3%

*Le informazioni sono elaborate a partire dall’analisi cluster applicata ai dati sulle imprese. Per i dettagli sulla metodologia, si rimanda a CSC (2016, cap. 6). I dati campionari sono pesati per essere rappresentativi del sistema manifatturiero italiano con almeno 10 addetti.

Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT-CIS.

sono tipicamente assenti, siano essi formali o informali. Inoltre, la crescente complessità delle strategie di innovazione tecnologica si associa, con frequenza via via maggiore, al contestuale rinnovamento anche degli assetti organizzativi nonché delle strategie di marketing5.

I limiti di tale analisi, imposti dalla natura tematica dell’indagine campionaria, sono princi- palmente due. Da un lato, non è stato possibile ricostruire un profilo strategico completo delle imprese, mancando, ad esempio, informazioni riguardo i loro assetti proprietari e le scelte di governance, le pratiche manageriali implementate o le tecnologie ICT installate. Dall’altro lato, non è stato quantificato l’effetto che le diverse strategie d’innovazione (compresa quella di non innovare affatto) hanno avuto sulla performance economica, ossia non è stato verificato quanto effettivamente gli investimenti in innovazione tecnologica abbiano contribuito, a parità di altre condizioni, ad accrescere l’eterogeneità nel sistema economico nazionale. Lo stesso vale per le altre scelte strategiche compiute dalle imprese.

Per ovviare a entrambi questi limiti, su impulso del CSC, l’ISTAT ha costruito e successiva- mente messo a disposizione dello stesso CSC una base dati integrata ad hoc, unica anche nel pa- norama internazionale per la ricchezza delle informazioni in essa contenute, che unisce l’indagine campionaria sull’innovazione, già utilizzata in precedenza, con l’indagine qualita- tiva multiscopo realizzata in occasione del censimento 2011 e gli archivi dei bilanci per gli anni 2012-20156. I risultati dell’analisi di questa banca dati sono presentati nei paragrafi successivi.