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L’adozione del Codice come raccomandazione

Nel documento L'OMS - tesi (pagine 139-145)

CAPITOLO 6: LE FUNZIONI NORMATIVE

B) L’adozione del Codice come raccomandazione

La controversia iniziò nel 1969. Un gruppo di lavoro del Gruppo del Consiglio della Proteina del Sistema delle Nazioni Unite (Protein Advisory Group, PAG) si riunì a

Bogotà per rivedere le condizioni della nutrizione infantile, in utero e durante il primo mese di vita, in varie zone del Terzo mondo. Specialisti provenienti dalle università, dai governi o dall’industria che si incontrarono in quella occasione si trovavano di fronte al medesimo problema: c’era un declino nell’allattamento al seno, senza una chiara indicazione delle sue cause. Esisteva comunque un consenso sul fatto che la promozione troppo energica dei sostituti del latte materno giocava un ruolo importante in questo fenomeno. I partecipanti al Protein Advisory Group (PAG) provarono a trovare un terreno per un accordo diretto ad evitare le discutibili pratiche commerciali. Tutti i partecipanti concordavano su due punti:

– la superiorità dell’allattamento al seno

– l’alta qualità dei prodotti sostitutivi offerti dall’industria.

Il gruppo di lavoro del PAG si incontrò nuovamente a Parigi nel 1972 e pubblicò le sue conclusioni in un documento chiamato “Dichiarazione 23” che ha definito precisamente le responsabilità dei governi e dell’industria nel combattere contro il progressivo declino dell’allattamento al seno. Prevalse uno spirito di cooperazione e fu avanzata la proposta di iniziare duraturi sforzi in questa direzione. I rappresentanti delle industrie furono però troppo lenti nell’agire e persero una grande occasione per cooperare con le agenzie delle N.U. in un settore che li riguardava direttamente. Il dibattito si fece più serrato nel 1973, quando il “Nuovo Internazionalista” pubblicò un articolo che riguardava direttamente i sostituti del latte materno venduti da grandi compagnie, compresa la Nestlé: la copertina dell’articolo mostrava la tomba di un bambino sulla quale era posata una bottiglia vuota di nutriente e la confezione di “Lattogeno”, un prodotto della Nestlé. Il Nuovo Internazionalista, sponsorizzato da tre Organizzazioni non Governative, Oxfam, Aiuto Cristiano, e il Primo Terzo Mondo, accusava i produttori di vendere prodotti di scarsa qualità nel Terzo Mondo, di trascurare la formulazione di istruzioni chiare alle madri analfabete, di travestire le commesse da infermiere per vendere i loro prodotti a qualsiasi prezzo alle giovani madri.

Il dialogo si interruppe totalmente quando Mike Muller, un giornalista inglese che lavorava per l’organizzazione umanitaria War on Want, rese pubblica durante una conferenza stampa a Londra la relazione sulla discussione che egli ebbe con i rappresentanti della Nestlé. Il titolo della sua relazione – Nestlé, Killer dei Bambini – sintetizzava in maniera provocatoria l’idea di fondo del suo autore: la promozione dei

sostituti del latte materno ha una diretta incidenza sulla malnutrizione infantile nel Terzo Mondo. Era pertanto necessario “decommercializzare” tutti i sostituti del latte materno, ed anche cancellare le istruzioni necessarie per un corretto uso dei prodotti. Lo Svizzero “Dritte Welt Arbeitsgruppe” (Gruppo di lavoro del Terzo Mondo) modificò la pubblicazione della “War on Want” e cambiò il suo titolo in “La Nestlé uccide i bambini”. La Nestlé citò per diffamazione il Gruppo che fu condannato a pagare i danni per la diffamazione, dal momento che la “Corte di Berna” non ha ravvisato una relazione causale diretta tra la vendita e la distribuzione del latte in polvere e la morte dei bambini nutriti con i prodotti della compagnia.

Negli anni seguenti le discussioni e i dibattiti aumentarono progressivamente, con un uso intensivo dei mezzi di comunicazione di massa. Alcune delle tappe più significative della crisi furono:

– nel 1975 i produttori crearono una nuova associazione, l’“International Council of Infant Food Industries (ICIFI)”, il cui compito era quello di regolare più efficacemente le loro attività commerciali nel Terzo Mondo e di agire come portavoce tra le industrie in conflitto

– sempre nel 1975 gli attivisti delle Organizzazioni non Governative crearono l’INFACT (Infant Formula Action Coalition) che univa gli individui e le organizzazioni impegnate nella campagna

– ancora nel 1975, iniziò la campagna negli Stati Uniti, con il supporto di qualche organizzazione religiosa che mirava a sensibilizzare parte del ceto medio

– nel 1977 iniziò il boicottaggio lanciato negli Stati Uniti dall’INFACT contro i prodotti della Nestlé

– nel 1978 fu tenuto e trasmesso alla televisione il “Congressional Commitee Hearing” presieduto dal Senatore Robert Kennedy che espose di fronte a milioni di telespettatori il conflitto tra gli attivisti e le industrie. Durante le interrogazioni parlamentari venne fatta la proposta di affidare all’OMS l’organizzazione di una conferenza per l’elaborazione di un codice etico di commercio.

Quando l’OMS accettò il mandato, il dibattito aveva ormai raggiunto il più alto livello di faziosità. La controversia mostrava parecchi aspetti paradossali:

– gli slogan mettevano in luce che i produttori avevano iniziato un più rigoroso controllo sulle pratiche di marketing: essi non potevano essere più a lungo

– i dati statistici disponibili erano insufficienti a dimostrare una correlazione scientifica tra il consumo dei sostituti del latte materno e la mortalità infantile – il dibattito ha progressivamente perso quel carattere tecnico che avrebbe dovuto

consentire un dialogo tra specialisti: dalla parte degli attivisti, l’accusa alla Nestlé stava assumendo carattere politico: “il profitto avido della compagnia multinazionale era responsabile della morte di milioni di bambini...”

Nell’ottobre del 1979, l’OMS e l’UNICEF convocarono un Meeting sull’Alimentazione degli Infanti e dei Giovani Bambini al quale intervennero 150 rappresentanti degli Stati Membri dell’OMS, organizzazioni del sistema delle N.U., associazioni professionali, scienziati, industrie di cibo per bambini e Organizzazioni non Governative. Tra queste ultime, INFACT, War on Want, Dritte Welt Arbeitsgruppe, che sono stati gli attivisti più impegnati. Secondo i rappresentanti dell’industria, la neutralità politica della Organizzazione avrebbe dovuto garantire un miglior clima di discussione. Nonostante ciò, fin dall’inizio, essi disapprovavano il documento di lavoro emesso dall’OMS e dall’UNICEF come base della discussione. Questo documento ha recepito le maggiori lagnanze degli attivisti, senza produrre alcun supporto di carattere medico o scientifico, inducendo i rappresentanti delle industrie a redigere un proprio documento. L’incontro molto “burrascoso” portò a conclusioni che riflettevano i differenti punti di vista dei partecipanti, piuttosto che il loro accordo. Il dialogo tra produttori ed attivisti si interruppe nuovamente. Successivamente all’incontro, gli attivisti crearono l’“International Baby Food Action Network” (IBFAN) che univa quei gruppi che intendevano continuare il boicottaggio. Da parte sua, l’ICIFI presentò un codice specifico per i produttori, che dovrebbe facilitare la formulazione di norme nazionali da parte dei governi, o semplicemente servire come guida per le industrie in assenza di una qualsiasi regolamentazione. Una delle raccomandazioni del Meeting del 1979 era di richiedere all’OMS e all’UNICEF di preparare, insieme a tutte le parti interessate, un codice internazionale sul commercio dei sostituti del latte materno. Nel 1980 l’Assemblea aderì alla raccomandazione e richiese al Direttore Generale di preparare un codice internazionale, o nella forma del regolamento, o della raccomandazione. Da maggio a dicembre, vennero discussi quattro progetti: il testo finale era il risultato di numerosi compromessi.

Il principale problema era quello di scegliere tra regolamento o raccomandazione. La prima soluzione avrebbe il vantaggio di costringere i governi a prendere misure adeguate e concrete, ma con il rischio che molti governi rifiutino il regolamento. Dall’altra parte una raccomandazione, meno efficace dal punto di vista giuridico perché non vincolante, era presumibile venisse adottata all’unanimità. Quello che si sarebbe perso in forza giuridica, sarebbe stato compensato dalla forza morale e dal peso di un’adozione unanime. Sarebbe stata inoltre compatibile con la legislazione nazionale degli stati federali o con gli stati che hanno una rigida legislazione anti- trust.

Alla fine, il Consiglio Esecutivo raccomandò all’Assemblea di adottare il progetto di codice come raccomandazione, il che avvenne il 21 maggio del 1981, con 118 voti a favore, 1 contro (gli Stati Uniti) e 3 astensioni. L’unanimità non venne così ottenuta, neppure per una raccomandazione non vincolante.

Molti aspetti di questo caso sono degni di nota:

Primo aspetto: l’OMS è intervenuta in questa occasione in un dibattito che era sia politico, sia scientifico, o forse anche più politico che scientifico. Infatti le discussioni durante il meeting dell’ottobre del 1979 difettavano di basi statistiche e scientifiche. Il problema reale era la differenza tra le visioni politiche delle relazioni tra i Paesi sviluppati ed il Terzo Mondo, tra i produttori nel Nord ed i consumatori nel Sud, e l’eventuale responsabilità dei Paesi e dei produttori del Nord nei confronti dei Paesi del Terzo Mondo. I documenti dati ai partecipanti riflettevano questa differenza.

Inoltre, la campagna orchestrata dalle ONG che parteciparono alle discussioni dava l’impressione che l’obiettivo non fosse la risoluzione dei problemi nutrizionali del Terzo Mondo, ma piuttosto di distruggere l’immagine della alimentazione per l’infanzia. I rappresentanti delle industrie sostenevano che gli attivisti trascuravano il fatto che le madri non avevano abbastanza latte, e non facevano distinzione tra i prodotti commercializzati dalle industrie e i prodotti tradizionali preparati localmente dalle madri stesse, in condizioni igieniche sfavorevoli e con dubbio valore nutritivo. Secondo aspetto: L’OMS al meeting dell’ottobre del 1979 aveva invitato un certo numero di ONG che non erano state ammesse a rapporti ufficiali con l’Organizzazione, quindi garantendo loro un’insolita rappresentatività e status.

gruppi e partecipanti (rappresentanti di governo, scienziati, professionisti sanitari, funzionari del sistema delle N.U.) e che vi parteciparono rappresentanti sia dei Paesi industrializzati sia del Terzo Mondo.

Questo convegno evidenziò che nessun cambiamento duraturo nel campo della nutrizione infantile può essere raggiunto senza la partecipazione dei “privati”.

L’invito delle ONG al convegno e specialmente lo status di piena partecipazione che fu loro attribuita fu un’innovazione significativa ma problematica. Tra queste ONG soltanto due erano state precedentemente ammesse a rapporti ufficiali con l’OMS. Così facendo l’OMS legittimava tutte le ONG invitate a partecipare al convegno. Allo stesso tempo i metodi usati da alcune ONG durante il convegno furono criticati e la loro capacità effettiva di rappresentare i Paesi poveri fu rifiutata.

L’OMS intervenne ufficialmente in un dibattito pubblico, sebbene il ruolo dell’Organizzazione non è quello di arbitrare in dispute essenzialmente ideologiche ma rafforzare servizi sanitari promovendo una cooperazione dinamica tra governi, specialisti nell’ambito sanitario ed industriali, e raccogliere e divulgare consigli su base scientifica sul problema della sanità pubblica.

Si pose la questione se l’OMS avesse il diritto di accettare un mandato in qualità di arbitro in questo dibattito. Mentre il Segretariato dell’OMS non poteva rifiutare un mandato che gli era stato attribuito dai propri organi, esso avrebbe dovuto essere più attento nell’iniziare ulteriori controlli e verifiche sulle richieste delle ONG prima di dare l’impressione di accettare la loro posizione sul fatto che il commercio abusivo era il fattore principale nel calo dell’allattamento materno. Inoltre l’uso improprio dei sostituti del latte materno è probabilmente ricollegabile alla mancanza di igiene adeguata e alle condizioni sanitarie in un certo numero di Paesi del Terzo Mondo ed all’ignoranza di molte madri in fatto di igiene, piuttosto che all’impatto della pubblicità a favore di questi prodotti.

In sostanza è indubbio che vi era la necessità di creare uno strumento internazionale con principi chiari diretti a regolamentare certi metodi di produzione e distribuzione di sostituti di latte materno e simili. Adottando il codice, l’OMS affrontò un problema di salute pubblica che affliggeva molti infanti nel mondo ed in particolare nei Paesi in via di sviluppo. L’efficacia del codice dipenderà dalla sua attuazione da parte degli Stati Membri. Anche se si tratta solo di una raccomandazione, il Codice dimostra la sua efficacia sottolineando il valore fondamentale dell’allattamento

materno, stimolando i produttori a definire le linee guida ed alla formulazione di codici nazionali negli Stati Membri. Le difficoltà affrontate dall’OMS nel periodo precedente l’adozione del codice e la sua adozione quale raccomandazione piuttosto che come regolamento non dovrebbe sottrarre l’attenzione dai benefici reali derivanti dalla adozione del Codice.81

Nel documento L'OMS - tesi (pagine 139-145)