1.2 La genesi di Si te dicen que caí
1.2.2 L’agitato percorso verso la pubblicazione
Come ho avuto occasione di sottolineare, Si te dicen que caí rappresenta, già dal titolo, una sorta di sfida al potere franchista costituito, il quale, nonostante si stesse avviando ormai, nel 1973, verso il declino, continuava ad essere estremamente vigile nel campo della repressione censoria. È opportuno considerare, a tal proposito, alcuni fattori: in primo luogo il fatto che Marsé, non è dato sapere se attuando o meno un ingegnoso bluff autodifensivo, abbia sempre rifiutato con forza l’implicazione politica in primis del titolo e, di conseguenza, dell’intero testo, dichiarando:
107 KIRSCH, Jeffrey Allen (1986), Técnica novelística en la obra de Juan Marsé, University
Microfilms International, Ann Arbor, p.215.
108 CHIRBES, Rafael (2008), Material de derribo, in RODRÍGUEZ FISCHER, Ana, Ronda
Si te dicen que caí / me fui / al puesto que tengo allí. Utilicé como título este verso del himno de la Falange, porque me parece y está en relación con el texto de la novela. No hay en ello ninguna intención política, ni en el título ni en la novela. Por otra parte, la letra de esta canción era supercantada por los chicos de la época, en el colegio y en actos oficiales. Es una canción del momento, como Bésame mucho, Tatuaje, Perfidia, Magnolia y otras109.
Inoltre è stato accertato con sicurezza che il titolo definitivo fu suggerito all’autore dall’amico Jaime Gil de Biedma, che lo preferì all’originario Adiós
muchachos pensato da Marsé; ciò avvenne in quanto i due si resero conto che «aquel otro [Adiós muchachos] coincidía con el de la película española de 1955, dirigida por Armando Bó y con guión de Rafael García Ibáñez»110.
Queste ragioni, evidentemente, non dovettero apparire sufficienti agli organi di censura del tempo, tanto da determinare una storia di pubblicazione dell’opera tra le più tormentate del secondo dopoguerra.
Ma andiamo con ordine; Marsé inizia a dedicarsi alla redazione del testo agli inizi del 1970, per terminarlo intorno alla metà del 1973: la valutazione circa le tempistiche di scrittura di un’opera, come si vedrà, dall’architettura e dall’assemblaggio così complessi e poliedrici, andrà effettuata non solo alla luce della sua elaborata composizione strutturale ma anche tenendo presenti gli altri impegni lavorativi dell’autore che infatti, in quel periodo, era occupato ogni mattina presso la sede della rivista Bocaccio, della quale era caporedattore, potendo così disporre liberamente dei soli pomeriggi. A ciò si aggiunse, pochi mesi dopo l’inizio della stesura del testo, il conferimento di un altro incarico, gravoso quanto decisivo, da parte di Carlos Barral: l’editore-mecenate barcellonese aveva intenzione di pubblicare un doppio tomo a carattere storico che trattasse gli avvenimenti più significativi intercorsi tra il 1929 ed il 1950; l’opera,
109 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,
Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, nota 60, p.43. La citazione risale a MARSÉ, Juan (1973),
Declaraciones a Ana M.a Moix, in «Mundo Joven», n. 257, p.19.
110 Ibidem, nota 97, p.67. A ciò si aggiunge la considerazione per cui Marsé è abbastanza abituato
ai cambi in corsa dei titoli delle proprie opere, com’è successo anche per La oscura historia de la
prima Montse (Pudriero de infantes), Ronda del Guinardó (Rosita y el cadáver), El amante
bilingüe (El asesino de los dos corazones), El embrujo de Shanghai (Las aventuras del Capitán
che richiese a Marsé un incessante e minuzioso lavoro di ricerca documentaria in biblioteca, venne pubblicata alla fine del 1972 ed intitolata rispettivamente La
gran desilusión, per la sezione relativa agli anni 1929-1940, e Años de penitencia, limitatamente al periodo 1939-1950. In un primo momento, pertanto, lo scrittore credette di dover abbandonare il progetto romanzesco, già impegnativo, per essersi reso conto dell’ingente mole di lavoro che lo opprimeva; ciononostante intese proseguire e la scelta si rivelò opportuna, poiché, come dichiara l’autore stesso, la contemporanea dedizione alla ricerca storico-scientifica circa gli anni protagonisti di Si te dicen que caí arricchì smisuratamente il suo bagaglio personale di conoscenze relative al periodo precedente e successivo alla Guerra Civile, avvalorandone la scrittura:
Yo estaba literalmente enterrado bajo el peso del indescifrable segundo manuscrito de lo que habría de ser mi novela más arduamente trabajada, más compleja de estructura y más densa de vivencias personales. Se iba a titular Si te dicen que caí y por el momento era un galimatías de más de setecientos folios escritos a mano. Gérmenes de ficción que no lograba controlar ni integrar se me enredaban en el esquema inicial del relato [...] de tal modo que no acertaba a ordenar aquel caos y varias veces estuve a punto de abandonar el proyecto. Mi temor, en el estado de confusión en que me hallaba al emprender la composición de las décadas, una labor de hormiguita que exigía meses de dedicación y mucha paciencia, era que esas décadas me alejarían todavía más del proyecto que se me había atragantado. [...] Sin embargo, contra todo pronóstico, esa inmersión en los duros años de la postguerra no logró apartar la novela de mis afanes. Al contrario, no sólo no me alejó de ella, sino que literalmente me volvió a meter dentro y estimuló y activó de manera decisiva el impulso narrativo inicial. Gradualmente se me aclararon dudas y recelos sobre cuestiones de tono y enfoque y concebí nuevas tramas, paisajes, ritmos y atmósferas, y, sobre todo, percibí los ecos, el pálpito y el aroma de una época y unas gentes, de una ciudad, de un barrio. Desfilaban ante mí los decenios más decisivos, espectaculares y horribles del siglo, y todo lo que desde las mustias páginas de aquellas revistas y diarios me saltaba a los ojos y al corazón, ya fuera algo célebre o trivial o extemporáneo, pasaba de un modo u otro a nutrir no sólo la recopilación documental, sino también la ficción literaria. Se complementaban, y el mismo afán y
el mismo rigor obraron en la composición de ambos textos, en la crónica y en la novela111.
Ma se, riguardo alla redazione del testo, si può ben parlare di percorso ad ostacoli, Marsé dovrà, prima di poter vedere pubblicato il proprio capolavoro in Spagna, passare attraverso un vero e proprio calvario, durante il quale si temette, anche secondo voci autorevoli112, che non si sarebbe arrivati ad una soluzione positiva della questione. Terminata la redazione dell’opera nell’aprile del 1973 ed appreso tramite La Vanguardia, come si è detto, della convocazione del premio patrocinato da Novaro, Marsé, in sostanza senza neppure correggere la bozza né revisionando possibili incongruenze o errori, invia una copia del testo in Messico; la giuria, fatte le proprie valutazioni, rende pubblico il verdetto il 31 luglio di quell’anno. La notizia della vittoria, schiacciante, del narratore barcellonese, giunge in Spagna nel giro di ventiquattr’ore e da subito iniziano a rincorrersi le voci di un’improbabile concessione che avrebbe dovuto essere elargita al romanzo dalla censura franchista. L’autore, accompagnato dalla moglie Joaquina113, sbarca in Messico il 17 settembre, e partecipa alla cerimonia di consegna del riconoscimento il 28. Nel frattempo, tuttavia, la tensione attorno alla figura di Marsé era andata aumentando, dovuta in parte al tono dell’opera ma anche, soprattutto, al carattere sensazionalistico di certa stampa messicana, probabilmente spinta ad acuire ad effetto la polarità antifranchista di Si te dicen
que caí in un momento in cui le relazioni diplomatiche tra i due paesi toccarono i minimi storici; l’esempio più evidente è rappresentato dall’articolo apparso sul supplemento domenicale La Onda del quotidiano Novedades, a firma di Luis Guillermo Piazza, intitolato ¿Peligra la vida de Juan Marsé?114, dove l’autore, raccogliendo diverse testimonianze, reputa a serio rischio l’incolumità personale e
111 Ibidem, nota 42, pp.34-35.
112 Espressero la loro opinione in tale direzione, fra gli altri, gli amici e colleghi di Marsé Joan de
Sagarra e Manuel Vázquez Montalbán ed il giornalista José María Carandell.
113 Per completezza d’informazione è corretto aggiungere che, a quell’epoca, Juan Marsé aveva
quarant’anni ed era già padre dei suoi due figli: Alejandro, nato nel 1968, e Berta, di due anni più giovane.
114 Ho ricavato l’informazione da MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ
FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN, Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, nota 4, p.12. L’articolo fu pubblicato il 12 agosto del 1973, sul numero 9 de La Onda.
familiare del vincitore del concorso. Piazza, infatti, nonostante Marsé, nell’intervista apposta in calce all’articolo stesso, smentisca di avere problemi di questo genere o di essere stato minacciato, adduce, a sostegno delle proprie ragioni, le considerazioni di tre giurati, Vargas Llosa, Otero Silva e Revueltas, secondo i quali l’autore rischia di essere incarcerato; più avanti, senza addurre fonti, parla di «otro intelectual español, que no puedo nombrar por razones obvias»115, secondo cui Marsé verrà ucciso a breve da alcuni sicari falangisti116. Infine, ancorché utilizzando uno stile quasi drammatico, riporta l’atto di eroismo del quale si rese protagonista, forse esagerando, Miguel Otero Silva, «que al averiguar que Marsé aún tardaría un mes en llegar a México para recoger su premio, se mostró dispuesto a anticipar de su propio bolsillo el importe del mismo para facilitar cuanto antes la salida de España del autor galardonado»117.
Il peso di simili articoli, ad ogni modo, fu drasticamente ridotto, ancora una volta, dallo stesso Marsé, le cui dichiarazioni contribuirono a gettare acqua su un fuoco del quale poteva ritenersi responsabile solo in parte:
Eso es totalmente disparatado, ridículo y absurdo, de ningún modo – dijo –. No comprendo esta visión catastrófica, apocalíptica del asunto – agregó –. Aun en el supuesto de que el libro vaya a plantear problemas a la censura en España – donde aún no aparece –, aun en ese caso es absurdo hablar de que corre peligro la vida de alguien – aclaró –. En todo caso la obra se aprueba o no se aprueba y ya118.
In realtà la questione non fu così semplice come previsto da Marsé, che intanto fece ritorno a Barcellona; il 17 ottobre, infatti, Novaro, seppur cosciente delle difficoltà, presenta il testo alla Consulta Voluntaria, la quale fornirà, nel breve tempo di otto giorni, ben tre diverse relazioni riguardanti Si te dicen que
115 Ibidem, nota 14, p.18.
116 Circa la veridicità dei dati riportati da Piazza è lecito nutrire qualche legittimo sospetto, come
confermano Rodríguez Fischer e Jiménez León nel loro studio introduttivo all’ultima edizione del testo, non fosse altro che per la dose di pubblicità occulta che, probabilmente, si intende fare al Messico, assurto in questo caso a simbolo di un paese evoluto e libero, dove viene premiato un autore ostracizzato nella Spagna antidemocratica.
117 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,
Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, nota 14, p.18.
118 Ibidem, p.18. La citazione risale all’intervista concessa a El Sol de México e da esso pubblicata
caí119, i cui responsi saranno sempre negativi, o in direzione di una mancata autorizzazione alla pubblicazione, oppure proponendone la diffusione solo dopo un’infinita serie di soppressioni e modifiche dei passi ritenuti oltraggiosi120. Ciascun rendiconto si preoccupa di sottolineare dettagliatamente il carattere insultante di certi brani nei confronti della Guardia Civil, della pubblica moralità, del pudore; è inoltre riservata particolare attenzione al titolo ed all’argomento della sessualità depravata di molti personaggi, essi stessi tacciati di essere vili terroristi, prosseneti o voyeurs, e vengono ritenute ingiuriose le continue allusioni al tema politico. Marsé definirà queste relazioni come divertenti e surrealiste121, di fatto confermando di non aver avuto alcuna intenzione di trattare direttamente quanto gli veniva imputato. Alla luce della dura opposizione riscontrata l’autore, il 18 dicembre, decide di scrivere personalmente all’allora vicedirettore generale della sezione di Promoción y Ordenación Editorial, Ricardo de la Cierva, il quale gli risponderà solo il 12 febbraio dell’anno successivo, invitandolo ad un appuntamento per potersi confrontare civilmente. Dall’incontro, con tutta evidenza, non scaturì nessun proficuo passo in avanti, giacché Novaro, il 1 marzo 1974, sollecita una riconsiderazione del testo presso gli organi di censura ma riceve da questi un’ufficiosa ma sfavorevole risposta. Altri tentativi risalgono al novembre dello stesso anno. Novaro, ormai annoiata anche dall’impasse dovuta alla situazione contingente venutasi a creare con l’agonia del regime, decide di ritirare la richiesta, di esportare in Sudamerica le cinquemila copie depositate in magazzino e di cedere i diritti di pubblicazione per la Spagna a Seix Barral.
Tra il settembre e l’ottobre del 1976, allora, una volta calmatesi le acque e ben dieci mesi dopo la morte di Franco, Seix Barral, grazie anche alla mediazione di Carmen Balcells122, l’agente letteraria di Marsé, decide di distribuire sul mercato circa tremila copie di Si te dicen que caí, pur sapendo di andare incontro ad un
119 I resoconti risalgono, specificamente, al 17, 20 e 25 ottobre 1973.
120 È superfluo aggiungere che, in molti casi, si tratta di parti del testo funzionali alla
comprensione del messaggio e, soprattutto, di quelle cui l’autore aveva conferito maggior peso specifico.
121 BELMONTE SERRANO, José – LÓPEZ DE ABIADA, José Manuel (2002), Nuevas tardes
con Marsé: ensayos sobre la obra de Juan Marsé, Nausícaä, Murcia, p.33.
122 MEDINA GALLEGO, José Miguel – MIGUEL VÉLEZ, María Jesús de (2001), Exilio,
probabile procedimento giudiziario; effettivamente l’opera viene ritirata dalle librerie e sottoposta a sequestro da parte del Tribunal de Orden Público123, indicazione che i tempi non sono ancora maturi per la sua apparizione. Tuttavia già dagli ultimi giorni di febbraio del 1977 il sequestro fu revocato «con sobreseimiento provisional del sumario»124 ed il procedimento fu formalmente dichiarato archiviato.
L’opera, dunque, fu alla fine disponibile legalmente nelle librerie spagnole solo a quasi quattro anni di distanza dalla sua pubblicazione in Messico. Nonostante il ritardo di due mesi rispetto ai diretti concorrenti, risultò essere il libro più venduto del 1977, anche grazie alla curiosità che i numerosi provvedimenti presi dalla censura per impedirne la propagazione avevano fatto crescere nel pubblico. Ma, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, Marsé fu oggetto di nuove polemiche da parte di molti lettori, delusi dalla cifra di un romanzo che, viste le peripezie patite, si aspettavano assai più diretto e sovversivo di quanto in realtà non sia, per reiterata ammissione del suo autore, il quale non poté che prendere atto della situazione e scaricare la colpa di tutto ciò sull’eccessiva attenzione concessa a Si te dicen que caí dalla censura stessa:
Las circunstancias políticas que determinaron su prohibición por espacio de casi tres años [...]. Por esta misma razón de fatal servidumbre política, la novela habrá defraudado a más de un lector, que esperaba tal vez otra cosa. Porque al cabo se ha visto que no es una novela específicamente política, ni sobre la guerra civil ni contra la falange. La propia censura sacó las cosas de quicio125.
A tal proposito Marsé non ha mai nascosto, infatti, la decisiva spinta che derivò, nelle vendite, dalla suggestione di cui fu preda l’opinione pubblica in
123 Comunemente detto T.O.P., si trattò di un organo giuridico speciale con sede a Madrid, creato
nel dicembre 1963 ed attivo durante tutta la fase finale del franchismo con il compito di individuare e reprimere le condotte ascrivibili alla categoria del delitto politico. Fu definitivamente soppresso nel gennaio 1977.
124 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,
Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, p.27.
125 AMELL, Samuel (1985), La novela española actual, un representante: Juan Marsé, University
quegli anni, tanto da riconoscere il merito, «al afortunadamente enterrado organismo del TOP [...], de la difusión y venta de la novela»126.
1.2.3 L’autobiografismo
Riuscire ad isolare con certezza, tra le righe di un testo letterario qualsiasi, gli elementi della trama direttamente riconducibili alle vicende personali ed esistenziali del suo autore, con il fine di analizzarli e, possibilmente, collegarli a quest’ultimo, creando così un sistema affidabile di collegamenti e di appoggi interpretativi, risulta essere, oltre che una delle prove più impegnative in cui deve spesso cimentarsi un buon ermeneuta, anche una questione piuttosto dibattuta in ambito critico; se è vero infatti che una simile metodologia può condurre ad alcuni risultati positivi è altrettanto palese il pericolo di considerarla come unico punto di riferimento, con la conseguenza, inevitabile, di cadere spesso in troppo ovvi semplicismi che finirebbero con l’allontanarci dal nodo centrale della questione. Ciò si dimostra ancor più conforme al vero al momento di affrontare l’analisi testuale di un’opera strutturalmente complessa e tecnicamente all’avanguardia quale Si te dicen que caí, profondamente permeata da echi autobiografici, i quali acuiscono il rischio di identificazioni erronee e, parallelamente, riducono al minimo il margine d’errore di un critico che intenda effettuare collegamenti proficui fra il testo e la biografia del suo autore.
Per quanto è stato possibile osservare sinora, infatti, Marsé prende liberamente spunto da una vasta serie di ambienti, tempi, personaggi, modi d’espressione e categorie sociali risalenti alla propria età infantile o adolescenziale, ma ciò non costituisce necessariamente un punto di contatto con il vissuto personale, poiché, dato che si tratta di un testo letterario e non di una cronaca storica, ciascun autore, ed in questo neppure Marsé fa eccezione, è portato in seguito a far confluire nel romanzo componenti fittizie, sebbene verosimili, che
126 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,
modificheranno più o meno in profondità la sostanza di quelle reali, rendendone difficile l’individuazione e dubbiosa la corrispondenza con i riferimenti biografici. A questo riguardo Mario Vargas Llosa ha osservato, estendendo il concetto alla totalità degli scrittori, la virtuale indipendenza dell’opera matura dalle mani e dall’esperienza del suo creatore, affermando quindi, alla lunga, il pressoché inevitabile dissolvimento nel testo dei primari impulsi generatori autobiografici:
Lo que el novelista exhibe de sí mismo no son sus encantos secretos [...], sino demonios que lo atormentan y obsesionan, la parte más fea de sí mismo: sus nostalgias, sus culpas, sus rencores [...]. Las experiencias personales (vividas, soñadas, oídas, leídas) que fueron el estímulo primero para escribir la historia quedan tan maliciosamente disfrazadas durante el proceso de la creación que, cuando la novela está terminada, nadie, a menudo ni el propio novelista, puede escuchar con facilidad ese corazón autobiográfico que late fatalmente en toda ficción127.
Nel caso specifico del rapporto tra Juan Marsé e Si te dicen que caí saranno esattamente le nostalgias, i rencores e numerose experiencias personales a dare l’avvio al processo mnemonico che, debitamente elaborato dall’autore per conferirgli consistenza artistica, raggiungerà la forma narrativa romanzata; egli stesso riconosce che «yo escribo sobre este mundo, sobre este país, incluso podría decir sobre determinado barrio y determinadas calles»128. Ciononostante, come ho illustrato sopra, è proprio l’autore a battersi in prima persona, sin dall’inizio, per riconoscere al proprio background il solo ruolo di input, tralasciando ogni possibile strumentalizzazione biografica: «Si te dicen que caí no es una venganza sobre el franquismo, sino la evocación de la infancia perdida. Otra cosa es que, inevitablemente, haya en la novela implicaciones políticas de la época»129; e ancora:
127 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,
p.27.
128 Ibidem, p.15.
129 MEDINA GALLEGO, José Miguel – MIGUEL VÉLEZ, María Jesús de (2001), Exilio,
franquismo y postmodernidad, Corona de Aragón, Zaragoza, p.36. La citazione risale a MARTÍ GÓMEZ, José (1976), Marsé, el más escéptico, in «Cuadernos para el diálogo», Madrid, n. del 25 de septiembre de 1976, p.51.
Repetiré una y mil veces que la novela es un relato de ficción, que los personajes son de ficción. Que, cierto, la ficción se nutre, a veces, de la realidad, pero que yo no tengo ninguna culpa de que en aquellos años, los de mi novela, hubiera más falangistas que ahora y actuasen de la forma en que actuaban130.