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Sarnita, l’inventore della célula narrativa delle aventis

Elementi per uno studio narratologico e strutturale di Si te dicen que caí

2.1 Analisi formale del testo

2.1.3 Sarnita, l’inventore della célula narrativa delle aventis

Tra i componenti della pandilla del barrio di Las Ánimas quello che maggiormente plasma le vicende narrative del testo, in particolare a livello strutturale, è senza dubbio Sarnita. Amico d’infanzia, come abbiamo osservato, di Java, non è propriamente il personaggio più carismatico del gruppo degli adolescenti, ma riesce comunque a lasciare una traccia indelebile nella mente del lettore.

Solo dopo un’attenta lettura ci si rende conto che Sarnita coincide con Ñito, diminutivo di Antoñito Faneca, il custode ubriacone che lavora presso il reparto di Medicina Legale di un ospedale di Barcellona, dal quale, in età adulta, riavvolge il nastro della narrazione attraverso un lungo e complesso flashback in un dialogo con Sor Paulina, oggi monaca ed allora riservata compagna de La Fueguiña e di Juanita. La sua identificazione, quindi, risulta piuttosto difficoltosa, anche se sembrano non esserci più perplessità, in seno alla critica marsiana, nell’associare il Sarnita bambino al Ñito adulto, considerato che questo personaggio rappresenta forse nel miglior modo possibile l’effetto di sdoppiamento di cui ho parlato nel sottoparagrafo precedente, anche in virtù dei soprannomi che Marsé prevede tanto per la figura giovanile come per quella adulta50.

All’interno della trama la rilevanza di Sarnita/Ñito è fondamentale, poiché svolge il doppio ruolo di narratore principale, anche se non unico, e di punto fisso

50 Tra i più utilizzati ricorrono el aventis, che, come vedremo, fa riferimento alla straordinaria

capacità inventiva di Sarnita, ma anche el cabeza rapada o el piojoso, entrambi riguardanti la malattia di cui soffre, ed el hijo de la Preñada, dove con la Preñada ci si rivolge alla madre di Sarnita, circa la futura maternità della quale si nutrono forti incertezze. È d’obbligo segnalare, inoltre, come lo stesso nomignolo Sarnita si riferisca alla sarna, la scabbia o rogna che dir si voglia, un’infermità cutanea causata da un acaro che si manifesta con eruzioni sulla pelle e forte prurito. Si tratta, ad ogni modo, di una malattia facilmente curabile, ma assai comune in contesti di scarso igiene qual era quello di un qualsiasi quartiere popolare di Barcellona intorno agli anni Quaranta.

d’ancoraggio nel passato degli anni Quaranta51. Egli, infatti, stimolato dall’aver riconosciuto nell’ennesimo cadavere di cui è incaricato a preparare l’esame autoptico l’amico d’infanzia Daniel Javaloyes, realizza, dalla prospettiva degli anni Settanta in cui vive, un lungo itinerario a ritroso verso il tempo perduto della propria pubertà «para mostrarnos así toda la magnitud de la desgracia vivida por el pueblo español»52. Si percepisce sin da ora, dunque, il valore in parte pretestuoso che assume, nell’architettura dell’intreccio, la necessaria morte di Java e dei suoi familiari, vero e proprio input narrativo.

Ma ciò che qui mi preme analizzare in profondità è soprattutto il ruolo di Sarnita nel contesto che si sviluppa dentro ed intorno alla cosiddetta célula

narrativa della quale egli è l’interprete più autorevole: le aventis. Come saggiamente afferma Sherzer «no es fácil comprender todo lo que pasa en Si te

dicen que caí»53, a maggior ragione quando si parla di uno strumento che, come le

aventis, ha fra i suoi obiettivi anche quello, dichiarato, di rendere ambigua ed equivoca la comprensione, pertanto cercherò di procedere con ordine per offrire una trattazione quanto più lineare e coerente possibile.

Il termine aventi è di per sé intraducibile: si potrebbe, forse, tentare di renderlo in italiano con “storia, storiella”, sminuendone di fatto la pregnanza semantica; l’origine del vocabolo è tuttavia semplice ed intuitiva, poiché si tratta di una forma abbreviata del ben più comprensibile aventuras, dal quale desume il carattere straordinario, affascinante ma al tempo stesso pericoloso dei temi trattati e dei soggetti in esse implicati. Lo stesso Marsé ricorda le aventis come un piacevole gioco a buon mercato in grado di soddisfare l’immaginazione e l’infinita capacità creativa dei bambini, tanto da essere state molto in voga durante il periodo della posguerra anche perché, è inutile negarlo, costituivano uno dei pochissimi mezzi a disposizione dei più piccoli per potersi isolare dalle

51 Il tema del narratore multiplo e del perspettivismo narrativo, così come l’analisi di tutti gli altri

elementi che compongono l’architettura del romanzo, sarà oggetto di studio in 2.1.6, a cui rimando per tutti gli approfondimenti necessari.

52 KIM, Kwang-Hee (2006), El cine y la novelística de Juan Marsé, Biblioteca Nueva, Madrid,

p.88.

53 MARSÉ, Juan (1985), Si te dicen que caí, SHERZER, William M. (a cura di), Cátedra, Madrid,

drammatiche vicende che quotidianamente li circondavano54. Ciononostante era pressoché inevitabile che queste stesse narrazioni raccontate vicendevolmente agli angoli delle strade si nutrissero, in parte, anche di eventi reali, che, in quegli anni, erano spesso violenti.

Nasce così una tipologia di racconto ibrido, a metà tra il fantastico ed il reale, che, basandosi su notizie vere e su fatti effettivamente accaduti, li contamina progressivamente attraverso l’immissione nel corpo della narrazione di spezzoni di film, battute di fumetti per ragazzi o passi di romanzi d’avventura; a ciò va aggiunta una parziale componente frutto dell’immaginazione degli adolescenti del

barrio, la quale, tuttavia, non corrompe mai sino in fondo il carattere di verosimiglianza imprescindibile affinché le aventis possano essere ritenute credibili, tanto dagli altri componenti della pandilla come da parte del lettore. A tal proposito è emblematico riportare come Mingo, El Tetas e gli altri preferiscano di gran lunga riunirsi ad ascoltare le aventis di Sarnita o di Java piuttosto che quelle di chiunque altro, giacché riconoscono a questi la dovuta autorevolezza in materia; nel momento in cui, infatti, approssimandosi il termine del romanzo, Sarnita si renderà conto di aver perso questo potere nei confronti dei suoi amici, non più disposti a credergli, si troverà di fronte ad una piccola crisi esistenziale, costretto a fare i conti con l’ingresso nell’età adulta, dove per le aventis non c’è più spazio. Risulta evidente e fisiologico, perciò, vista la genesi di un simile modello narrativo, che le aventis trattino in larga misura di aspetti che agli occhi di un lettore d’oggi appaiono piuttosto scollegati dalla sfera dell’infanzia ma che all’epoca non lo erano affatto, quali la fame, la persecuzione, la tortura, la morte, l’esilio o la prostituzione; e ciò nonostante si tratti, prima di tutto, di un gioco, di un divertimento. Accanto, allora, alla ridotta quantità d’informazione fatta filtrare dagli ambienti ufficiali del Regime, gli adolescenti di Las Ánimas erigono la loro verità, né più né meno vera di quella della quale si alimentano le loro storie; si tratta, anzi, più correttamente, di una realtà parallela, figlia spuria delle «cosas

escuchadas fragmentariamente»55 dalle conversazioni degli adulti, di quei genitori come Pep Marsé, Palau o Luis Lage i cui dialoghi servono da spunto narrativo.

Riguardo alla trasposizione letteraria delle aventis giova ricordare che si tratta, in origine, di un racconto che fa dell’oralità, della collettività e della condivisione tre capisaldi costitutivi; a tal proposito ritengo esemplificativa l’immagine fornita da Joaquín Marco, che commenta:

Existía un niño narrador, capaz de imprimirle [a la aventi] no sólo chorros de perversa imaginación sino expresividad e interés. El pequeño grupo sentado en corro intervenía atentamente y, a menudo, corrigiendo la historia, era un relato coral, colectivo, como lo formula Marsé. Así entendemos Si te dicen que caí, como una compleja aventi. Las narraciones se inspiraban en alguna película o en algún héroe de cómic, aunque podían ser tergiversadas y no tener nada que ver con ningún tipo de historia previa; era, por decirlo de algún modo, un relato libre no exento de su peculiar retórica. Lo que importa, sin embargo, es su carácter oral y también su significado de clase56.

Le aventis, quindi, possono essere recepite come voce collettiva, come memoria di tutto il barrio che si oppone alla falsificazione della verità attuata colpevolmente da un Regime che mira soltanto a farsi buona propaganda attraverso un filtro censorio molto spesso, come abbiamo visto rivelarsi proprio relativamente a Si te dicen que caí; ecco allora che queste narrazioni assumono l’aspetto di una revisione dei fatti in direzione di una riappropriazione del passato saccheggiato, proponendosi come una versione alternativa a quella ufficiale, ritenuta priva di valore testimoniale.

Marsé se ne serve come strumento di sutura cruciale per connettere ed unificare un romanzo ricco di molti personaggi, raccontato secondo molteplici e mutevoli punti di vista e nel quale si avvicendano almeno tre differenti riferimenti temporali, conferendogli lo status di fil rouge all’interno di una struttura

55 KIM, Kwang-Hee (2006), El cine y la novelística de Juan Marsé, Biblioteca Nueva, Madrid,

p.93.

56 MARCO, Joaquín (2008), Lo imaginario en Juan Marsé, in RODRÍGUEZ FISCHER, Ana,

paragonabile ad un vero e proprio rompicapo o, meglio ancora, ad un puzzle nel quale, come abbiamo già visto in riferimento alla presunta influenza dell’Ulysses di Joyce, tutto deve pian piano collocarsi al proprio posto affinché il mosaico sia percepibile nella sua interezza. Se alle aventis volessimo attribuire il primo e più semplicemente riduttivo significato di storie nella storia, infatti, dovremmo ben presto renderci conto che, non esistendo in Si te dicen que caí un classico plot lineare, sono esse stesse che danno senso alla narrazione, svolgendo così un ruolo chiave. Tuttavia, per quanto possa apparire improbabile non aver già predisposto fisicamente un dettagliato piano strutturale a priori, Marsé confessa di essersi ricordato delle aventis solo in una fase già abbastanza inoltrata della redazione del testo, decidendo di utilizzare questa forma narrativa di ascendenza popolare solo dal momento in cui si accorse di non aver ancora risolto nel miglior modo possibile uno dei problemi-cardine di qualunque romanzo, quello del tono57:

Entonces recordé ese juego de la infancia, contar aventis, y tuve resuelta la novela. Las aventis se correspondían perfectamente con lo que quería hacer. La naturaleza imaginativa y a la vez oral de la aventi, que se aviene a la condición misma de la novela, me servía como una pequeña célula que me facilitaba todo lo demás. Pero todo eso lo descubrí después; no lo tenía claro al comenzar la novela58.

Le aventis, quindi, hanno l’arduo compito, in Si te dicen que caí, di sfumare le tinte violente delle micronarrazioni che esse stesse offrono al lettore, cercando di mitigarne in quest’ultimo gli effetti destabilizzanti. Si tratta, pertanto, di una tecnica di distanziamento tale per cui il recettore del messaggio dell’opera raggiunge una presa di coscienza effettiva ed oggettiva della realtà degli anni Quaranta senza esserne troppo pericolosamente coinvolto a livello emotivo ma, al tempo stesso, non perdendone la dignità tragica; se così non fosse lo scrittore rischierebbe da un lato di creare fanatici sostenitori della rivoluzione sociale, forse neppure pienamente consapevoli, dall’altro di attirare soltanto un range di pubblico ristretto, che possieda necessarie conoscenze storiche e non sia

57 SINNIGEN, Jack H. (1982), Narrativa e ideología, Nuestra Cultura, Madrid, p.112. 58 Ibidem.

immediatamente colpito, in negativo, da una certa volontà di revisionismo insita nel romanzo. Per far accomodare dunque il lettore ad una distanza ottimale, in modo che percepisca autonomamente la portata della gravità della situazione di quegli anni, l’autore si serve brillantemente di uno strumento tecnico innovativo le cui peculiarità espressive si muovono proprio nella direzione dell’ambiguità, giacché, solo per essere vera a metà, la aventi offre un margine variabile di credibilità, mai troppo alto né troppo basso.

D’altronde la volontà di incrementare, cammin facendo, la sensazione di confusione ed equivocità, anche attraverso i continui salti spaziotemporali e le multiple versioni che, di uno stesso fatto, è possibile rintracciare ininterrottamente nel testo, è chiara sin dall’inizio o, meglio ancora, dal prologo che Marsé scrisse nel 1977 ritenendo opportuno aprirlo con i celebri versi di Antonio Machado59: per comprendere a fondo gli scenari della posguerra in Spagna è imprescindibile conferire al romanzo quella stessa instabilità vissuta da tutti durante il periodo più buio della storia recente della penisola. Sarà così meno complesso afferrare il proposito di recupero delle proprie radici che intende compiere l’autore, nell’ottica di una costante demistificazione dell’informazione parziale fornita dal Regime: «Lo que he hecho en Si te dicen que caí es sencillamente conceder crédito a ciertas formas consolidadas de la memoria popular, de la tradición oral, desautorizando la versión oficial que nos llega a través del poder»60.