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Si te dicen que caí di Juan Marse. Un'analisi

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Academic year: 2021

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Indice

Introduzione

... 3

Lo sviluppo della voce narrativa di Juan Marsé

... 10

1.1 Marsé narratore ... 10

1.1.1 Il rapporto con la famiglia ... 11

1.1.2 Il barrio e Barcellona ... 17

1.1.3 Dagli esordi al successo ... 21

1.1.4 I condizionamenti della censura ... 28

1.2 La genesi di Si te dicen que caí ... 33

1.2.1 Gli ipotesti paraletterari e culturali ... 33

1.2.2 L’agitato percorso verso la pubblicazione ... 40

1.2.3 L’autobiografismo ... 47

Elementi per uno studio narratologico e strutturale di Si te dicen que

caí

... 51

2.1 Analisi formale del testo ... 51

2.1.1 Un ampio ventaglio di attori ... 53

2.1.2 L’ambiguità come dote: il tema del doppio ... 62

2.1.3 Sarnita, l’inventore della célula narrativa delle aventis ... 75

2.1.4 Simboli ricorrenti: valore e funzione ... 80

2.1.5 Sessualità e voyeurismo: due costanti significative ... 83

2.1.6 Multitemporalità, multiprospettivismo ed altre tecniche narrative ... 88

2.1.7 A colloquio con il cinema ... 95

2.1.8 Castigliano-catalano: storia di una mancata contrapposizione ... 99

(2)

Il peso della questione sociopolitica

... 107

3.1 Un dilemma insoluto: la presunta politicizzazione di Si te dicen que caí ... 107

3.1.1 Antifranchismo e demistificazione ... 109

3.1.2 Anticlericalismo e moralità ... 114

3.1.3 Il rifiuto dell’engagement ... 116

Conclusioni

... 119

Appendice – Censimento dei personaggi di Si te dicen que caí

... 122

Bibliografia

... 131

Sitografia

... 134

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Introduzione

Fin dal momento in cui ho deciso che il protagonista di questo lavoro sarebbe stato Juan Marsé ho avuto l’impressione di avere a che fare con un autore la cui popolarità presso gli ambienti d’élite avesse da sempre dovuto scontrarsi con la naturale ritrosia che ne contraddistingue persino l’aspetto fisico e la mimica facciale, come se, per volontà della sorte, anche la fisiognomica avesse voluto contribuire a rendere la sua personalità e, di conseguenza, la sua opera, così spiccatamente aparte1. Egli stesso è solito ritrarsi poco incline alle apparizioni pubbliche o mondane e, in occasione di uno dei pochi strappi alla regola, dichiara:

Yo nunca me vi donde ustedes me ven ahora. Los que me conocen saben queme da bastante apuro hablar en público. Créanme si les digo que el otro día, enBarcelona, antes de emprender viaje, tentado estuve de entrar en casa de don AntonioMoreno, que guarda la cabeza encantada y parlante desde los tiempos en que don Quijote y Sancho visitaron la ciudad, y traerme esa testa para que hablara hoy en mi lugar. A buen seguro que habría dicho palabras más sabias y de más provecho que lasmías2.

Il volontario autoesilio dalle prime pagine dei giornali, dalle copertine delle riviste e dai salotti più frequentati dei numerosi talk-show televisivi hanno probabilmente aumentato la distanza tra il target di pubblico cui si rivolge la comunicazione di massa standardizzata odierna e l’autore stesso, che non esita ad affermare che:

no parece que nadie se pare a pensar en los contenidos de esa televisión ni en su nefasta influencia cultural y educativa. A riesgo de equivocarme, soy del parecer que

1 Il concetto proviene dalla conclusione avanzata in AMELL, Samuel (2005), Elementos

constitutivos de la narrativa de Juan Marsé, in ROMEA CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra

literaria: lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.42.

2 MARSÉ, Juan (2009), Discurso para la Ceremonia de entrega del Premio Cervantes 2008,

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más de la mitad de lo que hoy entendemos por cultura popular proviene y se nutre de lo que no merece ser visto ni oído en la televisión3.

Ciononostante Marsé si è spesso distinto, all’interno del panorama letterario contemporaneo delle lettere ispaniche4, come un autore di successo e ben venduto, particolarmente apprezzato dal pubblico lettore5.

È stata dunque questa sua posizione quantomeno singolare rispetto all’ambiente che lo circonda ad incuriosirmi ed a portarmi ad indagare maggiormente su un ulteriore aspetto sorprendente che, in tale inquadramento, lo riguarda da vicino: la scarsa attenzione rivoltagli dalla critica. Circa tale incongruenza sono stati numerosi, soprattutto in tempi recenti, gli studiosi che ne hanno rilevato la portata: Samuel Amell, ad esempio, si chiede come fosse stato possibile, ancora agli inizi degli anni Ottanta, che la letteratura secondaria riguardante Marsé si componesse soltanto di pochi e dispersi articoletti, a fronte di un assai maggiore ed ingiustificato interesse della stessa verso autori marcatamente inferiori sotto il profilo artistico6. Appena quattro anni fa, inoltre, Ana Rodríguez Fischer, al momento di accingersi a catalogare tutti i saggi redatti sino a quel momento sull’opera di Marsé per selezionarne i migliori e disporli all’interno della valida monografia che ha curato in prima persona, s’interrogava, coinvolgendo nella discussione tutti i docenti universitari di letteratura spagnola contemporanea, sulle incomprensibili motivazioni che, nel tempo, avevano generalmente spinto molti insegnanti a contribuire alla discussione critica circa l’opera marsiana in misura inversamente proporzionale alla frequenza con cui dello stesso autore avevano trattato nei loro corsi accademici, concorrendo così,

3 Ibidem, p.3.

4 Intendendo, con questo termine ed in questo luogo, riunire in un’unica prospettiva d’analisi tanto

la narrativa peninsulare come quella latinoamericana.

5 Avremo occasione di constatare che Si te dicen que caí risulterà essere il libro più venduto in

Spagna nel 1977.

6 AMELL, Samuel (2005), Elementos constitutivos de la narrativa de Juan Marsé, in ROMEA

CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria: lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.30.

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quasi contro il proprio interesse, ad alimentare l’anomala condizione di uno scrittore di grande successo ma scarsamente esaminato dagli addetti ai lavori7.

Inevitabilmente un così debole interessamento ermeneutico da parte dei critici ispanofoni non ha favorito una spirale virtuosa nel resto del mondo accademico, Italia inclusa8; giova constatare tuttavia che, almeno a partire dagli ultimi dieci anni, si è registrata una crescente propensione allo studio delle opere dell’autore catalano, anche se, come suggerisce Amell, non si è fatto ancora abbastanza per rendere il dovuto merito a Juan Marsé, giacché è sufficiente accertarsi del ristretto numero delle tesi dottorali prodotte dalle università americane per rendersi conto che, probabilmente, avrebbero potuto essere incentivate maggiormente dal corpo docente9.

Questo diffuso ed immotivato disinteresse degli ambienti ufficiali verso la produzione narrativa dell’autore catalano trova corrispondenza non solo, come detto, nel quadro generale della critica coeva per quel che riguarda l’analisi tecnica della sua opera, ma anche presso ambiti istituzionali, con particolare riferimento agli organi di governo regionali catalani, solitamente assai solerti nell’omaggiare le glorie dei propri concittadini, verso cui non sono mancati, da parte degli addetti ai lavori più prossimi a Marsé, sferzanti attacchi polemici, solo timidamente velati dalla coltre dell’ironia, come nel caso di Arturo Pérez Reverte:

Me sorprende que una ciudad como Barcelona que tiene como privilegio el tener de vecino a uno de los novelistas vivos más importantes de España [...] que parece que

7 RODRÍGUEZ FISCHER, Ana (2008), Ronda Marsé, Candaya, Canet de Mar, p.18.

8 Desidero segnalare, non senza una vena di rammarico, l’aridità quasi totale di bibliografia

secondaria specifica circa l’opera di Marsé, allo stato attuale delle ricerche, da parte di studiosi italiani.

9 AMELL, Samuel (2005), Elementos constitutivos de la narrativa de Juan Marsé, in ROMEA

CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria: lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.30. È interessante considerare come Amell individui nella quantità, scarsa in questo caso, di tesi dottorali dedicate ad un autore l’indice della popolarità di quest’ultimo presso gli ambienti universitari, secondo la relazione, ampiamente condivisibile nell’impostazione teorica, per cui un docente tenderebbe a favorire nell’allievo temi di ricerca di cui egli stesso è esperto.

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esperan que Juan muera para decir que era magnífico, imprescindible y que entonces digan, ¿cómo no han leído ustedes a Marsé?10

o più direttamente caustici; secondo Joan de Sagarra, infatti:

Cuando le dieron el premio Rulfo, yo escribí un artículo sobre ti [Marsé] en El País y dije que Aznar te había mandado un telegrama, que la señora ministra de cultura Esperanza Aguirre te mandó otro y que el Director general del libro te mandó otro, pero las autoridades catalanas jamás te han mandado nada11.

Pur prendendo necessariamente atto della situazione contingente non posso esimermi dal riconoscerla come sorprendente, considerati da una parte lo spessore artistico dell’opera di Marsé, testimoniato anche dagli innumerevoli premi letterari conferitigli nell’arco dell’ormai ultraquarantennale carriera12, e dall’altra i motivi, quantomeno quelli insinuati da certa critica maliziosa ma al tempo stesso realistica, che, secondo alcuni, ne avrebbero impedito nel tempo la fortuna presso i circoli accademici più snob e conservatori: la produzione fitta, il già citato successo editoriale, la chiarezza espositiva, tutta da dimostrare, come vedremo più avanti, della sua narrativa. A tal proposito Amell rintraccia in Amando de Miguel una considerazione perfettamente aderente anche alla situazione dello scrittore barcellonese, reo, secondo i dotti analisti dei suoi romanzi, di essere troppo prolifico, apprezzato e trasparente13.

È stato dunque in siffatte circostanze che mi sono avvicinato alla personalità letteraria ed all’opera, che non esiterei a definire rivoluzionaria, quantomeno nella portata e nella prospettiva d’analisi storica, di uno dei maggiori narratori contemporanei della scena internazionale, con la volontà di approfondirne la

10 AA.VV. (2005), Personalidad literaria y humana del autor. Arturo Pérez Reverte, Joan de

Sagarra y Javier Coma conversan con el autor. Modera Beatriz de Moura, in ROMEA CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria: lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.86.

11 Ibidem, p.90.

12 Per una trattazione più accurata di questo tema e per i dettagli contestuali dei singoli premi si

rimanda alla sezione della tesi che tratta specificamente l’argomento in questione (1.1.3).

13 AMELL, Samuel (2005), Elementos constitutivos de la narrativa de Juan Marsé, in ROMEA

CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria: lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.31.

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conoscenza e, al tempo stesso, con il modestissimo ardire di arricchirne le fila interpretative e di divulgarne, per quanto possibile, le tecniche e le rappresentazioni14. Per queste ragioni, e per ovvi motivi di spazio e di portata del lavoro, è stato inevitabilmente opportuno restringere il campo d’indagine ad uno solo dei romanzi che compongono la produzione di Marsé15, con la consapevolezza che Si te dicen que caí rappresenta, con ogni probabilità ed a detta di molti studiosi, l’opera più icastica, più riuscita, più celebre e, forse, più vicina all’intendimento puro del suo autore nella riproposizione quasi seriale dei temi collegati alla posguerra, tanto che ripetutamente egli stesso manifesta verso la sua creatura un sentimento come affettuoso, definendola «un paseo por mi infancia, por mi adolescencia y por mi barrio»16. Una ricerca accurata tra i meandri, è proprio il caso di dirlo, di quest’opera, che tuttavia non può prescindere da alcuni riferimenti pertinenti al resto della produzione marsiana, permette pertanto di rintracciare all’interno di questo bestseller, come verrà illustrato più avanti, tutte le maggiori innovazioni tecniche, i più distintivi procedimenti narrativi ed i più comuni planteamientos tematici che contraddistinguono il linguaggio espressivo di Juan Marsé.

Il lavoro si snoderà attraverso i punti cardine della parabola personale e letteraria dell’autore, con particolare attenzione all’inquadramento del contesto storico-economico e sociopolitico, che tanto avrà a che fare con la traiettoria e con la figura di Marsé, raggiungendo una sua coesione naturale solo al termine della trattazione ed alla condizione di affrontarne la comprensione tenendo sempre ben presente l’assoluta interdipendenza delle varie sezioni che lo compongono, considerata la difficoltà di isolare argomenti ed immagini che lo stesso Marsé

14 Mi riferisco, volontariamente ed in maniera esplicita, a due degli aspetti più salienti della

narrativa di Marsé che, come vedremo, si distinguerà in modo particolare da un lato per i metodi, del tutto originali, utilizzati per far percepire l’idea dell’incedere del racconto e, dall’altro, per i quadri scenici pervasi da tinte di forte sapore cinematografico.

15 La trattazione per intero dell’opera omnia, infatti, benché certamente più esaustiva e completa,

richiede uno sforzo di ricerca ben maggiore, come solo una tesi dottorale può offrire: è il caso dei risultati ottenuti da Kim, Kirsch, Pascal Casas e Sullivan.

16 KIRSCH, Jeffrey Allen (1986), Técnica novelística en la obra de Juan Marsé, University

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vuole congiunte: a tal proposito ho mantenuto la piacevole illusione di poter evocare qui, anche solo in minima parte, ciò che Ana Rodríguez Fischer compie nella sua mirabile raccolta di saggi ma che a sua volta è una mimesi del miglior procedimento tecnico marsiano:

He querido trazar en este libro un dibujo que ojalá se perciba con nitidez y claridad, pese a su naturaleza plural y polifónica, pues era mi intención que éstas páginas evocasen una de las más celebradas novelas de Marsé, Si te dicen que caí, y cuanto ella tiene de vasto ámbito de voces, de encrucijada de memorias y lecturas (a veces divergentes), de festín de interlocutores17.

L’obiettivo del primo capitolo sarà innanzitutto calare la figura dell’autore all’interno del contesto della sua formazione come narratore, attraverso i rapporti che instaurerà con i modelli familiari, con l’infanzia e la pubertà, con i precoci riferimenti paraletterari e culturali fino alle prime pubblicazioni, ai premi ed allo scontro con la censura del regime franchista; in seguito si focalizzerà l’attenzione sulla genesi dell’opera, con qualche breve pennellata sulla produzione nella sua completezza per quanto propedeutica all’analisi approfondita di Si te dicen que caí ed all’autobiografismo che la contraddistingue in larga misura.

Con il secondo capitolo ci addentreremo specificamente nel testo, alla ricerca ed alla definizione dei principali strumenti di lavoro e dei metodi di redazione utilizzati da Marsé: simbologie, simmetrie intra ed intertestuali, iconografia, ironia, tecniche narrative18, che conferiscono all’intreccio di Si te dicen que caí l’aspetto complesso unanimemente riconosciutogli. L’analisi strutturale proseguirà affrontando lo studio accurato degli innumerevoli personaggi che popolano il testo, anche in relazione ai riferimenti spazio-temporali interni ed esterni ad esso. Infine si tratterà di esaminare la dimensione stilistica e linguistica del romanzo, in particolare riguardo alla questione del catalanismo.

17 RODRÍGUEZ FISCHER, Ana (2008), Ronda Marsé, Candaya, Canet de Mar, pp.19-20. 18 Mi preme segnalare sin da ora, rispetto alla tecnica compositiva, la particolare attenzione dovuta

al contatto, frequentissimo in Marsé, tra letteratura e cinema, ed a tutta la serie di collegamenti che ne scaturisce.

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Nel terzo capitolo ci concentreremo quindi sullo studio più propriamente tematico, attinente alla presunta politicizzazione dell’opera, al conseguente rapporto con la resistenza antifranchista ed alla disputa sociopolitica, una materia decisamente delicata nella Spagna degli anni Settanta; in un senso più lato, dunque, verrà verificata l’adesione, parziale, totale o nulla, dell’intellettuale Marsé ai modelli di moralità proposti dalla società di quell’epoca ed un suo eventuale

engagement.

Sarà infine presente un’utile appendice che proporrà un censimento sistematico dei numerosi personaggi che si susseguono nel testo.

Le considerazioni finali avranno il compito di chiudere il cerchio della disamina del testo, includendo al loro interno il possibile significato ultimo della narrazione.

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Lo sviluppo della voce narrativa di Juan Marsé

In questo capitolo s’intende realizzare un’introduzione all’esame ravvicinato della nascita e dello sviluppo dei fermenti letterari in Marsé: attraverso i legami affettivi, in primo luogo quelli familiari, con particolare attenzione alla figura del padre adottivo dell’autore, si tenterà di tracciare un itinerario della sua formazione che comprenda anche gli onnipresenti riferimenti giovanili al barrio, alla città di Barcellona ed al periodo buio della posguerra degli anni Quaranta. Più avanti si considereranno gli esordi di scrittura e le prime pubblicazioni, sino al raggiungimento dei più prestigiosi premi letterari attribuitigli, con l’intento di far percepire le ragioni della devozione a temi e situazioni spesso collegati ai ricordi d’infanzia. L’autobiografismo, quindi, sarà protagonista anche del secondo paragrafo, in cui la focalizzazione si stringerà attorno all’origine del romanzo analizzato, rivolgendo la dovuta accuratezza all’individuazione di ipotesti e modelli in gran parte, e forzatamente, fuori dagli schemi, per definirne in seguito le varie vicissitudini collegate con l’osteggiata divulgazione.

1.1 Marsé narratore

Lo stretto contatto, il legame embrionale, il feeling quasi simbiotico che Marsé mantiene, e di conseguenza esprime con estrema naturalezza, con il proprio

background potrebbe apparire a prima vista come il segnale di una certa limitatezza di orizzonti, soprattutto se consideriamo il ciclico ritorno dell’autore alle tematiche a lui più care: l’infanzia durante il periodo seguente alla Guerra Civile, la repressione franchista, le gravi ristrettezze economiche, la fame, la perdita dei valori morali dettata dall’amara legge della sopravvivenza ad ogni costo. Ed in effetti qualche studioso ha avanzato delle obiezioni in questa direzione, ritenendo forse eccessivamente profonda, quasi fastidiosa, la nota di sofferenza che traspare, ad esempio, dalle pagine di Si te dicen que caí, sia pure, al tempo stesso, elogiando la maestria dell’autore:

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A mi ver, queda en entredicho la validez testimonial de este relato, más bien catálogo de anormalidades: situaciones y personajes repugnantes, negrura moral excluyente, claro maniqueísmo político. Con semejante material excrementicio Marsé escribe páginas y capítulos de, a veces, exasperada y sombría belleza e implacable perfección, deleite para algunos críticos1.

Ciononostante è perlomeno riduttivo parlare di Marsé come un autore monotematico o, peggio, monotono: analizzeremo più avanti in che modo si servirà di una serie di strumenti tecnici mixati fra loro in maniera assai originale per costruire uno stile profondamente espressivo ed identificabile; l’affezione, cui già abbiamo brevemente accennato, ai quadri ambientali della posguerra invece, va intesa e compresa anche alla luce delle vicende personali che ne hanno contraddistinto l’esistenza e, in particolare, l’infanzia.

1.1.1 Il rapporto con la famiglia

Il milieu in cui nasce e si forma Juan Marsé è quello di una tipica «working class family»2 della capitale catalana degli anni Trenta: orfano della madre, Rosa Roca, morta di parto nel darlo alla luce nel 1933, viene adottato in fasce dalla coppia Marsé, cui il padre biologico, Domingo Faneca, un tassista vedovo, senza mezzi e con un’altra figlia piccola a carico, che tuttavia continuerà a seguire la carriera del figlio da lontano e con estrema discrezione, decide di affidarlo con la speranza di garantirgli un’educazione ed un futuro migliori. Abbandonato perciò il cognome originario Faneca Roca3 per cause di forza maggiore assume il nome

1 KIRSCH, Jeffrey Allen (1986), Técnica novelística en la obra de Juan Marsé, University

Microfilms International, Ann Arbor, p.212. La citazione, tuttavia, appartiene a José María Martínez Cachero.

2 SULLIVAN, Rosalie Katheri (1982), Juan Marsé as a social critic: a structural, thematic and

stylistic analysis of six novels, University Microfilms International, Ann Arbor, p.v.

3 L’autore, all’interno della propria produzione, non farà economia nell’utilizzo, più o meno

dissimulato, del morfema Faneca: hanno questo cognome, infatti, Sarnita-Ñito in Si te dicen que

caí ed il protagonista de El amante bilingüe, a testimonianza dell’identificabilità delle proprie origini, mai rinnegate e, forse, di una certa riconoscenza nei confronti di una famiglia, quella dei genitori biologici, che lo abbandonò spinta soltanto da circostanze socioeconomiche drammatiche. È pertanto molto probabile che Marsé non nutra verso di loro alcun rancore, conscio delle estreme

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completo di Juan Marsé Carbó4, risultato dell’unione matrimoniale fra José «Pep» Marsé Palau, ex poliziotto durante la breve stagione repubblicana e Berta Carbó, prima telefonista del PSUC5, poi infermiera.

La famiglia adottiva è originaria del campo, della provincia di Tarragona, nell’hinterland barcellonese e, come molte, aveva ingrossato le fila dell’immigrazione interna dalle zone rurali alle aree urbanizzate, spinta dalla ricerca di un lavoro nella grande città, dove avrebbe potuto beneficiare anche di servizi migliori, a partire da quelli scolastici e sanitari. Amell, precisamente, ci informa che «sus padres [...] se habían instalado en la capital catalana en 1931»6. L’infanzia dell’autore trascorre così, durante gli anni bui della Guerra Civile (1936-1939), fra Barcellona, L’Arboç del Penedès e Sant Jaume dels Domenys; nonostante il trasferimento, pertanto, mantiene i contatti con la provincia e trascorre molto tempo nei piccoli villaggi d’origine dei genitori, specialmente in estate, «donde [todavía] vivían sus abuelos»7. A tal proposito è interessante osservare come una simile esperienza, seppur risalente ad un periodo assai remoto della vita dell’autore, si riverberi direttamente e senza alcun velo espressivo circostanziale in Si te dicen que caí, dove si indica chiaramente ed a più riprese che la famiglia di Sarnita, uno dei protagonisti, proviene esattamente da L’Arboç8: se un simile riferimento non deve trarre in inganno circa una troppo superficiale

difficoltà dei tempi, tanto che, addirittura, scelse lo pseudonimo di Juan Faneca per firmare il manoscritto de La muchacha de las bragas de oro che consegnò alla giuria del premio Planeta. Nella redazione di questa nota e della successiva mi sono servito dell’apporto di MARSÉ, Juan (1985), Si te dicen que caí, SHERZER, William M. (a cura di), Cátedra, Madrid, p.19 e di KIM, Kwang-Hee (2006), El cine y la novelística de Juan Marsé, Biblioteca Nueva, Madrid, pp.1-27.

4 Utilizzerà questa firma solo in un’occasione della propria carriera: per il racconto La calle del

dragón dormido.

5 Sigla del defunto partito catalano di ideologia comunista e repubblicana denominato

ufficialmente Partit Socialista Unificat de Catalunya, fondato nel 1936 e federato originariamente con il Partido Comunista de España (PCE). Lottò attivamente nella clandestinità contro la dittatura, ottenendo la piena legalizzazione soltanto nel 1977; l’anno successivo raggiunse la propria diffusione massima, contando circa quarantamila militanti. Si disciolse nel 1987, contribuendo, insieme ad altre formazioni minori, alla nascita de Iniciativa per Catalunya Verds.

6 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid, p.9. 7 MARSÉ, Juan (1985), Si te dicen que caí, SHERZER, William M. (a cura di), Cátedra, Madrid,

p.19.

8 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,

Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, pp.161, 362, 434 e 442. Il riferimento diretto nel testo è esplicitato accuratamente nelle note 68, 267, 306 e 308.

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associazione personaggio-autore fra Marsé e Sarnita-Ñito9, è tuttavia doveroso sottolineare quantomeno che fin da ora traspare la volontà di un recupero degli spazi e dei luoghi che l’autore relaziona con il vissuto personale giovanile.

La concezione che Marsé sviluppa rispetto alla Guerra è classificabile come un’interazione debole e di mutua indifferenza, giacché la giovanissima età durante la quale fu costretto a subire le conseguenze del conflitto lo protesse, paradossalmente, da traumi ben più gravi10; egli infatti, a differenza, per esempio, di Juan Goytisolo, di due anni maggiore e dunque, ancorché bambino, ben più cosciente della situazione e, di conseguenza, più esposto al rischio di un forte contraccolpo psicologico, vive il periodo bellico in un’età in cui i ricordi ancora faticano a lasciare un’impronta persistente, tra i tre ed i sei anni. Pertanto ciò che forgia in profondità il carattere e la personalità letteraria di Marsé non è tanto la Guerra Civile, quanto piuttosto il cupo e decadente decennio seguente ad essa, riflesso diretto degli incipienti squilibri sociali che l’intransigente repressione del dopoguerra contribuisce in maniera decisiva ad acuire11.

Una così apparentemente ovvia considerazione, allora, già ci fornisce una piccola chiave di lettura delle ambientazioni marsiane, ben più inclini al frustrante periodo del dopoguerra, di cui Marsé prova esperienza diretta, che agli anni del conflitto, sostanzialmente assenti dalle sue scene e rievocati solo attraverso i ricordi dei personaggi più anziani12.

La scolarizzazione di Juan Marsé, quindi, si realizza nell’atmosfera cupa del contesto degli anni Quaranta ma il periodo trascorso in classe, presso il Colegio del Divino Maestro, riveste poca importanza nell’economia della sua formazione;

9 Cui verranno dedicati lo spazio e l’approfondimento necessari nelle sezioni relative ai personaggi

(2.1.1, 2.1.2 e 2.1.3).

10 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid, p.9. 11 Ibidem.

12 È il caso, come verrà analizzato più avanti, delle frequenti dispute che scaturiscono, ad esempio,

all’interno dell’eterogeneo gruppo di partigiani che costituisce uno dei due filoni narrativi interconnessi di Si te dicen que caí: i reciproci rinfacciamenti di errori di valutazione nell’approntamento di attentati antifranchisti, di imboscate, di esecuzioni sommarie dei nemici riportano il lettore indietro nel tempo sino al periodo bellico, ma si tratta sempre e solo di evocazioni e mai di azioni coeve al tempo dello svolgimento della narrazione.

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ciò è dovuto non tanto all’autoconfessione di essere stato «un mal estudiante»13, quanto piuttosto al fatto che «a los trece años, con mi padre en la cárcel, dejé el colegio (en el que no aprendí nada) y entré de aprendiz en un taller de joyería del barrio de Gracia, donde vivía»14. Questa dichiarazione, unitamente al poco apprezzamento che lascia trasparire verso la scuola come istituzione, della quale, evidentemente, lo scrittore non conserva un ricordo positivo e dalla quale non reputa di aver ottenuto stimoli influenti, mette in risalto l’assoluta mancanza di studi superiori che ne caratterizza il retroterra culturale, giacché non riannoderà più il filo con il canale dell’istruzione formale15. Come pertinentemente è stato osservato, dunque, «[Marsé] es en el más amplio sentido de la palabra un autodidacta»16.

Dalla stessa affermazione, inoltre, è possibile trarre un ulteriore spunto biografico che dimostrerà un influsso ancora maggiore sulle scelte narrative del futuro romanziere: il rapporto con il padre e con gli ambienti e le frequentazioni che questi predilige. Pep Marsé, infatti, cui il figlio dedicherà Un día volveré17 (1982), fu più volte arrestato ed incarcerato durante la posguerra, con l’accusa di essere un militante di sinistra sovversivo e contrario al regime di Franco. Ed effettivamente partecipò attivamente alle iniziative partigiane, prima tra le fila di Esquerra Republicana18 ed in seguito, durante la guerra, abbracciando gli ideali

13 MARSÉ, Juan (1985), Si te dicen que caí, SHERZER, William M. (a cura di), Cátedra, Madrid,

p.19.

14 Ibidem.

15 Circa la formazione della sensibilità letteraria dell’autore ritorneremo dettagliatamente a parlare

nel secondo paragrafo del presente capitolo.

16 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

p.10.

17 Marsé si servirà di queste parole: «a Pep Marsé, mi padre, que me enseñó a conciliar la

concienciación con la escalivada». Quest’ultima è un piatto tipico catalano a base di verdure; è curioso osservare come l’autore conferisca a questa semplice pietanza della tradizione culinaria regionale un’importanza inusitata, tanto da dichiarare, in occasione della cerimonia di consegna del Premio Cervantes 2008, che la Caja de letras numero 1553, quella assegnatagli per realizzare il suo lascito alla comunità mondiale, come previsto per ogni premiato e che dovrà essere aperta il 21 aprile 2029, «contiene el secreto de la escalivada. [...] Ahí está el secreto de cómo hay que hacerlo».

18 Partito politico socialista pancatalanista fondato a Barcellona nel 1931, dalla forte matrice

indipendentista nonostante agli inizi la sua posizione si attestasse soprattutto verso il federalismo. Molto radicato in Catalogna, è presente in minor misura anche nelle regioni contigue quali la Comunità Valenciana, le Isole Baleari ed il Rossiglione francese e conta circa diecimila iscritti. Svolse un ruolo importante durante la breve stagione della Segunda República (1931-1939) e nel

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del PSUC19. La situazione economica della famiglia, dunque, senza un reddito stabile, precipita in occasione dell’ennesimo internamento del padre, cosicché l’appena adolescente Marsé, insieme alla madre, è costretto, fin dal 1946, a farsi assumere come apprendista gioielliere presso la bottega Munté, il laboratorio orafo che l’autore abbandonerà definitivamente solo dopo aver pubblicato il primo dei suoi romanzi20.

Una simile condizione di difficoltà, perciò, oltre a produrre, come detto, l’allontanamento drastico e definitivo dell’autore dalla scuola, finirà da un lato per avvicinare Marsé alla vita adulta quando ancora era poco più che un bambino e, dall’altro, sarà la ragione de «la importancia que para las futuras novelas de Juan tendrían la situación del padre, sus amistades y las historias que éste contaba a su hijo durante esa época»21. I racconti di cui ci parla Amell, infatti, saranno protagonisti della narrativa di Marsé: dal punto di vista formale le aventis22 provengono in parte anche dalle storie, velate da un’aura di leggendarietà, che lo scrittore, da giovanissimo, deve aver udito dalla bocca del padre, mentre sotto il profilo tematico i maquis di Si te dicen que caí sono strettamente collegati al vissuto paterno quando non eminentemente rielaborazione di figure storicamente esistite23. Per meglio comprendere, poi, l’adozione letteraria dei modelli quotidiani è utile aggiungere che, nel contesto della propensione per quanto accadeva dentro ed immediatamente intorno alla propria famiglia, «Juan Marsé siempre ha sentido un gran respeto y admiración por su padre»24.

L’impegno in prima persona contro le angherie della dittatura dipinge Pep Marsé, all’interno della narrativa del figlio, come un deciso ed indomito fautore

periodo della transizione alla democrazia seguente alla caduta del franchismo nel 1975, contro il quale non cessò mai di lottare.

19 Cfr. nota 5, p.12.

20 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

p.10.

21 Ibidem.

22 Non considero opportuno esporre qui in cosa consista una aventi, giacché le verranno dedicati lo

spazio e l’attenzione necessari in 2.1.3.

23 Gli esempi più evidenti sono Jaime Viñas, Francisco «Quico» Sabaté Llopart, Jesús Navarro

Gurrea e suo figlio Jesús Navarro Manau, tutti realmente esistiti e personaggi, ancorché marginali, dell’opera.

24 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

(16)

della libertà; tuttavia la sua posizione non è mai stata facilmente classificabile in base a certe ideologie distintive tali da farne un uomo di partito né, tantomeno, un arringatore di folle: si trattava, piuttosto, di uno spirito libero che sentiva un forte e lecito bisogno di reagire contro chi opprimeva gratuitamente lui, i suoi familiari e gli amici più cari. A mio parere, pertanto, si inquadra in quest’ottica, con una non irrilevante nota di affetto e stima, l’ormai celebre considerazione che del padre aveva lo stesso autore: «Mi padre [...] siempre fue un militante atípico, por lo libre. [...] Él no era exactamente un anarquista. Era un resistente [corsivo mio]»25. Riguardo la politica attiva è d’obbligo riportare che in essa Marsé nutre, a partire dagli anni della maturità, scarsa fiducia, deluso sia dalla propria breve militanza comunista giovanile nel PSUC che dagli ultimi sviluppi della scena nazionale ed internazionale26, tanto da lasciarsi andare ad una dichiarazione

tranchant e carica di significato circa il suo rapporto con l’attivismo: «¡No milito! Sólo milito en la literatura»27.

All’interno di Si te dicen que caí è dunque facile scovare luoghi, scene e personaggi più o meno profondamente riconducibili alla figura del padre, a testimonianza che quanto detto sinora costituisce già una piccola chiave di volta della complessa architettura strutturale e narrativa del romanzo e, più in generale, dell’intera opera di Marsé: il maquis Palau, ad esempio, rappresenta con tutta probabilità un vero e proprio alter ego di Pep «dado que el segundo apellido del padre de Marsé era Palau y que su filiación política era la de resistente»28, cosicché questo scontroso partigiano di fantasia altro non sarebbe che «un homenaje al padre del novelista»29. Se ciò non fosse sufficiente per istituire una correlazione tra personaggio e persona l’autore ha provveduto a disseminare altri

25 VÁZQUEZ MONTALBÁN, Manuel (2008), La memoria de Juan Marsé, in RODRÍGUEZ

FISCHER, Ana, Ronda Marsé, Candaya, Canet de Mar, p.139.

26 Come è facile dedurre dall’ultima parte dell’intervista concessa in SINNIGEN, Jack H. (1982),

Narrativa e ideología, Nuestra Cultura, Madrid, pp.119-120. Alle questioni politiche personali intrecciate con Si te dicen que caí è dedicato l’intero capitolo terzo, dove verranno approfondite tematiche di cui qui si tratta solo in parte e limitatamente al contatto con l’ambiente della famiglia.

27 MEDINA GALLEGO, José Miguel – MIGUEL VÉLEZ, María Jesús de (2001), Exilio,

franquismo y postmodernidad, Corona de Aragón, Zaragoza, p.22.

28 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,

Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, nota 108, p.196.

29 Ibidem. Dei singoli personaggi si cercherà di offrire uno studio quanto più possibile minuzioso

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indizi lungo il testo ed in tal senso è emblematica, in primo luogo, la narrazione della scena storica del trionfale ingresso a Barcellona, il 26 gennaio 1939, delle truppe franchiste vittoriose guidate dal generale Yagüe: Palau/Pep assiste sconcertato alla disfatta, piangendo come un bambino ma, al tempo stesso, promette al figlio «que esto no va a durar, foc nou i merda pels que quedin»30, dove, con l’espressione catalana, si indica quella sorta di motto tipicamente propria dei media indipendentisti che Marsé era solito ascoltare al padre il quale, dal canto suo, aggiungeva il finale di tono volgare31. In secondo luogo il testo offre un’ulteriore liaison, nuovamente sotto forma di massima, la cui diffusione è tale da essere utilizzata, seppur leggermente variata nella parte finale, in molti momenti del testo e persino come explicit dell’intera opera: si tratta dell’espressione «Hombres de hierro»32; la locuzione indica, con tono celebrativo, tutta la schiera dei resistenti clandestini al regime e «Marsé afirma haberle oído a su padre la expresión»33 la quale, inoltre, appare in un romance di Lucía Sánchez Saornil pubblicato con valore di elegia funebre in onore di Buenaventura Durruti, uno dei massimi esponenti dell’antifranchismo, sulla rivista Mujeres Libres.

1.1.2 Il barrio e Barcellona

Un valore altrettanto ampio, all’interno della narrativa di Marsé, è attribuibile, senza rischio di smentita, alla predilezione per gli spazi urbani a lui più familiari. Se la corretta comprensione del contatto con il padre, infatti, risulta imprescindibile al fine di osservare attentamente alcuni degli ambienti e dei personaggi di Si te dicen que caí ed i rapporti di forza interni che regolano attacchi e rappresaglie tra nacionales e maquis, non è da ritenersi credibile uno studio che tralasci l’incidenza del fattore spaziale sulle scelte compositive del narratore in esame.

30 Ibidem, p.197.

31 La traduzione letterale in italiano è: fuoco nuovo e merda per coloro che restano.

32 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,

Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, p.159.

(18)

A ben guardare, infatti, anche il lettore più distratto si renderà ben presto conto del profondo attaccamento che lega Juan Marsé, oltre che alle proprie origini, alla sua terra, assai spesso rivestita di un ruolo di primo piano nelle sue trame, tanto da lasciar presupporre ad alcuni studiosi, con brillante perspicacia, che, in particolare per Si te dicen que caí, «también es posible considerar como protagonista la ciudad misma de Barcelona»34. E di buon grado la capitale della cultura catalana svolge il ruolo di scenografia principale nella maggior parte della produzione marsiana, tanto che si può parlare di una vera e propria ossessione dell’autore nel ricorrere quasi sempre alla consueta ambientazione barcellonese sullo sfondo35; e ciò si verifica nonostante le smentite, le quali appaiono forse come una goffa tecnica di autodifesa del proprio background:

La fuente de mi inspiración no sé cuál es, además es una palabra muy desdichada. Tampoco es exactamente Barcelona como ciudad. Los primeros síntomas de la imperiosa necesidad de explicar una historia se retrotraen a unos hechos que fatalmente están vinculados a una infancia y a una adolescencia desarrolladas en Barcelona36.

Ma l’autore non si limita a dotare i propri testi di qualche vaga tinta che ricordi con poca definizione i paesaggi della propria gioventù, bensì ricrea con eccellente maestria e con vivida concretezza la situazione ambientale storica della Barcellona degli anni Quaranta; durante la lettura, quindi, si ha come l’impressione di toccare con mano la devastazione, la miseria e l’immoralità che la guerra ha amaramente consegnato ai quartieri meno nobili della città, tra i quali sembra di scorgere un vigile Marsé pronto a descrivere en plein air la dura

34 KIRSCH, Jeffrey Allen (1986), Técnica novelística en la obra de Juan Marsé, University

Microfilms International, Ann Arbor, p.177.

35 Lo stesso, come si vedrà più avanti, può dirsi delle tematiche più rappresentative, senza tuttavia

scadere in banali apriorismi circa lo scarso valore che avrebbe un’opera omnia incentrata pressoché sempre sui soliti snodi semantici.

36 MEDINA GALLEGO, José Miguel – MIGUEL VÉLEZ, María Jesús de (2001), Exilio,

franquismo y postmodernidad, Corona de Aragón, Zaragoza, p.23. Gli autori del volume citato fanno risalire a loro volta la dichiarazione all’intervista rilasciata da Marsé alla rivista Quimera, n. 41, p.53.

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infanzia dei molti che, come lui, hanno dovuto convivere e combattere contro un simile contesto sociale, del tutto ostile alla tutela dei sogni dei più disgraziati.

Nel circoscrivere alla città d’origine dell’autore l’orizzonte entro cui si sviluppa una parte ingente della sua prosa «incluso podríamos ser más específicos y limitar el espacio al comprendido por la parte alta del barrio de Gracia, el barrio de la Salud y el Guinardó»37, ossia quelli le cui stradicciole servivano da palcoscenico perfetto per le scorribande «de los chavales famélicos» tra i quali Marsé stesso si inserisce a pieno titolo38. Egli infatti ha sempre dichiarato di essere unito da un rapporto viscerale ai luoghi ed alle viuzze della propria adolescenza, riconoscendo loro uno stimolo di preponderante rilievo nella realizzazione dell’edificio narrativo che meglio lo rappresenta, il recupero spaziotemporale della posguerra in Spagna: «yo escribo sobre este mundo, sobre este país, incluso podría decir sobre determinado barrio y determinadas calles»39. La tecnica che Marsé utilizza, a livello testuale pratico, per suggerire al lettore la localizzazione spaziale è semplice e redditizia: «la topografía es sumamente importante en todas las obras del escritor [...]. Nombres de calles y plazas surgen en ellas una y otra vez: Travesera de Gracia, Lesseps, Sanllehy, Camelias, Verdi, San Salvador, Legalidad»40. Pertanto non appare inopportuno, alla luce dell’ampio successo di pubblico di cui gode l’autore e dell’apprezzamento, ancorché tardivo, della critica accademica, tracciare «un paralelo y, salvando las distancias, decir que al igual que Galdós fue el novelista del Madrid de la Restauración, Marsé en una esfera más limitada lo es de la Barcelona de la posguerra»41, riconoscendo,

37 AMELL, Samuel (2005), Elementos constitutivos de la narrativa de Juan Marsé, in ROMEA

CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria: lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.34. L’ultimo di questi tre quartieri, addirittura, sarà protagonista del titolo e della trama di Ronda del Guinardó (1984).

38 Così li definisce MAUREL, Marcos (2005), Este sol de la infancia: vertientes de la memoria en

la obra narrativa de Juan Marsé, in ROMEA CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria:

lectura, recepción y posibilidades didácticas, Horsori, Barcelona, p.52.

39 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

p.15. Estratto dell’intervista rilasciata dall’autore al curatore del saggio monografico.

40 Ibidem. 41 Ibidem, p.17.

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inoltre, che ciò che narra Marsé «también podía ocurrir en otros barrios de muchas ciudades españolas»42.

Dal punto di vista ideologico43 la scelta di trasferire sulle pagine delle proprie opere lo sfondo ambientale dei quartieri più emarginati risponde all’intento, forse sostenuto con eccessiva sicurezza da Sinnigen, che non sembra calcolare la percentuale di rischio nell’esplicitare con così indubbia certezza un rapporto causa-effetto, di «reproducir la voz de un barrio pobre [...], romper el silencio y confrontar la distorsión; la ficción de la novela [Si te dicen que caí] se enfrenta con las mentiras del régimen»44. Se ciò può considerarsi in parte vero non bisogna tuttavia perdere di vista quanto espresso dall’autore che, innanzitutto, conferisce al proprio romanzo il valore primario, come anticipato poco sopra, di testimone che riacquista il proprio passato:

Si te dicen que caí, por ejemplo, es la historia de un barrio. No tiene ninguna pretensión de dar una visión totalizadora del franquismo en los años cuarenta. Pero, claro está, la novela ofrece una idea de eso; y no sólo de la represión política, sino también del hambre, del miedo, de la miseria moral del país, de la corrupción en todos los niveles. En una novela, en una ficción, la visión es más humana, es más próxima, es más creíble. [...] En Si te dicen que caí tampoco me propuse ninguna venganza personal contra los franquistas. Lo que me proponía era sencillamente reconstruir el barrio y la infancia mía en ese barrio45 [corsivo mio].

In ultima analisi desidero riferirmi con piacere al brillante intervento di Enrique Vila-Matas circa la sterile polemica creatasi in seno agli addetti ai lavori attorno alla monotonia dell’ambientazione marsiana: evidentemente infastidito da alcune critiche gratuite che individuerebbero nella ripresentazione seriale degli stessi temi e delle stesse ambientazioni un pesante difetto di fondo, lo scrittore e saggista catalano propone di riconsiderare l’approccio alla spazialità marsiana,

42 ROMEA CASTRO, Celia (2005), El cine en la vida cotidiana de los personajes marsianos, , in

ROMEA CASTRO, Celia, Juan Marsé, su obra literaria: lectura, recepción y posibilidades

didácticas, Horsori, Barcelona, p.213.

43 La politicizzazione, o meno, dei testi di Marsé sarà l’oggetto dello studio del capitolo III. 44 SINNIGEN, Jack H. (1982), Narrativa e ideología, Nuestra Cultura, Madrid, p.84.

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dotata, al contrario di quanto sostenuto dai suoi detrattori, di un istinto all’espansione:

En mi opinión se equivocan quienes creen que el escenario de sus libros [de Marsé] es el barrio barcelonés donde pasó su infancia. Yo creo que quienes piensan esto andan tan equivocados como los que creen que Marsé siempre escribe la misma novela. Y es que en realidad el escenario de los libros de Marsé es un barrio mental muy amplio, mundial. Es un territorio de ficción [...]. Ese barrio mental mundial es más bien un cóctel muy flexible de antiguas barriadas: la de La Salut y el Carmel, las del Guinardó y Gracia, pero también las de un barrio de fría luz de Shanghai, por ejemplo. En fin, un territorio mental en costante expansión, un barrio inventado por el narrador menos intelectual – se molesta mucho si alguien le aplica este adjetivo – que hay en este mundo. Un barrio inventado y en continua expansión46 [corsivo mio].

La pluralità nascosta invocata da Vila-Matas probabilmente corrisponde abbastanza adeguatamente a ciò che Marsé stesso ha affermato precedentemente riguardo l’obiettivo della sua narrazione: dai più infimi barrios di una Barcellona lacerata da una guerra fratricida si sprigiona un messaggio che, potenzialmente, potrebbe essere applicabile ad altre infinite situazioni spaziotemporali; inoltre, come ha acutamente osservato Ana Rodríguez Fischer, questo chiarimento del significato di un punto chiave così importante «me parece muy representativo de la polaridad o el dualismo tan característico de la narrativa de Marsé»47.

1.1.3 Dagli esordi al successo

Dopo l’abbandono scolastico, ed il successivo ingresso nel campo dell’oreficeria artigianale presso la bottega Munté nel 1946, Juan Marsé viene richiamato alle armi per il servizio di leva obbligatorio all’età di ventun anni, nel

46 VILA-MATAS, Enrique (2008), Un pirata del Caribe, in RODRÍGUEZ FISCHER, Ana, Ronda

Marsé, Candaya, Canet de Mar, p.149.

47 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,

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1954, destinato all’enclave di Ceuta, in Marocco; è in questo periodo che prende avvio la sua vocazione letteraria, quando inizia a scrivere Encerrados con un solo

juguete, l’esordio narrativo. Il testo viene letto ed accettato, nel 1959, dagli editori-mecenati catalani Víctor Seix e Carlos Barral, con i quali Marsé instaurerà, oltre ad un rapporto di proficua collaborazione professionale, un profondo e duraturo legame d’amicizia, tanto da esprimere loro un ringraziamento sentito in un’occasione speciale:

Antes de conocer a estas personas [Víctor Seix y Carlos Barral, entre otras], que habrían de ser tan importantes en mi vida, yo no había tratado a nadie que tuviera que ver con la literatura, o con el mundillo literario. Prácticamente no había salido del taller de joyería de mi barrio, en el que entré como aprendiz a los trece años, y me apresuro a decir que muy contento, pues la necesidad de llevar otro jornal a casa me liberó de un fastidioso colegio en el que no me enseñaron nada, salvo cantar el Cara al sol y rezar el rosario todos los días48. Y cuando publico los primeros relatos en la revista Ínsula, y la primera novela en Seix Barral, sigo en ese taller49.

Il peso specifico di tale dichiarazione è assai elevato: non si tratta, infatti, solo di un semplice e doveroso ringraziamento a chi ha avuto il coraggio di lanciare sugli scaffali delle librerie nazionali uno scrittore giovane, sconosciuto ed interamente sprovvisto di esperienza del mondo delle lettere, denotando così un notevole fiuto per il talento letterario puro, bensì ribadisce anche, da un lato, l’avversione radicata dell’autore nei confronti dell’istituzione scolastica nel suo complesso, come avevamo già avuto modo di vedere, rea, a suo dire, di seguire pedissequamente le volgari inclinazioni del regime franchista e della collusa ed abietta Chiesa Cattolica, dall’altro la felice disposizione d’animo con la quale, pertanto, Marsé svolge il proprio lavoro manifatturiero ben oltre l’ingresso nel

48 Inno della Falange Española de las JONS, risalente al 1935 ma presentato pubblicamente il 2

febbraio 1936, il cui titolo ufficiale completo è Canto de guerra y paz de Falange Española. Il testo è opera di José Antonio Primo de Rivera e Agustín de Foxá, la musica del compositore basco Juan Tellería. Emblema dei falangisti durante la Guerra Civile, assunse il riconoscimento di inno franchista dopo il conflitto, assieme alla Marcha Real ed alla Marcha de Oriamendi.

49 MARSÉ, Juan (2009), Discurso para la Ceremonia de entrega del Premio Cervantes 2008,

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citato mundillo literario, scegliendo di vivere della propria scrittura solo quando si renderà conto concretamente delle virtù di questa.

In realtà, come egli stesso osserva durante il discorso ufficiale di consegna del

Premio Cervantes, la sua carriera letteraria «comienza [...] publicando dos cuentos en Ínsula50: Plataforma posterior (1957) y La calle del dragón dormido (1959), a los que sigue Nada para morir, que recibió el premio Sésamo [de cuentos] y fue publicado en el semanario Destino51»52. Tuttavia è doveroso segnalare che la redazione dei tre racconti è di poco posteriore all’abbozzo di Encerrados con un

solo juguete, la cui architettura inevitabilmente più elaborata richiede una maggiore cura nella revisione del canovaccio, che Marsé ultimerà al ritorno a Barcellona dal servizio militare, tanto da essere pubblicata non prima del 1960, presso Seix Barral53, poco tempo dopo la decisione dell’autore di lasciare l’occupazione di orefice. L’opera partecipa al Premio Biblioteca Breve del 1961, giungendo finalista e conquistando il maggior numero di voti, non sufficienti tuttavia per battere la concorrenza de La criba di Daniel Sueiro a causa del mancato raggiungimento del quorum; ciononostante è già possibile intravvedere i primi barlumi dello stile marsiano, sin dai bagliori incorniciati dall’ambientazione ricorrente della Catalogna del dopoguerra.

50 Rivista letteraria fondata nel 1946 da Enrique Canito e José Luis Cano; il primo, un ex

professore di francese indagato per motivi politici, la diresse sino al 1982, quando fu avvicendato da Cano per i successivi cinque anni. Nel 1987 il timone passa nelle mani di Víctor García de la Concha, filologo asturiano in seguito direttore anche della Real Academia Española dal 1998 al 2010.

51 Settimanale fondato a Burgos nel 1937 da Xavier de Salas e José María Fontana Tarrats, icona,

durante la guerra, degli intellettuali catalani rifugiatisi nella zona nacional. Schivando le difficoltà create dalla censura franchista si converte, negli anni del regime, in un organo di stampa liberale, democratico e catalanista. Svolgerà un ruolo importante anche nel periodo della transizione, fino alla chiusura definitiva nel 1980.

52 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

p.17.

53 Nota casa editrice con sede a Barcellona, fondata nel 1911 e dedita, all’inizio, alla stampa delle

arti grafiche e di testi storici e di letteratura giovanile. Nel 1955 Víctor Seix e Carlos Barral la rifondano, dandole nuovo e maggiore lustro, grazie soprattutto alla felice intuizione della collana denominata Biblioteca Breve, che successivamente darà il nome all’omonimo premio letterario concesso annualmente al miglior romanzo inedito in lingua spagnola dal 1958 al 1972 e poi nuovamente a partire dal 1999. Dal 1982 Seix Barral è controllata dal Grupo Planeta, un raggruppamento di un centinaio di aziende che opera in ambito editoriale, audiovisuale e delle comunicazioni; si tratta del settimo gruppo editoriale al mondo.

(24)

Quello stesso anno Marsé decide di trasferirsi per qualche tempo a Parigi dove risiederà per due anni, nell’ottica di ampliare le proprie ridotte conoscenze letterarie54; si dedica, intanto, all’apprendimento del francese e trova una discreta fonte di sostentamento economico sia nelle traduzioni, certamente un’attività più redditizia, dal punto di vista della prossimità all’ambiente umanistico, di quanto non lo fosse l’artigianato orafo,55 che, come segnala William Sherzer56, in qualità di garçon de laboratoire presso il Dipartimento di Biochimica Cellulare dell’Istituto Pasteur57, diretto allora dal futuro premio Nobel Jacques Monod58. Di ritorno in Spagna

entra a militar por breve tiempo en el PSUC, que abandona al madurar su formación ideológica. Desde entonces y hasta la actualidad, el novelista no tiene ninguna ideología concreta y él mismo acepta que tiene ideas políticas contradictorias, y afirma que “no hay una política de partido que me acabe de convencer en ningún sentido”59.

Esta cara de la luna (1962) rappresenta, a detta della maggior parte degli studiosi, un piccolo passo indietro nella traiettoria artistica di Marsé, pur nella consapevolezza che, anche in questo secondo romanzo, egli continua ad affilare quella che diverrà l’arma più irrispettosa della sua critica: la mordacità. Riesce quindi ad aggiudicarsi, nel 1965, il Premio Biblioteca Breve, presentando Últimas

tardes con Teresa, uno dei suoi migliori lavori, poi edito l’anno successivo da

54 Riuscirà così ad entrare in contatto, tra gli altri, con Manuel Tuñón de Lara (1915-1997), Gabriel

Ferrater (1922-1972), Carlos Barral (1928-1989), Jaime Gil de Biedma (1929-1990), Antonio Saura (1930-1998), José María Castellet (1926) e Juan Goytisolo (1931).

55 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

p.18.

56 MARSÉ, Juan (1985), Si te dicen que caí, SHERZER, William M. (a cura di), Cátedra, Madrid,

p.20.

57 Fondazione no-profit con sede a Parigi e vari dipartimenti di ricerca dislocati nel mondo,

fondata nel 1887 da Louis Pasteur ed attiva nel campo dello studio della biologia, dei microorganismi e dei vaccini.

58 Nato a Parigi nel 1910 e morto a Cannes nel 1976, Jacques Lucien Monod è stato uno dei

maggiori scienziati del secondo dopoguerra; biologo, zoologo e filosofo di fama internazionale, aderì, dal 1943 al 1945, al Partito Comunista Francese, dissociandosene in seguito, deluso dai metodi antidemocratici e dalla sudditanza all’URSS. Nel 1965 fu insignito del Premio Nobel per la Medicina.

59 AMELL, Samuel (1984), La narrativa de Juan Marsé, contador de aventis, Playor, Madrid,

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Seix Barral. L’opera segna la nascita del personaggio del Pijoaparte, una macchietta dal sapore picaresco che contraddistingue con estrema originalità tutta la produzione successiva, ed insieme a La oscura historia de la prima Montse (Seix Barral, 1970), che in una certa misura rappresenta la continuazione, quantomeno ideologica, dell’opera precedente, incarna il doppio ipotesto personale di Si te dicen que caí.

Prima di redigere quello che è ormai unanimemente riconosciuto come il capolavoro della narrativa marsiana, l’autore svolse per breve tempo anche il mestiere di agente pubblicitario e, soprattutto, collaborò assiduamente ad alcune riviste dell’epoca, quali Por favor60 e Bocaccio, della quale diviene caporedattore nel 1970. Ma è in particolare attraverso le potenti stilettate che si sprigionano dalle dissacranti colonne delle sue rubriche settimanali che riesce a sviluppare la propria personalità e ad acquisire diffusione presso il grande pubblico: Señoras y

señores, una serie di caustici ritratti delle celebrità del tempo, risalenti a due periodi distinti, e Confidencias de un chorizo, rassegna di appunti semiseri circa gli argomenti più disparati, dove include anche approfondimenti tecnici riguardo le proprie opere, saranno successivamente raccolte, selezionate e pubblicate con gli stessi titoli rispettivamente nel 1988 per Tusquets e nel 1977 per Planeta.

La portata stilistica di siffatto insieme di interventi non può essere dimenticata al momento di affrontare l’analisi tecnica di un testo quale Si te dicen que caí, che nel 1973 stravinse la prima edizione del Premio Internacional de Novela México, ideato, reclamizzato e finanziato congiuntamente dalla Asociación de Escritores

de México e dalla casa editrice messicana Novaro, che naturalmente pubblicò poco dopo il testo del vincitore61. Il premio, consistente in un contributo economico di 10.000 dollari americani, garantiva inoltre non solo la diffusione

60 Rivista umoristica barcellonese attiva tra il marzo 1974 ed il luglio 1978, diretta da Eduardo

Arce; contava su un gruppo di redattori di prim’ordine, inclusi Manuel Vázquez Montalbán, intimo amico di Marsé, ed il vignettista Jaume Perich, entrambi scomparsi prematuramente. Fu oggetto di numerose critiche, multe e sequestri a causa della propria insubordinazione durante un periodo delicato quale fu quello della transizione alla democrazia.

61 È d’obbligo segnalare che la distribuzione della prima versione del testo effettuata da Novaro

nel 1973 si limitò all’area dell’America Latina, visti i gravi problemi di diffusione che si ebbero in Spagna fin da subito a causa dello scontro frontale con la censura franchista. La questione è adeguatamente trattata ed approfondita sia nel sottoparagrafo seguente (1.1.4) che nel paragrafo successivo (1.2), dove si tratta specificamente anche della travagliata genesi del romanzo (1.2.2).

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dell’opera in ampie zone dell’America del Sud, ma anche la possibilità di stipulare contratti aggiuntivi con altre quattro case editrici, la statunitense Little Brown, l’inglese André Deutsch, la tedesca Taschenbuch Verlag e la barcellonese Salvat Educlub, nell’ottica di un prevedibile successo anche presso questi mercati internazionali62. Tutti questi fattori, comprensibilmente, attrassero Marsé al momento di leggerne casualmente il bando di concorso fra le pagine de La

Vanguardia Española63. La giuria era composta da nomi eccellenti: Mario Vargas Llosa, Ángel María de Lera, José Revueltas, Miguel Otero Silva e Miguel Ángel Asturias64.

La carriera di Marsé prosegue con il discusso La muchacha de las bragas de

oro (1978), vincitore del Premio Planeta 197865, che rappresenta un momento di discontinuità sia per lo stile prossimo a quello di un romanzo epistolare che per il punto di vista adottato, dalla parte di un falangista pentito; numerose furono inoltre le critiche piovute addosso all’autore a causa delle aspettative deluse da un titolo così apparentemente insinuante.

Un dìa volveré (1982) segna il ritorno agli ambienti ed ai temi di sempre, riannodando il filo con Si te dicen que caí ed Últimas tardes con Teresa attraverso l’utilizzo di collaudati strumenti narrativi quali la coscienza della sconfitta ed il non sopito desiderio di rivincita del protagonista, il fascino giovanile per la violenza, la deformazione della realtà o la fantasmagoria cinematografica. Come è già stato osservato66, infatti, Si te dicen que caí funzionerà da perfetto ipotesto formale sia per quest’opera che per le successive El amante bilingüe (1991),

62 MARSÉ, Juan (2010), Si te dicen que caí, RODRÍGUEZ FISCHER, Ana – JIMÉNEZ LEÓN,

Marcelino (a cura di), Cátedra, Madrid, nota 2, p.11.

63 Quotidiano di informazione generale, comunemente noto come La Vanguardia, fondato nel

1881 e con sede a Barcellona. Dal 3 maggio 2011 una nuova versione in catalano affianca la consueta in spagnolo. Di orientamento centrista - catalanista - monarchico, è attualmente il quarto giornale più venduto della penisola dopo El País, El Mundo ed ABC.

64 Quest’ultimo non fu in grado di presenziare, causa malattia, e fu così sostituito dal presidente

dell’associazione organizzatrice, il poeta messicano Andrés Henestrosa, il quale, per non influire sul risultato, decise probabilmente di non votare. A Marsé andarono tre delle quattro preferenze espresse, inclusa quella di Vargas Llosa.

65 Riconoscimento letterario patrocinato dal Grupo Planeta e concesso, a partire dal 1952 e per

volontà del suo creatore José Manuel Lara Hernández, alla migliore opera inedita scelta dall’omonima casa editrice; si tratta del secondo maggior dotato premio letterario al mondo dopo il

Premio Nobel, giacché riserva circa 600.000 euro al vincitore ed oltre 150.000 al finalista. Negli ultimi anni è stato oggetto di roventi polemiche a causa di presunte edizioni pilotate.

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Premio Ateneo de Sevilla 199067, incentrata nello specifico sul tema del dualismo, ed El embrujo de Shanghai (1993), Premio de la Crítica 199368. Sulla stessa falsariga si adagia Ronda del Guinardó (1984), insignito l’anno successivo del

Premio Ciudad de Barcelona69, emblematico sin dal titolo nella volontà di non abbandonare gli stilemi caratterizzanti dell’universo marsiano: il dolore e la disgrazia facilmente rintracciabili durante una passeggiata nel tempo attraverso quei barrios così ben conosciuti dall’autore.

Nell’ambito di una carriera che si sviluppa in larga misura attorno al romanzo realista, individuato evidentemente come il mezzo migliore, più calzante e più moderno, ancorché di antiche origini, per esprimere con la parola artistica l’esasperata e multiforme società risultante dai drammatici rovesciamenti della Guerra Civile, è interessante notare che la forma del racconto breve, altrettanto felicemente utilizzata da Marsé, raggiungerà i suoi picchi di rendimento, per ovvie ragioni relative alla pubblicazione dispersa fra le varie riviste frequentate dallo scrittore, in tempi e modi non uniformi. La raccolta più significativa è forse

Teniente Bravo (1987), dal nome di uno dei tre racconti in essa contenuti, che annovera anche El fantasma del Cine Roxy, certificando, come avremo modo di vedere, l’affetto di Marsé tanto per l’ambientazione in spazi a lui cari quali i piccoli cinema di quartiere, diffusissimi durante il franchismo, che la propensione verso un contatto artistico di mutuo scambio con la cinematografia, assai proficuo e rilevante in Si te dicen que caí70. Nel 2002, inoltre, è stata esaustivamente riunita in un unico tomo, Cuentos completos, tutta la produzione novellistica dell’autore,

67 Concorso letterario annuale, ammontante a circa 12.000 euro, istituito nel 1969 con il sostegno

di José Manuel Lara Hernández e convocato dall’Ateneo de Sevilla, istituzione ottocentesca andalusa che si occupa di promozione culturale, scientifica ed artistica.

68 L’Asociación Española de Críticos Literarios consegna annualmente otto premi letterari senza

alcuna dotazione economica, ma di assoluto prestigio, alle migliori opere in poesia e prosa redatte in una delle quattro lingue ufficiali dello stato: spagnolo, dal 1956, catalano, dal 1962, galiziano e basco, entrambe dal 1976.

69 I Premios Ciudad de Barcelona, banditi ogni anno dal Comune di Barcellona, sono

riconoscimenti concessi a singoli o gruppi distintisi, secondo le varie categorie previste (teatro, danza, musica ed innovazione tecnologica, tra le altre), nella propria disciplina artistica o scientifica; condizione necessaria per la partecipazione è l’aver intessuto un rapporto diretto con la città attraverso le proprie creazioni. Il premio letterario, suddiviso tra spagnolo e catalano, esiste dal 1950.

70 Del rapporto con il cinema, le sue tecniche e le interazioni che con esse instaura Marsé in Si te

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