Dottor Albiol – medico legale, dà alcune indicazioni a Ñito circa l’autopsia sui cadaveri di Java e della sua famiglia.
Dottor Malet – medico legale.
Paco – cameriere del bar dell’ospedale frequentato da Ñito.
I gemelli – figli maschi di Java e Pilar, morti entrambi nell’incidente automobilistico che vede coinvolti anche i loro genitori.
Parente di Pilar – si occupa delle formalità riguardanti Java e la sua famiglia, ritirando le loro valigie e prendendosi cura del funerale e del seppellimento delle salme.
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Sitografia
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Il momento del congedo risulta essere spesso tra quelli più adulatori, affettati e meno letti nelle storie della letteratura di ogni lingua, tanto che chi si vede costretto ad una simile incombenza termina molte volte la propria rincorsa all’ultimo ringraziamento, mestamente e senza mordente, nel cul-de-sac della più disarmante banalità. Mi scuso sin da ora, perciò, con chi, magari avvezzo a dibattiti letterari certamente più edificanti e formativi di questa misera paginetta, avrà la sensazione di rintracciare qui l’ennesimo epigono di quest’ignobile arte.
Ciononostante mi addentrerò brevemente nella menzione di chi ha avuto il merito, la forza, il piacere – o il dispiacere, non è dato saperlo – di supportarmi e sopportarmi in questi ultimi cinque anni, più qualche mese, in cui mi sono dedicato al tentativo di diventare una persona migliore, con maggior senso critico ed una conoscenza, si spera, un po’ più approfondita di ciò che ho scelto di studiare, avvertendo che non si tratta né di una lista né tantomeno di una rassegna o di un grazie collettivo, che aborro nella sua sciatta impersonalità.
Grazie in primis, e non poteva essere altrimenti, a chi c’è sempre stata, senza bisogno di nient’altro che non fosse un cioccolatino, un sorriso o due passi con la nostra Miss Timidezza; grazie a babbo e mamma, unici, lo ripeto a distanza di un paio d’anni abbondanti, nel loro disinteressato sostegno ad ogni mia scelta; grazie a Checco, che invito, ora che si avvicina alla maturità, a continuare a tenere i piedi per terra senza perdere mai di vista i traguardi più alti; grazie a chi ha ricevuto in regalo, immagino gradito fino alle lagrime, la prima pagina di questo duro lavoro: dopo averne ricevuti di quotidiani da voi due per un quarto di secolo scarso mi sembrava il caso di ricambiare e pazienza se la più ostinata della coppia difenderà strenuamente la propria tesi dietro ad un incrollabile “Non ce n’era bisogno”; grazie a Ricca e Dina, due persone speciali, per tutti i venerdì di ritorno da Pisa in cui ho occupato casa loro; grazie agli amici più cari, quelli veri, che non hanno bisogno di riconoscersi scritti in un nome per avere il certificato di appartenenza alla mia orgogliosamente avida cerchia; grazie, ancora, a tutti quanti, dal nostro mitico liceo e fino alle aule universitarie, hanno notato in me qualcosa di buono e
si sono adoperati perché lo coltivassi con dedizione; grazie al professor Enrico Di Pastena per la collaborazione e l’appoggio mostrati nell’affiancarmi in un percorso non del tutto ordinario; grazie alla Biblioteca Nacional di Madrid, senza la cui impeccabile organizzazione questo lavoro si sarebbe scontrato contro l’evidenza; grazie a chi è più lontano, per ora o per sempre, sia fisicamente che spiritualmente, ma non ha mai perso la mia stima ed il mio affetto.
L’ultimo, infine, più che un ringraziamento vero e proprio è un abbraccio pieno di rabbia, non un ricordo né tantomeno un inflazionato addio, a chi, senza meritarlo, è stato travolto dalla propria passione, che è un po’ anche la mia: sei un campione SuperSic!