III. Ideologia e soggetto: tra immaginario e Reale
3.1 L’alienazione (non) è una categoria ideologica
Procediamo per gradi. Anzitutto, dobbiamo escludere il concetto di alienazione dal campo dell’indagine. La popolarità del termine è dovuta in primo luogo alla critica marxista, e si può distinguere in alienazione sul lavoro (il fatto che lo status di salariato ha la caratteristica di ridurre il lavoratore ad un puro ingranaggio della produzione, senza consapevolezza della propria funzione nella macchina di valorizzazione capitalistica), e alienazione ideologico/culturale (il misconoscimento del proprio statuto di proletario, la non appercezione del proprio ruolo all’interno dei rapporti di produzione e la mistificazione della realtà attraverso la mediazione immaginaria di una vita piena di senso). Siamo ancora nell’ambito di una critica discorsiva dell’ideologia.
E’ evidente che tale visione non può essere accettata se assumiamo come punto di partenza il soggetto psicoanalitico. Quest’ultimo, infatti, non può in alcun modo dirsi non alienato, dal momento che è preso sin dal principio della sua esistenza logica nella catena significante, cioè nell’ambiguo meccanismo del linguaggio. Lacan descrive l’agganciamento del soggetto al linguaggio come un “punto di capitone”96 che trapunge e ferma lo scivolamento metonimico infinito, la serie di significanti che è il linguaggio, permettendo al soggetto di inserirvisi e di trovare il “significante maestro”. Questa operazione consente al soggetto di riconoscere se stesso e di essere riconosciuto come tale. L’esperienza di chi non riesce ad effettuare questo agganciamento è l’esperienza
impossibile, Rizzoli, Milano 2014, dando una veste anche editoriale a ciò che in precedenza era già
stato definito “trilogia”. Per mantenere le distinzioni tra i diversi romanzi si citerà, attraverso abbreviazioni, Sdn per Scuola di nudo, Udn per Un dolore normale e Tp per Troppi paradisi, seguite dal numero di pagina dell’edizione Rizzoli. La medesima formula servirà ad abbreviare i titoli degli altri testi primari sitiani: Lmm per La magnifica merce (Torino, Einaudi 2004), Ic per Il contagio (Milano, Mondadori 2008), Ado per Autopsia dell’ossessione (Milano, Mondadori 2010), rnsan per
Resistere non serve a niente (Milano, Rizzoli 2012), Es per Exit strategy (Milano, Rizzoli 2014). Per
le opere saggistiche si citerà invece senza abbreviazioni.
incomunicabile della psicosi, nella quale la confusione dei significanti non può essere arrestata e il soggetto non accede al linguaggio: a quel punto tutto può diventare segno, il mondo si perde in una confusione di significati indistinguibili. È questo il senso affidato ai deliri: sin dall’analisi di Freud, con il suo studio sulla vicenda del giudice Schreber97, il paranoico, al fine di sostituire il linguaggio intersoggettivo con un suo surrogato immaginario, costruisce una struttura di verità parallela, labirintica e incomunicante con l’ordine che percepiamo come realtà. Il suo delirio è cioè strutturalmente comprensibile, ma il fatto che sia tale «non è di nessun interesse. Ciò che invece è del tutto sorprendente è che esso sia inaccessibile, inerte, stagnante in rapporto a qualsiasi dialettica»98. Proprio questa chiusura del discorso che permette a Lacan di associare provocatoriamente il delirio paranoico al soggetto non alienato, affermando che il discorso del folle poggia non sulla realtà ma sulla certezza della verità: «il soggetto ammette […] che questi fenomeni sono di un ordine diverso dal reale […]. Ma […] ha una certezza, che ciò di cui si tratta – dall’allucinazione all'interpretazione – lo riguarda.»99 Il linguaggio di un soggetto non psicotico, al contrario, non ha questo accesso diretto ma incomunicabile alla verità, e deve costantemente fare i conti con una realtà alienante.
A tale livello s’innesta il concetto di interpellazione tratteggiato da Althusser: l’individuo è chiamato dal linguaggio ad avere un ruolo e a posizionarsi all’interno della struttura simbolica di ciò che chiamiamo mondo. Da questo punto di vista, interpellazione althusseriana e linguaggio lacaniano (cioè equivalente di ordine simbolico e grande Altro) sono due concetti che si sfiorano e condividono diverse caratteristiche: sono eterni (nel senso che hanno una funzione eterna), rappresentano un discorso altro rispetto all’individuo (il grande Altro è un’ulteriore definizione lacaniana del linguaggio) pur intrattenendo, al tempo stesso, una relazione dialettica con la soggettivazione. E’ anche tutto ciò che giustifica l’affermazione di Žižek, secondo la quale
nonostante Althusser non abbia scritto diffusamente di problemi etici, è
97 Cfr. S. Freud, Casi clinici 6. Il presidente Schreber, osservazioni psicoanalitiche su un caso di
paranoia, Bollati Boringhieri, Torino 1974
98 J. Lacan, Il seminario, libro III, cit., p. 27 99 Ivi, p. 87
chiaro che la sua intera opera incarna un atteggiamento etico radicale, che potremmo definire eroismo dell’alienazione o della miseria soggettiva (benché, o piuttosto, precisamente perché Althusser rifiuta la nozione stessa di “alienazione” come ideologica).100
Il rifiuto di accogliere l’alienazione tra le categorie di critica ideologica viene appunto dal fatto che l’alienazione è costitutiva del soggetto, è un suo requisito inaggirabile. Il campo intersoggettivo che chiamiamo socialità è infatti un luogo simbolico che richiede, in un certo qual modo, una dose fondamentale di alienazione, di autoinganno proprio perché la nozione stessa di soggetto è una rappresentazione.101 Dunque, il campo discorsivo del sapere, del linguaggio ha solo in prima istanza, e parzialmente, a che vedere con il funzionamento dell’ideologia nel suo farsi: ancora una volta, la semplice decostruzione di un sapere non è una via percorribile per la critica ideologica, poiché non è l’ideologia che produce l’alienazione. Tuttavia, se rifiutiamo l’esclusività dell’idea classica di ideologia come velo distorsivo che copre la realtà, ancora non abbiamo chiarito in che direzione occorre allora rivolgere i nostri sforzi di critica ideologica.