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L'immaginario sostanzia l'ideologia La questione del godimento

II. Collusione e ideologia

2.2 L'ideologia

2.2.5 L'immaginario sostanzia l'ideologia La questione del godimento

Cominciamo da un paradosso: siamo soliti concepire l'immaginario come una costruzione fantas(ma)tica che ha la funzione di portarci altrove nei momenti in cui la realtà ci colpisce implacabilmente con le sue necessità. Così sogno di volare in Jamaica durante un giorno uggioso in ufficio, mi figuro i dettagli con cui differenzio la mia condizione reale e attuale: la temperatura dell'acqua, la consistenza della sabbia, ecc... Afferma Barthes:

il fantasma aiuta a trascorrere qualsiasi periodo di veglia o d'insonnia; è un piccolo romanzo tascabile che si porta sempre con sé e che può essere aperto ovunque senza che nessuno ci veda niente […] resta concomitante alla coscienza della realtà (quella del luogo in cui sono); così si crea uno spazio doppio, scompaginato, scaglionato.71

Un romanzo è un luogo di finzione privato, afferma Barthes, che aiuta il soggetto a trascorre dei momenti d’impasse, certamente. Ma in esso si insinuano, proprio a causa della sovrapposizione tra fantasia e coscienza della realtà, termini che incrinano la totalità del un mondo immaginario. Nella formazione fantasmatica a tutela del principio di piacere è sempre latente un implicito principio di realtà. Essa ha dunque uno statuto ambiguo, di fuga da un certo stato di veglia con il quale tuttavia mantiene un rapporto

69 L. Althusser, Sulla psicoanalisi, cit., pp. 97-9 70 Cfr., supra, cap. I

complesso e ambivalente, sempre al limite della riemersione del principio di realtà. Che cos'è questo «spazio doppio, scompaginato, scaglionato»? Proviamo a pensarlo.

Abbiamo visto la metafora dell'inconscio come “motore” che funziona a ideologia, ossia che necessita di questa struttura immaginaria per funzionare. Siamo al grado più profondo dei meccanismi di introiezione ideologica, quello che mancava nei dispositivi foucaultiani e cui si è accennato con Althusser: l'ideologico è sostanziato dall'immaginario, la cui funzione è contornare, delimitare la realtà, ossia tracciare lo spazio simbolico della legge. Vale a dire che dall'indagine sull'immaginario si possono trarre a-contrario conclusioni sulla realtà: se la fantasia ha a che fare con una fuga dalla realtà, allora lascerà intravedere i confini della realtà, le leggi che determinano la realtà. Nell'esempio corrivo portato più sopra il tratto ideologico è non tanto (non solo) nella banalità stereotipale e tipicamente occidentale della vita idealizzata in un mondo esotico, nel suo sfacciato orientalismo di seconda mano, quanto piuttosto nel fatto che la fantasia aiuta a sopportare, più che a fuggire, la noiosa giornata di lavoro, cioè ad accettare la mia quotidianità. Il dato angosciante che emerge durante il tempo del lavoro, il suo sintomo, è cioè occluso dalla fantasia, che gioca dunque il ruolo reazionario di inibizione dei conflitti. In termini psicoanalitici, si può dire che il luogo del fantasma, cioè l'immaginario, è il luogo che definisce dialetticamente il campo della legge ribadendo, attraverso l'allucinazione, il campo della realtà. Nelle parole di Žižek:

contrariamente alla nozione comune di Immaginario inteso come un

indulgere in realizzazioni allucinatorie del desiderio proibiti dalla Legge, la narrazione fantasmatica non inscena la sospensione-trasgressione della legge, ma l'atto stesso della sua instaurazione […], l'“impossibile” scena della castrazione72.

La fantasia immaginaria, afferma Žižek, è vicina alla perversione, poiché per il perverso «l'oggetto del suo desiderio è la Legge stessa»73, e lo si intende dall'insieme delle regole formali rigide attraverso il quale egli regola l'atto sessuale. Proprio da esse, e non dal trasporto passionale e non simbolizzabile che un rapporto sessuale induce, egli trae il suo godimento. Non dalla violenza emozionale che l'atto sessuale implica, ma dal

72 S. Žižek, L'epidemia dell'immaginario, cit., p. 29 73 Ivi, p. 30

suo controllo normativo, dalla sua immissione in schemi fantasmatici precisi il perverso gode: egli vuole introdurre la legge nell’unico luogo in cui è impossibile farlo, mentre la rifiuta (fatuamente) laddove essa agisce inesorabilmente, cioè nella vita sociale quotidiana, lo vedremo bene nell’opera di Siti.

L'ideologia interiorizzata è insomma una questione di godimento, ossia del piacere che il soggetto prova nell'affermare la propria identità attraverso una fantasia che permette di dire io, di enunciare preferenze e idiosincrasie, di credersi un'essenza al di là di ciò che l'Altro (cioè l’ordine della legge e del linguaggio) riconosce al soggetto. L'immaginario ideologico vorrebbe eludere l'Altro figurandosi la situazione di un godimento autocentrato, illimitato e pieno ma si infrange inevitabilmente sul dato di fatto che ogni esperienza piacevole, anche immaginandosi la più piacevole, resta vincolata ad un conseguimento limitato e contingente, ossia è regolata dall'Altro simbolico. Con l’atto immaginario della costruzione della fantasia, egli instaura la legge, è castrato: l'oggetto “fantasmizzato”, verso il quale ci guida l'immaginario dando una forma all’oggetto piccolo a, sarà sempre preso in una dinamica di alterità poiché non potrà mai coincidere con il soggetto: foss'anche un elemento di coincidenza del soggetto, esso sarebbe sempre comunque “rappresentato” nell'ideale dell'io. «L'immaginario è lo schermo stesso che separa il desiderio dalla pulsione: […] allestisce la scena in cui la jouissance di cui siamo privi si concentra nell'Altro che ce l'ha sottratta.»74 Il godimento resta sempre nell’alterità dell’immagine.

Il soggetto castrato, per gestire il resto di pulsione non sublimata che genera la spinta alla jouissance, dà vita alla fantasia immaginaria, ossia al materiale che servirà all'ideologia per creare rappresentazioni-alibi. Così, per citare una delle manifestazioni classiche e sempre attuali dell'ideologia, i migranti sono incolpati delle più fantasiose nefandezze come alibi del fatto strutturale dell'estrazione del plusvalore (che in termini lacaniani diventa plusgodere) dal lavoro da parte del capitale. C'è quasi sempre, nelle forme ideologiche più diffuse, un aspetto rivendicativo, l'accusa di “rubare qualcosa a qualcuno”: gli “zingari” rubano non il lavoro, ma gli oggetti che il capitalismo consumista spaccia illusionisticamente come riempitivi del desiderio, cioè i simulacri dell’oggetto piccolo a, ciò che Lacan ha chiamato gadget. In tal senso lo zingaro è la

nemesi del soggetto ideologico completamente allineato: il godimento strutturalmente impossibile proposto dai gadget consumistici, proprio perché inaccessibile, è reificato in un nemico persecutorio, che, appunto, “se la gode”. La fantasia immaginaria e ideologica si fa carico di quel godimento impossibile, è quel godimento; ed è questa la ragione per la quale i soggetto gode “pulsionalmente” dell'ideologia (o, ma è una questione che non affronteremo, l'ideologia gode del soggetto). In altre parole, l’oggetto ideologico serve a concentrare su di sé le inevitabili frustrazioni cui induce la menzogna propalata dagli oggetti di consumo.75

Per il momento è sufficiente che sia chiaro l'argomento principale che esclude l'ideologia dal campo del sapere e lo instaura nel campo immaginario, che l'operazione di disinnesco ideologico non dipende (soltanto) dallo svelamento delle contraddizioni nelle rappresentazioni ideologiche.