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L’autogrill di Mario Pavesi e Angelo Bianchett

3. ARCHITETTURA E COSTRUZIONE NEGLI ANNI D’ORO DELL’AUTO STRADA: VERSO LA QUALITA’ DEL PROGETTO L’EDIFICIO RISTORO

3.2 L’autogrill di Mario Pavesi e Angelo Bianchett

Angelo Bianchetti nasce a Milano il 6 gennaio del 1911. Formatosi presso il Politecnico dove si laurea nel 1934, frequenta gli studi di Faravelli, Paludi, Pagano, svolgendovi la sua prima attività di tirocinio professionale. Viaggia per l’Europa sulle tracce delle architetture e dei personaggi del razionalismo tede- sco; in Germania lavora negli studi di Mies van der Rohe e dei fratelli Luckard. I suoi orizzonti si aprono, entra in contatto con la scuola del Bauhasus, conosce Gropius e Breuer. Tornato a Milano si associa con Cesare Pea, al quale rimarrà legato fino al dopoguerra da un connubio ricco e duraturo. In quegli anni Bianchetti affianca ai temi e all’interesse per l’architettura, la frequentazione e la passione per il mondo e i personaggi della pittura, che ben presto contami- nerà frequentemente e sorprendentemente, il linguaggio rigoroso del raziona- lismo al quale aderisce insieme a Pea. Negli anni tra le due guerre si susseguo- no le collaborazioni con pittori come Mondaini, Nivola, Buffoni. E’ su questo pla- fond culturale che Bianchetti, con Pea e con gli altri, tanti, con i quali parteci- pa alle Esposizioni e alle Fiere campionarie di quegli anni, matura una sensibili- tà personale verso l’architettura quale strumento e mezzo della rappresentazio- ne e della comunicazione di contenuti e messaggi, tanto istituzionali quanto aziendali. Un lavoro raffinato, che si snoda attraverso le tappe del laboratorio

che va consolidandosi intorno alla Triennale e alla Fiera campionaria, trovando nell’humus culturale di cui Bianchetti diventa parte e nella crescente realtà industriale che si sviluppa tra Milano e Torino, gli stimoli più originali. L’esperienza che Bianchetti matura in questo periodo diventa determinate per la vicenda degli autogrill nel dopoguerra: qui nascono tecniche, codici, linguaggi espres- sivi e costruttivi, che opportunamente filtrati attraverso la sensibilità della nascente società dei consumi del dopoguerra, riemergono nei tratti futuristici dei suoi bozzetti per la Pavesi.

Se già nel 1936 alla VI Triennale Bianchetti si distingue con Pea per “la notevo- le realizzazione pubblicitaria e grafica”3, che contraddistingue il grande salone nel quale si illustrano i principi della tecnica dell’abitazione razionale, l’anno seguente in collaborazione con Marcello Nizzoli è artefice dell’al

lestimento del Padiglione dei coloranti nazionali nell’ambito della Mostra Nazionale del Tessile a Roma (Fig. 67). Un invaso stretto, il cui fondale si conclu- de con la statua dell’Autarchia, si arricchisce nell’allestimento di Bianchetti e

Nizzoli, del plasticismo di una grande curva bianca sospesa, al di sotto della quale si snoda l’ordine minore dei pannelli con i nastri colorati, gli elementi gra- fici e fotografici. Sono i primi segnali della consapevolezza con cui Bianchetti comincia a trattare il tema dell’allestimento e della comunicazione, documen- tati qui in particolare dalla maniera in cui “l’illuminazione, a luce riflessa mediante la grande curva, è stata studiata con piena consapevolezza deco- rativa. Le luci colorate che, di notte, mutano ritmicamente il colore e il tono

Fig. 68 - Il Padiglione Raion alla Fiera di Milano, 1939. Angelo Bianchetti e Cesare Pea. (AAB) Fig. 67 - Il Padiglione dei coloranti nazionali, Mostra Nazionale del Tessile a

della sala e quindi della sua vasta fronte vetrata, giungono a dare un’aura di leggenda al padiglione e, per essere questo centrale, a tutta la mostra”4. All’interno della stessa mostra Bianchetti lavora con Pea nella sezione dei lanie- ri, intervenendo con analoga attenzione plastica e cromatica nell’allestimento. La Fiera campionaria di Milano è l’altro laboratorio prediletto da Bianchetti in questi anni. Qui con Pea prosegue la sua ricerca sul valore plastico dei grandi elementi, come suggeriscono la spirale bianca del padiglione Raion del 1939 (Fig. 68) e il fondale curvo dell’Isotta Fraschini del 1938, in cui intorno a questi elementi primari si muovono i segni giocosi e raffinati della comunicazione gra- fica. Negli stessi anni, tra il 1939 e il 1940, sempre a Milano, realizza con Pea due padiglioni per la Chatillon, che si riveleranno premonitori delle prime architettu- re autostradali5. L’architetto milanese matura una sua esperienza sugli aspetti metodologici legati a questo particolare tipo di realizzazioni, confrontandosi con gli aspetti realizzativi che impongono economia di tempi e semplicità di costruzione, tutte questioni che torneranno centrali nella serie degli edifici Pavesi. Le realizzazioni di Bianchetti per la Fiera di Milano sono quasi tutte ese- guite dall’Impresa Teatrale Ponti, che diventa in Italia una delle più note e spe- cializzate nel settore degli allestimenti fieristici6.

Nel 1947 inizia la collaborazione di Bianchetti con l’Ente Fiera, per il quale insie- me a Pea, cura il progetto per il Palazzo delle Nazioni, l’ingresso di piazza Giulio Cesare, il primo padiglione delle materie plastiche, i padiglioni della Philips, della Terni, della Snia Viscosa. Sono gli anni in cui la Fiera torna nuovamente al centro dell’attività milanese, con il progetto di ricostruzione del quartiere distrut- to.

Nel 1951, dopo il restauro di Palazzo Grassi a Venezia, si chiude la collaborazio- ne con Cesare Pea e ha inizio il lungo sodalizio con Mario Pavesi.

Mario Pavesi nasce ai primi del ‘900; la sua lunga marcia verso la leadership del- l’industria dolciaria italiana comincia con una piccola panetteria, che nel 1937 si trasforma in uno stabilimento. Nel 1940 nasce il biscottificio Mario Pavesi, quat- tro anni dopo il primo manifesto di una lunga stagione di campagne pubblici- tarie.

Il connubio con Bianchetti passa attraverso la condivisione di un programma che trova i suoi esiti dapprima negli studi e negli allestimenti pubblicitari dell’im- mediato dopoguerra, per approdare, nel 1947, al primo chiosco per la vendita

dei biscotti Pavesini ed evolvere poi, attraverso la crescita dei consumi e la nascita della rete autostradale, verso la stagione breve, ma inten- sa, degli autogrill.

Mario Pavesi, primo fra gli imprenditori del tempo, intuisce le smisurate potenzialità del mercato autostradale che, al di là dei timidi esordi dell’assistenza organizzata, finirà per costituire uno dei passaggi obbligati per la tra- sformazione della società italiana di quegli anni. I punti programmatici di Mario Pavesi diventano la comunicazione e la pubblicità dei suoi prodotti, la costruzione di un’immagine aziendale che dal primo chiosco si sarebbe strutturata attraverso l’omogeneità e il controllo degli standard dei prodotti, della ristorazione, del personale e delle architetture dei suoi autogrill. Angelo Bianchetti ne è l’interprete sapiente, che disegna puntual- mente, lungo le nascenti autostrade del dopoguerra, la sua visione di ristorazio- ne organizzata, approntando gli elementi architettonici e pubblicitari per tra- durre, nel volgere di un decennio, il marchio Pavesi nell’immaginario collettivo “dell’Italia dei Pavesini”7.

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