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La sfida della costruzione

Nel documento Le aree di servizio autostradali in Italia (pagine 103-106)

3. ARCHITETTURA E COSTRUZIONE NEGLI ANNI D’ORO DELL’AUTO STRADA: VERSO LA QUALITA’ DEL PROGETTO L’EDIFICIO RISTORO

3.6 La sfida della costruzione

Se sono stati studiati e considerati i caratteri e gli effetti della fenomenologia degli autogrill nell’Italia del dopoguerra, meno indagati appaiono finora gli aspetti costruttivi della serie di edifici. Il linguaggio eminentemente tecnologico delle costruzioni metalliche, delle facciate continue, dei piloni strallati delle insegne, degli sbalzi e dei volumi plastici modellati dal calcestruzzo, sono parte determinante e significante la modernità di queste architetture, almeno di quelle più riuscite, da Fiorenzuola, a Cantagallo, a Novara, a Limena, a Montepulciano.

La sfida che i manufatti a ponte offrono è racchiusa nell’enfatizzazione di uno dei temi progettuali e costruttivi più antichi ed entusiasmanti, quello della copertura di una luce, sempre maggiore, con strumenti e forme altrettanto leg- geri e affascinanti. Le risposte che la serie dei ponti autogrill danno alla questio- ne sono diverse, ma tutte accomunate dalla stessa ricerca della valorizzazione dei temi progettuali più eminentemente moderni che le tecniche nuove con- sentivano all’epoca: la pianta libera, la facciata continua e trasparente, l’esili- tà delle strutture metalliche, il plasticismo espressionista del calcestruzzo. In que- sta tensione, guadagnata e difesa nel laboratroio della rete autostradale, elet- to a partecipare della sperimentazione strutturale e ingegneristica italiana di quegli anni, si riassume uno dei tratti più interessanti di un corpus di opere che, seppure distanti dai grandi eventi della storia dell’architettura nazionale, docu- mentano proprio nel territorio della produzione edilizia utilitaristica l’aspirazione possibile verso l’architettura di qualità. Tale ambizione è affidata alla capacità di queste opere di incidere il repertorio dei luoghi e dei modi di abitare il territo- rio dell’autostrada, mediante un processo di morfogenesi originale, sostenuto dagli strumenti e dalle tecniche appropriati.

La sfida della costruzione di questi “transatlantici”31 ormeggiati a cavallo del- l’autostrada, fu raccolta e governata da progettisti e costruttori secondo modi differenti, ai quali è possibile ricondurre i diversi ruoli della tecnica e i contenuti espressivi dell’architettura correlata. E’ il caso della costruzione raffinata e dissi- mulata dei primi ponti a impalcati metallici di Fiorenzuola e Cantagallo, in cui la scelta della scomposizione dell’edificio in parti, poi ricomposte in officina e in cantiere, non cede all’esibizione del meccanismo e dell’articolazione, come il linguaggio tradizionalmente associato alla costruzione metallica avrebbe sug-

gerito, ma è ricondotta a una dissimulazione raffinata del meccanismo, celato da pannelli e controsoffittature, secondo una sensibilità più vicina e affine all’uso che fanno della costruzione metallica i maestri del Moderno. Così l’at- tenzione rimane fissata sugli esiti architettonici della tecnica, ossia sui caratteri e sui parametri puramente spaziali e volumetrici dell’oggetto, sui suoi piani tra- sparenti, sui pochi, esili, elementi strutturali, come i quattro tiranti nello spazio del ristorante di Fiorenzuola, evitando che la purezza di questi oggetti, venga ad essere contaminata dai dettagli di quel meccanismo di ricomposizione delle parti abilmente celato.

Un percorso analogo seguono i due ponti in calcestruzzo di Limena e Novara. E’ infatti il valore plastico degli elementi strutturali dei piloni e della trave casso- ne di Novara, dei pilastroni e della trave forata dalle grandi finestre esagonali

di Limena, che consente di far riemergere, chiaramente definiti, i volumi piutto- sto che la logica delle parti.

Un terzo momento del rapporto tra tecnica e architettura è rappresentato dal ponte di Montepulciano (Fig. 105). Questa è l’unica esperienza in cui la rappre- sentazione e la narrazione della costruzione e dei suoi componenti, spinta fino all’enfatizzazione dei portali in acciaio cor-ten, diventa il tema caratterizzante l’architettura.

La struttura metallica di Montepulciano è in alcune parti lasciata a vista, così che i pannelli di lamiera grecata, i diagonali di controventamento, le bullona- ture e le saldature, rimangano esposte a raccontare la scomposizione e la ricomposizione delle parti, secondo il principio di narrazione della costruzione

tradizionalmente proprio della struttura metallica. Così gli impianti. Tubi e boc- chettoni, corrono all’intradosso del solaio in lamiera, variamente e fortemente colorati. E’ attraverso questa esperienza, che rappresenta l’ultima significativa in acciaio, che Bianchetti realizza il passaggio dalla sen- sibilità moderna ortodossa all’utilizzo della tec- nica e dei materiali come tecnologia da esi- bire e celebrare con accenti quasi fumettisti- ci, secondo un atteggiamento che è vicino alle avanguardie degli anni ’60 e in cui la raf- finata dissimulazione del meccanismo si ritira davanti all’avanzare della sua sovraesposizio- ne premeditata.

In tutte le declinazioni del rapporto tra tecni- ca e architettura rimane comunque costante il riferimento alla tradizione della modernità delle architetture autostradali, alle quali l’edificio ristoro si unisce nella stagione del dopoguerra. Le manifestazioni degli anni ‘30 in particolare, avevano dimostrato, in Europa più che oltreoceano, il valore espressivo che materiali e tecniche moderne assumevano nel definire e nel trasformare i lin- guaggi e le forme delle stazioni di servizio32. A questo patrimonio, più che al con- temporaneo dibattito internazionale sull’indu- strializzazione edilizia di questi manufatti, si salda la vicenda italiana di quegli anni. Il panorama costruttivo nazionale, la disponibili- tà produttiva ancora limitata e fortemente condizionata dalla vitalità del mondo artigia- nale, soprattutto nel settore della costruzione metallica, rendono inevitabile tale continuità tecnico-costruttiva, sostenuta peraltro dalla tensione culturale di personaggi come Bianchetti e Bega che riconoscono la loro matrice in quella fase storica e culturale. Questa condizione, tutta italiana, concorre, da un lato, a determi- nare in maniera definitiva, l’espressione dell’architettura autostradale di quegli anni, sottraendola, paradossalmente, ai rischi di un frettoloso e inconsapevole processo di standardizzazione, altrove già in atto; dall’altro, a realizzare Fig.105 -La struttura metallica di

Montepulciano

Fig. 106 - Le arcate del padiglione di Lainate

un’esperienza originale nel panorama internazionale che, saldandosi alle spe- rimentazioni degli anni ’30, costituisce un altro tassello della traiettoria eminen- temente architettonica, legata allo sviluppo del tema progettuale autostrada- le nel ‘900.

Nel documento Le aree di servizio autostradali in Italia (pagine 103-106)

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