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L’ICF come strumento per la progettazione didattica inclusiva

3.3 Strumenti a supporto per la progettazione didattica

3.3.1 L’ICF come strumento per la progettazione didattica inclusiva

utilizzare per realizzare il processo di integrazione dell’allievo disabile, quali l’elaborazione e la stesura della Diagnosi Funzionale, del Profilo Dinamico Funzionale e del Piano Educativo Individualizzato. L’introduzione della Classificazione dell’ICF evidenzia una nuova dinamica di sviluppo tra DF, PDF, PEI e progetto di vita (Chiappetta Cajola, 2006, 2008; Ianes & Cramerotti, 2011) in quanto estende il concetto di PEI anche successivamente al periodo scolastico della persona, riferendosi peraltro a tutti gli allievi che presentano difficoltà non solo nell’ambito dell’apprendimento e dello sviluppo delle competenze, ma in ogni campo del loro sviluppo fisico, psichico e sociale (Chiappetta Cajola, 2006, 2008, 2012). Nella scuola, infatti, è presente una rilevante varietà di alunni e ciascuno di loro ha diritto a sviluppare le proprie potenzialità, al massimo livello: dall’alunno con un apprendimento lento a quello con uno scarso rendimento scolastico o con difficoltà emozionali quali la timidezza, l’ansia, l’inibizione, la collera, all’alunno con disturbi nella sfera psichica, disturbi della personalità, difficoltà comportamentali, quali il

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comportamento genericamente aggressivo, il bullismo, l’oppositività, ecc. (Chiappetta Cajola, 2006, 2008).

Vi sono inoltre allievi con difficoltà determinate da traumi conseguenti ad incidenti o malattie croniche, oppure legate a situazioni familiari difficili, quali la povertà, la disgregazione, la deprivazione socio-culturale, ed anche la provenienza da Paesi esteri se non trova situazioni adeguate di accoglienza. Come precedentemente descritto molte di queste situazioni rappresentano soggetti con Bisogni Educativi Speciali (Ianes, 2005a, 2005b, 2007, 2013a, 2013b) che, con un trattamento pedagogico adeguato, possono superare le difficoltà che sono reversibili, partendo dalla situazione complessiva di “funzionamento” del soggetto.

All’interno di questo quadro, pur tra alcune critiche che temono la possibilità di produrre nuove etichettature e conseguenti discriminazioni (Barile, 2003; Fougeyrollas & Beauregard, 2001; Medeghini & Valtellina, 2006) l’ICF si rivela attualmente lo strumento più efficace e maggiormente condiviso per identificare i bisogni individuali speciali senza ridurli a problemi del singolo ma collegando fortemente il funzionamento e la disabilità ai fattori ambientali in una visione complessiva e interattiva con l’individuo stesso (Norwick, 2002; Wedell, 2005; ONU, 2006).

Inoltre, la Classificazione permette di progettare forme di sostegno alle diversità in un contesto collettivo ed integrato, in quanto rappresenta un modello di riferimento per la costruzione di quadri informativi affidabili e condivisi tra le famiglie dei bambini, degli adolescenti e degli adulti, questi stessi, gli insegnanti, i professionisti ed il più ampio territorio socio-educativo- assistenziale (Chiappetta Cajola, 2012; 2014a). E’ indispensabile, pertanto che l’ICF, affinché possa essere funzionale agli obiettivi dell’integrazione scolastica, interagisca con le procedure comunicative ed i processi decisionali implicati nella progettazione e stesura della documentazione prevista.

In particolare per gli allievi disabili i principi di dinamicità e di attenzione alla complessità della persona che regolano la stesura del PDF trovano una chiara

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corrispondenza con i criteri che sono alla base dell’ICF. Significativamente condivisa dai due strumenti è infatti la necessità di interpretare il “funzionamento” della persona come il risultato della continua relazione e comunicazione tra vari sistemi di informazione: genetico, immunologico, ormonale, psicologico, relazionale e sociale. Inoltre, anche nell’ambito del Gruppo di Lavoro Operativo per l’Handicap (GLHO)31

l’uso dell’ICF può contribuire a realizzare anche operativamente la descrizione dell’alunno in relazione alle difficoltà che dimostra di incontrare in settori di attività scolastici ed extrascolastici, anche rispetto al suo sviluppo potenziale a breve e medio termine, ponendo in una prospettiva curricolare gli obiettivi relativi alle aree di sviluppo (sensoriale, motorio-prassico, neuropsicologico, affettivo-relazionale, comunicazionale, dell’autonomia, etc.). Questa operazione permette di considerare l’elaborazione del PDF a completamento della Diagnosi Funzionale nella prospettiva del profilo di funzionamento, sempre che la diffusione dell’ICF per la stesura della Diagnosi Funzionale sia davvero generalizzata e possa quindi contenere in se anche gli elementi al momento previsti nel PDF (Chiappetta Cajola, 2008).

Per gli allievi disabili le Linee Guida del 2009 sono state redatte nella prospettiva del modello della Classificazione dell’ICF; successivamente nel 2010 è stato definito dal MIUR il Progetto ICF: Dal modello ICF dell’OMS

alla progettazione per l’inclusione, con la finalità specifica di individuare le

modalità di applicazione della cultura del modello ICF nella scuola e delineare anche specifiche linee guida; inoltre nel 2012 è stato definito un protocollo d’intesa tra il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e il Ministero della Salute per la Tutela del diritto alla salute e del diritto allo

studio degli alunni e degli studenti con disabilità (luglio 2012) che ha indicato

nell’art.3 la “…progressiva applicazione del modello “International

31 Il Gruppo di Lavoro Operativo per l’Handicap (GLHO) è composto dal Consiglio di Classe

(insegnanti curricolari e di sostegno), operatori ASL che seguono il percorso riabilitativo dell'alunno con disabilità, genitori dell'alunno ed eventuale esperto delle Associazioni. Tale gruppo ha il compito di predisporre il PDF e il PEI o PEP e di verificarne l'attuazione e l'efficacia nell'intervento scolastico (art. 12 L. 104/92, commi 5 e 6; D.P.R. 24 febbraio 1994).

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Classification of Functioning” (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

(OMS), opportunamente adeguato alla realtà italiana ed alle peculiarità del modello italiano di inclusione scolastica…”.

Infine è evidente l’apporto dell’ICF anche nella stesura del Piano Didattico Personalizzato, strumento previsto per gli allievi con DSA dalle Linee guida per

il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con DSA (D.M. n.5.669 del

2011) e per gli allievi con BES (MIUR, 2012, p. 3), in quanto come in precedenza anticipato, in particolare, per gli allievi con DSA, come per tutti i BES, è stato indicato esplicitamente dal MIUR nel 2012 (D.M. 27.12.2012) e nella successiva Circolare Ministeriale del 6 marzo 2013 la possibilità di utilizzare nella stesura di tale documento la classificazione ICF come strumento di intervento per una progettazione didattica nella prospettiva inclusiva.