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L’Imballaggio edibile: il caso della “bolla d’acqua” Ohoo

3. SVILUPPI TECNOLOGICI E SCENARI FUTURI(STICI)

3.3 L’Imballaggio edibile: il caso della “bolla d’acqua” Ohoo

Come sottolineato più volte nel corso del mio lavoro, uno dei trend che si sta maggiormente imponendo nel comparto del food packaging è quello di un impatto sempre più ecologicamente sostenibile. L’endiadi tra imballaggio e green economy è fortunatamente sempre più imperante: ormai, infatti, è largamente condivisa nelle aziende del settore degli imballaggi per alimenti, che si muovono nel green marketing, l’adozione di tecnologie e processi innovativi in modo da ridurre l’impatto ambientale. Inoltre, le stesse stanno esplorando la possibilità di riciclaggio dei prodotti già utilizzati in modo tale che questi possano essere re-impiegati per offrire benefici simili oppure anche per altri scopi. Infine, vi è sempre una maggiore attenzione nell’adoperare materie prime eco-compatibili nel procedimento produttivo582. Pertanto, i materiali plastici e derivati sembrano (almeno

parzialmente) dover lasciare il posto a composti biodegradabili e naturali, addirittura potenzialmente edibili. Proprio su quest’ultimo fattore, mi vorrei concentrare: molte aziende stanno investendo nello sviluppo di nuove tipologie di confezionamento che possano essere ingerite, formando un tutt’uno con il cibo stesso. Si tratta perlopiù di materiale biodegradabile che può essere consumato assieme all’alimento che contiene, consentendo in tal modo di ridurre drasticamente l’utilizzo di materiali inquinanti. Sicuramente, stiamo ancora parlando di una realtà in fase embrionale che, però, potrebbe ritagliarsi già nei prossimi anni un ruolo di tutto rispetto583. Il c.d. edible packaging può essere

applicato al cibo sotto forma di pellicole o rivestimenti. Nel dettaglio, la struttura di questo nuovo ordine di packaging è composta da biopolimeri, estratti principalmente da piante e animali, ad esempio polisaccaridi come l’amido e proteine come la caseina, le proteine del siero o quelle della soia584. Pertanto, sinteticamente, il packaging alimentare edibile può

essere definito come un sottile strato biodegradabile che viene ingerito dal consumatore ed allo stesso tempo fornisce una barriera contro le contaminazioni microbiche provenienti dall’esterno e le perdite di umidità585.

A ben vedere, però, l’utilizzo degli imballaggi edibili non è un concetto innovativo che appartiene alla modernità. Esso, infatti, ha origini antichissime: solo per citare un caso emblematico, in Cina, durante il XII-XIII secolo d.C., erano adoperati comunemente nella prassi i fogli di amido di riso e le bucce di arance e limoni lavorate finemente con la cera al fine di prevenire l’essicazione degli alimenti. Inoltre, rivestimenti lipidici adottati come soluzione di “imballo” sono stati documentati per la prima volta nel XVI secolo586.

582 M. Boccacci Mariani, Imballaggio alimentare e green economy, Presentazione del secondo congresso

scientifico nazionale food contact expert, Desenzano del Garda 26-28 giugno 2013. Disponibile su http://www.foodcontactexpert.org/wp-content/uploads/2013/06/MBM.pdf. Accesso il 9 gennaio 2018. Inoltre, sull’argomento amplius S. Dhir, B. Sharma, Packaging: Changing with the Change, International journal of Research in Management, vol. 4, Issue 2, luglio 2012.

583 A. Cavazza, Nuove frontiere del packaging: packaging attivo, edibile e “bio”, Associazione per la sicurezza

nutrizionale in cucina, 1 aprile 2017. Disponibile su

http://www.sicurezzanutrizionale.org/2017/04/01/packaging-attivo/. Accesso il 9 gennaio 2017.

584 L. Piergiovanni, S. Limbo, Op. cit., pp. 384-385.

585 Y. H. Huy, Handbook of food products manufacturing, health, meat, milk, poultry, seafood, and vegetables, Wiley-

Interscience, I ed., USA, 2007, pp. 799-810.

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Un esempio di notevole risonanza in tale frangente, che ha fatto recentemente molto discutere anche i mass media non solo specifici del settore, è la bolla d’acqua Ohoo. Il prodotto in questione è a dir poco rivoluzionario: si tratta in sostanza di una membrana commestibile a base di alghe che ricopre un piccolo quantitativo d’acqua (che può essere di diverse misure), formando così una bolla interamente edibile587. Il futuristico prodotto, progettato da tre ingegneri spagnoli, ha l’ambizioso obiettivo di ridurre notevolmente l’impiego delle bottiglie di plastica per il contenimento dell’acqua. Queste sono infatti tra le maggiori cause di inquinamento dell’ambiente e soprattutto degli oceani: il tempo medio di decomposizione di una singola bottiglia è all’incirca 700 anni (addirittura, stando alcuni dati di ricerca588 si ritiene che entro il 2050, in termini di peso, la plastica nei mari sarà superiore ai pesci)589. A differenza della plastica, la bolla Ohoo, essendo naturale, è - se non consumata

- interamente biodegradabile in 4/6 settimane come un qualsiasi pezzo di frutta. I creatori hanno affermato che il loro fine non è quello di aggiungere un'altra marca di acqua ad un mercato già sovraffollato; la tecnologia Ohoo sta puntando più in alto e cerca di offrire una nuova forma ed idea di packaging. Per il mercato al dettaglio, l’obiettivo concreto è quello di sostituire le bottigliette da mezzo litro con bolle d’acqua protette da un ulteriore strato esterno (sempre dello stesso materiale) più spesso che si possa rimuovere, rendendo il prodotto più resistente e igienico590.

Gli aspetti legislativi in tale ambito sono estremamente affascinanti: anzitutto, gli imballaggi edibili non sono oggetto di disposizioni normative ad hoc, dal momento che sono un’innovazione che ancora stenta a prendere piede nel largo consumo. Questi sicuramente devono presentare la conformità alla disciplina generale del regolamento (CE) n. 1935/2004, in particolar modo come tutti i materiali destinati al contatto con il cibo devono soddisfare i requisiti di sicurezza contenuti dalla normativa vigente591. L’aspetto

fondamentale è che tutte le sostanze utilizzate siano elencate nella lista di quelle autorizzate che possono entrare in contatto con gli alimenti592. Inoltre, gli edible films (come tutti i polimeri biodegradabili) presentano notevoli difficoltà nella valutazione dell’idoneità poiché i test di migrazione - a cui devono essere obbligatoriamente sottoposti - potrebbero dare risultati sovrastimabili o difficilmente interpretabili. Nello specifico, infatti, molti biopolimeri sono idrofilici e reagiscono con simulanti alimentari in modo differente rispetto

587 Lo slogan del prodotto è infatti: “Ohoo! Water you can eat”.

588 Ellen McArthur Fondation, The new plastics economy, 2016. Disponibile su

https://www.ellenmacarthurfoundation.org/assets/downloads/EllenMacArthurFoundation_TheNewPl asticsEconomy_15-3-16.pdf. Accesso il 9 gennaio 2018.

589 V. Valeriano, Quei milioni di tonnellate di plastica in mare, un rischio per tutti, SkyTg24.it, 24 gennaio 2017.

Disponibile su http://tg24.sky.it/ambiente/2017/01/23/Inquinamento-plastica-sky-mare-da- salvare.html. Accesso il 9 gennaio 2017. Secondo le recenti statistiche presentante da uno studio Davos, si stima che all’incirca 8 milioni di tonnellate al giorno finiscano in mare. Per fare un paragone, è come se ogni minuto per 365 giorni all’anno un camion della spazzatura riversasse il suo contenuto in acqua.

590 J. P. Leonard, Edible water: how eating little ball of H2O could be the answer to the world’s plastic pollution, The

Indipendent, 14 aprile 2017. Disponibile su http://www.independent.co.uk/life-style/food-and- drink/edible-water-eating-ooho-skipping-rocks-lab-no-packaging-plastic-pollution-world-h20-

a7682711.html. Accesso il 9 gennaio 2018. Maggiori informazioni sulla bolla d’acqua Ohoo sono disponibili su http://www.skippingrockslab.com/ooho!.html.

591 Mi riferisco all’art. 3 del Reg. (CE) n. 1935/2004.

592 Nello specifico, nella lista in questione sono inclusi numerosi materiali di partenza dei biopolimeri

come glucosio, saccarosio, albumina, cellulosa, amido etc. Altri componenti utilizzati che non sono presenti nella lista possono essere elencati nella lista degli additivi utilizzati.

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ai derivati dal petrolio: pertanto, nella valutazione di conformità bisogna sempre tenere conto delle peculiari caratteristiche dei biopolimeri593. Tuttavia, a livello normativo sorge spontaneo un dubbio: in un caso come quello sopracitato della bolla d’acqua Ohoo, essendo quest’ultima interamente commestibile e conseguentemente non essendoci separazione fisica tra imballaggio propriamente inteso e alimento, il prodotto può essere considerato a tutti gli effetti come un alimento. Dunque, si verrebbe a creare una situazione nella quale un imballaggio alimentare primario - quello che tecnicamente è il rivestimento in esame - sia un tutt’uno con l’alimento, tanto da essere considerato come tale e sottostare alla relativa disciplina. Tuttavia, autorevole dottrina colloca questa tipologia di food packaging nella categoria degli imballaggi attivi: infatti, in molti casi le pellicole edibili sono progettate, oltre che per avere un ridottissimo impatto a livello ambientale, anche per estendere la shelf- life dei prodotti alimentari. A sostegno di questa tesi, si adduce il fatto che spesso nella struttura di queste pellicole biodegradabili che avvolgono il cibo, confezionandolo, vengono deliberatamente inclusi nutrienti addizionali, antiossidanti, antimicrobici che migliorano le caratteristiche organolettiche dell’alimento e offrono un’elevata protezione anche quando l’imballaggio è stato già aperto. Pertanto, sotto tale profilo, gli imballaggi edibili, modificando le caratteristiche e le componenti qualitative dell’alimento che contengono e, più in generale, estendo la shelf-life e migliorando anche il livello di food safety e le proprietà sensoriali del prodotto, rientrano a tutti gli effetti nell’alveo degli active packaging594.

Da ultimo, è necessario aggiungere che non sappiamo il futuro cosa riserverà a questa particolare categoria di imballaggi in quanto è assai improbabile che tali pellicole si possano completamente sostituire alla plastica nel breve-medio periodo; tuttavia, possiamo anticipare che nel futuro con l’ulteriore sviluppo di bio-polimeri degradabili si potrebbe venire a creare una situazione di identità sempre più stretta tra food packaging e prodotto alimentare stesso.