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Buona parte degli assistenti sociali, negli ultimi tempi, si è dovuta confrontare con l’introduzione delle misure di contrasto alla povertà, che hanno in qualche modo impattato sul proprio lavoro. La figura dell’assistente sociale è una figura chiave nell’impianto strutturale che si è voluto dare alle nuove misure di contrasto alla povertà, basate su due pilastri: il beneficio economico e il processo di attivazione e sostegno. Quest’ultimo processo viene strutturato e seguito dall’assistente sociale, che ha generalmente la responsabilità della valutazione e della progettazione con il nucleo familiare. Gli assistenti sociali si sono dovuti necessariamente confrontare con l’introduzione di queste misure, che da una parte hanno incrementato il loro carico di lavoro già molto oneroso, dall’altra hanno costituito una risorsa in più cui attingere e una nuova opportunità di lavoro. La ricerca ha voluto tra le altre cose indagare il modo in cui le misure sono state accolte, recepite e implementate dai singoli assistenti sociali, perché la previsione normativa astratta prende corpo attraverso il loro lavoro, ed essi possono concretamente – nella diversa interpretazione della norma data da ciascuno– far sì che una stessa misura sia applicata in modo differente, e risultare in una pluralità di esiti diversi per i beneficiari. Oltre a ciò, si è inteso indagare l’impatto delle misure – e del modo in cui sono state strutturate - sulla metodologia del lavoro professionale degli assistenti sociali, e gli eventuali effetti negativi o innovativi prodotti. Il questionario mirava a raccogliere informazioni su come gli assistenti sociali avessero implementato le misure, sulla loro percezione delle stesse e sugli effetti che le misure hanno prodotto. Esso si componeva di quattro parti:

• "Informazioni introduttive"

• "Modalità di implementazione delle misure di contrasto alla povertà" e "Contenuti dei progetti" (per comodità espositiva – a causa delle tabelle - questa parte è stata inserita alla fine del questionario, ma riportata in questa posizione nell’esposizione dei risultati che segue qui nel testo)

• "Effetti dell’introduzione delle misure di contrasto alla povertà" • "Il vissuto soggettivo degli assistenti sociali"

Nella parte relativa agli effetti delle misure di contrasto alla povertà, è stato chiesto agli assistenti sociali di descrivere per esteso uno o più casi in cui l’applicazione delle misure di contrasto alla povertà aveva permesso di raggiungere una persona che altrimenti non sarebbe stata raggiunta, era stata portatrice di un nuovo modo di lavorare, aveva ingenerato qualche effetto innovativo, oppure semplicemente di descrivere un caso particolarmente riuscito; è stato inoltre chiesto di descrivere per esteso uno o più casi in cui l’applicazione delle misure di contrasto alla povertà era stata invece particolarmente critica, in cui si erano manifestati i limiti di queste misure. Le risposte relative a queste due domande sono state incorporate nel capitolo sugli studi di caso: non sono quindi riportate in questo capitolo, che espone tutti i risultati del questionario per gli assistenti sociali a parte le due domande appena evidenziate.

Il questionario è stato inviato ad un campione di 204 assistenti sociali sul territorio regionale. Hanno risposto 92 persone, con un tasso di risposta pari al 45%. Abbiamo ritenuto questo tasso molto soddisfacente, considerato il fatto che fosse un questionario molto lungo, la cui compilazione non era obbligatoria, inviato da una fonte non gerarchica o ufficiale, e dato il carico di lavoro eccessivo che grava sugli assistenti sociali, i quali sono sempre in affanno con i tempi di lavoro.

Di seguito illustreremo i dati emersi dall’indagine facendo riferimento ai soli assistenti sociali che hanno risposto al questionario; i virgolettati nel testo – ove non diversamente indicato - si riferiscono a frasi prese dalle risposte al questionario.

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale delle risposte, abbiamo verificato l’appartenenza ai diversi distretti dei 92 assistenti sociali che hanno compilato il questionario. Essi erano distribuiti in tutte le province tranne quella di Parma, per la quale non è pervenuta alcuna risposta. Inoltre, la distribuzione delle risposte per territorio è risultata abbastanza omogenea, come si evince dalla figura seguente. Va tenuto presente che i distretti hanno estensione e popolazione differenti.

Figura 42: Ripartizione territoriale nei diversi distretti degli assistenti sociali che hanno risposto al

questionario (% delle risposte per distretto).

Gli assistenti sociali che hanno restituito una risposta appartenevano soprattutto a enti comunali o sovracomunali, per un totale del 67%. Il 15% lavorava invece per un’azienda di servizi; l’8% nel terzo settore; solo l’1% in una azienda sanitaria; un altro 1% nelle agenzie interinali e infine un 1% che abbiamo classificato come "altro". Il 7% dei rispondenti ha scelto di non indicare la propria appartenenza.

Figura 43: Ente di appartenenza degli assistenti sociali che hanno risposto al questionario (% di assistenti

sociali per ente).

40% 27% 15% 8% 7% 1% 1% 1% Unione di Comuni Comune Azienda di servizi Terzo settore Non risponde Ausl Agenzia interinale Altro

Nel grafico seguente abbiamo riportato le aree di lavoro degli assistenti sociali. Il 32% dei rispondenti apparteneva all’area adulti, il 23% all’area famiglie e minori, l’11% allo sportello sociale, il 5% al settore disabili, il 4% all’area anziani e il 2% alla salute mentale. Nel restante 23% sono ricaduti i soggetti che appartenevano a più di una delle precedenti aree o ad aree differenti – come ad esempio al servizio di accompagnamento al lavoro.

Figura 44: Area di appartenenza degli assistenti sociali che hanno risposto al questionario (% assistenti

sociali dell’area di riferimento)

Abbiamo anche indagato l’anzianità di lavoro degli assistenti sociali, per capire se l’implementazione delle misure di contrasto alla povertà fosse stata lasciata ad una fascia in particolare, ad esempio agli assistenti sociali con meno esperienza.

Figura 45: Anni di esperienza professionale (% assistenti sociali)

32% 23% 23% 11% 5% 4% 2% Adulti Famiglie e minori Altro Sportello sociale Disabili Anziani Salute mentale 0-2 anni, 14.1% 2-5 anni, 16.3% 5-10 anni, 17.4% oltre 10 anni, 52.2%

Ciò non è avvenuto, al contrario: la metà dei rispondenti aveva oltre dieci anni di esperienza professionale. Questo potrebbe indicare il fatto che le misure di contrasto alla povertà siano state integrate appieno nel lavoro corrente di tutti gli assistenti sociali. Il numero totale di nuclei beneficiari delle misure di contrasto alla povertà in carico dagli assistenti sociali che hanno risposto al questionario era di 3.610. Il numero medio di nuclei beneficiari per assistente sociale era pari a circa 40 famiglie per assistente sociale82,

con un picco massimo di 183 casi in carico ad un solo assistente sociale. Il valore mediano era di 20 casi. Di tutti questi nuclei, in media circa il 63% era già conosciuto o in carico al servizio. Al momento della compilazione del questionario, erano stati redatti i progetti personalizzati per circa il 74% dei nuclei beneficiari, un numero in linea con quanto emerso dalla rilevazione sugli ambiti distrettuali.

Figura 46: Percentuale di nuclei già conosciuti o in carico ai servizi e percentuale di nuclei che avevano

firmato il progetto personalizzato alla data di compilazione del questionario.

Se andiamo invece ad analizzare quanto le misure abbiano o meno intercettato la fascia di grave marginalità, vediamo che i nuclei di persone senza dimora sono stati circa il 5% del totale. Le persone senza dimora in Emilia Romagna sono state stimate da una ricerca Istat del 2014 in 3.953 individui (Istat 2015) su una popolazione – anno 2014 - di 4.446.354 unità, circa 9 persone ogni diecimila abitanti. Esse rappresentano la fascia di poveri maggiormente esposti al rischio di marginalità ed esclusione sociale. Un’altra fascia di destinatari su cui abbiamo ritenuto opportuno fare una riflessione è stata quella

82 Questo numero si riferisce ai soli casi beneficiari delle misure di contrasto alla povertà, non a tutti i casi

in carico al singolo assistente sociale.

63%

74%

dei nuclei con all’interno almeno un giovane fino ai 29 anni che non studia e non lavora, i cosiddetti Neet. Ci siamo infatti chiesti se la presa in carico del nucleo potesse essere uno strumento valido per intercettare per tempo questa fascia di giovani, che generalmente non arriva ai servizi se non quando la vulnerabilità esplode in disagio conclamato. In un momento di scarsità di risorse e carenza di personale i servizi sociali si trovano infatti spesso ad agire in emergenza e il campo della prevenzione – il più prezioso nell’ottica dell’investimento sociale – cede il passo alla tutela e all’urgenza.

Figura 47: Nuclei con all’interno giovani Neet e nuclei costituiti da persone senza dimora (% dei nuclei

sul totale).

Per quanto riguarda il dato quantitativo, a prescindere dalle eventuali misure messe in campo dagli assistenti sociali, vediamo che i giovani Neet erano presenti nel 12% dei nuclei beneficiari. Negli studi di caso abbiamo rilevato come le misure legate alla legge 14/2015 abbiano in alcuni casi rappresentato una proposta valida di attivazione per questi giovani.