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L'ipotesi di un'origine romano-italica del modello

1 e § 5.5] Secondo Hanson il prototipo del primo tipo dei teatri-tempio, cioè quello che prevedeva il tempio

5.2 L'ipotesi di un'origine romano-italica del modello

Come è esplicitato già nel titolo del suo volume, Hanson riteneva che la forma architettonica del teatro-tempio fosse in tutto e per tutto romana. Alla luce dei nuovi dati e degli studi emersi dopo la pubblicazione della sua trattazione, la

questione dell'origine di questa tradizione architettonica risulta essere molto più complessa di quanto Hanson abbia voluto far credere e la sua origine romana appare tutt'altro che scontata. Secondo lo studioso, il prototipo architettonico del teatro-tempio era da individuare nel Comitium del Foro Romano a pianta circolare, nel suo rifacimento di fase medio-repubblicana, topograficamente connesso con la Curia Hostilia319. Sempre secondo Hanson questo stesso modello era stato ripreso per i comitia delle colonie latine di Cosa e Paestum320.

Molti anni dopo la pubblicazione di Hanson, nel 1989 La Regina scriveva a proposito del santuario di Pietrabbondante [Fig. 21] da lui scavato e identificato con l'antica Cominium: “[..] il complesso costituito dal teatro con il tempio retrostante, allineati sullo stesso asse secondo uno schema compositivo che evolve indubbiamente dalla tipologia del comitium, quale è nota a Roma e nelle colonie latine, [..] nel II secolo trova applicazione nei santuarii, come a Gabii [Fig. 18], e in forma più complessa, a Palestrina”321

[Fig. 19]. La Regina aveva dunque riproposto la teoria di Hanson secondo la quale la connessione assiale del tempio col teatro deriva dal modello architettonico che mette in relazione la Curia col Comitium ed oltre agli esempi delle colonie latine di Cosa e Paestum, citate da Hanson, lo studioso italiano poteva annoverare alla fine degli anni '80 anche il comitium della

319 Hanson 1959, pp. 38-39 e nota 48; cfr. Coarelli 1994, p.4; Coarelli 1985 p.12 320 Hanson 1959, p.37 nota 11

colonia di Alba Fucens322. A questi tre casi si aggiunse in seguito anche il

complesso curia-comitium portato alla luce dagli scavi di Fregellae323. In tutte

queste colonie infatti sono emerse dagli scavi aree comiziali circolari incluse in perimetrazioni quadrangolari con una curia addossata esternamente al lato settentrionale. Secondo Coarelli tali aree sono direttamente confrontabili con gli ekklesiasteria di Sicilia e Magna Grecia (che però non prevedono l'esistenza di una perimetrazione quadrangolare né la presenza di un edificio annesso paragonabile alla curia) ma nello stesso tempo rivelano la loro dipendenza dal modello del rifacimento di età medio-repubblicana del Comitium con Curia di Roma citato da Hanson324.

Dunque due studiosi autorevoli come La Regina e Coarelli hanno sostanzialmente abbracciato la teoria di Hanson, corroborandola con l'aggiunta di ulteriori casi probanti. L'aspetto forse più rilevante della questione è che quello che La Regina e in seguito Coarelli hanno inteso suggerire era che la derivazione del modello architettonico del teatro-tempio dal complesso Curia-Comitum dipendesse da un'identità o quanto meno affinità di tipo funzionale delle due tipologie di complessi architettonici. Anche se il tempio B di Pietrabbondante [vedi § 5.3.2] non può essere definito curia, sacondo La Regina, poteva sempre essere adibito ad ospitare le riunioni del Senato essendo comunque un edificio inaugurato (e cioè doveva avere

322 vedi nota prec.

323 Coarelli 1996b pp. 4-6 324 vedi nota 312

natura di templum) così come doveva essere inaugurato anche il teatro (secondo quanto la sua ampia perimetrazione quadrangolare lascia supporre) che quindi poteva essere a sua volta adibito ad ospitare i comitia325. Coarelli riproponendo questa tesi di La Regina vede nel teatro di Pietrabbondante un luogo destinato, anche se non in maniera esclusiva alle assemblee comiziali dei sanniti pentri326. Come aveva sottolineato La Regina stesso, tali assemblee

dovevano avere una marcata connotazione militare oltre che politica al pari dei comitia centuriata romani. Lo studioso aveva già messo in evidenza come il tempio precedente alle fasi del tempio B fosse racchiuso in un recinto quadrato che corrispondeva esattamente all'area perimetrata dell'intero complesso teatro-tempio più recente. Le misure di questa perimetrazione, circa 55 m per lato, corrispondevano con precisione a 200 piedi sanniti, la stessa estensione della perimetrazione dell'impianto adibito all'iniziazione della legio linteata sannita descritto da Livio per la città di Aquilonia327. Dal

tempio risalente alla fine del IV sec./inizi III sec., inoltre, provengono numerose armi, soprattutto romane, verosimilmente spoglie nemiche offerte in voto in un periodo che corrisponde a quello delle guerre sannitiche; questo dato, insieme al ritrovamento di un iscrizione di dedica alla dea Vittoria di una fase più tarda, rappresenta secondo Corarelli un ulteriore conferma della vocazione militare del santuario328.

325 La Regina 1989 pp. 422 326 Coarelli 1996b, p. 7

327 Livio X 38, 2-16; La Regina 1986, p. 421; Coarelli 1996b, p.8; vedi oltre

328 Si potrebbe fare ad esempio un paragone con il tempio di Giove Capitolino a Roma, “non è certo un caso- scrive Coarelli- se nella sua ricostruzione immediatamente precedente la

Un confronto diretto con la fase antica del complesso di Pietrabbondante è dato dal contemporaneo santuario di S.Giovanni in Galdo costituito da un'area quadrata delimitata da una piccola cinta muraria che ospita al suo interno un tempio di pianta quadrangolare e di piccole dimensioni329. Sembra probabile

dunque che questa tipologia santuariale sia una caratteristica delle fasi più antiche sannitiche. Per ricostruirne la funzione Coarelli si avvalse delle due testimonianze di Livio, relative alla terza guerra sannitica, in cui, con dovizia di particolari, vengono descritti i riti di iniziazione alla legio linteata, cioè la cerimonia di apprestamento dei soldati sanniti. Come si è detto, Livio descrive un'area delimitata da una recinzione di 200 piedi per lato, probabilmente dotata di un sacello ad uso dei sacerdoti officianti, una struttura dunque paragonabile, anche per la coincidenza delle dimensioni a quella della fase più antica del tempio di Pietrabbondante330 a sua volta confrontabile

col santuario di San Giovanni in Galdo. Coarelli riprende e conferma dunque la teoria di La Regina, affermando che le strutture santuariali sannitiche che derivavano dal modello architettonico curia-comitium avevano una forte connotazione militare. Anche se questa interpretazione, appare sostanziata dalle evidenze archeologiche per le fasi più antiche dei santuari, per esempio quelle che a Pietrabbondante precedono la costruzione della cavea nell'area sacra recintata [vedi sopra], è una suggestione logica ma del tutto ipotetica, guerra sociale, il tempio principale di Pietrabbondante, ricostruito a tre celle e con tre altari, si ispirò al tempio di Giove Capitolino”, Coarelli 1996b, p.15; La Regina 1986 p.422

329 Coarelli 1996b, p.9 330 vedi nota 264

dettata esclusivamente dalla stretta continuità delle aree santuariali, che una funzione assembleare militare confrontabile a quella dei comitia centuriata romani possa essere riferita, almeno in parte, anche alle fasi successive, e cioè quelle dei veri e propri teatri-tempio. Prima di Coarelli sulla scia delle ipotesi suggerite da La Regina, Hülseman aveva attribuito una valenza esclusiva di funzione militare non solo alle strutture cultuali ma anche alla cavea dei teatri-tempio medio-italici, vista come un luogo assembleare politico e non più come “theatrum” in senso stretto e cioè come un luogo deputato alla visione di spettacoli. L'ipotesi della funzione politico-militare dei complessi teatri-tempio in territorio sannita è stata più recentemente riportata ai livelli dell'originaria ragionevolezza dalla Nielsen che ha riaffermato in modo definitivo il carattere eminentemente religioso e cultuale dei sacelli e degli edifici templari connessi alla cavea e la natura prevalente di vero e proprio teatro adibito alle rappresentazioni dei ludi scaenici di quest'ultima331. Del

resto, se è vero che non è necessaria l'attestazione di un edificio scenico per ipotizzare la funzione teatrale di una cavea [vedi § prec.] il caso del teatro- tempio di Pietrabbondante è uno di quelli che ci ha restituito le tracce evidenti di una scaena frons in opera muraria [vedi § 5.3.2].