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Le tre statue monumentali di Palazzo Borghese

65 In Vita dei Cesari, Libro V (Claudio) 21,3: Ludos dedicationis Pompeiani theatri, quod

3.1 Le tre statue monumentali di Palazzo Borghese

Le testimonianze antiquarie sul rinvenimento di alcune statue colossali femminili, o ritenute tali, nell'area del Campo Marzio riferibile a quello che doveva essere il sito del teatro di Pompeo, hanno condotto al riconoscimento in determinate collezioni romane di una serie di opere che potrebbero aver fatto parte dei cicli statuari decorativi dei monumenti pompeiani.

Nel loggiato tra il cortile e il giardino di Palazzo Borghese sono oggi visibili tre statue monumentali che hanno goduto di fama eccezionale nella storia del collezionismo dell'arte antica. La loro identificazione con tre delle 4 statue

colossali rinvenute nella metà del XVI sec. nell'orto della Chiesa di S. Salvatore in Lauro ad opera di Flaminio Vacca158, sembra ormai fuori da ogni

ragionevole dubbio per la maggior parte degli stdiosi159. “Va comunque fatta

notare- scrive la de Lachenal160- un'incertezza riguardante la precisa

provenienza dei colossi: la notizia dell'acquisto pontificio presso i canonici regolari si S. Salvatore in Lauro non è infatti garanzia completa circa il rinvenimento di tutte e tre le statue entro l'area di pertinenza della chiesa e dell'annesso convento del Campo Marzio”: secondo la studiosa, infatti, non si può escludere che col termine “orto” il Vacca non intenda anziché un piccolo appezzamento di terreno, coltivato dai canonici e adiacente alla chiesa, un appezzamento più vasto, sempre di proprietà dei religiosi, ma da collocare in un'altra area di Roma161. In merito a tale dubbio mi limiterei a considerare la

tesi di un rinvenimento delle statue nell'area della chiesa di S. Salvatore in Lauro come la più probabile, dal momento che non ci sono ragionevoli elementi per pensare ad un appezzamento di terreno lontano dalla chiesa e, soprattutto, perchè la collocazione odierna delle statue a Palazzo Borghese sembrerebbe essere indice della continuità di un legame di questi col l'area del Campo Marzio, tanto più se si considera che si tratta di statue colossali il cui trasporto sulle lunghe distanze non doveva essere agevole [ma vedi oltre

158 Nelle Memorie di Flaminio Vacca si legge: “Mi recordo cavar nell'orto di S. Salvatore in Lauro, e trovarvisi quattro femmine vestite, di dieciotto in venti palmi alte, di marmo statuale senza testa” (Vacca 1595, p.III).

159 Fuchs 1982, p.69-70 e nota 5; Faedo 1999, pp.70-71 e nota 12. 160 De Lachenal 1982, p.55

§3.4].

Appartenute dunque ai canonici di S. Salvatore in Lauro, sappiamo che le statue furono vendute per 500 scudi162 al papa Paolo V Camillo Borghese che

a sua volta le aveva donate al nipote Giovambattista al quale aveva ceduto il palazzo. I tre colossi trovarono verosimilmente dimora fra le arcate del portico del cortile fin dall'1608, l'anno in cui sappiamo avvenne la donazione a Giovambattista, ma la loro presenza a Palazzo Borghese è accertata con sicurezza solo a partire dal 1618, data di un'incisione di Greuter in cui i disegni delle tre statue sono associati a una veduta del palazzo163.

La prima delle tre statue che si trova attualmente nella seconda arcata del loggiato verso il cortile [Fig. 13], è una figura maschile, di marmo pentelico secondo la Fuchs164, alta, con il plinto e senza testa, 3,82 m.

La figura stante scarica il peso sulla gamba sinistra, mentre la destra e lievemente flessa e discosta, anche se entrambi i piedi poggiano interamente le suole a terra. Indossa un chitone cheiridotòs, cioè provvisto di maniche, un peplo altocinto con apoptygma e un mantello che, allacciato sulle spalle da due grandi fibule circolari, scende libero ricoprendo tutto il dorso fino ai calcagni. La veste è decorata da sottili linee orizzontali a rilievo. La figura, da identificarsi quasi sicuramente con un Apollo, è stata per secoli interpretata

162 Hibbard 1962, p 136; vedi le considerazioni di Faedo sull'ammontare di tale cifra come indice del prestigio e della considerazione artistica di cui i tre colossi godevano (Faedo, op.

cit., p.70); per le prove che confermano la cifra vedi de Lachenal, op.cit, p.55

163 Hibbard, op. cit., Tav.27; per un elenco ed un analisi di tutte le incisioni e chirografie cinquecentesche raffiguranti i colossi Borghese vedi de Lachenal, ibid.e figg.17-19.

erroneamente come personaggio femminile165, tanto è vero che la testa oggi

visibile, interamente di restauro, ha i capelli raccolti in un cecrifalo. Interamente di restauro sono anche entrambi gli avambracci e quindi la phiale tenuta nella mano destra, e una piccola parte del mantello.

La seconda statua, nota col nome di “Cerere Borghese” [Fig. 14], è posta a fare pendant con la prima, ed è un altro colosso di marmo alto, col plinto e senza testa, m 3,70, raffigurante una figura femminile stante restaurata appunto come una Cerere. Anche in questa statua la testa, con acconciatura severiana, ed entrambi gli avambracci sono di restauro e risalgono all'età moderna166. La figura insiste sulla gamba destra mentre la sinistra è

lievemente flessa, discosta e avanzata, ma, anche qui, entrambi i piedi poggiano interamente le suole a terra. La veste è una tunica con maniche, sopra cui un himation avvolge la spalla e il braccio sinistri lasciando scoperti l'altra spalla e l'altro braccio. Il mantello infatti dal dorso corre sotto il braccio destro, andando a coprire frontalmente le gambe appena sotto le ginocchia e raccogliendosi in un fascio ritorto, a mo' di cintura, sulla vita, per essere infine fermato dalla mano sinistra da cui un ultimo lembo ricade verticale lungo il lato della rispettiva coscia. Come nella prima statua anche qui le vesti sono decorate da sottili cordoncini orizzontali.

La terza statua [Fig. 15], che oggi si trova nella nicchia centrale del lato est 165 In linea con la prima identificazione di chi l'aveva scoperta (vedi nota 1), l'interpretazione femminile della figura è proseguita fino alla fine dell'Ottocento (vedi de Lachenal, op.cit, p.56).

del cortile, è un'altra figura femminile stante, anch'essa di marmo pentelico secondo Fuchs167, di dimensioni sempre colossali, ma di proporzioni più

ridotte rispetto alle prime due statue, alta col plinto e senza testa m 3,33. La figura insiste sulla gamba destra e ha la sinistra scarica, ampiamente discosta e arretrata, indossa un chitone e un manto traverso che passando sotto l'ascella destra si avvolge a doppio giro alla spalla sinistra dalla quale ricade davanti fino a metà coscia in un fascio di pieghe sovrapposte. Anche per questa statua la testa, vistosamente sproporzionata rispetto al corpo, e gli avambracci sono dovuti ad un integrazione di età moderna168.

È probabile che al momento della vendita la quarta statua, mancante nella collezione Borghese, non fosse più in possesso dei padri canonici169.