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La caratterizzazione di ambito territoriale

Due sono, in prima approssimazione, i canoni di deter- minazione della caratterizzazione di ambito territoriale oggetto di trattazione: l’uno riferentesi alla omogeneità dell’area, l’altro alla gravitazione su poli. Nel primo caso si fa riferimento a valori (circa) costanti di indicatori della densità di fenomenologie diffuse (morfologia, tipologie agronomiche, dimensioni delle imprese produttive, di- mensioni degli insediamenti urbanistici, ecc.); nel secondo (che può essere alternativo o integrativo del primo) agli ef- fetti di richiamo di strutture (zone lavorative industriali e terziarie, sedi della pubblica amministrazione, università, ospedali, ecc.) localizzate in determinati luoghi centrali4. Fig. 4 – La dimensione demografica comunale è un ulteriore indicatore della linearità del LiMeS Padano e di quelle del Li- MeS Emiliano-Romagnolo e del Ligure. (Busi, PRIN).

4. Come noto, la centralità di un polo rispetto l’area servita non è da in-

tendersi in senso geometrico (cioè: non si tratta di individuare il baricentro dell’area stessa) bensì in senso temporale, poiché tale centralità è quella, in effetti, del luogo meglio accessibile dai vari punti dell’area medesima.

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Il LiMeS è un evidente (e prezioso) esempio del primo caso di cui sopra. Si tratta, infatti, di un’area caratte- rizzata da spinta omogeneità di fenomenologie attinenti all’urbanizzazione. Essa è invero il luogo della pianura asciutta; e, in essa, dell’abitazione e della produzione secondaria e terziaria, dei servizi e della mobilità. Il Li- MeS padano è, insomma la “città di 500 km e 20 milioni di abitanti”.

Ma anche le aree attigue al LiMeS sono, pur nella as- soluta diversità rispetto al LiMeS, evidenti (e preziosi) esempi del primo caso. Si tratta, infatti, di due aree caratterizzate da spinta omogeneità di fenomenologie (quelle di un’area ben differenti, in genere, da quelle dell’altra) attinenti la ruralità. Ognuna di esse, con rife- rimento alle due adiacenti al LiMeS padano, è indubbia- mente il luogo:

• l’una (il NeMESys Alpino) dell’orografia “mossa” (ad- dirittura le Prealpi e le Alpi!), l’altra (il NeMESys Pa- dano) dell’orografia “piatta” (la Bassa padana irrigua), • entrambe di non banali livelli di naturalità (soprat- tutto nelle zone alte, per quanto riguarda la prima, o lungo le aste fluviali – e lungo quella del Po, in

particolare – per quanto riguarda la seconda), entram- be della produzione primaria (vigneti e altre legnose agrarie oltre all’allevamento connesso con la mon- ticazione per quanto riguarda la prima, coltivazioni foraggere e connessa produzione nelle linee carne e latte per quanto riguarda la seconda).

Da quanto detto appare pertanto del tutto evidente come il territorio padano sia piuttosto disomogeneo nel suo in- sieme, essendo però ben individuabile la spinta omoge- neità delle sue tre componenti “orizzontali”, con il LiMeS intermedio tra di esse. E questo è un significativo risulta- to in quanto a individuazione e analisi di fenomenologie. Peraltro tale schema interpretativo è pure applicabile alle quattro Regioni amministrative interessate. Infatti, il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e il Friuli - Venezia Giulia sono tutti caratterizzati dalla tripartizione oriz- zontale che vede il relativo segmento di LiMeS inter- medio tra fascia prealpina e alpina (a nord) e pianura padana irrigua (a sud).

Tale schema ha però anche – e soprattutto – valore ed efficacia operativa. Se le aree metropolitane di Tori- no, di Milano, di Venezia e di Trieste hanno infatti un

Fig. 5 – Il Corridoio V Transeuropeo ha, circa nel suo baricentro, il LiMeS Padano; che è ortogonalmente intersecato dal Corridoio “dei due mari” in Novara e dal Corridoio I in Verona. (Busi, PRIN).

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Fig. 7 – Questo è il disegno della conurbazione per vuoti fino a 2.000 m nel LiMeS Padano. Si notino, fra l’altro, le inequi- vocabili tendenze alla giunzione degli insediamenti, la confer- ma della propensione di Milano a saldarsi su Brescia sull’arco disegnato dal sistema Milano-Lecco-Bergamo-Brescia, e la propensione di Milano a proiettarsi verso Torino non in linea retta, bensì sull’arco disegnato dal sistema (peraltro più tenue del precedente) Milano-Legnano-Gallarate-Arona-Borgoma- nero-Cossato-Biella-Ivrea-Torino. (Busi, PRIN).

Fig. 6 – Questo è il disegno della conurbazione per vuoti fino a 500 m nel LiMeS Padano. Si notino, fra l’altro, le più ri- correnti tendenze espansive degli insediamenti verso nord. Ma anche, per Milano, la propensione al saldarsi su Brescia non in linea retta, bensì sull’arco disegnato dal sistema Mila- no-Monza-Lecco-Bergamo-Brescia, ricomprendente i quat- tro più popolosi comuni della Lombardia (in ordine decre- scente: Milano, Brescia, Monza e Bergamo). (Busi, PRIN).

riconoscimento formale5, la relativa legittimazione so- stanziale, intesa sia come conferma scientifica che come coscienza politica e percezione comune, è tanto più im- mediata e solida per Milano e per Torino quanto più fug- gevole e labile per Venezia e per Trieste.

Soprattutto, però, è solo lo schema del LiMeS a rendere conto dell’esistenza del complesso e composito sistema metropolitano padano, sottolineato dalla metafora della “città di 500 km e 20 milioni di abitanti”; che:

• da un lato, confermando l’applicabilità del concetto di metropoli per Torino e per Milano, lo arricchisce manifestandone il relativo ruolo territoriale;

• dall’altro, ne legittima oltre ogni dubbio l’applicabili- tà a Venezia ed a Trieste;

• dall’altro ancora – soprattutto! – manifesta come an- che le tante città medio-grandi e medie (Novara come Bergamo, Brescia come Verona, Vicenza come Pado- va, Treviso come Udine) che ne fanno parte e la ple- tora di insediamenti urbanistici medi, medio piccoli e anche piccolissimi allineati con esse sia il soggetto urbanistico-territoriale che effettivamente rende con- to della fenomenologia.

Che, ora nota, si precisa e si consolida dalla conoscenza e dalla valorizzazione della specificità delle sue componenti. E, particolarmente, ribadisce la necessità di una gestio- ne trasversale tra le quattro Regioni dei tre ambiti ter- ritoriali omogenei che, in quotaparte, interessa orizzon- talmente ognuna di esse. Se sono impensabili ulteriori livelli amministrativi formali, vi è però l’imperativo di disporre di authority o, quantomeno, di idonei ed effica- ci strumenti di coordinamento.

Il caso della galassia insediativa che nel Veneto e nel Friuli si spande nel piano tra gli insediamenti (in qual- che modo) maggiori – ma soprattutto nel pedemonte; e anche lungo la costa – è significativa di come il concetto di LiMeS ammetta, e si arricchisca, con declinazioni di contenuti e di significati specifici rispetto il caso pie- montese e quello lombardo.

Approfondimenti tematici in merito, anche con riferi- mento ad altri contesti territoriali, sono senz’altro un’ul- teriore ricchezza sui quali, in altre sedi, abbiamo già co- minciato a lavorare. Ma queste sono altre storie.

Roberto BUSI emerito di Tecnica e pianificazione urbanistica

Università degli Studi di Brescia

5. Che risale alla legge n. 142 dell’8 giugno 1990; poi in ciò confermata, per

le aree metropolitane di Torino, di Milano e di Venezia, dalla legge delega n. 42 del 5 maggio 2009; e, per quella di Trieste, dalla legge della Regione Friuli – Venezia Giulia n. 1 del 9 gennaio 2006; e quindi trovando il relativo strumento attuativo nella legge n. 56 del 7 aprile 2014.

 BIBLIOGRAFIA 

Bronzini F. et al., La città amica di Roberto Busi, Ancona,

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Giuseppe Battaglini, matematico