Anche ai nostri giorni vi sono stati tentativi di dimo- strare che le ipotesi scettiche sono impossibili e lo scet- ticismo è insensato. Hilary Putnam, ad esempio, ha
8. Vedi M. Alai, Argomenti antiscettici antichi e moderni, in «Nuova Secon-
daria», XXXV, 10 (2018), ISSN 1828-4582, pp. 55-57, § 2.
9. L. Wittgenstein, On Certainty, cit., p. 22.
10. W.V. Quine, Word and Object, MIT Press, Cambridge Massachusetts
1960, trad. it. Parola e oggetto, Il Saggiatore, Milano 1970, cap. II.
11. Ibidem.
12. D. Davidson, On the Very Idea of a Conceptual Scheme, «Proceedings
and Addresses of the American Philosophical Association», XLVII (1973- 1974), pp. 5-20, trad. it. in Verità e interpretazione, Il Mulino, Bologna 1994. Vedi anche S. Stich, The Fragmentation of Reason, MIT Press, Cambridge, Massachusetts 1990, trad. it. La frammentazione della ragione, Il Mulino,- Bologna 1996, cap. II.
13. Vedi sopra, 1, nonché M. Alai, La “prova” di Moore e altri argomenti
antiscettici contemporanei, in «Nuova Secondaria», XXXV, 11 (2018), ISSN 1828-4582, §§ 3, 4.
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idatticiragionato in base alla sua teoria causale del riferimento, per la quale le nostre parole si riferiscono agli oggetti che sono la causa ultima dell’uso che noi ne facciamo. È una teoria sviluppata da Putnam e Kripke in antitesi alla classica teoria descrittiva del riferimento di Frege, Russell e altri, che in determinate circostanze si dimo- stra inadeguata14. In base alla teoria causale, se io fossi un CiV le mie parole non potrebbero riferirsi agli og- getti del mondo, che per ipotesi non esisterebbero. Ma nemmeno le parole ‘cervello’, ‘vaschetta’ e ‘computer’ potrebbero riferirsi al cervello, alla vaschetta e al com- puter, le uniche tre cose esistenti. Infatti il loro uso non sarebbe causato dal vedere tali oggetti, ma dalle imma- gini rispettivamente di cervello, alla vaschetta e al com- puter che il computer proietterebbe nel (mio) cervello15. Pertanto in tal caso la frase
(S) Io sono un CiV,
che dovrebbe esprime l’ipotesi scettica, o non avrebbe alcun significato, o al massimo significherebbe qualcosa come “Io un’immagine di cervello in un’immagine di va- schetta”, o “Io sono un CiV in immagine”. Essa sarebbe dunque falsa, perché in quel caso io non sarei un CiV in immagine, ma un vero cervello in una vera vaschetta. D’al- tra parte, se io non sono un CiV, allora la frase (S) esprime l’ipotesi scettica, ma è falsa. Pertanto tale frase è falsa in ogni caso, e dunque è impossibile che io sia un CiV16. Tuttavia bisogna osservare che la teoria causale del ri- ferimento su cui si basa l’argomento di Putnam non è da tutti accettata, e lo stesso Putnam l’ha in seguito ab- bandonata. Taluni infatti hanno proposto una versione aggiornata e corretta della concezione descrittivistica del riferimento, la quale da un lato evita i problemi delle
versioni precedenti, e dall’altro consente di sostenere che anche un CiV sarebbe in grado di riferirsi a se stesso, alla vaschetta e al computer17. In tal modo si può bloccare l’argomento di Putnam rifiutandone la premessa. Ma anche se la premessa reggesse, l’argomento stesso appare fortemente problematico se non semplicemente fallace. Infatti se io fossi un CiV la frase (S) sarebbe sì falsa, ma essa non significherebbe che io sono un CiV (bensì non significherebbe nulla, o significherebbe “Io sono un CiV in immagine”). Pertanto, in tal caso, sareb- be falso che io fossi un CiV in immagine, ma sarebbe vero che io sono un CiV; dunque quella di essere un CiV è una possibilità reale. Forse Putnam potrebbe replicare (sempre assumendo la correttezza della sua teoria del riferimento):
(R) se sei un CiV non puoi riferirti a un CiV; dunque o l’ipo- tesi scettica è falsa, o è inesprimibile, e quindi lo scettico non può servirsene per sostenere la propria conclusione.
Ma se davvero io sono un CiV, allora anche in (R) ‘CiV’ significa ‘CiV in immagine’ in entrambe le occorren- ze, e dunque al massimo (R) dimostra l’inutilizzabilità dell’ipotesi che io sia un CiV in immagine, non dell’ipo- tesi che io sia un CiV18.
Dunque nemmeno questa argomentazione confuta lo scetticismo. Nei prossimi articoli proporrò un’argomen- tazione di tipo esplicazionistico e probabilistico, che mi pare più efficace di quelle fin qui esaminate. Mostrerò come essa possa rispondere ai dubbi scettici nei diversi settori, riconoscendo tuttavia alcune ragioni che rendo- no lo scetticismo così plausibile e difficile da confutare, e traendo da esse qualche importante lezione.
Mario Alai Dipartimento di Scienze Pure e Applicate Università di Urbino Carlo Bo
14. Vedi P. Casalegno, Filosofia del Linguaggio, Carocci, Roma 1998, cap.
8; D. Marconi, La filosofia del linguaggio. Da Frege ai giorni nostri, UTET, Torino 1999, cap. 3.2.
15. È vero che a loro volta tali immagini sarebbero causate dal computer,
ma nello stesso modo in cui il computer causerebbe qualunque immagine: di tavoli, sedie, case, cani, alberi, ... Dunque le parole ‘cervello’, ‘vaschet- ta’ e ‘computer’ non si riferirebbero rispettivamente a cervelli, vaschette e computer più di quanto non si riferiscano a tavoli, sedie, case, cani, alberi, ...
16. H. Putnam, Reason, Truth and History, cit., pp. 14-16.
17. Vedi J. Harrison, Professor Putnam on Brains in Vat, in «Erkenntnis», 23
(1985), pp, 55-57; F.B. Farrell, Putnam on the Vat People, in «Philosophia», XVI, 2 (1986), pp. 147-160. Si può argomentare che un CiV riuscirebbe a concepire l’ipotesi scettica anche in base alla concezione funzionalistica del riferimento delineata in M. Alai, A Critique of Putnam’s antirealism, U.M.I., Ann Arbor, MI 1989, §§ 39, 50.
18. Vedi M. Alai, Putnam: scetticismo, realismo e teoria del riferimento, in
«Lingua e Stile», XXIV, 3 (1989), pp. 435-455; M. Alai, Brains in Vat and their Minds: a Wrong Impossibility Proof, in «European Review of Philo- sophy», I (1994), pp. 3-18.
A Wittgenstein si ispira anche la versione più recente (e indebolita) di trascendentalismo, quella di Crispin Wright (Surrey, 1942), professore di filosofia alla New York University e docente di ricerca filosofica all’Università di Stirling (Scozia)